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Fotogiornalismo: fatti e misfatti
(Era "Robert Capa")...
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DEREGISTRATO
Messaggio: #26
Un pensiero rimasto "nella tastiera". Allora era diverso anche il modo di "raccontare", di fare cronaca - che fosse fotografata o scritta poco importa.

Credo che le pagine più belle che abbia mai letto sulla Guerra di Spagna siano state quelle di Hemingway. Non quelle romanzate e a mio avviso un po' stucchevoli de "La quinta colonna", ma le cronache che egli mandava negli Stati Uniti dal fronte. Hemingway, già allora ma soprattutto in seguito, quando assurse a grande notorietà fino ad ottenere il Nobel con "Il vecchio e il mare", era noto e anche parecchio criticato per il suo stile asciutto, stringato, in un periodo in cui si sprecavano (soprattutto a casa nostra) frasi auliche e periodi roboanti.

Beh, un articolo di Hemingway, "passato" oggi da un redattore della sezione esteri di un quotidiano di qualsiasi parte del mondo, verrebbe inesorabilmente sforbiciato e, magari, cestinato. Perchè di cronaca che n'era poca, pochissima: c'erano sensazioni, analisi, emozioni, magari anche un po' di quel simpatico atteggiamento guascone che lo accompagnò negli anni "selvaggi e liberi" della sua vita, prima che il male di vivere lo imprigionasse...

Perchè scrivo di Hemingway parlando di Capa? Perchè l'uno come l'altro incarnavano a mio avviso quello spirito libero, anticonformista e ribelle d'una generazione che non s'accontentava d'essere testimone passiva o vittima della storia. La storia si dipanava sotto i loro occhi, e in quella storia loro vivevano, soffrivano, condividevano. Tutti parlano della foto contestata del miliziano, pochi ricordano - ed è un peccato - gli scatti bellissimi, struggenti, di Robert Capa alla gente comune, non ai combattenti. A quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini alla disperata ricerca d'una qualche "normalità" in un contesto nel quale la norma era la tragedia. Non posso compiere un viaggio nel tempo, nello spazio, nell psiche per raccontarvi oggi, comodamente seduto davanti a un monitor, che cosa passava nella testa di Capa in quei giorni. Ma credo d'aver capito, vedendo le foto, leggendo le testimonianze di chi visse quei giorni, e avendo avuto anni fa la fortuna di intervistare un anziano reduce italiano che combattè in Spagna nelle brigate internazionali, quale tipo di tensione ideale si accompagnasse a quella, puramente psicologica, di chi visse quei giorni.

Non possiamo, Cristiano, valutare quanto accadde ottanta e più anni fa col metro di oggi. Tutto è cambiato: la tecnica, le persone, il modo di fare informazione, le guerre...Non si può valutare, non si può giudicare e non si può condannare.

Robert Capa, lo ricordo perchè non mi sembra finora d'averlo letto, ci lasciò il 25 maggio 1954 in Indocina (ora Viet Nam). Al seguito di un convoglio francese incaricato di evacuare due fortini nella zona del Fiume Rosso, rimase ucciso dall'esplosione di una mina antiuomo.

Ciriello, pochi anni da, rimase ucciso in Cisgiordania perchè il mitragliere di un tank israeliano (così la ricostruzione ufficiale delle autorità militari) disse d'aver scambiato il suo teleobiettivo per un'arma. Forse quel militare dal grilletto facile non aveva torto.

Gli obiettivi dei fotoreporter coraggiosi che fotografano la guerra sperando con tutto il cuore di diventare al più presto "disoccupati" sono un'arma terribile e micidiale puntata contro tutti quelli che dalla guerra traggono profitto, onori, gloria.
Quelle fotografie di Capa, TUTTE, sono ancora oggi un'arma miciciale puntate contro il nemico di tutti: la guerra.

Vorrei concludere, visto che ho molto parlato di Hemingway, con poche sue parole:
"Capa: è stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Le percentuali lo hanno raggiunto e questo è una sfortuna per chiunque ma specialmente per Capa. Era talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto".

Diego
Luca Moi
Messaggio: #27
Diego, daccordo con te su tutto guru.gif
Fabio Pianigiani
Messaggio: #28
QUOTE(Gabriele Lopez @ Mar 19 2005, 01:22 PM)
Questa fotografia fa e farà sempre discutere.

In fondo però è un peccato, perchè rischia di distogliere l'attenzione dall' "altro" Capa, quello che ha portato la sua etica così a fondo da lasciarci la propria vita.

