Colleghi del forum,
mi capita sovente di confrontarmi con un amico “pittore” in discorsi/discussioni senza fine, che spesso scivolano miseramente nella gazzarra verbale, senza che io ne riesca a trarre – almeno – una morale della favola.
La base della discussione è l’arte “fotografica”, che viene messa a confronto con quella “pittorica”, ogni qual volta io gli mostro le mie foto.
Di recente, ho mostrato al Tipo un tentativo di close-up fatto (con lenti addizionali, che ancora non padroneggio) ad un fiore, ma un pò fuori fuoco.
- Questa foto è da buttare, dico io
- È perché ti perdi in inutili tecnicismi, risponde lui.
- Ma, ma…. Una macro fuori fuoco è una foto OGGETTIVAMENTE sbagliata. È quasi una contraddizione.
- Tu non vedi “oltre”: questa foto, ritagliata, è una bellissima macchia di colore che può diventare “altro”… (bhè la foto non era a tal punto fuori fuoco, eh… )
E alla via così. Si finisce in un mondo oscuro dove non esistono i mostri del fotografo (neofita, aggiungerei), come luci dure, cieli bruciati, visi sottoesposti, micromosso, orizzonti storti, etc.….
E avanti io a spiegare che esistono “generi” (tristi griglie, comunque) nei quali un fori fuoco può essere un virtuosismo, una licenza poetica, ma altri in cui il dettaglio è imprescindibile.
Insomma, un disastro: la fotografia ne esce relegata alla sfera del possibilismo, le mie foto a ciofeche e io non riesco a far passare un solo concetto di quelli che ho in testa e che ritenevo incontrovertibilmente validi.
Premesso che lui non è un ignorante, di arte ne capisce e di pittura ne fa di belle,
che io sono una neofita alle seconde armi, e non ho la cultura – ad esempio – di Enrico Maddalena o Davide Baroni (solo per citare due utenti del forum che stimo e con i quali ho avuto dei bellissimi scambi di idee da cui imparare e che mi scuseranno per essere chiamati ad esempio),
che, probabilmente, una insicurezza di base mi impedisce di scattare in libertà e mi aggrappo troppo a quelli che vengono definiti – appunto e in modo non troppo lusinghiero – tecnicismi,
mi pongo delle domande:
- quanto è vero che un cielo sovraesposto è oggettivamente un errore?
- Quali sono i punti di contatto tra queste due arti figurative (delle quali la fotografia viene considerata “inferiore”, non da ultimo da HCB – fotografo e pitore-, il quale riteneva che non fosse da considerarsi nemmeno un’arte)?
- Come impostereste voi un confronto di questo genere in maniera che possa essere reciprocamente e culturalmente costruttivo?
- I pittori/fotografi avevano un flusso creativo differente a seconda di quello che facevano, o questo è un problema che si pone chi osserva a posteriori i loro “prodotti”
- …….
- Varie ed eventuali la discussione è apertissima
Un saluto a tutti e un grazie in anticipo a chi vorrà sostenere e alimentare l’argomento
ps: si sposti pure al bar se non si considera argomento di livello
mi capita sovente di confrontarmi con un amico “pittore” in discorsi/discussioni senza fine, che spesso scivolano miseramente nella gazzarra verbale, senza che io ne riesca a trarre – almeno – una morale della favola.
La base della discussione è l’arte “fotografica”, che viene messa a confronto con quella “pittorica”, ogni qual volta io gli mostro le mie foto.
Di recente, ho mostrato al Tipo un tentativo di close-up fatto (con lenti addizionali, che ancora non padroneggio) ad un fiore, ma un pò fuori fuoco.
- Questa foto è da buttare, dico io
- È perché ti perdi in inutili tecnicismi, risponde lui.
- Ma, ma…. Una macro fuori fuoco è una foto OGGETTIVAMENTE sbagliata. È quasi una contraddizione.
- Tu non vedi “oltre”: questa foto, ritagliata, è una bellissima macchia di colore che può diventare “altro”… (bhè la foto non era a tal punto fuori fuoco, eh… )
E alla via così. Si finisce in un mondo oscuro dove non esistono i mostri del fotografo (neofita, aggiungerei), come luci dure, cieli bruciati, visi sottoesposti, micromosso, orizzonti storti, etc.….
E avanti io a spiegare che esistono “generi” (tristi griglie, comunque) nei quali un fori fuoco può essere un virtuosismo, una licenza poetica, ma altri in cui il dettaglio è imprescindibile.
Insomma, un disastro: la fotografia ne esce relegata alla sfera del possibilismo, le mie foto a ciofeche e io non riesco a far passare un solo concetto di quelli che ho in testa e che ritenevo incontrovertibilmente validi.
Premesso che lui non è un ignorante, di arte ne capisce e di pittura ne fa di belle,
che io sono una neofita alle seconde armi, e non ho la cultura – ad esempio – di Enrico Maddalena o Davide Baroni (solo per citare due utenti del forum che stimo e con i quali ho avuto dei bellissimi scambi di idee da cui imparare e che mi scuseranno per essere chiamati ad esempio),
che, probabilmente, una insicurezza di base mi impedisce di scattare in libertà e mi aggrappo troppo a quelli che vengono definiti – appunto e in modo non troppo lusinghiero – tecnicismi,
mi pongo delle domande:
- quanto è vero che un cielo sovraesposto è oggettivamente un errore?
- Quali sono i punti di contatto tra queste due arti figurative (delle quali la fotografia viene considerata “inferiore”, non da ultimo da HCB – fotografo e pitore-, il quale riteneva che non fosse da considerarsi nemmeno un’arte)?
- Come impostereste voi un confronto di questo genere in maniera che possa essere reciprocamente e culturalmente costruttivo?
- I pittori/fotografi avevano un flusso creativo differente a seconda di quello che facevano, o questo è un problema che si pone chi osserva a posteriori i loro “prodotti”
- …….
- Varie ed eventuali la discussione è apertissima
Un saluto a tutti e un grazie in anticipo a chi vorrà sostenere e alimentare l’argomento
ps: si sposti pure al bar se non si considera argomento di livello
Ciao Campanellino, ben riletta.
Il quesito che poni è importante e profondo.
Pittura e fotografia sono due arti visuali ed hanno quindi dei punti in comune. Ma hanno anche molti aspetti profondamente diversi. L'errore è quando un pittore giudica una fotografia col metro del pittore (me ne sono capitati in giurie fotografiche) o un fotografo giudica una pittura col metro del fotografo.
Entrambe queste "arti" (ed ho virgolettato la parola arte perché su questo termine non è facile accordarsi...) poggiano su di una base creativa e su di una base tecnica. Solo che nella fotografia la tecnica è più evidente perché balza subito all'occhio attraverso i suoi apparecchi e accessori.
Nella pittura la tecnica è d'altro tipo e riguarda per esempio le leggi della prospettiva, che al fotografo interessano meno visto che la macchina le rispetta (e fino ad un certo punto...) in automatico.
Anch'io mi diletto, da quando ero ragazzo, di disegno e di pittura. Da qualche mese sto iniziando ad usare l'acquerello (dipingevo ad olio). Ti posso assicurare che l'acquerello richiede delle conoscenze tecniche notevoli che si imparano piano piano con molta e molta pratica. Un'altra cosa (non è il caso del tuo amico che mi dici produce bei lavori) è che molti pittori non hanno solide basi tecniche e puntano sull'astratto (armonia di forme, cromatismi); un amico pittore che vendeva anche bene i suoi quadri mi confessò che non era capace di dipingere le mani.
Ciò che mi affascina è il ritratto e la figura umana e sto studiando un paio di libri di anatomia artistica. Come vedi, ce n’è di tecnica anche nella pittura. Guardando un volto ne osservo subito i muscoli e penso alla struttura ossea che vi è sotto ;-)
Una differenza fra fotografia e pittura è questa: quando dipingi, metti sulla tela tutto ciò che sei riuscito a vedere e solo quello. E’ un formidabile mezzo di conoscenza e di analisi. Quando fotografi e poi guardi l’immagine, ti accorgi di un enorme numero di particolari, di dettagli, cui non avevi fatto caso al momento dello scatto. Ed è in questo che la fotografia, come documento, non può essere superata dalla pittura.
Si potrebbe pensare che nella fotografia la tecnica è esterna all’uomo (le attrezzature) mentre nella pittura è nella mente dell’artista. Per farti un esempio, tanto più mi esercito, tanto più studio, tanto più i miei disegni sono armonici, belli ed efficaci. E quello che ho imparato resta dentro di me, non possono rubarmelo come possono fare con un obiettivo. Con la fotografia si crede che per ottenere immagini sempre più belle si debba acquistare quel particolare obiettivo o quella nuova macchina. Non è così. Anche nella fotografia bisogna imparare a guardare ed a vedere ciò che la gente comune difficilmente nota.
Partendo dalla tecnica, poi fotografo e pittore producono opere per comunicare, ma questo è un lungo discorso.
Starei ore a discutere di queste cose. Per concludere, posso dirti che la penso così: fotografia e pittura sono due stupendi mezzi, diversi, attraverso i quali imparare a vedere il meraviglioso mondo nel quale siamo fortunati di essere ed attraverso i quali imparare ad amarlo. Essi sono solo dei mezzi e non, come spesso si finisce per credere, dei fini…
Buona luce
Enrico
Il quesito che poni è importante e profondo.
Pittura e fotografia sono due arti visuali ed hanno quindi dei punti in comune. Ma hanno anche molti aspetti profondamente diversi. L'errore è quando un pittore giudica una fotografia col metro del pittore (me ne sono capitati in giurie fotografiche) o un fotografo giudica una pittura col metro del fotografo.
Entrambe queste "arti" (ed ho virgolettato la parola arte perché su questo termine non è facile accordarsi...) poggiano su di una base creativa e su di una base tecnica. Solo che nella fotografia la tecnica è più evidente perché balza subito all'occhio attraverso i suoi apparecchi e accessori.
Nella pittura la tecnica è d'altro tipo e riguarda per esempio le leggi della prospettiva, che al fotografo interessano meno visto che la macchina le rispetta (e fino ad un certo punto...) in automatico.
Anch'io mi diletto, da quando ero ragazzo, di disegno e di pittura. Da qualche mese sto iniziando ad usare l'acquerello (dipingevo ad olio). Ti posso assicurare che l'acquerello richiede delle conoscenze tecniche notevoli che si imparano piano piano con molta e molta pratica. Un'altra cosa (non è il caso del tuo amico che mi dici produce bei lavori) è che molti pittori non hanno solide basi tecniche e puntano sull'astratto (armonia di forme, cromatismi); un amico pittore che vendeva anche bene i suoi quadri mi confessò che non era capace di dipingere le mani.
Ciò che mi affascina è il ritratto e la figura umana e sto studiando un paio di libri di anatomia artistica. Come vedi, ce n’è di tecnica anche nella pittura. Guardando un volto ne osservo subito i muscoli e penso alla struttura ossea che vi è sotto ;-)
Una differenza fra fotografia e pittura è questa: quando dipingi, metti sulla tela tutto ciò che sei riuscito a vedere e solo quello. E’ un formidabile mezzo di conoscenza e di analisi. Quando fotografi e poi guardi l’immagine, ti accorgi di un enorme numero di particolari, di dettagli, cui non avevi fatto caso al momento dello scatto. Ed è in questo che la fotografia, come documento, non può essere superata dalla pittura.
