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Il Fotografo
Fino a che punto può spingersi??
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Federix
Messaggio: #1
Non so se è la sezione giusta, ma, leggendo il post "P. San Pietro" mi è ritornato in mente un interrogativo a cui non riesco a darmi una spiegazione e cioè, fino a che punto il fotografo può e deve, e può, spingersi al fine di documentare l'evento?
In questi giorni ci sarebbero un sacco di cose da fotografare, veglie, preghiere, chiese, rosari, cose che dal punto di vista della fotografia, possono essere delle atmosfere speciali e irreali tutte cose un pò particolari.
Sabato sera ero ad una veglia nella cattedrale ed ho lasciato a casa la macchina fotografica per paura di rovinare l'attimo di preghiera e raccoglimento all'interno della cattedrale e, con stupore, ho trovato due fotografi all'interno della cattedrale che riprendevano l'evento.
Mercoledì abbiamo un'altra veglia a livello provinciale, quindi sarà un grande evento da documentare, ma ancora non indeciso se portare o meno la mia macchina.
Forse sono io, da credente e fedele, che non voglio rovinare questi momenti agli altri, ma come si può lavorare in queste rare occasioni, mantenedo l'atmosfera e arrecando disturbo il meno possibile agli altri??
La fotografia di chiesa è quella che mi preoccupa più di tutti in quanto credo che sia la più difficile da realizzare in ambito di spazi, di disturbo e di giudizio da parte del pubblico.

Qualcuno di voi ha avuto esperienze del genere e saprebbe spiegarmi un pò fino a che punto un fotografo può, e deve spingersi, al fine di documentare???
elwood67
Messaggio: #2
Ciao, condivido in pieno i tuoi dubbi (che ho già espresso nel bel 3d di Marco "mmfr"); io non essendo praticante (quindi IN TEORIA più "distaccato") sono andato venerdì sera nella basilica di S.Giovanni in Laterano portando con me la D70: alla fine ho scattato veramente pochissime foto e quasi nessuna a persone raccolte in preghiera o nel dolore.

Secondo me potresti portare la tua fotocamera e poi... beh agire secondo le tue sensazioni del momento; è più dignitoso tornare a casa senza foto (o farne solo per tuo ricordo personale) piuttosto che cercare lo "scoop" a qualsiasi costo.

Oppure puoi semplicemente fare come ha fatto Marco e fare delle foto nelle quali è riuscito a documentare un momento così straordinario e importantea "in punta di piedi".

Stefano
ciro207
Messaggio: #3
Secondo me il ruolo del fotografo è quello di documentare un evento, catturare una emozione, fermare su carta o digitale un fotogramma particolare che possa essere da stimolo per coloro che li guardano.
E' vero questo è un momento di dolore per molti, molti soffrono e molti pregano: mi sembra giusto quindi cercare, nella maniera più delicata possibile, di catturare questi istanti. Perchè quando li vedremo più avanti le emozioni siano ancora le stesse.
Scusate ma se adesso stiamo provando dispiacere, perchè più avanti nel rivedere lo scatto non dovremmo provare le stesse cose.

Valgono poi le regole civili, per cui non puoi fare un primo piano con il 12-24 ne sparare con Sb800. Restando fuori dalla scena, secondo me il fotografo può e deve spingersi.

PS: discorso a parte va fatto per quegli avvoltoi che pur di pubblicare uno scatto sul giornale ed intascare le centinaia di euro farebbero qualunque cosa.

Daniele
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #4
Puoi spingerti fin dove ti senti di farlo. Non ci sono e non potrebbero esserci delle regole valide per tutti perchè ognuno "sente" l'avvenimento in modo differente e talvolta opposto.
Io ho sempre con me la macchina fotografica e quando dico sempre vuol dire proprio sempre ma ci sono state volte in cui non ho sentito di doverla usare.
Mi sono trovato in fila per rendere omaggio ai caduti di Nassirya, le occasioni per fare foto ce n'erano davvero molte ma sinceramente non me la sono sentita e la macchina è rimasta lì dov'era. Ti dirò di più, nei pressi dell'interminabile fila, c'era un costante andirivieni di fotografi, professionisti e non, che sparacchiavano in faccia alle persone le loro flashate e più le persone erano commosse, più l'accanimento era insopportabile, ma questi sentimenti erano i miei sentimenti e non mi sento davvero di giudicare gli altri.
Venerdì sera, quando si sparse la voce di un aggravamento del Santo Padre, io e mia moglie ci siamo recati in P.za San Pietro per partecipare alla veglia. In quel caso, e forse per la prima volta, la macchina non l'ho proprio portata. Perchè? Perchè quello che mi stava capitando era in quel momento così grande e sentito che non ho avuto il minimo dubbio se portarla o no ed è rimasta a casa. Ieri invece, la macchina era con me eppure la tragedia si era compiuta, ma forse proprio per questo, in questo caso, ho pensato che una giornata così importante per la mia vita, come quella di altri, dovevo farla mia anche attraverso delle immagini. Sembrerebbe una contraddizione e forse lo è ma è quello che "sentivo" in quei momenti e mi sono comportato di conseguenza.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #5
Consiglio a tutti un buon libro sull'argomento:
"Obiettivo Ambiguo" di Scianna... che oltre a essere un gran fotografo è anche un discreto scrittore. Pollice.gif
Il grande Gabriele Lopez me lo consigliò tempo fa, e imparai più da quel libro sulla fotografia che da un manuale di tecnica.