L'aver raccontato la guerra, nel modo che ha scelto lui, pur sapendo che avrebbe potuto scegliere mille altri metodi comodi, mi fa sembrare davvero un inezia questa questione della sequenza, un semplice compromesso di quelli che facciamo tutti ogni giorno. Personalmente, in quella situazione io darei fuori di testa molto prima, altro che sequenze.
*



Aggiungo partendo da questo spunto, che qualche anno fa ebbi il piacere di visitare la mostra a Firenze.

Non sapevo dei retroscena .... delle scenografie... dei dubbi sulla autenticità balistica di quel colpo mortale del miliziano .....

Non le ho guardate da "fotografo" disincantato, ma da normale osservatore ..... da uomo qualunque.

Forse rappresentavo il "targhet" delle sue foto quando furono scattate.

Le immagini mi sono rimaste stampate in mente .... ed in mezzo a quelle foto si respirava quella tensione ... quella paura ... quall'angoscia..... quell'insicurezza.... quella desolazione che porta la guerra anche nel momento della vittoria e dell'alzata delle bandiere.

Se Capa, o chi per lui è riuscito a veicolare un messaggio con quella potenza ..... e con quello è riuscito a formare delle coscienze critiche nei confronti della guerra, mi sembra un risultato più che encomiabile.

Lo ritengo, da quel che ho letto, non proprio un sempliciotto da pensare che ricorrendo a delle contraffazioni del genere, non sarebbe stato scoperto.

Ma forse ha pensato bene che il raggiungimento del suo scopo valeva anche qualche "trucco".
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #29
Ache io Diego sono d'accordo con te. Sono contento di apprendere la diversità del fotogiornalismo dell'epoca e concordo nel non poter valutare col metro di oggi le foto di allora. Ma allora valutiamole col metro di allora storicizzandole nell'evento di allora. Io non ho interesse a demonizzare Capa, non è un mio modello di riferimento, lo trovo un personaggio della sua epoca. Se è vero che sono foto fatte all'epoca, con i mezzi dell'epoca e la mentalità, come la citata "breccia di porta Pia", dell'epoca è pur vero che anche il giudizio deve essere storicizzato, senza mitizzarlo, cosa che altresì mi sembra accada spesso con Capa. La mia critica quindi si riferiva a quanti, giornalisti etc trovano intoccabile Capa, a quanti denunciano complotti, inghippi e cospirazioni per demonizzare un personaggio. Assolutamente non voglio questo, vorrei che come si parla dei lati meravigliosi di Capa, si parli dei lati più oscuri o comunque più dubitativi del personaggio. Anche le foto del national di inzio secolo non sono quelle di oggi, proprio come contenuti, ma se uno afferma che in una determinata foto è mostrato una visione centrata sul modello europeo di vita considerato superiore, questo non deve necessariamente essere un attacco ad un national perfetto, o una macchinazione per demonizzare il national. Capa non è mai considerato un bravo fotografo del suo tempo, ma un pioniere, il padre del fotogiornalismo, oggi per radio addirittura un "testimone che racconta la tragica durezza della realtà". Cosa che a pare mio non era, anzi in quel caso non è stato. Poi sulla questione dell'etica del fotogiornalismo nata dalla considerazione della foto di Capa, è chairo che sostengo un modello totalmente diverso da Capa e dalla foto in questione, ma questo senza cattiveria verso Capa, ma è passato, il suo modo, quella foto oggi è a parer mio inaccettabile come foto di fotogiornalismo, è un esempio,al massimo, di cosa all'epoca veniva considerato fotogiornalismo, senza nulla togliere, ma anche senza nulla dare.
Una considerazione-domanda però :
Proprio in virtù del racconto fatto da Capa, se è vero (e ti credo bada bene) che all'epoca era considerata così la fotografia giornalistica, perchè Capa l'ha venduta in maniera totalmente differente? almeno da quello che ho letto.
Per quanto riguarda la fonte internet ì, io so che non è il massimo della verità per cui ho posto tutto, come ciò che è riportato, non come ciò che so, mi sembra però una fonte valida per identificare che esiste un dibattito in proposito. i tempi di redazione non lo consentono, mi dici... e allora che dire, c'è qualcosa nel nostro giornalismo che va rivisto alla radice.
La passione con cui sostengo una certa etica del fotogiornalismo deriva dal fatto che io ammiro quei fotoreporter (tutti) che fanno arrivare i miei occhi la dove non sono ancora arrivati e frose non arriveranno,così come apprezzo le tue foto quando mi portano a vedere qualcosa,e per questo io voglio vedere quello che è, perchè non ho altro modo per farlo e quindi mi affido alle persone come te, se anche da queste devo aspettarmi una costruzione...è triste.