Si potrebbe pensare che nella fotografia la tecnica è esterna all’uomo (le attrezzature) mentre nella pittura è nella mente dell’artista. Per farti un esempio, tanto più mi esercito, tanto più studio, tanto più i miei disegni sono armonici, belli ed efficaci. E quello che ho imparato resta dentro di me, non possono rubarmelo come possono fare con un obiettivo. Con la fotografia si crede che per ottenere immagini sempre più belle si debba acquistare quel particolare obiettivo o quella nuova macchina. Non è così. Anche nella fotografia bisogna imparare a guardare ed a vedere ciò che la gente comune difficilmente nota.
Partendo dalla tecnica, poi fotografo e pittore producono opere per comunicare, ma questo è un lungo discorso.
Starei ore a discutere di queste cose. Per concludere, posso dirti che la penso così: fotografia e pittura sono due stupendi mezzi, diversi, attraverso i quali imparare a vedere il meraviglioso mondo nel quale siamo fortunati di essere ed attraverso i quali imparare ad amarlo. Essi sono solo dei mezzi e non, come spesso si finisce per credere, dei fini…
Buona luce
Enrico
ciao campanelli-no
e ciao anche ad Enrico.
ache a me piace dipingere. oltre che fotografare!!
a parte le ovvie differenze tecniche....credo, come dice Enrico, che essendo entrambe arti visive, abbiano molto in comune.
in realta' la cosa che piu' accomuna le due discipline e'.....la gestione della luce!
stringi stringi quello che fa una bella foto o un bel dipinto sono le luci e le ombre, almeno a livello tecnico.
per quanto poi riguarda l'aspetto emozionale, artistico, non credo ci siano differenze.
la verita' e' che il bello o il brutto si giudicano nella capacita' di colpire positivamente lo spettatore, in entrambe le discipline!
un quadro astratto, come una foto con un bel mosso creativo (per esempio), non sono altro che macchie di colore
organizzate in modo armonico!!!
una bella foto di paesaggio, o di macro, o un ritratto, tecnicamente precise e secondo i canoni standard, ma senza
quel guizzo in piu', che ti fa pensare: "si e' proprio questa la sensazione..... "restano una quadro figurativo o una foto
corretta, niente di piu'.
insomma, l'arte, quella vera, e' quella che pratica chi e' capace di imparare e rispettare le regole ed i canoni standard,
per poi sovvertirli ed aprire nuove strade.....
ma questo vale per tutta l'arte.
concordo con Enrico: siamo fortunati noi che possiamo vedere e dipingere, con i pennelli o con la luce, questo modo, spesso meraviglioso!!
Bianca
e ciao anche ad Enrico.
ache a me piace dipingere. oltre che fotografare!!
a parte le ovvie differenze tecniche....credo, come dice Enrico, che essendo entrambe arti visive, abbiano molto in comune.
in realta' la cosa che piu' accomuna le due discipline e'.....la gestione della luce!
stringi stringi quello che fa una bella foto o un bel dipinto sono le luci e le ombre, almeno a livello tecnico.
per quanto poi riguarda l'aspetto emozionale, artistico, non credo ci siano differenze.
la verita' e' che il bello o il brutto si giudicano nella capacita' di colpire positivamente lo spettatore, in entrambe le discipline!
un quadro astratto, come una foto con un bel mosso creativo (per esempio), non sono altro che macchie di colore
organizzate in modo armonico!!!
una bella foto di paesaggio, o di macro, o un ritratto, tecnicamente precise e secondo i canoni standard, ma senza
quel guizzo in piu', che ti fa pensare: "si e' proprio questa la sensazione..... "restano una quadro figurativo o una foto
corretta, niente di piu'.
insomma, l'arte, quella vera, e' quella che pratica chi e' capace di imparare e rispettare le regole ed i canoni standard,
per poi sovvertirli ed aprire nuove strade.....
ma questo vale per tutta l'arte.
concordo con Enrico: siamo fortunati noi che possiamo vedere e dipingere, con i pennelli o con la luce, questo modo, spesso meraviglioso!!
Bianca
Ciao Campanelli-no! (e ciao Enrico e Dnovantagirl...)
Per cominciare, sì, sei scusata per avermi chiamato in causa... per stavolta!
Per quel che invece riguarda "l'oggetto del contendere", premetto che tutto quello che dirò è (come sempre) soltanto la mia personalissima opinione, e come tale, appunto, opinabile... e che sono in massima parte in pieno accordo con Enrico. Succede piuttosto spesso, ma per qualche strana ragione non mi preoccupa...
Poiché la tua "missiva" è piuttosto lunga e complessa, "disseminerò" le mie risposte lungo il testo del tuo post.
...E già qui mi trovo a chiedermi "Quale 'morale' riconosceresti come tale, e/o di che 'morale della favola' stiamo parlando?"... Perché ce ne sono diverse, dipende da quale contesto assumi per la discussione.
Il fatto è che, secondo me, voi due non vi siete accordati prima su un contesto comune di lettura, su parametri comuni di valutazione, e su scopi comuni dell'opera.
Per te, quella foto è da buttare perché non corrisponde a ciò che volevi ottenere. Per lui non è da buttare, perché ci vede comunque delle cose... e non gli importa un fico secco del fatto che corrispondano o no a quello che tu volevi che fosse.
E, bada bene, la diatriba si svolge sul piano della comunicazione, e degli scopi che l'opera si prefigge. Quando dici "Una macro fuori fuoco è oggettivamente sbagliata", stai facendo riferimento allo scopo che per te ha una macro... e certamente QUELLA macro. Ma il tuo amico non vede quello scopo... ne vede un altro, per il quale il fatto che sia o meno perfettamente a fuoco è ininfluente (almeno secondo lui).
Ai miei occhi, c'è anche una certa confusione sul significato di "tecnicismo", nel senso che tu e lui attribuite a questa parola significati diversi... e, certamente, diversi entrambi da quello che gli attribuisco io. Salta fuori molto chiaramente nel paragrafo successivo...
E questo perché, come dicevo, non avete un "terreno comune" su cui muovervi. Il concetto stesso di "immagine" che avete è diverso, diversissimo, quasi agli antipodi, e questo al di là dei mezzi usati per realizzarla e delle differenze intrinseche fra essi...
Il fuori fuoco (per restare con il tuo esempio) può essere tutto ciò che dici, e anche altro. Ma, per me, la vera misura di ciò che è è semplicemente il risultato che ottiene. Se è funzionale alla trasmissione del concetto/significato/chiamalocomevuoi dell'opera, allora è "giusto", altrimenti è "sbagliato"... un "errore", se vogliamo. Non esiste, per me, che sia "giusto" o "sbagliato" a prescindere, per default, per partito preso...
Premesso che sono d'accordo con Enrico quando dice che non si dovrebbe mai guardare alla fotografia con gli occhi del pittore e alla pittura con gli occhi del fotografo, mi permetto di suggerire che:
- la questione "tecnicismi" è, come ho già scritto, un "falso problema": osserva la cosa da un altro punto di vista. Questi "tecnicismi" non sono nient'altro che analoghi della pennellata/colpo di spatola/sfumatura eccetera del pittore: artifici retorici "non verbali", per così dire, che sono (o dovrebbero essere) semplicemente funzionali all'espressione desiderata dall'autore. Sono modalità espressive che vanno apprese e padroneggiate, e nulla più (o nulla meno). E non facciamo confusione fra "tecnica" e "tecnologia": una cosa è il mezzo (la tecnologia), e un'altra il "come si usa quel mezzo" (la tecnica).
Mi permetto di spiegarmi con una analogia "musicale".
Hai presente "Shine on you crazy diamond", il brano dei Pink Floyd? Bene, la prima nota che Gilmour suona con la chitarra è un sol, ma non un sol "semplice": ci arriva dal fa, con un rapidissimo bending (in altre parole, colpisce la corda avendo il dito sul capotasto del fa, e istantaneamente "tira" la corda fino a farla suonare un sol). E' "giusto" o "sbagliato"? Beh, questo è un APPROCCIO "sbagliato". Se lo ascolti con l'approccio di un chitarrista "classico" alla Segovia, potrebbe sembrarti "sbagliato". Un chitarrista flamenco farebbe una cosa leggermente diversa, ma non lo troverebbe COSI' "sbagliato". Un bluesman lo troverebbe giustissimo... Ma tutti questi "sbaglierebbero", perché nessuno di loro si spoglierebbe dei "panni" a cui è abituato, e giudicherebbero/valuterebbero quella nota (e il modo in cui viene suonata) dal LORO punto di vista.... che NON é quello di chi la suona, né quello del "pubblico": è solo, questo sì, un inutile "tecnicismo" razionale e "di genere", che cerca di dire "una nota di chitarra va suonata in questo modo, e solo in questo modo"... Fa' una prova. Prendi una chitarra e suona il sol "secco", e senti come cambia l'effetto. Poi fallo con un "legato" dal fa al sol, e senti di nuovo la differenza. E poi fallo con il bending, poi colpendo la corda ad ogni nota, poi... Alla fine ti sarà chiaro il MOTIVO di quel bending, che è un motivo essenzialmente espressivo. Non è "giusto" o "sbagliato"... è così. E sarà la tua esperienza diretta a dirtelo.
Spero di essermi spiegato... Intendo costituirmi... non fate del male alla mia famiglia!
L'argomento è di OTTIMO livello... sta' tranquilla, la sezione è appropriatissima.
Ciao,
Davide
Per cominciare, sì, sei scusata per avermi chiamato in causa... per stavolta!
Per quel che invece riguarda "l'oggetto del contendere", premetto che tutto quello che dirò è (come sempre) soltanto la mia personalissima opinione, e come tale, appunto, opinabile... e che sono in massima parte in pieno accordo con Enrico. Succede piuttosto spesso, ma per qualche strana ragione non mi preoccupa...
Poiché la tua "missiva" è piuttosto lunga e complessa, "disseminerò" le mie risposte lungo il testo del tuo post.
Colleghi del forum,
mi capita sovente di confrontarmi con un amico “pittore” in discorsi/discussioni senza fine, che spesso scivolano miseramente nella gazzarra verbale, senza che io ne riesca a trarre – almeno – una morale della favola.
mi capita sovente di confrontarmi con un amico “pittore” in discorsi/discussioni senza fine, che spesso scivolano miseramente nella gazzarra verbale, senza che io ne riesca a trarre – almeno – una morale della favola.
...E già qui mi trovo a chiedermi "Quale 'morale' riconosceresti come tale, e/o di che 'morale della favola' stiamo parlando?"... Perché ce ne sono diverse, dipende da quale contesto assumi per la discussione.
La base della discussione è l’arte “fotografica”, che viene messa a confronto con quella “pittorica”, ogni qual volta io gli mostro le mie foto.
Di recente, ho mostrato al Tipo un tentativo di close-up fatto (con lenti addizionali, che ancora non padroneggio) ad un fiore, ma un pò fuori fuoco.
- Questa foto è da buttare, dico io
- È perché ti perdi in inutili tecnicismi, risponde lui.
