Il Cuoco siciliano era uno dei personaggi della commedia nell’antica Roma: quando i Galli si nutrivano di carne cruda ed erbe selvatiche, siculus coquus et sicula mensa venivano considerati sinonimi di grande raffinatezza nell’intero Mediterraneo.
Oggi gli stranieri cercano di penetrare tutti i segreti della cucina isolana, ma solitamente, avendo ricevuto un diverso imprinting nell’infanzia, non riescono a cogliere tutte le sfumature di sapori cui i siciliani sono fortemente attaccati, facendo sdegnose orecchie da mercante ad ogni eventuale voce critica proveniente dalla scienza medica. Per fortuna, accanto ai fritti, c’è l’abbondanza della frutta e della verdura a salvarli da un sicuro tracollo fisico.
Luoghi deputati per una visita guidata alla storia della Sicilia attraverso il cibo sono i mercati, dove tutti i sensi sono stimolati in una lussuria di colori e odori. Al di là dei due antichi fiumi del Kemonia e del Papireto, fin dall’epoca araba la città di Palermo fu interessata da un’espansione extra moenia che oggi occupa le aree dei due quartieri rispettivamente dell’Albergheria e del Capo. In entrambe le zone si svilupparono già allora dei mercati, seguendo la vocazione commerciale che la città ha sempre avuto fin dal tempo della sua fondazione come emporion fenicio.
Oltre il Kemonia, l’Albergheria, uno dei cinque quartieri normanni, si chiama cosi perchè vi vennero trasferiti da Federico II gli abitanti ribelli di Centorbe e Capizzi (Albergaria Centurbi et Capicii); secondo altre fonti potrebbe invece significare “terra a mezzogiomo”, da Albahar o Albergaira.
Cuore pulsante dell’Albergheria è oggi il mercato di Ballarò, che viene cosi chiamato da Bahlara, villaggio presso Monreale da dove provenivano i mercanti che lo frequentavano.
Infatti e il mercato di Ballarò, che con questo reportage, voglio fare conoscere a chi non ha mai avuto l'opportunità di vedere.
Una passeggiata fra le bancarelle di questi mercati può essere anche l’occasione per un’esplorazione nel passato dell’Isola, non quello dei grandi uomini e delle famose battaglie, ma quello degli uomini della strada che, esattamente come noi, dovevano nutrirsi ogni giorno e avevano le loro predilezioni e le loro debolezze. Con un uso di origine araba, la strada è letteralmente invasa da cassette di legno: contengono la merce che viene continuamente abbanniata.
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E’ noto come le abbanniate, sia per la loro articolata proposta, che va dalla semplice iterazione del prezzo della merce, ad un repertorio basato su figure retoriche quali comparazioni, perifrasi, metafore, iperboli ed altro; sia per il loro essere espressioni ironiche ed allusive, talvolta anche a carattere erotico, siano state, da sempre, considerate vero e proprio documento di folclore orale ed oggetto di studio, fin dai tempi di Giuseppe Pitré. Allora ascoltarle significa, davvero, entrare nel vivo di una cultura: e se la cadenza iterata e lamentosa della “marca” richiama echi di nenie islamiche, la gente ode e comprende, anche se non sempre vi pone attenzione.
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Illuminato anche in pieno giorno da grandi lampade, per farne risaltare la vantata freschezza, il pesce costituisce un grande polo di attrazione del mercato. I siciliani ne sanno potenziare il sapore con il semplice salmoriglio.
Al mercato c’è una vasta scelta: si va dal re dei pesci, il pescespada, troneggiante sui tavoli di marmo e incoronato dalla sua arma ormai inutile, all’umile sarda, il pesce dei poveri, come è provato dal detto liccarisi a sarda che si riferisce a chi ha ristrettezze nello spendere
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Un po’ discosto, quasi sottobanco, si vendono le acciughe sotto sale: la passione siciliana per questo gusto è forse una reliquia del grande successo riscosso in tutto il Mediterraneo, nei tempi antichi, dal garum, la prelibata salsa che sia i Fenici che i Romani ottenevano facendo fermentare al sole il pesce in grandi vasche.
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La società contadina fino a tempi molto recenti ha invece privilegiato la carne come status symbol: il detto “tutto fumo e niente arrosto” voleva appunto ridicolizzare chi vuol far credere di potersela permettere. Al mercato come in tutte le carnezzerie (parola dialettale derivante dallo spagnolo), grossi quarti di carne sono appesi all’esterno delle botteghe: questa consuetudine, che tanto stupisce i visitatori stranieri, è teoricamente illegale anche se largamente tollerata, e origina dalla macellazione rituale prescritta nelle religioni semitiche per fare scolare tutto il sangue dell’animale.
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Davanti a un’osteria di Ballarò, sono incuriosito da un grande cesto coperto da uno straccio a fiori. Gli irriducibili aficionados del cibo di strada sanno che tiene in caldo i grassi di maiale, la cosiddetta frittola, che, insieme al musso e calcagnoli ed alla quarume, solo gli iniziati possono apprezzane.