QUOTE
sennò qualcuno potrebbe pensare che sto cercande di lucrare un invito a pranzo a casa Orlando

ma io mi auguro che tu lo voglia, nulla mi farebbe più piacere. Se volessi lucrarti il pranzo (dando per scontato che sia uan fortuna laugh.gif ) sarei feliccissimo.
Cris
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #30
E vai Cristiano, questi 3d some come quelle partite a carte che ti prendono al punto di non accorgerti che s'è fatta mattina! Bravo!

lo trovo un personaggio della sua epoca.

Come tutti noi. Capa incarnava l'essenza del fotogiornalismo dell'epoca, come del resto HCB e altri grandi "coevi". E anche fra le opere di questi "grandi" si trovano molte foto costruite, il che toglie ben poco (o nulla) al loro valore.


Proprio in virtù del racconto fatto da Capa, se è vero (e ti credo bada bene) che all'epoca era considerata così la fotografia giornalistica, perchè Capa l'ha venduta in maniera totalmente differente? almeno da quello che ho letto.

Perchè, ai fini del messaggio che intendeva trasmettere, non faceva differenza. Nè il pubblico di allora s'aspettava che lo facesse. La fotografia aveva allora legami molto stretti con la pittura, e in parte, a mio avviso - ma qui servirebbe il giudizio di Nico - dalla pittura mutuava anche l'esigenza di "compendiare" in un'immagine il senso complessivo dell'evento descritto. Il paragone che mi viene più immediato sono i quadri di Giovanni Fattori dedicati alle battaglie risorgimentali.

è passato, il suo modo, quella foto oggi è a parer mio inaccettabile come foto di fotogiornalismo, è un esempio,al massimo, di cosa all'epoca veniva considerato fotogiornalismo,

Può essere. Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore? Ti faccio un esempio citando non un fotografo che non apprezzo, ma uno dei miei miti: la celeberrima foto di Salgado nella quale si vedono i minatori in sciopero che affrontano i militari con le baionette inastate. E' credibile che non si tratti di una foto costruita con un'attenta regìa?

tempi di redazione non lo consentono, mi dici... e allora che dire, c'è qualcosa nel nostro giornalismo che va rivisto alla radice.

Sfondi una porta aperta...vorrei averti come presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana).

ma io mi auguro che tu lo voglia, nulla mi farebbe più piacere. Se volessi lucrarti il pranzo (dando per scontato che sia uan fortuna ) sarei feliccissimo

Attento, che potresti vedermi approdare famelico alla porta di casa...
Ciao
Diego
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #31
E anche fra le opere di questi "grandi" si trovano molte foto costruite, il che toglie ben poco (o nulla) al loro valore.
Dici?A me personalmente tolgono molto, soprattutto se sono fatte passare per lampi di genio e non per ottime capacità tecniche.

ai fini del messaggio che intendeva trasmettere, non faceva differenza...
e allora perchè l'ha presentata diversa. Se il pubblico non si aspettava una cosa diversa, perchè l'ha presentata così... ph34r.gif ...non sono pazzo, almeno non del tutto rolleyes.gif però non capisco, se io giro un documentario o faccio un film al computer e il messaggio è lo stesso, perchè spaccio un cartone animato per un documentario. Sarò di travertino, ma non lo capisco.


Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore?
beh almeno filosoficamente credo di sì, o comunque ha una filosofia diversa, chi crea un immagine accatastando finti cadaveri in posa 8ed è successo) viene visto dalle telecamere e schernito. Che poi c'è chi continua a creare, ti credo sulla parola.

vorrei averti come presidente della Fnsi

mi accontento di scrivere un articolo corredato dalle tue foto biggrin.gif poi qualche foto la farò anche io, ma le mie rimaranno ricordi.Per il momento invece non scrivo neanche sul giornale della parrocchia laugh.gif