- Ma, ma…. Una macro fuori fuoco è una foto OGGETTIVAMENTE sbagliata. È quasi una contraddizione.
- Tu non vedi “oltre”: questa foto, ritagliata, è una bellissima macchia di colore che può diventare “altro”… (bhè la foto non era a tal punto fuori fuoco, eh… )
E alla via così. Si finisce in un mondo oscuro dove non esistono i mostri del fotografo (neofita, aggiungerei), come luci dure, cieli bruciati, visi sottoesposti, micromosso, orizzonti storti, etc.….
Di recente, ho mostrato al Tipo un tentativo di close-up fatto (con lenti addizionali, che ancora non padroneggio) ad un fiore, ma un pò fuori fuoco.
- Questa foto è da buttare, dico io
- È perché ti perdi in inutili tecnicismi, risponde lui.
- Ma, ma…. Una macro fuori fuoco è una foto OGGETTIVAMENTE sbagliata. È quasi una contraddizione.
- Tu non vedi “oltre”: questa foto, ritagliata, è una bellissima macchia di colore che può diventare “altro”… (bhè la foto non era a tal punto fuori fuoco, eh… )
E alla via così. Si finisce in un mondo oscuro dove non esistono i mostri del fotografo (neofita, aggiungerei), come luci dure, cieli bruciati, visi sottoesposti, micromosso, orizzonti storti, etc.….
Il fatto è che, secondo me, voi due non vi siete accordati prima su un contesto comune di lettura, su parametri comuni di valutazione, e su scopi comuni dell'opera.
Per te, quella foto è da buttare perché non corrisponde a ciò che volevi ottenere. Per lui non è da buttare, perché ci vede comunque delle cose... e non gli importa un fico secco del fatto che corrispondano o no a quello che tu volevi che fosse.
E, bada bene, la diatriba si svolge sul piano della comunicazione, e degli scopi che l'opera si prefigge. Quando dici "Una macro fuori fuoco è oggettivamente sbagliata", stai facendo riferimento allo scopo che per te ha una macro... e certamente QUELLA macro. Ma il tuo amico non vede quello scopo... ne vede un altro, per il quale il fatto che sia o meno perfettamente a fuoco è ininfluente (almeno secondo lui).
Ai miei occhi, c'è anche una certa confusione sul significato di "tecnicismo", nel senso che tu e lui attribuite a questa parola significati diversi... e, certamente, diversi entrambi da quello che gli attribuisco io. Salta fuori molto chiaramente nel paragrafo successivo...
E avanti io a spiegare che esistono “generi” (tristi griglie, comunque) nei quali un fori fuoco può essere un virtuosismo, una licenza poetica, ma altri in cui il dettaglio è imprescindibile.
Insomma, un disastro: la fotografia ne esce relegata alla sfera del possibilismo, le mie foto a ciofeche e io non riesco a far passare un solo concetto di quelli che ho in testa e che ritenevo incontrovertibilmente validi.
Insomma, un disastro: la fotografia ne esce relegata alla sfera del possibilismo, le mie foto a ciofeche e io non riesco a far passare un solo concetto di quelli che ho in testa e che ritenevo incontrovertibilmente validi.
E questo perché, come dicevo, non avete un "terreno comune" su cui muovervi. Il concetto stesso di "immagine" che avete è diverso, diversissimo, quasi agli antipodi, e questo al di là dei mezzi usati per realizzarla e delle differenze intrinseche fra essi...
Il fuori fuoco (per restare con il tuo esempio) può essere tutto ciò che dici, e anche altro. Ma, per me, la vera misura di ciò che è è semplicemente il risultato che ottiene. Se è funzionale alla trasmissione del concetto/significato/chiamalocomevuoi dell'opera, allora è "giusto", altrimenti è "sbagliato"... un "errore", se vogliamo. Non esiste, per me, che sia "giusto" o "sbagliato" a prescindere, per default, per partito preso...
Premesso che lui non è un ignorante, di arte ne capisce e di pittura ne fa di belle,
che io sono una neofita alle seconde armi, e non ho la cultura – ad esempio – di Enrico Maddalena o Davide Baroni (solo per citare due utenti del forum che stimo e con i quali ho avuto dei bellissimi scambi di idee da cui imparare e che mi scuseranno per essere chiamati ad esempio), che, probabilmente, una insicurezza di base mi impedisce di scattare in libertà e mi aggrappo troppo a quelli che vengono definiti – appunto e in modo non troppo lusinghiero – tecnicismi,...
che io sono una neofita alle seconde armi, e non ho la cultura – ad esempio – di Enrico Maddalena o Davide Baroni (solo per citare due utenti del forum che stimo e con i quali ho avuto dei bellissimi scambi di idee da cui imparare e che mi scuseranno per essere chiamati ad esempio), che, probabilmente, una insicurezza di base mi impedisce di scattare in libertà e mi aggrappo troppo a quelli che vengono definiti – appunto e in modo non troppo lusinghiero – tecnicismi,...
Premesso che sono d'accordo con Enrico quando dice che non si dovrebbe mai guardare alla fotografia con gli occhi del pittore e alla pittura con gli occhi del fotografo, mi permetto di suggerire che:
- la questione "tecnicismi" è, come ho già scritto, un "falso problema": osserva la cosa da un altro punto di vista. Questi "tecnicismi" non sono nient'altro che analoghi della pennellata/colpo di spatola/sfumatura eccetera del pittore: artifici retorici "non verbali", per così dire, che sono (o dovrebbero essere) semplicemente funzionali all'espressione desiderata dall'autore. Sono modalità espressive che vanno apprese e padroneggiate, e nulla più (o nulla meno). E non facciamo confusione fra "tecnica" e "tecnologia": una cosa è il mezzo (la tecnologia), e un'altra il "come si usa quel mezzo" (la tecnica).
Mi permetto di spiegarmi con una analogia "musicale".
Hai presente "Shine on you crazy diamond", il brano dei Pink Floyd? Bene, la prima nota che Gilmour suona con la chitarra è un sol, ma non un sol "semplice": ci arriva dal fa, con un rapidissimo bending (in altre parole, colpisce la corda avendo il dito sul capotasto del fa, e istantaneamente "tira" la corda fino a farla suonare un sol). E' "giusto" o "sbagliato"? Beh, questo è un APPROCCIO "sbagliato". Se lo ascolti con l'approccio di un chitarrista "classico" alla Segovia, potrebbe sembrarti "sbagliato". Un chitarrista flamenco farebbe una cosa leggermente diversa, ma non lo troverebbe COSI' "sbagliato". Un bluesman lo troverebbe giustissimo... Ma tutti questi "sbaglierebbero", perché nessuno di loro si spoglierebbe dei "panni" a cui è abituato, e giudicherebbero/valuterebbero quella nota (e il modo in cui viene suonata) dal LORO punto di vista.... che NON é quello di chi la suona, né quello del "pubblico": è solo, questo sì, un inutile "tecnicismo" razionale e "di genere", che cerca di dire "una nota di chitarra va suonata in questo modo, e solo in questo modo"... Fa' una prova. Prendi una chitarra e suona il sol "secco", e senti come cambia l'effetto. Poi fallo con un "legato" dal fa al sol, e senti di nuovo la differenza. E poi fallo con il bending, poi colpendo la corda ad ogni nota, poi... Alla fine ti sarà chiaro il MOTIVO di quel bending, che è un motivo essenzialmente espressivo. Non è "giusto" o "sbagliato"... è così. E sarà la tua esperienza diretta a dirtelo.
Spero di essermi spiegato... Intendo costituirmi... non fate del male alla mia famiglia!
...mi pongo delle domande:
- quanto è vero che un cielo sovraesposto è oggettivamente un errore? NIENTE è "oggettivamente" un errore... tutto dipende dallo scopo che volevi ottenere.
- Quali sono i punti di contatto tra queste due arti figurative (delle quali la fotografia viene considerata “inferiore”, non da ultimo da HCB – fotografo e pitore-, il quale riteneva che non fosse da considerarsi nemmeno un’arte)? Vedi la risposta di Enrico...
- Come impostereste voi un confronto di questo genere in maniera che possa essere reciprocamente e culturalmente costruttivo? Cercando di imparare dall'altro, di vedere le cose come le vede l'altro... male che vada, potresti scoprire un mondo di cui nemmeno sospettavi l'esistenza. E decidere se, quanto e in cosa ti piace o ti è utile... tenere solo quello che ti è utile, e "immagazzinare" la conoscenza di quella visione per quando ti servirà.
- I pittori/fotografi avevano un flusso creativo differente a seconda di quello che facevano, o questo è un problema che si pone chi osserva a posteriori i loro “prodotti” "I pittori", come "i fotografi", sono due "grandi generalizzazioni". Nella mia esperienza, il "flusso creativo" è individuale e idiosincratico, unico per ognuno, anche se magari con dei punti di contatto. TU, come fai? Come funziona il TUO "flusso creativo"? Una volta scoperto questo, puoi esaminare (e, in una certa misura, imparare...) il flusso creativo di qualcun altro, e incorporare gli eventuali vantaggi nel tuo.
- …….
- Varie ed eventuali la discussione è apertissima
Un saluto a tutti e un grazie in anticipo a chi vorrà sostenere e alimentare l’argomento
ps: si sposti pure al bar se non si considera argomento di livello
- quanto è vero che un cielo sovraesposto è oggettivamente un errore? NIENTE è "oggettivamente" un errore... tutto dipende dallo scopo che volevi ottenere.
- Quali sono i punti di contatto tra queste due arti figurative (delle quali la fotografia viene considerata “inferiore”, non da ultimo da HCB – fotografo e pitore-, il quale riteneva che non fosse da considerarsi nemmeno un’arte)? Vedi la risposta di Enrico...
- Come impostereste voi un confronto di questo genere in maniera che possa essere reciprocamente e culturalmente costruttivo? Cercando di imparare dall'altro, di vedere le cose come le vede l'altro... male che vada, potresti scoprire un mondo di cui nemmeno sospettavi l'esistenza. E decidere se, quanto e in cosa ti piace o ti è utile... tenere solo quello che ti è utile, e "immagazzinare" la conoscenza di quella visione per quando ti servirà.
- I pittori/fotografi avevano un flusso creativo differente a seconda di quello che facevano, o questo è un problema che si pone chi osserva a posteriori i loro “prodotti” "I pittori", come "i fotografi", sono due "grandi generalizzazioni". Nella mia esperienza, il "flusso creativo" è individuale e idiosincratico, unico per ognuno, anche se magari con dei punti di contatto. TU, come fai? Come funziona il TUO "flusso creativo"? Una volta scoperto questo, puoi esaminare (e, in una certa misura, imparare...) il flusso creativo di qualcun altro, e incorporare gli eventuali vantaggi nel tuo.
- …….
- Varie ed eventuali la discussione è apertissima
Un saluto a tutti e un grazie in anticipo a chi vorrà sostenere e alimentare l’argomento
ps: si sposti pure al bar se non si considera argomento di livello
L'argomento è di OTTIMO livello... sta' tranquilla, la sezione è appropriatissima.