Ci sono un paio di capitoli sull'"etica del fotografo", con riferimenti ai grandi della fotografia e a situazioni difficili in cui si sono trovati, sospesi tra scattare una grande immagine e il rispetto verso la scena...

Io sono per il "sempre e comunque", a livello professionale, un reporter va a fotografare per documentare, e più reale e forte è il documento che porta a conoscenza, più valore storico e morale avrà il suo compito.
Il discorso di un amatore è diverso, non ha il "dovere di stampa" (molti lo considerano un diritto, ma se lo vedessero come un dovere farebbero meglio il proprio lavoro), e può scegliere secondo la sua personale sensibilità.
marcofranceschini
Messaggio: #6
saluti a tutti
non credo ci sia un limite verso il quale non è opportuno che un fotografo debba spingersi, l'importante è che poi sia disposto a pagare tutte le conseguenze del suo operato.
Mi viene in mente Kelvin Carter ,suicida per la depressione ho letto da qualche parte, autore di un' immagine pazzesca che ritraeva un bambino sudanese morente con un avvoltoio alle spalle pronto a fare di lui uno scarso pasto...con quella foto ha vinto il Pulitzer.
Se Kevin potesse solo immaginare l'impatto emotivo che quella foto ancora oggi suscita e che magari anche grazie a quella immagine , proiettata in uno stupido festival delal canzone italiana tanti piccoli bambini possono avere una speranza ed essere salvati dalla fame e dalla sete , credo andrebbe fiero di aver premuto il pulsante della sua reflex ed invece ,forse , non ha resistito all'angoscia di aver voltato le spalle al piccolo morente ed di aver portato a casa l'immagine della vita...o della fine della sua vita.
Non credo ci sia un limite, ma almeno bisogna essere consapevoli di cosa si fa e del perchè si fa una fotografia....

Marco
MMFR
Francesco T
Messaggio: #7
Le fotografie producono a mio avviso essenzialmente due effetti: informano e ci emozionano. Non sempre l’informazione prodotta dalle immagini rappresenta un valore aggiuntivo rispetto all’informazione veicolata dai testi scritti; spesso le fotografie offrono uno sguardo che tende a semplificare la realtà, a ridurla in una serie di stereotipi di facile comprensione. E’ tuttavia una caratteristica peculiare dell’allegoria, rappresentare la realtà utilizzando categorie elementari, valide per tutti, che si basano su semplici opposizioni. Del resto, di fronte ad un evento tragico, l’uomo ricerca queste modalità e trova in esse conforto.
Le fotografie, infatti, attivano la capacità immaginativa dell’uomo che lo induce a muoversi più sul piano del sentimento e delle intuizioni, che sul piano della ragione.
Quindi in linea generale, io sostengo chi dice che non ci sono limiti.
A questo punto però, è lecito chiedersi: cosa differenzia una buona foto da una pessima (relativamente a questo contesto)?
A mio avviso una sola risposta: la cultura dell'immagine del fotografo. O se si vuole, più semplicemente la cultura del fotografo.

Saluti


sergiobutta
Messaggio: #8
Sono perfettamente convinto anch'io che solo la tua coscienza dovrà suggerirti se e quando premere il pulsante di scatto. La macchina la porterei sempre anch'io, come dice Claudio, e sono sicuro che riprendere e tramandare momenti eccezionali sia doveroso per chi lo può fare. E' una testimonianza che servirà a se ed agli altri. Nella fattispecie un ulteriore omaggio reso a chi tanto ha dato e che oggi viene ripagato con attestati di amore mai visti in precedenza. Lo suggerisco io, che non sono un cattolico praticante.
angeletto
Messaggio: #9
Un saluto a tutti.
Anche io penso che dipenda solo dalla propria sensibilità.
Sabato ero a Piazza san Pietro e non mi sono sentito di portare la reflex con me, perchè mi sembrava una mancanza di rispetto. E da fotografare c'era sicuramente parecchio...
Giuseppe78
Messaggio: #10
Non è nel mio carattere formulare giudizi che si abbattono sulle persone come l'accetta del boia ma questa proprio mi scappa...