Attento, che potresti vedermi approdare famelico alla porta di casa...
allora comincio a comprare il tappetino con scritto benvenuto, aprola data non si rimangia wink.gif

grazie.gif della bella discussione e del bel clima che crei.
Cris
_Nico_
Messaggio: #32
QUOTE(tembokidogo @ Mar 20 2005, 10:16 PM)
La fotografia aveva allora legami molto stretti con la pittura, e in parte, a mio avviso - ma qui servirebbe il giudizio di Nico - dalla pittura mutuava anche l'esigenza di "compendiare" in un'immagine il senso complessivo dell'evento descritto. Il paragone che mi viene più immediato sono i quadri di Giovanni Fattori dedicati alle battaglie risorgimentali.
Effettivamente il reportage nasce nel mondo della pittura, con David: giuramento della pallacorda, morte di Marat, (auto)incoronazione di Napoleone. Per la prima volta la cronaca viene consapevolmente elevata a momento storico e trattata come pittura di storia. Ma il riferimento forte per Capa era certamente Los fusilamientos di Goya, con Gericault un altro grande «pittogiornalista». Forse furono i Repubblicani stessi a suggerirglielo, ma non solo l'idea del braccio levato trova riscontro nel quadro quanto, soprattutto, l'evento.

Nel quadro di Goya gli Spagnoli vengono fucilati dalle truppe senza volto dei Francesi. E, se si pensa che le milizie di Franco erano robustamente appoggiate dai fascisti e soprattutto dai nazisti, ci si rende conto che l'immagine doveva evocare anzitutto, forse, i drammi della storia patria ed evocarli nel corso della guerra civile in atto.

La foto comunque è stata scatta nel '36, ed effettivamente bisognerebbe vedere foto e pitture dell'epoca per rendersi conto che forse, sin dall'inizio, essa fu studiata come opera di propaganda. Vera o no, doveva sollecitare gl'interventi nazionali e internazionali a favore del governo repubblicano. Lo stesso anno Picasso dipinge il famoso Guernica... Il quadro è molto celebre, e francamente anche quest'altro «simpatico furfante» smile.gif -per usare un termine di Claudio- ci ha campato parecchio. Era in declino da un bel po', e con Guernica si rilanciò...

Poniamo che la foto sia stata effettivamente 'costruita', con l'obiettivo di sollecitare aiuti per il governo repubblicano -il che è francamente molto probabile. V'immaginate che Capa, per seguire Cristiano laugh.gif dichiari: «figliuoli miei, abbiam fatto tutto una mattina, e il miliziano sta ancora bene e sta bevendo un bicchiere di vino con me, però arruolatevi lo stesso e, se siete membri d'una nazione democratica, premete affinché si aiuti la Spagna repubblicana».

Siamo certi che il messaggio avrebbe avuto lo stesso risultato? Credo che a ben pensare la definizione di Capa formulata da Henri Cartier Bresson -che ci rigiriamo da un po'- sia quanto mai azzeccata e probabilmente alluda proprio a questo episodio: l'«avventuriero con un'etica» ha costruito un manifesto di propaganda a favore dei Repubblicani.

Se guardiamo i documentari dell'epoca -italiani, tedeschi, inglesi, americani- ci rendiamo conto che la propaganda prevale sul giornalismo asciutto e 'anglosassone' a cui pensa Cristiano. E di molto.

È questo il punto, secondo me. Sia il giornalismo che il foto giornalismo non possono essere immuni dalla propaganda, e qualche volta ci affogano proprio. Soprattutto quando le vite di milioni di persone sono legate a un sì o un no.

Ma il fotogiornalismo rischia d'esser coinvolto ancor più pesantemente nella propaganda, per la semplice ragione che nella nostra cultura l'immagine fotografica è associata alla 'realtà'. E comunque l'immagine la consideriamo più veritiera della parola... Inevitabile che l'immagine venga costruita per convincere. Han cominciato a studiarci ai tempi della Controriforma, cinquecento anni fa, e gli studi hanno avuto successo per diversi secoli. Tuttora, direi, continuano a funzionare... rolleyes.gif

Comunque, nel libro 150 years of Photo Journalism (ed. Könemann, 39 €), la guerra civile spagnola, concentrata in poche pagine, è priva delle foto di Capa... Libro che vi consiglio vivamente. Per quella cifra avrete a casa quasi 900 pagine di fotografie d'estremo interesse.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #33
Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore?beh almeno filosoficamente credo di sì, o comunque ha una filosofia diversa, chi crea un immagine accatastando finti cadaveri in posa 8ed è successo) viene visto dalle telecamere e schernito. Che poi c'è chi continua a creare, ti credo sulla parola.