Ciao,
Davide
non facile rispondere con considerazioni all'altezza di questi commenti...
proverò:
ps: mi si conceda un OT per un simpatico aneddoto: il mio collega di stanza (membro della protezione civile ed esperto/appassionato di montagna) studia e insegna orienteering sulla base di un testo, pubblicato da hoepli, di....
mondo buco!!!!
grazie dell'intervento
Messaggio modificato da Campanelli-no il Jul 6 2010, 12:46 PM
proverò:
...........
Entrambe queste "arti" (ed ho virgolettato la parola arte perché su questo termine non è facile accordarsi...) poggiano su di una base creativa e su di una base tecnica. Solo che nella fotografia la tecnica è più evidente perché balza subito all'occhio attraverso i suoi apparecchi e accessori.
Nella pittura la tecnica è d'altro tipo e riguarda per esempio le leggi della prospettiva, ........
se consideriamo la sola tecnica "figurativa" sono d'accordo. tuttavia portavo ad esempio (e a parallelismo un pò forzato con la macro) Dalì: credo che tutti si saranno sofferamti sulla capacità di esecuzione dei dettagli che il pittore dimostra. le formiche di molti suoi quadri non avrebbero potuto essere rappresentate, ad esempio, con un carboncino...
analogamente se ho le lenti addizionali montate sull'obiettivo, e mi si presenta una scena "street" interessante.... per mia buona pace, la perdo. e non perchè non sono stata in grado di "fotografarla" (asse mente-occhio-obiettivo). solo perchè non potevo.
la fotografia è anche questo. la pittura, no. e questo - a mio avviso - è oggettivo!
............
Un'altra cosa (non è il caso del tuo amico che mi dici produce bei lavori) è che molti pittori non hanno solide basi tecniche e puntano sull'astratto (armonia di forme, cromatismi); un amico pittore che vendeva anche bene i suoi quadri mi confessò che non era capace di dipingere le mani.
no, figuriamoci: lo scontro è duro proprio per quello... è un figurativo con un bel dono e odia gli astrattori contemporanei
Ciò che mi affascina è il ritratto e la figura umana e sto studiando un paio di libri di anatomia artistica. Come vedi, ce n’è di tecnica anche nella pittura. Guardando un volto ne osservo subito i muscoli e penso alla struttura ossea che vi è sotto ;-)
natutralmente: al liceo artistico fanno studiare anatomia...
................
Ed è in questo che la fotografia, come documento, non può essere superata dalla pittura.
sono molto d'accordo. questa virtù non credo sia in discussione
...........
Con la fotografia si crede che per ottenere immagini sempre più belle si debba acquistare quel particolare obiettivo o quella nuova macchina. Non è così. Anche nella fotografia bisogna imparare a guardare ed a vedere ciò che la gente comune difficilmente nota.
sacrosanto: è quello che mi ripeto ogni volta che desidero un obbiettivo nuovo. devo maturare moltissimo prima. questo soprattutto perchè desidero realmente (leggi emotivamente) fotografare. e non scattare a casaccio. molto spesso nelle mie immagini vedo, con insoddisfazione, qualcosa di inespresso. nondimeno, fotografare mi dà piacere e non c'è nulla di male a desiderare attrezzatura più adeguta agli scopi....
...............
Essi sono solo dei mezzi e non, come spesso si finisce per credere, dei fini…
e quì, effettivamente, si apre una finestra infinita. credo esistano già delle discussioni lanciate, in merito, nel forum. non vi ho partecipato perchè non ho ancora maturato un'idea
Buona luce
Enrico
Entrambe queste "arti" (ed ho virgolettato la parola arte perché su questo termine non è facile accordarsi...) poggiano su di una base creativa e su di una base tecnica. Solo che nella fotografia la tecnica è più evidente perché balza subito all'occhio attraverso i suoi apparecchi e accessori.
Nella pittura la tecnica è d'altro tipo e riguarda per esempio le leggi della prospettiva, ........
se consideriamo la sola tecnica "figurativa" sono d'accordo. tuttavia portavo ad esempio (e a parallelismo un pò forzato con la macro) Dalì: credo che tutti si saranno sofferamti sulla capacità di esecuzione dei dettagli che il pittore dimostra. le formiche di molti suoi quadri non avrebbero potuto essere rappresentate, ad esempio, con un carboncino...
analogamente se ho le lenti addizionali montate sull'obiettivo, e mi si presenta una scena "street" interessante.... per mia buona pace, la perdo. e non perchè non sono stata in grado di "fotografarla" (asse mente-occhio-obiettivo). solo perchè non potevo.
la fotografia è anche questo. la pittura, no. e questo - a mio avviso - è oggettivo!
............
Un'altra cosa (non è il caso del tuo amico che mi dici produce bei lavori) è che molti pittori non hanno solide basi tecniche e puntano sull'astratto (armonia di forme, cromatismi); un amico pittore che vendeva anche bene i suoi quadri mi confessò che non era capace di dipingere le mani.
no, figuriamoci: lo scontro è duro proprio per quello... è un figurativo con un bel dono e odia gli astrattori contemporanei
Ciò che mi affascina è il ritratto e la figura umana e sto studiando un paio di libri di anatomia artistica. Come vedi, ce n’è di tecnica anche nella pittura. Guardando un volto ne osservo subito i muscoli e penso alla struttura ossea che vi è sotto ;-)
natutralmente: al liceo artistico fanno studiare anatomia...
................
Ed è in questo che la fotografia, come documento, non può essere superata dalla pittura.
sono molto d'accordo. questa virtù non credo sia in discussione
...........
Con la fotografia si crede che per ottenere immagini sempre più belle si debba acquistare quel particolare obiettivo o quella nuova macchina. Non è così. Anche nella fotografia bisogna imparare a guardare ed a vedere ciò che la gente comune difficilmente nota.
sacrosanto: è quello che mi ripeto ogni volta che desidero un obbiettivo nuovo. devo maturare moltissimo prima. questo soprattutto perchè desidero realmente (leggi emotivamente) fotografare. e non scattare a casaccio. molto spesso nelle mie immagini vedo, con insoddisfazione, qualcosa di inespresso. nondimeno, fotografare mi dà piacere e non c'è nulla di male a desiderare attrezzatura più adeguta agli scopi....
...............
Essi sono solo dei mezzi e non, come spesso si finisce per credere, dei fini…
e quì, effettivamente, si apre una finestra infinita. credo esistano già delle discussioni lanciate, in merito, nel forum. non vi ho partecipato perchè non ho ancora maturato un'idea
Buona luce
Enrico
ps: mi si conceda un OT per un simpatico aneddoto: il mio collega di stanza (membro della protezione civile ed esperto/appassionato di montagna) studia e insegna orienteering sulla base di un testo, pubblicato da hoepli, di....
mondo buco!!!!
grazie dell'intervento
Messaggio modificato da Campanelli-no il Jul 6 2010, 12:46 PM
ps: mi si conceda un OT per un simpatico aneddoto: il mio collega di stanza (membro della protezione civile ed esperto/appassionato di montagna) studia e insegna orienteering sulla base di un testo, pubblicato da hoepli, di....
mondo buco!!!!
grazie dell'intervento
mondo buco!!!!
grazie dell'intervento
Mi hai beccato
E da un mese è uscita la terza edizione.
Buona luce e buon Nord
Enrico
Mi hai beccato
...
Enrico
...
Enrico
Casssspiterina
Ho letto con molto interesse ed ero tentato di intervenire; mi asterrò perché ritengo che Davide ed Enrico abbiano offerto già tanti spunti di riflessione sui quali farò approfondimento (studiando) i concetti di "artificio retorico" e "processo cognitivo".
Grazie e avanti così.
Messaggio modificato da cuomonat il Jul 6 2010, 01:41 PM
ecco. tutto d'un fiato non era possibile :-)
vero. è una ricchezza in più, pari a quella di cui godono persone che parlano molti linguaggi (e non ho detto lingue!)
grazie per l'intervento
complimenti, anche da parte del mio amico: io non ci capisco un tubo, ma lui si
mi sfiora un velo ironico o mi sfugge un messaggio ermetico
concordo con Enrico: siamo fortunati noi che possiamo vedere e dipingere, con i pennelli o con la luce, questo modo, spesso meraviglioso!!
vero. è una ricchezza in più, pari a quella di cui godono persone che parlano molti linguaggi (e non ho detto lingue!)
grazie per l'intervento
Per cominciare, sì, sei scusata per avermi chiamato in causa... per stavolta!
fiuuuuuuuu!
...
premetto che tutto quello che dirò è (come sempre) soltanto la mia personalissima opinione
naturalmente: con me non c'è bisogno di specificarlo
...E già qui mi trovo a chiedermi "Quale 'morale' riconosceresti come tale.....
con questa formula retorica intendevo "insegnamento". quello che si può trarre da un confronto [i]interdisciplinare. ad esempio imparare ad aprocciare al ritratto volando all'essenza del soggetto e non nel timore dell'oggetto tecnico maneggiato....
Il fatto è che, secondo me, voi due non vi siete accordati prima su un contesto comune di lettura, su parametri comuni di valutazione, e su scopi comuni dell'opera.
...
E, bada bene, la diatriba si svolge sul piano della comunicazione, e degli scopi che l'opera si prefigge. .............
.... Ma il tuo amico non vede quello scopo... ne vede un altro, per il quale il fatto che sia o meno perfettamente a fuoco è ininfluente (almeno secondo lui).
Ai miei occhi, c'è anche una certa confusione sul significato di "tecnicismo"....
era dato in senso degenerativo. come tutti gli "ismi"
....
Il fuori fuoco ................ Se è funzionale alla trasmissione del concetto/significato/chiamalocomevuoi dell'opera, allora è "giusto", altrimenti è "sbagliato"...
..........
allora ti domando: sono tutti ugualmente validi gli scopi? ha un senso scardinare qualsiasi tipo di concetto e di "ordine" costituito, nel nome di una filosofia in cui tutto può essere tutto? no, perchè allora mi rispondo da sola: se lè vero che la macro al fiore aveva lo scopo di esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla, allora DOVEVA essere una lama! questo c'era nella mia testa e per questo è finita nel secchio
......
- la questione "tecnicismi" è, come ho già scritto, un "falso problema": osserva la cosa da un altro punto di vista. Questi "tecnicismi" non sono nient'altro che analoghi della pennellata/colpo di spatola/sfumatura eccetera del pittore: artifici retorici "non verbali", per così dire, che sono (o dovrebbero essere) semplicemente funzionali all'espressione desiderata dall'autore. Sono modalità espressive che vanno apprese e padroneggiate, e nulla più (o nulla meno). E non facciamo confusione fra "tecnica" e "tecnologia": una cosa è il mezzo (la tecnologia), e un'altra il "come si usa quel mezzo" (la tecnica).
Mi permetto di spiegarmi con una analogia "musicale".
Hai presente "Shine on you crazy diamond", il brano dei Pink Floyd?
nessuna confusione tra tecnica e tecnologia. per quanto alla tua considerazione sui tecnicismi, credo di aver fatto pertinente osservazione nella mia risposta ad enrico, vedi le formiche.
per quanto ai pink floyd, sono molto imporatnti per me. l'analogia musicale mi è ostica per mancanza di cultura musicale (e anche questo è pertinente metafora della discussione ), ma afferro il concetto finale
E sarà la tua esperienza diretta a dirtelo.
e questa è la parte più bella, perchè penso che sia un dialogo che non finirà mai...