14 Frittola
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15 Musso e Calcagnoli
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16 Quarume
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Spingendo i premi su carrelli, si aggira nel mercato il venditore della riffa, sorta di lotteria organizzata fra gli abitanti del quartiere.
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Beh che dire, anche questo signore si aggira fra le bancarelle di Ballarò…
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Grazie a tutti...
Giovanni
Oggi gli stranieri cercano di penetrare tutti i segreti della cucina isolana, ma solitamente, avendo ricevuto un diverso imprinting nell’infanzia, non riescono a cogliere tutte le sfumature di sapori cui i siciliani sono fortemente attaccati, facendo sdegnose orecchie da mercante ad ogni eventuale voce critica proveniente dalla scienza medica. Per fortuna, accanto ai fritti, c’è l’abbondanza della frutta e della verdura a salvarli da un sicuro tracollo fisico.
Luoghi deputati per una visita guidata alla storia della Sicilia attraverso il cibo sono i mercati, dove tutti i sensi sono stimolati in una lussuria di colori e odori. Al di là dei due antichi fiumi del Kemonia e del Papireto, fin dall’epoca araba la città di Palermo fu interessata da un’espansione extra moenia che oggi occupa le aree dei due quartieri rispettivamente dell’Albergheria e del Capo. In entrambe le zone si svilupparono già allora dei mercati, seguendo la vocazione commerciale che la città ha sempre avuto fin dal tempo della sua fondazione come emporion fenicio.
Oltre il Kemonia, l’Albergheria, uno dei cinque quartieri normanni, si chiama cosi perchè vi vennero trasferiti da Federico II gli abitanti ribelli di Centorbe e Capizzi (Albergaria Centurbi et Capicii); secondo altre fonti potrebbe invece significare “terra a mezzogiomo”, da Albahar o Albergaira.
Cuore pulsante dell’Albergheria è oggi il mercato di Ballarò, che viene cosi chiamato da Bahlara, villaggio presso Monreale da dove provenivano i mercanti che lo frequentavano.
Infatti e il mercato di Ballarò, che con questo reportage, voglio fare conoscere a chi non ha mai avuto l'opportunità di vedere.
Una passeggiata fra le bancarelle di questi mercati può essere anche l’occasione per un’esplorazione nel passato dell’Isola, non quello dei grandi uomini e delle famose battaglie, ma quello degli uomini della strada che, esattamente come noi, dovevano nutrirsi ogni giorno e avevano le loro predilezioni e le loro debolezze. Con un uso di origine araba, la strada è letteralmente invasa da cassette di legno: contengono la merce che viene continuamente abbanniata.
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E’ noto come le abbanniate, sia per la loro articolata proposta, che va dalla semplice iterazione del prezzo della merce, ad un repertorio basato su figure retoriche quali comparazioni, perifrasi, metafore, iperboli ed altro; sia per il loro essere espressioni ironiche ed allusive, talvolta anche a carattere erotico, siano state, da sempre, considerate vero e proprio documento di folclore orale ed oggetto di studio, fin dai tempi di Giuseppe Pitré. Allora ascoltarle significa, davvero, entrare nel vivo di una cultura: e se la cadenza iterata e lamentosa della “marca” richiama echi di nenie islamiche, la gente ode e comprende, anche se non sempre vi pone attenzione.
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Illuminato anche in pieno giorno da grandi lampade, per farne risaltare la vantata freschezza, il pesce costituisce un grande polo di attrazione del mercato. I siciliani ne sanno potenziare il sapore con il semplice salmoriglio.
Al mercato c’è una vasta scelta: si va dal re dei pesci, il pescespada, troneggiante sui tavoli di marmo e incoronato dalla sua arma ormai inutile, all’umile sarda, il pesce dei poveri, come è provato dal detto liccarisi a sarda che si riferisce a chi ha ristrettezze nello spendere
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Un po’ discosto, quasi sottobanco, si vendono le acciughe sotto sale: la passione siciliana per questo gusto è forse una reliquia del grande successo riscosso in tutto il Mediterraneo, nei tempi antichi, dal garum, la prelibata salsa che sia i Fenici che i Romani ottenevano facendo fermentare al sole il pesce in grandi vasche.
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La società contadina fino a tempi molto recenti ha invece privilegiato la carne come status symbol: il detto “tutto fumo e niente arrosto” voleva appunto ridicolizzare chi vuol far credere di potersela permettere. Al mercato come in tutte le carnezzerie (parola dialettale derivante dallo spagnolo), grossi quarti di carne sono appesi all’esterno delle botteghe: questa consuetudine, che tanto stupisce i visitatori stranieri, è teoricamente illegale anche se largamente tollerata, e origina dalla macellazione rituale prescritta nelle religioni semitiche per fare scolare tutto il sangue dell’animale.