Beh, allora ti racconto che cosa succede praticamente ogni giorno, probabilmente più volte al giorno, in una qualsiasi città italiana, piccola o grande, da Vipiteno a Lampedusa.

Nella redazione cronaca di un giornale (piccolo o grande, non importa) il crinista di turno ha appena finito il "giro di cronaca", ossia la lunga sequela di telefonata a polizia, carabinieri, finanza, pronto soccorso, vigili del fuoco e via elencando. "Tutto tranquillo", è la risposta di tutti. Di lì a mezz'ora c'è, dall'altro capo della città, che so, la presentazione del nuovo terzino della squadra di calcio locale. Ci manda il fotografo. Cinque minuti dopo, quattro balordi fanno irruzione nell'ufficio postale del paese vicino, chiudono impiegati e clienti nella toilette e se ne vanno col bottino. Prima del prossimo "giro" di telefonate passeranno due ore, quindi il fotoreporter arriverà sul posto a cose fatte e concluse. Si troverà da fotografare una casa con un'insegna gialla. Che fare? Che cavolo di foto sarà?
Allora, se il fotoreporter e sveglio e ha un buon rapporto, telefona al comandante del "radiomobile": "Tenente, sono sul posto della rapina, ma non c'è un accidenti da fotografare. Avete mica una macchina nelle vicinanze? Le è possibile chiedere ai ragazzi se pososno passare magari di qui, parcheggiare davanti all'ufficio, stare un secondo davanti all'ingresso...Grazie tenente, arrivederci. Gentilissimo".

Non ho rivelato nessun segreto professionale, ragazzi: molte delle foto di cronaca che "consumate" ogni giorno nascono (e muoiono) così.

Ma questo succede nei giornali di provincia, direte...

Qualche mese fa Bill Allen, ormai ex direttore del National Geographic, utilizzò lo spazio solitamente editoriale per chiedere scusa ai lettori. Sul numero precedente aveva pubblicato un servizio nel quale si vedevano i membri di una tribù della Tanzania centrale cacciare - cosa proibitissima ma, spiegava l'articolo, richiesta dai complessi rituali della tribù - l'elefante coi metodi tradizionali, frecce e lance. Si scoprì poi che le zanne erano marchiate, essendo state concesse in uso al fotografo (che non aveva dichiarato ovviamente le sue intenzioni) dal Kenya wildlife service; che le immagini erano state scattate in Kenya e non in Tanzania;
che i guerrieri non erano di quella tribuù, e che le scene cruente della caccia risalivano a più di una decina di anni prima, scattate in Congo. Annotazione non di poco conto: in Congo si trova l'elefante di foresta, in Tanzania quello di savana. Le differenze morfologiche sono evidenti anche per un non specialista che appena conosca la fauna africana.

Sempre NGM: Nelle fote di fine servizio su un reportage in Cina l'autove vantava d'aver fatto tutto con M6 e 35 F/1.4 Summilux. Poi, scorrendo le pagine, si vedeva una famiglia in un cubicolo da due metri per due, presa dall'alto, con tutte e quattro le pareti visibili. Il 35 mm era diventato almeno 21...

Diego
filippogalluzzi
Messaggio: #34
Veramente un bel topic!
Me lo sto gustando!
_Nico_
Messaggio: #35
Vedo oggi il venerdì di Repubblica della scorsa settimana, e sembrerebbe che l'articolo della Bignardi che ci ha consentito di sviluppare questa discussione sia stato discusso anche in redazione. O forse è solo un caso, ma che strano caso.

L'articolo titola La bandiera che liberò Berlino? Era una tovaglia. L'articolo, di Michele Smargiassi, racconta come costruì alcune sue celebri foto Ananievich Khaldei, «il Bob Capa sovietico», lo definisce letteralmente... rolleyes.gif

Però c'è una differenza: Khaldei «non fece nulla per nascondere che la sua fotografia più celebre, una delle più potenti immagini-simbolo della seconda guera mondiale, era stata interamente costruita, posata, recitata».

Non subito, intendiamoci... «Quasi ottantenne, raggiunto da una troupe televisiva di Gorbaciov poco prima di morire, raccontò candidamente come ... fabbricò l'immagine che aveva in mente fin da quando aveva ammirato su un rotocalco la foto di un altro alzabandiera trionfale: quello dei marines americani a Iwo Jima...»