Spero di essermi spiegato... Intendo costituirmi... non fate del male alla mia famiglia!
brutte esperienze? io non ti farò del male, non temere...
piuttosto, non posso che ringraziarti per l'intervento.
fiuuuuuuuu!
...
premetto che tutto quello che dirò è (come sempre) soltanto la mia personalissima opinione
naturalmente: con me non c'è bisogno di specificarlo
...E già qui mi trovo a chiedermi "Quale 'morale' riconosceresti come tale.....
con questa formula retorica intendevo "insegnamento". quello che si può trarre da un confronto [i]interdisciplinare. ad esempio imparare ad aprocciare al ritratto volando all'essenza del soggetto e non nel timore dell'oggetto tecnico maneggiato....
Il fatto è che, secondo me, voi due non vi siete accordati prima su un contesto comune di lettura, su parametri comuni di valutazione, e su scopi comuni dell'opera.
...
E, bada bene, la diatriba si svolge sul piano della comunicazione, e degli scopi che l'opera si prefigge. .............
.... Ma il tuo amico non vede quello scopo... ne vede un altro, per il quale il fatto che sia o meno perfettamente a fuoco è ininfluente (almeno secondo lui).
Ai miei occhi, c'è anche una certa confusione sul significato di "tecnicismo"....
era dato in senso degenerativo. come tutti gli "ismi"
....
Il fuori fuoco ................ Se è funzionale alla trasmissione del concetto/significato/chiamalocomevuoi dell'opera, allora è "giusto", altrimenti è "sbagliato"...
..........
allora ti domando: sono tutti ugualmente validi gli scopi? ha un senso scardinare qualsiasi tipo di concetto e di "ordine" costituito, nel nome di una filosofia in cui tutto può essere tutto? no, perchè allora mi rispondo da sola: se lè vero che la macro al fiore aveva lo scopo di esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla, allora DOVEVA essere una lama! questo c'era nella mia testa e per questo è finita nel secchio
......
- la questione "tecnicismi" è, come ho già scritto, un "falso problema": osserva la cosa da un altro punto di vista. Questi "tecnicismi" non sono nient'altro che analoghi della pennellata/colpo di spatola/sfumatura eccetera del pittore: artifici retorici "non verbali", per così dire, che sono (o dovrebbero essere) semplicemente funzionali all'espressione desiderata dall'autore. Sono modalità espressive che vanno apprese e padroneggiate, e nulla più (o nulla meno). E non facciamo confusione fra "tecnica" e "tecnologia": una cosa è il mezzo (la tecnologia), e un'altra il "come si usa quel mezzo" (la tecnica).
Mi permetto di spiegarmi con una analogia "musicale".
Hai presente "Shine on you crazy diamond", il brano dei Pink Floyd?
nessuna confusione tra tecnica e tecnologia. per quanto alla tua considerazione sui tecnicismi, credo di aver fatto pertinente osservazione nella mia risposta ad enrico, vedi le formiche.
per quanto ai pink floyd, sono molto imporatnti per me. l'analogia musicale mi è ostica per mancanza di cultura musicale (e anche questo è pertinente metafora della discussione ), ma afferro il concetto finale
E sarà la tua esperienza diretta a dirtelo.
e questa è la parte più bella, perchè penso che sia un dialogo che non finirà mai...
Spero di essermi spiegato... Intendo costituirmi... non fate del male alla mia famiglia!
brutte esperienze? io non ti farò del male, non temere...
piuttosto, non posso che ringraziarti per l'intervento.
Mi hai beccato
complimenti, anche da parte del mio amico: io non ci capisco un tubo, ma lui si
... farò approfondimento (studiando) i concetti di "artificio retorico" e "processo cognitivo".
Grazie e avanti così.
Grazie e avanti così.
mi sfiora un velo ironico o mi sfugge un messaggio ermetico
QUOTE
...allora ti domando: sono tutti ugualmente validi gli scopi? ha un senso scardinare qualsiasi tipo di concetto e di "ordine" costituito, nel nome di una filosofia in cui tutto può essere tutto? no, perchè allora mi rispondo da sola: se lè vero che la macro al fiore aveva lo scopo di esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla, allora DOVEVA essere una lama! questo c'era nella mia testa e per questo è finita nel secchio
E qui siamo di nuovo a una "mancanza di definizione del contesto a priori"...
Nel contesto da te specificato nella seconda parte del paragrafo citato, la tua osservazione non fa una grinza.
Ma la domanda che fai all'inizio del paragrafo sembra avere un contesto diverso, o meglio scaturire da un contesto diverso o da una assenza di contesto (contesto non specificato), tant'è vero che appena la contestualizzi zac!, la risposta diventa evidente.
E questo, a sua volta, stabilisce le priorità... almeno, le tue: prima si determina uno scopo, e poi si definiscono le caratteristiche tecniche atte a realizzarlo.
E bada bene che lo scopo di cui parlo può diventare molto complesso: tu dici che la macro, quella macro, aveva come scopo "esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla", ma all'interno di questo ci sono un sacco di sotto-obiettivi espressivi, che determinano una serie di scelte. Per esempio, se tu vuoi mostrare quella perfezione naturale "e basta", farai certe scelte espressive nel tuo scatto; ma se vuoi dare a quella "esaltazione della semplice perfezione naturale" un determinato mood emotivo, ecco che questo influenzerà sottilmente (o anche in modi più evidenti) le tue scelte "tecniche". In realtà, nella semplice frase "esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla" c'è implicito un mondo: il TUO... e la tua relazione di quel momento con quella corolla, quella perfezione, eccetera.
Un'etica ed un'estetica.
L'osservazione del tuo amico, invece, quando dice
QUOTE
"Tu non vedi “oltreâ€: questa foto, ritagliata, è una bellissima macchia di colore che può diventare “altroâ€
implica un altro tipo di approccio... un'altra "sequenza operativa": qui prima si manifesta l'espressione, poi la si osserva e si decide cosa si è espresso, cosa "in realtà" rappresenti, cosa "significhi".
E questo approccio ha altre priorità, altri postulati, altri presupposti... diversi, molto diversi dai tuoi. Ed ecco perché non vi intendete...
I vostri "assi cartesiani di riferimento" sono diversi, e se non ne tenete conto, sarà molto difficile che l'uno riesca ad imparare dall'altro.
Grazie per gli spunti di riflessione!
Davide
Messaggio modificato da twinsouls il Jul 6 2010, 03:38 PM
...
mi sfiora un velo ironico o mi sfugge un messaggio ermetico
mi sfiora un velo ironico o mi sfugge un messaggio ermetico
No, quale ironia.
E' diversa la premessa (il contesto, come dice Davide) per cui il pittore intende la forma espressiva in modo differente dal fotografo. E' un distinguo che accompagna la dicotomia (arte vs fotografia) da sempre.
Il pittore intende la forma come arte concettuale, secondo la distinzione kantiana (fenomeni vs noumeni) un tentativo di interpretazione di un concetto, un'idea. La tecnica fotografica che mira alla perfezione documentaristica sarebbe in antitesi con l'arte.
Cose così, raccogliendo spunti dalla discussione, cercando di venirne a capo.
L'argomento proposto da Campanellino mi stuzzica non poco.
Rapporti fra fotografia e pittura.
Butto giù uno schema:
Ingrandimento full detail : 43 KB
Ho detto che pittura e fotografia hanno delle loro specificità (area rossa ed area verde), ma anche dei punti in comune (area gialla).
Cosa hanno in comune?
Cosa le differenzia?
Vogliamo provare ad analizzare queste tre aree?
E' anche vero che spesso la fotografia sconfina nella pittura (freccia verde) come avviene per una immagine particolarmente elaborata in PP o la pittura sconfina nella fotografia (freccia rossa) come nei quadri iperrealistici.
Quando è nata, la pittura ha condizionato la fotografia (pittorialismo), ma è anche vero che poi è stata la fotografia a condizionare la pittura, nel taglio, nello sfocato (in precedenza tutti i dipinti rappresentavano nitidamente ogni elemento e la prospettiva aerea si limitava a rendere più tenui, azzurrini ed indistinti - ma non sfocati - i piani lontani). Perfino il mosso fotografico ha ispirato il cagnolino del quadro di Balla. Sono due attività espressive che in parte si sono contaminate (e forse arricchite), ma che hanno in ogni caso delle loro specificità.
Ripeto che vedo la capacità di documentare come una peculiarità della fotografia (anche se nel disegno tecnico la descrizione di un oggetto può essere molto più completa).
Le emozioni che ci procura una immagine fotografica ed una pittorica sono a mio avviso molto diverse.
Penso ad una battaglia, ad un episodio di guerra raccontato attraverso un dipinto:
Ingrandimento full detail : 413.4 KB
o raccontata attraverso una immagine:
Ingrandimento full detail : 80.4 KB
In entrambe c'è il filtro di chi l'ha prodotta, ma quanto sono diverse!
Perchè ed in cosa sono diverse?
Enrico
Rapporti fra fotografia e pittura.
Butto giù uno schema:
Ingrandimento full detail : 43 KB
Ho detto che pittura e fotografia hanno delle loro specificità (area rossa ed area verde), ma anche dei punti in comune (area gialla).
Cosa hanno in comune?
Cosa le differenzia?
Vogliamo provare ad analizzare queste tre aree?
E' anche vero che spesso la fotografia sconfina nella pittura (freccia verde) come avviene per una immagine particolarmente elaborata in PP o la pittura sconfina nella fotografia (freccia rossa) come nei quadri iperrealistici.
Quando è nata, la pittura ha condizionato la fotografia (pittorialismo), ma è anche vero che poi è stata la fotografia a condizionare la pittura, nel taglio, nello sfocato (in precedenza tutti i dipinti rappresentavano nitidamente ogni elemento e la prospettiva aerea si limitava a rendere più tenui, azzurrini ed indistinti - ma non sfocati - i piani lontani). Perfino il mosso fotografico ha ispirato il cagnolino del quadro di Balla. Sono due attività espressive che in parte si sono contaminate (e forse arricchite), ma che hanno in ogni caso delle loro specificità.
Ripeto che vedo la capacità di documentare come una peculiarità della fotografia (anche se nel disegno tecnico la descrizione di un oggetto può essere molto più completa).
Le emozioni che ci procura una immagine fotografica ed una pittorica sono a mio avviso molto diverse.
Penso ad una battaglia, ad un episodio di guerra raccontato attraverso un dipinto:
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o raccontata attraverso una immagine:
Ingrandimento full detail : 80.4 KB
In entrambe c'è il filtro di chi l'ha prodotta, ma quanto sono diverse!
Perchè ed in cosa sono diverse?
Enrico
io sono convinta che l'arte, qualsiasi tipo di arte, sia tale proprio perche'.....arte.
l'arte e' fuori dagli schemi per chi la fa.....e quando passa dall'autore al....fruitore.....
cambia di nuovo, e cambia ogni volta che qualcuno la osserva, anche a seconda dello stato d'animo
in cui ci si trova in quel momento....
per me e' impossibile definirla, figuriamoci dentro uno schema......
l'unica definizione che posso darne e' che si tratta di uno stato d'animo, donato per un breve attimo, da qualcuno a qualcun'altro.