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Davanti a un’osteria di Ballarò, sono incuriosito da un grande cesto coperto da uno straccio a fiori. Gli irriducibili aficionados del cibo di strada sanno che tiene in caldo i grassi di maiale, la cosiddetta frittola, che, insieme al musso e calcagnoli ed alla quarume, solo gli iniziati possono apprezzane.
14 Frittola
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Beh che dire, anche questo signore si aggira fra le bancarelle di Ballarò…
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Grazie a tutti...
Giovanni
molto bello giovanni......un ottimo reportage....coinvolgente........e nonostante la quantita di scatti nulla di ripetitivo......padronaza tecnica e ottima PP
ti faccio i mie complimenti
Riccardo
ti faccio i mie complimenti
Riccardo
Storia, cultura e tradizioni che speriamo mai passino in barba hai più moderni centri commerciali.
Un vero viaggio in puro stile giornalistico nei meandri più intimi e coinvolgenti della nostra città.
Sento il profumo di quelle mercanzie.
Un grande reportage
Rino
Un vero viaggio in puro stile giornalistico nei meandri più intimi e coinvolgenti della nostra città.
Sento il profumo di quelle mercanzie.
Un grande reportage
Rino
O T T I M O !!!!
M.
M.
bravo Giovanni!!
Bianca
Buongiorno, Giovanni, e grazie per avere fermato nel tempo, con maestria, piccoli-grandi momenti di vita quotidiana a Palermo.
Spero di trovare presto sul Forum altri tuoi reportage sulla nostra Città e, nell'attesa, mi associo ai complimenti che già ti sono stati rivolti.
Buona Nikon a te.
Vincenzo
Spero di trovare presto sul Forum altri tuoi reportage sulla nostra Città e, nell'attesa, mi associo ai complimenti che già ti sono stati rivolti.
Buona Nikon a te.
Vincenzo
Questo poteva tranquillamente essere un articolo di NatGeo come testo e foto...
In particolare la precisione della descrizione e la profondità dell'apprendimento (al parallelo tra le acciughe sotto sale e il garum mi stavo commovendo ) lo rendono un viaggio storico nella Sicilia.
complimenti ancora come foto e soprattutto come completezza di progetto
In particolare la precisione della descrizione e la profondità dell'apprendimento (al parallelo tra le acciughe sotto sale e il garum mi stavo commovendo ) lo rendono un viaggio storico nella Sicilia.
complimenti ancora come foto e soprattutto come completezza di progetto
Bellisimo reportage
i miei complimenti
ciao
Francesco
i miei complimenti
ciao
Francesco
Ciao, io sono siciliano ed ho vissuto a Palermo per 6 anni, mi hai fatto rivivere certi momenti di quella bellissima citta. Ha utilizzato il 17-35 2.8 per quella serie di scatti? l'ho dedotto dagli exif.
Complimenti
Ciao
Fabio
Complimenti
Ciao
Fabio
Grazie di cuore a tutti ragazzi...
Un caro saluto, Giovanni
Un caro saluto, Giovanni
Bel Reportage, Giovanni,
Una intro e delle descrizioni indispensabili per far capire a chi, come me, ne sa pochino, anche di queste cose di costume alimentare e non solo.
E poi le foto, descrittive ma piene di vita.
Bravo, bravo davvero. Non è facile organizzare un reportage.
Paolo
Messaggio modificato da Negativodigitale il Nov 8 2011, 12:13 AM
Una intro e delle descrizioni indispensabili per far capire a chi, come me, ne sa pochino, anche di queste cose di costume alimentare e non solo.
E poi le foto, descrittive ma piene di vita.
Bravo, bravo davvero. Non è facile organizzare un reportage.
Paolo
Messaggio modificato da Negativodigitale il Nov 8 2011, 12:13 AM
Condivido il pensiero degli amici...un reportage fresco che ben racconta una tradizione che ormai in molte città è sparita...come dice bene Rino...si sente il profumo di quelle mercanzie.
Ciao Albè
Ciao Albè
Veramente un bellissimo reportage!!vivo e descrittivo
reportage che aiuta anche noi palermitani!!
Ciao
Roberto
reportage che aiuta anche noi palermitani!!
Ciao
Roberto
grazie Paolo, grazie Albè, grazie Roberto... sono contento che il reportage sia piaciuto anche a voi...
ancora a tutti.
Giovanni
ancora a tutti.
Giovanni
complimenti foto nitidissime che rappresentano quello scorcio di palermo che non tutti conoscono
bravo
ciao
Peppe
bravo
ciao
Peppe
si si concordo ottimo lavoro. mi è piaciuto molto!
Aldo
Aldo
non mi dire che lavori per l'Ente Turismo Siciliano!
Scherzi a parte, complimenti per l'ottimo reportage che, si fà apprezzare non solo per gli ottimi scatti, ma anche per l'esaustiva introduzione e la documentazione che accompagna le foto.
ciao
Scherzi a parte, complimenti per l'ottimo reportage che, si fà apprezzare non solo per gli ottimi scatti, ma anche per l'esaustiva introduzione e la documentazione che accompagna le foto.
ciao