E qui viene fuori quanto dicevo a proposito della pittura di propaganda dell'epoca: «figlio del realismo socialista, notoriamente la forma d'arte più surreale e inventata che sia mai esistita, era abituato a comporre le sue fotografie con ritocchi e fotomontaggi, trasformandole in "visioni"».

Come fa? «...si precipita nella sede dell'agenzia Tass, per la quale lavora, e strappa alla sconcertata segretaria tre tovaglie rosse usate per le cerimonie. poi corre dallo zio sarto e lo obbliga in piena notte a cucirvi sopra tre falci-e-martello di cartone. Altro volo ed eccolo a Berlino, a cercare una location giusta. Prova su un'aquila di granto... Ritenta alla porta di brandeburgo, ma non c'è lo sfondo drammaticamente giusto... Finalmente avvista la cupola diroccata del Reichstag da cui suppone, giustamente, che si goda un terribile panorama sulla città in fiamme, e vi si precipita...»

Se v'interessa il seguito proseguo... laugh.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #36
Prosegui Nico, sapevo che anche quella foto era un tarocco...ma non ne conosco i retroscena.
Marco Negri
Messaggio: #37
QUOTE(_Nico_ @ Mar 21 2005, 06:16 PM)
Se v'interessa il seguito proseguo...  laugh.gif
*



Perchè no!

Un altro commento storico di grande interesse.

Grazie Nico... wink.gif
_Nico_
Messaggio: #38
Sì, si sapeva dei due orologi, uno dei quali venne cancellato. Ma sostanzialmente è come accusare Attila di eccesso di velocità... laugh.gif

Dunque il nostro Khaldei arriva al Reichstag con le sue tovaglie istoriate di falci di cartone... blink.gif

«Nell'atrio incontra tre soldati russi che bevono vodka. Li scrittura su due piedi. Li fa arrampicare sul tetto reso scivoloso dall'umidità e dal sangue dei cecchini uccisi. Scatta un intero rullino: una follia vista la scarsità di materiale fotografico di allora, ma sa quel che fa. Finalmente capisce di avere nel carniere la preda giusta: uno dei sldati in equilibrio precario sul pinnacolo, le statue che ne replicano la silhouette, la bandiera ben dispiegata su un panorama di macerie. Il cielo troppo bianco sarà corretto più tardi con l'aggiunta di colonne di fumo».

Ecco la questione degli orologi: «se ne accorge il redattore capo Palgunov: il soldato che sorregge il portabandiera ha un orologio su ciascun polso, almeno uno l'ha rubato a un morto. Comportamento poco eroico, ma rimediabile: Khaldei gli spennella di nero le braccia. Ed è fatta: l'icona del trionfo sovietico sul nazismo è nata».

Dunque il trionfo? Macché! «Mentre la sua fotografia viaggiava per il mondo esaltando l'eroismo sovietico, senza fruttargli un solo rublo, Khaldei ripiombava nell'oblio. Peggio: nel terrore staliniano». Perché? «...aveva un peccato originale: la sua nascita ebraica (era ebreo anche Rosenthal, quello dei marines a Iwo Jima; si conobbero a Parigi e si scambiarono le foto...)», così «nel 1948, col primo vergognoso rigurgito antisemita sovietico fu licenziato dalla Tass assieme a tutti reporter ebrei. Si guadagnò da vivere, lui degno collega delle Bourke-White, dei Cartier Bresson, collaborando a rivistine di propaganda, per le quali fotografava delegazioni in visita ai colchoz e balletti folcloristici».

Torna alla Pravda con Krusciov, ma lo licenziano nuovamente nel 1972, sempre per ragioni razziste, «e quando finalmente, con la Perestrojka, riottenne il diritto alla parola, le bendiere rosse non erano più di moda. Ma lui morì serenamente nel '97, preferendo ricordare una Storia più importante delle infamie che gli toccò sopportare. Dietro una fotografia falsa, a volte, c'è un uomo vero».

Fine dell'articolo, che mi sembra alludere anche al nostro Capa...
_Nico_
Messaggio: #39
Ecco la versione fumigante/fumigata:

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E quella 'originale':

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Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #40
Grazie Nico per queste preziose informazioni. A me danno da pensare... non dico cosa. biggrin.gif

Eitica...onestà intellettuale...tutto il modo è paese. Tutto va oltre lo scatto. Meglio una buona "ricostruzione" con un messaggio nobile che una nobile "foto" con un messaggio meno potente? hmmm.gif Ognuno apprezzerà ciò che crede sia meglio secondo lui.