Bianca
l'arte e' fuori dagli schemi per chi la fa.....e quando passa dall'autore al....fruitore.....
cambia di nuovo, e cambia ogni volta che qualcuno la osserva, anche a seconda dello stato d'animo
in cui ci si trova in quel momento....
per me e' impossibile definirla, figuriamoci dentro uno schema......
l'unica definizione che posso darne e' che si tratta di uno stato d'animo, donato per un breve attimo, da qualcuno a qualcun'altro.
Bianca
io sono convinta che l'arte, qualsiasi tipo di arte, sia tale proprio perche'.....arte.
l'arte e' fuori dagli schemi per chi la fa.....e quando passa dall'autore al....fruitore.....
cambia di nuovo, e cambia ogni volta che qualcuno la osserva, anche a seconda dello stato d'animo
in cui ci si trova in quel momento....
per me e' impossibile definirla, figuriamoci dentro uno schema......
l'unica definizione che posso darne e' che si tratta di uno stato d'animo, donato per un breve attimo, da qualcuno a qualcun'altro.
Bianca
l'arte e' fuori dagli schemi per chi la fa.....e quando passa dall'autore al....fruitore.....
cambia di nuovo, e cambia ogni volta che qualcuno la osserva, anche a seconda dello stato d'animo
in cui ci si trova in quel momento....
per me e' impossibile definirla, figuriamoci dentro uno schema......
l'unica definizione che posso darne e' che si tratta di uno stato d'animo, donato per un breve attimo, da qualcuno a qualcun'altro.
Bianca
Ciao Bianca,
io vedo una contraddizione in ciò che dici: se cambia a seconda di chi la osserva ed a seconda del momento, lo stato d'animo dell'autore resta nell'autore.
Arte è un termine ambiguo.
Se intesa come cosa che dona emozioni, la vedo semplicemente come un interruttore in grado di mettere in moto alcuni neuroni che fanno partire emozioni tutte diverse fra loro a seconda di chi è il proprietario dei neuroni.
L'autore a mio avviso non è più in questo modo colui che ha prodotto l'opera, ma chi la riceve.
Io preferirei parlare di comunicazione, di espressione, e parlerei di opera riuscita quando questa riesce a veicolare nel fruitore il pensiero, l'emozione dell'autore.
E' vero che ciascuno di noi recepisce il messaggio attraverso il filtro della propria esistenzialità, ma questo colora soltanto la comunicazione che comunque proviene dall'autore.
Altrimenti recidiamo una rosa dal giardino, la incorniciamo, la firmiamo e la esponiamo. Sicuramente provocherà delle emozioni in chi la guarda.
E' vero che in pittura si è fatto un qualcosa del genere.
Ripeto, io preferisco mettere da parte il termine ambiguo di arte, e parlare di comunicazione.
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Jul 6 2010, 08:33 PM
Ciao Bianca,
io vedo una contraddizione in ciò che dici: se cambia a seconda di chi la osserva ed a seconda del momento, lo stato d'animo dell'autore resta nell'autore.
Arte è un termine ambiguo.
Se intesa come cosa che dona emozioni, la vedo semplicemente come un interruttore in grado di mettere in moto alcuni neuroni che fanno partire emozioni tutte diverse fra loro a seconda di chi è il proprietario dei neuroni.
L'autore a mio avviso non è più in questo modo colui che ha prodotto l'opera, ma chi la riceve.
Io preferirei parlare di comunicazione, di espressione, e parlerei di opera riuscita quando questa riesce a veicolare nel fruitore il pensiero, l'emozione dell'autore.
E' vero che ciascuno di noi recepisce il messaggio attraverso il filtro della propria esistenzialità, ma questo colora soltanto la comunicazione che comunque proviene dall'autore.
Altrimenti recidiamo una rosa dal giardino, la incorniciamo, la firmiamo e la esponiamo. Sicuramente provocherà delle emozioni in chi la guarda.
E' vero che in pittura si è fatto un qualcosa del genere.
Ripeto, io preferisco mettere da parte il termine ambiguo di arte, e parlare di comunicazione.
Enrico
io vedo una contraddizione in ciò che dici: se cambia a seconda di chi la osserva ed a seconda del momento, lo stato d'animo dell'autore resta nell'autore.
Arte è un termine ambiguo.
Se intesa come cosa che dona emozioni, la vedo semplicemente come un interruttore in grado di mettere in moto alcuni neuroni che fanno partire emozioni tutte diverse fra loro a seconda di chi è il proprietario dei neuroni.
L'autore a mio avviso non è più in questo modo colui che ha prodotto l'opera, ma chi la riceve.
Io preferirei parlare di comunicazione, di espressione, e parlerei di opera riuscita quando questa riesce a veicolare nel fruitore il pensiero, l'emozione dell'autore.
E' vero che ciascuno di noi recepisce il messaggio attraverso il filtro della propria esistenzialità, ma questo colora soltanto la comunicazione che comunque proviene dall'autore.
Altrimenti recidiamo una rosa dal giardino, la incorniciamo, la firmiamo e la esponiamo. Sicuramente provocherà delle emozioni in chi la guarda.
E' vero che in pittura si è fatto un qualcosa del genere.
Ripeto, io preferisco mettere da parte il termine ambiguo di arte, e parlare di comunicazione.
Enrico
ciao Enrico
"Se intesa come cosa che dona emozioni, la vedo semplicemente come un interruttore in grado di mettere in moto alcuni neuroni che fanno partire emozioni tutte diverse fra loro a seconda di chi è il proprietario dei neuroni.
L'autore a mio avviso non è più in questo modo colui che ha prodotto l'opera, ma chi la riceve."
per me e' sicuramente vero!!!!
certo l'interruttore deve essere efficace, e il piu' possibile universale.
anche la definizione stessa e' diversa da sensibilita' a sensibilita'.....
e' fuor di dubbio che si tratti di comunicazione, da autore a fruitore.
pero' l'autore produce l'arte in conseguenza di un particolare stato d'animo, ed il fruitore vive
il messaggio ricevuto in fuzione di come quel momento si sente.
in taluni momenti della nostra vita ascoltiamo musica triste e malinconica, apprezziamo fotografie drammatiche ed introspettive, ci piacciono quadri piu' cupi.....
in altri momenti preferiamo musica allegra e da ascoltare in mezzo alla gente, nei concerti,
ci piacciono foto con colori forti e gente allegra......
allora il messaggio, quello che che tocca maggiormente le nostre corde, varia?, o variano le corde che i messaggi vanno a toccare? o variano entrambi?
come dici tu l'unica costante e' il fatto che ci sia comunicazione, un messaggio che parte da un lato
ed arriva dall'altro.
mi rendo conto che e' un modo di vedere le cose piuttosto personale....
ma per me e' molto personale un foto che ho scattato o un quadro che ho dipinto...
forse il tuo modo di vedere e' poi uguale al mio, e si riduce tutto al termine di "comunicare"
che io distinguo in comunicazione "di servizio" e "comunicazione artistica", ma alla fine diciamo la stessa cosa.....
Bianca
Completamente daccordo.
La parola chiave è "artificio retorico". L'arte è persuasione.
La parola chiave è "artificio retorico". L'arte è persuasione.
questo e' assolutamente vero
ma quello di cui stiamo parlando e' di come definirlo.
la persuasione ed il coinvolgimento emotivo sono assolutamente fuori discussione,
se non ci fossero non staremmo a parlare di arte......al massimo di cronaca!!!
Bianca
...
Io preferirei parlare di comunicazione, di espressione, e parlerei di opera riuscita quando questa riesce a veicolare nel fruitore il pensiero, l'emozione dell'autore.
...
Ripeto, io preferisco mettere da parte il termine ambiguo di arte, e parlare di comunicazione.
Enrico
Io preferirei parlare di comunicazione, di espressione, e parlerei di opera riuscita quando questa riesce a veicolare nel fruitore il pensiero, l'emozione dell'autore.
...
Ripeto, io preferisco mettere da parte il termine ambiguo di arte, e parlare di comunicazione.
Enrico
Completamente daccordo.
La parola chiave è "artificio retorico". L'arte è persuasione.
questo e' assolutamente vero
ma quello di cui stiamo parlando e' di come definirlo.
la persuasione ed il coinvolgimento emotivo sono assolutamente fuori discussione,
se non ci fossero non staremmo a parlare di arte......al massimo di cronaca!!!
Bianca
ma quello di cui stiamo parlando e' di come definirlo.
la persuasione ed il coinvolgimento emotivo sono assolutamente fuori discussione,
se non ci fossero non staremmo a parlare di arte......al massimo di cronaca!!!
Bianca
C'è un errore di fondo.
Parliamo di arte a proposito di fotografia. Questa forma espressiva è relativamente giovane, nasce con il decadentismo/simbolismo, in conflitto con la pittura legittimata invece da millenni di produzione artistica indiscussa e pressocché esclusiva.
Ora si parla di arte a proposito di pittura e fotografia quasi che la fotografia sia la vera arte che sostituisce le forme precedenti.
Il tempo dirà se la fotografia è arte, o meglio, se lo è stata e quale peso abbia avuto nel formare e informare la società attuale e quale testamento lascerà alle generazioni future.
Per adesso la fotografia è un linguaggio, una forma di comunicazione, com'è stato detto, che ha imparato a mettere in risonanza i neuroni scatenando emozioni, ricordi o illusioni di esperienze spesso appartenute ad altri.
C'è un errore di fondo.
Parliamo di arte a proposito di fotografia. Questa forma espressiva è relativamente giovane, nasce con il decadentismo/simbolismo, in conflitto con la pittura legittimata invece da millenni di produzione artistica indiscussa e pressocché esclusiva.
Ora si parla di arte a proposito di pittura e fotografia quasi che la fotografia sia la vera arte che sostituisce le forme precedenti.
Il tempo dirà se la fotografia è arte, o meglio, se lo è stata e quale peso abbia avuto nel formare e informare la società attuale e quale testamento lascerà alle generazioni future.
Per adesso la fotografia è un linguaggio, una forma di comunicazione, com'è stato detto, che ha imparato a mettere in risonanza i neuroni scatenando emozioni, ricordi o illusioni di esperienze spesso appartenute ad altri.
Parliamo di arte a proposito di fotografia. Questa forma espressiva è relativamente giovane, nasce con il decadentismo/simbolismo, in conflitto con la pittura legittimata invece da millenni di produzione artistica indiscussa e pressocché esclusiva.
Ora si parla di arte a proposito di pittura e fotografia quasi che la fotografia sia la vera arte che sostituisce le forme precedenti.
Il tempo dirà se la fotografia è arte, o meglio, se lo è stata e quale peso abbia avuto nel formare e informare la società attuale e quale testamento lascerà alle generazioni future.
Per adesso la fotografia è un linguaggio, una forma di comunicazione, com'è stato detto, che ha imparato a mettere in risonanza i neuroni scatenando emozioni, ricordi o illusioni di esperienze spesso appartenute ad altri.
ciao Cuomomat
il fatto che la fotografia sia una disciplina relativamente giovane non credo sia una discriminante
che la escluda da essere "arte", cosi' come tutta la pittura non classica, penso al cubismo o al futurismo......e penso anche che la fotografia non debba e non possa sostituire alcunche'....
la fotografia e' fotografia.....uno strumento diverso da altri strumenti.
bellissima questa discussione, bella e stimolante!!!
ciao
Bianca
mettiamo da parte le discussioni sull'"arte" e torniamo al tema se vi va.
In cosa si differenziano ed in cosa si accomunano fotografia e pittura?
Mi sembra una analisi forse difficile, ma certamente interessante.
Buona giornata. Ci sentiamo stasera, sto partendo per una giuria fotografica a Roma.
Buona giornata
Enrico
In cosa si differenziano ed in cosa si accomunano fotografia e pittura?
Mi sembra una analisi forse difficile, ma certamente interessante.
Buona giornata. Ci sentiamo stasera, sto partendo per una giuria fotografica a Roma.
Buona giornata
Enrico
ciao a tutti. intanto rispondo a davide che mi quota direttamente
no, grazie a te per come scomponi i temi che proponiamo
mi sembra che dal gran casino iniziale, comincia a nascere un pò di ordine
cristina
Messaggio modificato da Campanelli-no il Jul 7 2010, 08:44 AM
Nel contesto da te specificato nella seconda parte del paragrafo citato, la tua osservazione non fa una grinza.
Ma la domanda che fai all'inizio del paragrafo sembra avere un contesto diverso, o meglio scaturire da un contesto diverso o da una assenza di contesto (contesto non specificato), tant'è vero che appena la contestualizzi zac!, la risposta diventa evidente.
si, mi sono resa conto: probabilmente la confusione deriva da una certa difficoltà a mettere insieme i pensieri e a rispondere alle considerazioni molto complesse e circostanziate che hai fatto.
tuttavia la risposta che mi do da sola è quello che effetivamente penso.
...
Per esempio, se tu vuoi mostrare quella perfezione naturale "e basta", farai certe scelte espressive nel tuo scatto; ma se vuoi dare a quella "esaltazione della semplice perfezione naturale" un determinato mood emotivo, ecco che questo influenzerà sottilmente (o anche in modi più evidenti) le tue scelte "tecniche". In realtà, nella semplice frase "esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla" c'è implicito un mondo: il TUO... e la tua relazione di quel momento con quella corolla, quella perfezione, eccetera.
Un'etica ed un'estetica.
questa disarticolazione interna è molto vera e molto bella. da rifletterci sopra. in effetti esistono molti modi per raggiungere questo risultato. e li perseguirò attraverso l'utilizzo di tecniche diverse (con i diaframmi discriminerò i piani, con le luci i volumi, etc...). tutte frutto di scelte emotive e con il fine della comunicazione. se sarò riuscità, l'osservatore me lo farà capire
...
I vostri "assi cartesiani di riferimento" sono diversi, e se non ne tenete conto, sarà molto difficile che l'uno riesca ad imparare dall'altro.
triste rischio. ma dipende molto dall'umiltà di approccio di ciascuno, secondo me
Grazie per gli spunti di riflessione!
Davide
Ma la domanda che fai all'inizio del paragrafo sembra avere un contesto diverso, o meglio scaturire da un contesto diverso o da una assenza di contesto (contesto non specificato), tant'è vero che appena la contestualizzi zac!, la risposta diventa evidente.
si, mi sono resa conto: probabilmente la confusione deriva da una certa difficoltà a mettere insieme i pensieri e a rispondere alle considerazioni molto complesse e circostanziate che hai fatto.
tuttavia la risposta che mi do da sola è quello che effetivamente penso.
...
Per esempio, se tu vuoi mostrare quella perfezione naturale "e basta", farai certe scelte espressive nel tuo scatto; ma se vuoi dare a quella "esaltazione della semplice perfezione naturale" un determinato mood emotivo, ecco che questo influenzerà sottilmente (o anche in modi più evidenti) le tue scelte "tecniche". In realtà, nella semplice frase "esaltare la semplice perfezione naturale della struttura di una corolla" c'è implicito un mondo: il TUO... e la tua relazione di quel momento con quella corolla, quella perfezione, eccetera.
Un'etica ed un'estetica.
questa disarticolazione interna è molto vera e molto bella. da rifletterci sopra. in effetti esistono molti modi per raggiungere questo risultato. e li perseguirò attraverso l'utilizzo di tecniche diverse (con i diaframmi discriminerò i piani, con le luci i volumi, etc...). tutte frutto di scelte emotive e con il fine della comunicazione. se sarò riuscità, l'osservatore me lo farà capire
...
I vostri "assi cartesiani di riferimento" sono diversi, e se non ne tenete conto, sarà molto difficile che l'uno riesca ad imparare dall'altro.
triste rischio. ma dipende molto dall'umiltà di approccio di ciascuno, secondo me
Grazie per gli spunti di riflessione!
Davide
no, grazie a te per come scomponi i temi che proponiamo
mi sembra che dal gran casino iniziale, comincia a nascere un pò di ordine
cristina
Messaggio modificato da Campanelli-no il Jul 7 2010, 08:44 AM
QUOTE
mi sembra che dal gran casino iniziale, comincia a nascere un pò di ordine
Non so se è un bene o un male... L'entropia dell'universo è in continuo aumento e l'entropia non genera ordine, ma caos...
Al di là della battuta iniziale, la discussione è interessantissima e vastissima...
QUOTE
mi pongo delle domande:
Cerchiamo di dare delle risposte...
- quanto è vero che un cielo sovraesposto è oggettivamente un errore?
Se consideriamo la fotografia come "documentazione", la risposta è SEMPRE, a meno che non sia voluta per far risaltare un altro dettaglio più importante del cielo che altrimenti sarebbe risultato inevitabilmente "nero"... Se la consideriamo come "forma espressiva" (nota bene non ho detto "arte") la risposta può essere duplice. Se la sovraesposizione è voluta allora non c'è errore, se è casuale, allora l'errore c'è, salvo poi accorgersi dopo che il cielo bruciato valorizza l'"opera"...
In fondo una risposta giusta alla domanda iniziale non esiste
- Quali sono i punti di contatto tra queste due arti figurative (delle quali la fotografia viene considerata “inferiore”, non da ultimo da HCB – fotografo e pitore-, il quale riteneva che non fosse da considerarsi nemmeno un’arte)?
I punti di contatto sono molteplici, lo studio della composizione, la sezione aurea eccetera eccetera, ma molteplici sono anche le differenze, e questo sarà il tema sucessivo della discussione anticipata da Enrico
- Come impostereste voi un confronto di questo genere in maniera che possa essere reciprocamente e culturalmente costruttivo?
Io imposterei il confronto basandomi su immagini portate ad esempio, magari che affrontino lo stesso tema... Un po' come ha fatto Enrico sulle immagini di guerra. In pratica analizzerei un panorama "pittorico" ed uno "fotografico", facendo la solita cosa con i vari generi: natura morta, nudo, reportage eccetera. Facendo parlare le immagini ci si confronta ognuno con la propria sensibilità e si mettono sul piatto le varie sensazioni... Il confronto non può che essere costruttivo
- I pittori/fotografi avevano un flusso creativo differente a seconda di quello che facevano, o questo è un problema che si pone chi osserva a posteriori i loro “prodotti”
Per la fotografia, per quanto mi riguarda, la risposta è SI, non si possono affrontare diverse situazioni fotografiche con il solito "flusso creativo", a partire dagli strumenti utilizzati nelle varie situazioni, per arrivare poi al tipo di post-produzione e/o di stampa.
Per i pittori non lo so, non sono un pittore, ma credo che valga la solita considerazione, mi vengono in mente le varie tecniche che un pittore può utilizzare a seconda di quel che vuole rappresentare: acquerello, olio, spatola, pennello, carboncino eccetera...
Cerchiamo di dare delle risposte...
- quanto è vero che un cielo sovraesposto è oggettivamente un errore?
Se consideriamo la fotografia come "documentazione", la risposta è SEMPRE, a meno che non sia voluta per far risaltare un altro dettaglio più importante del cielo che altrimenti sarebbe risultato inevitabilmente "nero"... Se la consideriamo come "forma espressiva" (nota bene non ho detto "arte") la risposta può essere duplice. Se la sovraesposizione è voluta allora non c'è errore, se è casuale, allora l'errore c'è, salvo poi accorgersi dopo che il cielo bruciato valorizza l'"opera"...
In fondo una risposta giusta alla domanda iniziale non esiste
- Quali sono i punti di contatto tra queste due arti figurative (delle quali la fotografia viene considerata “inferiore”, non da ultimo da HCB – fotografo e pitore-, il quale riteneva che non fosse da considerarsi nemmeno un’arte)?
I punti di contatto sono molteplici, lo studio della composizione, la sezione aurea eccetera eccetera, ma molteplici sono anche le differenze, e questo sarà il tema sucessivo della discussione anticipata da Enrico
- Come impostereste voi un confronto di questo genere in maniera che possa essere reciprocamente e culturalmente costruttivo?
Io imposterei il confronto basandomi su immagini portate ad esempio, magari che affrontino lo stesso tema... Un po' come ha fatto Enrico sulle immagini di guerra. In pratica analizzerei un panorama "pittorico" ed uno "fotografico", facendo la solita cosa con i vari generi: natura morta, nudo, reportage eccetera. Facendo parlare le immagini ci si confronta ognuno con la propria sensibilità e si mettono sul piatto le varie sensazioni... Il confronto non può che essere costruttivo
- I pittori/fotografi avevano un flusso creativo differente a seconda di quello che facevano, o questo è un problema che si pone chi osserva a posteriori i loro “prodotti”
Per la fotografia, per quanto mi riguarda, la risposta è SI, non si possono affrontare diverse situazioni fotografiche con il solito "flusso creativo", a partire dagli strumenti utilizzati nelle varie situazioni, per arrivare poi al tipo di post-produzione e/o di stampa.
Per i pittori non lo so, non sono un pittore, ma credo che valga la solita considerazione, mi vengono in mente le varie tecniche che un pittore può utilizzare a seconda di quel che vuole rappresentare: acquerello, olio, spatola, pennello, carboncino eccetera...
A voi la palla...
@cuomonat: in effetti non ti avevo capito. ora si
lo spunto che ci offre enrico è mooolto sfizioso.
proverò a raccogliere:
1- pittura:
è una scena di una battaglia medievale. non la riconosco, ma mi pare di individuare la finestra storica: gli scudi e i vessilli mi portano alle crociate.
è una scena epica, in cui i personaggi ritratti, entrano in relazione tutti contemporaneamente, in una azione orgiastico-catartica collettiva.
non c'è un soggetto principale.
il pittore è osservatore.
i piani sono ben rappresentati e la scena ha una buona profondità di campo.: dal cavallo caduto, in basso a destra allo sfondo, chiuso con la presenza (improbabile, in realtà) della nota simbolica:
il prete che prega cotornato dagli araldi che suonano l'inno di dio (probabilmente).
quì leggo la committenza. l'opera non è frutto di un moto spontaneo, ma è commissionata con intento preciso: la divulgazione della bataglia per la fede.