_Nico_
Messaggio: #41
Ed ecco una brutta scansione dalla doppia pagina del Venerdì di Repubblica, per necessità ritagliata, col dettaglio dei due orologi, unico dettaglio non preventivato... smile.gif

user posted image
_Nico_
Messaggio: #42
QUOTE(__Claudio__ @ Mar 21 2005, 06:50 PM)
Meglio una buona "ricostruzione" con un messaggio nobile che una nobile "foto" con un messaggio meno potente?


Per me la risposta è scontata. Ma in fondo vediamo solo la quinta più esterna del macchinario della propaganda, che ha imperversato per un secolo in Europa, lasciandola in macerie...

D'altronde non è bastata la caduta del muro di Berlino, che ha moltiplicato semmai le muraglie, e noi Italiani continuiamo a esser vittime di quel che chiamo guelfo-ghibellinismo. E fossimo solo noi le vittime. Va be', mi fermo qui, o comincio a cassandreggiare (giuro che non è una parolaccia....).
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #43
E grazie anche per questa scansione. Scusami se ho risposto prima di questa.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #44
Già, Nico ha ragione, non c'è da stare allegri...
Contraffazioni e ricostruzioni propagandistiche continuano a proliferare anche oggi, con una aggravante: un tempo - non tanto tempo fa, diciamo un paio di decenni - un'informazione foto-giornalistica aveva una "vita" molto più lunga, l'impatto emotivo (parlo ovviamente di paesi ove non vigeva il pensiero unico) poteva essere mitigato, analizzato, contraddetto nello spazio di "esistenza" di quella immagine. Insomma, il sistema dell'informazione aveva in sè, potenzialmente, gli anticorpi per contrastare l'intossicazione. Ora un'immagine arriva al fruitore praticamente in tempo reale, e il giorno dopo è già archiviata, dimenticata, può essere con disinvoltura negata, contraddetta, "interpretata" da chi l'ha spacciata...e non parlo solo dell'informazione per immagini. A quei tempi, più che di falsificazione, si poteva parlare di enfatizzazione retorica: oggi l'obiettivo è portare a casa l'emozione "riscuotendone" la reazione in tempi brevissimi. Immagine sempre più al servizio della propaganda.
In questo contesto. mi piace ricordare un aneddoto narrato da Alberto Korda (l'autore della più famosa foto del "Che"), riguardante proprio Ernesto Guevara de la Serna. La scena si svolge negli studi della tv cubana: il "Che" viene intervistato da Jean Paul Sartre e da Simone de Beauvoir. La conversazione scorre via rilassata, Korda (che doveva ancora scattare l'immagine del Guerrillero eroico) afferra la sua Leica e comincia a scattare. Corre in camera oscura, sviluppa e stampa. Poi si presenta al Che con il mazzo di foto ancora umide. Il Che le guarda, annuisce. Poi alza lo sguardo e "fulmina" il giovane Korda. "Questa pellicola è un bene prezioso, ti è stato affidato per fare il tuo lavoro, non per sprecarla fotografando me".
Korda, per la verità, era tutt'altro che un "lecchino di regime". Sempre pronto a cogliere l'attimo, ci regalò immagini indimenticabili come quella famosissima del "Che" in basco e giacca a vento, o del campesino fra la folla dell'Avana arrampicato su un palo della luce, ma anche l'irresistibile e comica sequenza di un imbranatissimo Castro che, ospite in Urss, inforca gli sci e si produce in epici capitomboli.
Diego
Halberman
Messaggio: #45
Questo è un thread veramente eccezionale, da guardare e da leggere con tutta l'attenzione di cui uno è capace e con il sano gusto della curiosità fotografica, storica e di costume. Alcuni interventi, in particolare quelli di Nico e di Tembokidogo, sono degni, per quantità e qualità di informazioni, di comparire in una rivista qualificata di storia del foto-giornalismo (che non esiste da nessuna parte, almeno per quello che mi risulta).

Sfido qualunque altro forum di fotografia ad offrire ai suoi user qualcosa che possa soltanto avvicinarsi a questo tipo e a questo livello di discussione.

Vi ringrazio moltissimo.

Saluti
Alberto
toad
Messaggio: #46
QUOTE
Halberman Inviato il Ieri, 10:30 PM
  Questo è un thread veramente eccezionale, da guardare e da leggere con tutta l'attenzione di cui uno è capace e con il sano gusto della curiosità fotografica, storica e di costume. Alcuni interventi, in particolare quelli di Nico e di Tembokidogo, sono degni, per quantità e qualità di informazioni, di comparire in una rivista qualificata di storia del foto-giornalismo 


Condivido. Si parla di fotografia! E in sesnso ampio.
Se troverò il tempo interverrò nuovamente.
Intanto, grazie.gif a tutti. Se ce ne fosse stato bisogno, un motivo in più di soddisfazione per me per essermi iscritto al forum (il primo e finora l'unico)

Un saluto

Toad
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #47
Complimenti a tutti, gran bel 3D... che lascia il velo di mistero su quello che è senza dubbio il più grande reporter di guerra della storia della fotografia.

Capa è e rimarra un mito anche per questo... per quel che mi riguarda è più imporatnte il messaggio di come questo messaggio è stato generato.

Finzione o no, molte foto di guerra, la maggioranza delle quali proprio di Capa, hanno sensibilizzato l'opinione pubblica in modo massiccio, e se creare la foto era il mezzo per ottenere un certo effetto, ben venga.

Mi godo le immagini di Salgado ben sapendo che molte di esse sono frutto di costruzione bilanciata e soppesata piuttosto che istantanee, sono toccato dalle sue foto come da quelle di Robert Capa... quel miliziano impersona la tragicità della guerra e della morte... lui ha saputo comunicare questo... come l'abbia fatto fa parte della sua bravura di fotografo!
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #48
QUOTE(matteoganora @ Mar 22 2005, 10:05 AM)
Complimenti a tutti, gran bel 3D... che lascia il velo di mistero su quello che è senza dubbio il più grande reporter di guerra della storia della fotografia.

Capa è e rimarra un mito anche per questo... per quel che mi riguarda è più imporatnte il messaggio di come questo messaggio è stato generato.

Finzione o no, molte foto di guerra, la maggioranza delle quali proprio di Capa, hanno sensibilizzato l'opinione pubblica in modo massiccio, e se creare la foto era il mezzo per ottenere un certo effetto, ben venga.

Mi godo le immagini di Salgado ben sapendo che molte di esse sono frutto di costruzione bilanciata e soppesata piuttosto che istantanee, sono toccato dalle sue foto come da quelle di Robert Capa... quel miliziano impersona la tragicità della guerra e della morte... lui ha saputo comunicare questo... come l'abbia fatto fa parte della sua bravura di fotografo!
*



Infatti: l'"immortalità" di questa e di altre immagini penso sia la testimonianza del valore intrinseco dell'opera di Capa. Di "taroccamenti" la storia di qualsiasi strumento di comunicazione e/o di espressione artistica è piena, ma a sopravvivere nel tempo è solo ciò che vale.
X Matteo: chissà che cosa sarebbe riuscito a combinare con una Dslr... wink.gif
Diegfo
nuvolarossa
Messaggio: #49
Questo è "nikon life"!
Thread come questo che stiamo leggendo fanno Cultura fotografica e sottolineano l'importanza di questo settore del Forum. Era da tempo che non si leggevano post di tale spessore, per questo ringrazio Nico, Diego, Claudio e tutti quelli che sono intervenuti e interverranno in questa discussione.

Secondo me la fotografia deve comunicare, non importa come viene realizzata, però non deve neanche alterare la verità. Berlino l'hanno liberata i sovietici, e questa foto testimonia tutta la drammaticità di quell'evento, comunica quello che è avvenuto, così come la foto di Ivo Jima dove a sventolare è la bandiera americana. Sarebbe stato gravissimo se la bandiera a stelle e striscie l'avessero fatta sventolare sopra a una Berlino liberata.
Ben altro effetto mi ha fatto infatti il film "la vita è bella", dove con eccesso di ruffianeria in odore di oscar, il buon Benigni ha mostrato l'esercito americano che "libera" un lager che somiglia in tutto e per tutto ad Auschwitz o a uno dei vari campi esistenti in Polonia o in Austria, dove per verità storica e di cronaca gli americani non sono mai arrivati hmmm.gif ...
Un conto è fare un "intervento" che non modifica la realtà ma serve solo a rafforzare il messaggio (certo bisognerebbe dirlo per onestà), un altro è stravolgere la verità.... Ed oggi, in era digitale, tutto è possibile!
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #50
QUOTE(nuvolarossa @ Mar 22 2005, 11:25 AM)

(certo bisognerebbe dirlo per onestà), ....
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Era l'unica cosa che avevamo sommessamente chiesto smile.gif
 
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