2-foto
nemmeno questa riconosco.
seconda guerra mondiale. siamo in un paese italiano. se ne sono andati quasi tutti: i giovani fanno la resistenza, i vecchi restano e sopravvivono come possono. i tedeschi sono già arrivati.
i due soldati di spalle sembrano (dagli elmetti) essere proprio gli invasori. armi in pugno, ma non spianate. non è una scena violenta. il fotografo si muove come se fosse quasi dentro la scena. come se fosse il punto di vista di un terzo soldato, più arretrato.
l'uomo al centro (il vero soggetto) cammina verso di loro. mani alzate in segno di resa.
c'è silenzio. sento solo il rumore degli scarponi sulla strada, a differenza della pittura che immaginavo accompagnata da wagner.
non c'è committenza nè mecenatismo. l'autore è un Capa qualsiasi, che spera di tornare a casa indenne, con tutte le sue foto.
a proposito: il cielo è sovraesposto
quante cavolate ho detto?
L'argomento proposto da Campanellino mi stuzzica non poco.
...
Ho detto che pittura e fotografia hanno delle loro specificità (area rossa ed area verde), ma anche dei punti in comune (area gialla).
Cosa hanno in comune?
Cosa le differenzia?
E' anche vero che spesso la fotografia sconfina nella pittura (freccia verde) come avviene per una immagine particolarmente elaborata in PP o la pittura sconfina nella fotografia (freccia rossa) come nei quadri iperrealistici.
verissimo. anzi: spesso uso photoshop per coretggiare queste contaminazioni, che mi piacciono molto...
[volevo attaccare un link per farvi vedere il lavori straordinari di una fotografa che fa questo, ma non sono stata capace...]
...
Perfino il mosso fotografico ha ispirato il cagnolino del quadro di Balla.
perfetto! e infatti i cinematismi della pittura futurista sono stati tra gli esempi tirati in causa (tra i pochi accettati, per la verità...)
Le emozioni che ci procura una immagine fotografica ed una pittorica sono a mio avviso molto diverse.
Penso ad una battaglia, ad un episodio di guerra raccontato attraverso un dipinto:
...
o raccontata attraverso una immagine:
...
In entrambe c'è il filtro di chi l'ha prodotta, ma quanto sono diverse!
Perchè ed in cosa sono diverse?
Enrico
...
Ho detto che pittura e fotografia hanno delle loro specificità (area rossa ed area verde), ma anche dei punti in comune (area gialla).
Cosa hanno in comune?
Cosa le differenzia?
E' anche vero che spesso la fotografia sconfina nella pittura (freccia verde) come avviene per una immagine particolarmente elaborata in PP o la pittura sconfina nella fotografia (freccia rossa) come nei quadri iperrealistici.
verissimo. anzi: spesso uso photoshop per coretggiare queste contaminazioni, che mi piacciono molto...
[volevo attaccare un link per farvi vedere il lavori straordinari di una fotografa che fa questo, ma non sono stata capace...]
...
Perfino il mosso fotografico ha ispirato il cagnolino del quadro di Balla.
perfetto! e infatti i cinematismi della pittura futurista sono stati tra gli esempi tirati in causa (tra i pochi accettati, per la verità...)
Le emozioni che ci procura una immagine fotografica ed una pittorica sono a mio avviso molto diverse.
Penso ad una battaglia, ad un episodio di guerra raccontato attraverso un dipinto:
...
o raccontata attraverso una immagine:
...
In entrambe c'è il filtro di chi l'ha prodotta, ma quanto sono diverse!
Perchè ed in cosa sono diverse?
Enrico
lo spunto che ci offre enrico è mooolto sfizioso.
proverò a raccogliere:
1- pittura:
è una scena di una battaglia medievale. non la riconosco, ma mi pare di individuare la finestra storica: gli scudi e i vessilli mi portano alle crociate.
è una scena epica, in cui i personaggi ritratti, entrano in relazione tutti contemporaneamente, in una azione orgiastico-catartica collettiva.
non c'è un soggetto principale.
il pittore è osservatore.
i piani sono ben rappresentati e la scena ha una buona profondità di campo.: dal cavallo caduto, in basso a destra allo sfondo, chiuso con la presenza (improbabile, in realtà) della nota simbolica:
il prete che prega cotornato dagli araldi che suonano l'inno di dio (probabilmente).
quì leggo la committenza. l'opera non è frutto di un moto spontaneo, ma è commissionata con intento preciso: la divulgazione della bataglia per la fede.
2-foto
nemmeno questa riconosco.
seconda guerra mondiale. siamo in un paese italiano. se ne sono andati quasi tutti: i giovani fanno la resistenza, i vecchi restano e sopravvivono come possono. i tedeschi sono già arrivati.
i due soldati di spalle sembrano (dagli elmetti) essere proprio gli invasori. armi in pugno, ma non spianate. non è una scena violenta. il fotografo si muove come se fosse quasi dentro la scena. come se fosse il punto di vista di un terzo soldato, più arretrato.
l'uomo al centro (il vero soggetto) cammina verso di loro. mani alzate in segno di resa.
c'è silenzio. sento solo il rumore degli scarponi sulla strada, a differenza della pittura che immaginavo accompagnata da wagner.
non c'è committenza nè mecenatismo. l'autore è un Capa qualsiasi, che spera di tornare a casa indenne, con tutte le sue foto.
a proposito: il cielo è sovraesposto
quante cavolate ho detto?
mi sembra ottimo, come tu mi confermi, lo stampo che sta prendendo la discussione. io non ero stata in grado di metterla giù in maniera così ordinata. al di là del caos. ora (grazie soprattutto ad enrico e a davide) c'è un "tema" vero e proprio.
con la prima parte della tua ossservazione, non fai altro che confermare il concetto di fine - messaggio - veicolo espressivo (usato per raggiungere il fine).
nella seconda parte proponi un vero e proprio esercizio di lettura. che è quello appena cominciato.
a questo proposito è statao molto istruttivo leggere il testo "leggere la fotografia di augusto pieroni"
ma sono sicura che già lo conoscete.
grazie del contributo
cristina
ciao Cuomomat
il fatto che la fotografia sia una disciplina relativamente giovane non credo sia una discriminante
che la escluda da essere "arte...
ciao
Bianca
il fatto che la fotografia sia una disciplina relativamente giovane non credo sia una discriminante
che la escluda da essere "arte...
ciao
Bianca
Secondo me la fotografia paga una ferita narcisistica nei confronti dell'arte. Penso ai vari movimenti che hanno caratterizzato il novecento, dal futurismo (la F. non può rappresentare i temi del dinamismo, del rumora ecc), alla Metafisica, al Surrealismo, al Dadaismo e a tutta l'aura di autoreferenzialità con la quale la fotografia, in se, in quanto riproduzione fedele della realtà, sarebbe in conflitto... salvo poi interpretare la massima dell'autore che ho in firma
...
In cosa si differenziano ed in cosa si accomunano fotografia e pittura?
...
Enrico
In cosa si differenziano ed in cosa si accomunano fotografia e pittura?
...
Enrico
Tutto e niente, ancora non lo so.
...
nella seconda parte proponi un vero e proprio esercizio di lettura. che è quello appena cominciato.
...
cristina
nella seconda parte proponi un vero e proprio esercizio di lettura. che è quello appena cominciato.
...
cristina
In effetti la questione, nei termini in cui l'hai proposta, mi pareva presupponesse un'analisi già elaborata e organizzata, frutto di riflessione e documentazione. L'aneddoto del confronto con l'amico pittore trovo appropriato ma... la soluzione del problema credo richieda molto più di una riflessione e non credo si risolva nella semplice intuizione o nel guizzo dialettico di un "pinco" qualsiasi.
E' da ieri che stò incollato a wikipedia e tra sintassi, etica e psicologia clinica non ne esco più. Ho ordinato il libro di Claudio Marra: Fotografia e pittura del Novecento.
Un'anteprima:
"Rispetto alla pittura, il mezzo fotografico “pecca” di scarsa manualità e il mondo, per altro rappresentato su un supporto bidimensionale (come la pittura), risulta troppo reale...
...il senso del confronto tra l’arte fotografica ed un’altra forma espressiva non va strettamente ricercata nell’immagine riprodotta, quanto piuttosto nel tipo di approccio che il fotografo ha nei confronti del mondo rappresentato."
Secondo me la fotografia paga una ferita narcisistica nei confronti dell'arte. Penso ai vari movimenti che hanno caratterizzato il novecento, dal futurismo (la F. non può rappresentare i temi del dinamismo, del rumora ecc), alla Metafisica, al Surrealismo, al Dadaismo e a tutta l'aura di autoreferenzialità con la quale la fotografia, in se, in quanto riproduzione fedele della realtà, sarebbe in conflitto... salvo poi interpretare la massima dell'autore che ho in firma
...
In effetti la questione, nei termini in cui l'hai proposta, mi pareva presupponesse un'analisi già elaborata e organizzata, frutto di riflessione e documentazione. L'aneddoto del confronto con l'amico pittore trovo appropriato ma... la soluzione del problema credo richieda molto più di una riflessione e non credo si risolva nella semplice intuizione o nel guizzo dialettico di un "pinco" qualsiasi.
...
Ho ordinato il libro di Claudio Marra: Fotografia e pittura del Novecento.
...
In effetti la questione, nei termini in cui l'hai proposta, mi pareva presupponesse un'analisi già elaborata e organizzata, frutto di riflessione e documentazione. L'aneddoto del confronto con l'amico pittore trovo appropriato ma... la soluzione del problema credo richieda molto più di una riflessione e non credo si risolva nella semplice intuizione o nel guizzo dialettico di un "pinco" qualsiasi.
...
Ho ordinato il libro di Claudio Marra: Fotografia e pittura del Novecento.
ciao natale (natale?)
sono d'accordo con la ferita narcisistica, ma non completamente con l'affermazione che fai.
nel senso che, secondo me, non è completamente vero che la fotografia non può rappresentare il dinamismo: bastano tempi lunghi e un pò di tecnica, ed ecco la coda del bassottino, il treno, etc. certo, il risultato sarebbe ben diverso, ma questo è un altro discorso.
anche sulla riproduzione fedele della realtà non sono d'accordo. un amico fotoreporter mi ha insegnato a non credere mai in niente di quello che vedo rappresentato. a parte le sconfinate potenzialità di photoshop (su youtube, per dirne solo una, c'è un filmato di un'operazione di fotoritocco che trasforma una ragazza di 120 chili in una pinup ), le stesse foto naturalistiche che ci strabiliano sulle riviste, molto spesso sono fatte, con qualche accorgimento, in ambiente controllato!!!!!
quì sconfiniamo nel campo dell'etica del fine-che-giustifica-il-mezzo del risultato assicurato.
persino il miliziano morente è stato messo in discussione...
il tema che ho proposto l'ho buttato giù sulla scia emtiva, più che sulla soluzione ragionata. volevo realmente sapere se l'argomento veniva raccolto, o se non eisteva nemmeno in ... natura
per questo motivo ho apprezzato coloro i quali hanno raccolto tutte le parole in libertà ed hanno legato ad un chiodo il bandolo della matassa.
in ultimo: il libro che proponi sembra interessante. dimmi solo se è in chiave tecnico-scientifica spinta o se si fa leggere. tu mi sembri vicino all'ambiente filosofico....
io, da canto mio, leggo qualsiasi cosa, ma mi vorrei anche divertire e rilassare d'avanti ad un libro
un saluto
cristina