Conosco la foto e secondo me è stata scattata da un alieno, non da un uomo.
Quell'immagine è l'esempio agghiacciante del superamento del lecito, sta lì non tanto a testimoniare la sofferenza di un bambino e di un mondo quanto e indicare l'assenza di umanità e di dignità di chi la scattata...
E' forse servita a documentare o ha solo inchiodato a se stessa la coscienza di chi l'ha scattata? E' forse servita a creare un movimento, una pulsione mirata a migliorare quella condizione umana, o è solo servita, suo malgrado, ad aumentare di un sopramobile o di una targa commemorativa la casa del fotografo?

Il disgusto che ho provato per quella foto l'ho provato non molto tempo fa quando ho assistito, come penso tutti voi, alle immagini del maremoto in Asia. Non era il caso di usare la mano che teneva la telecamera per aiutare qualcuno?

Non ne faccio un problema di coscienza, che è comunque suscettibile di discussione e di interpretazione personale; esiste cioè, o mi auguro che esista, una barriera di umanità, di non annullamento della persona umana, che dovrebbe essere valida e invalicabile per tutti gli uomini di tutte le latitudini e tempi.
Per ogni categoria di "mestieri" esiste o spero esista un codice, scritto o non, deontologico.
Non ci riempiamo la bocca di violazione di privacy, di diritto alla riservatezza: quella foto è uno stupro all'Uomo.

Scusate la "sfuriata".

Saluti e Buone foto








Giuseppe78
Messaggio: #11
QUOTE
Non ci riempiamo la bocca di violazione di privacy


Scusate l'errore di battitura: NOI ci riempiamo la bocca ecc...ecc....
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #12
QUOTE(Giuseppe78 @ Apr 4 2005, 10:09 PM)

Il disgusto che ho provato per quella foto l'ho provato non molto tempo fa quando ho assistito, come penso tutti voi, alle immagini del maremoto in Asia. Non era il caso di usare la mano che teneva la telecamera per aiutare qualcuno?

*



Ciao Giuseppe, prendo questa tua frase per fare una riflessione. Concordo con te, in determinate circostanze l'aiuto immediato alla Persona viene o dovrebbe venire "prima" di ogni altra cosa. Questo però non può e non deve/dovrebbe impedire "anche" la testimonianza attraverso filmati/foto di quello cui si sta assistendo. Pensa ad esempio se non avessimo visto attraverso filmati o reportage, quello che proprio in Asia è accaduto. L'impatto sulle persone sarebbe stato inferiore e di molto, oltre al fatto non trascurabile che di quella situazione si sarebbe ben presto, purtroppo, persa la memoria.
Quindi c'è un momento per l'aiuto e un momento per la testimonianza.

Caso a parte, in tutta la situazione, sono secondo me i professionisti dell'immagine comunque presa. A loro io chiedo di farmi vedere in tempo reale quel che accade e il loro compito è proprio quello di portarmi "dentro" il fatto nel minor tempo possibile. Ho visto filmati di fotogiornalisti che riprendevano scene apocalittiche e che, mentre scattavano, piangevano fiumi di lacrime per quel che stavano vedendo ma che continuavano il loro lavoro coscienti dell'importanza della loro testimonianza in quel momento.
Giuseppe78
Messaggio: #13
Cluadio,
tu hai perfettamente ragione; il diritto di cronaca è e deve rimanere un diritto sacrosanto. Ma a volte scaturisce dalle foto, per fortuna da pochissime foto, che si è superato il limite; personalmente me ne rendo conto quando guardando una foto particolare come quella segnalata da Marco, mi sento a disagio: il racconto della foto passa in secondo piano e mi metto a pensare al fotografo: crolla tutto il discorso del racconto e della testimonianza.

Questo non significa negare il diritto di cronaca, si vedono moltissime immagini che testimoniano una situazione, una condizione, un evento in maniera altrettanto eloquente senza però "cadere" in territori dell'anima e della vita che secondo me devono comunque restare inviolati.

Spero di aver reso l'idea.... hmmm.gif

Saluti a tutti
Buone Foto
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #14
QUOTE(Giuseppe78 @ Apr 5 2005, 09:48 AM)
...... si vedono moltissime immagini che testimoniano una situazione, una condizione, un evento in maniera altrettanto eloquente senza però "cadere" in territori dell'anima e della vita che secondo me devono comunque restare inviolati.

Spero di aver reso l'idea.... hmmm.gif

Saluti a tutti
Buone Foto
*



Hai reso perfettamente il tuo pensiero e concordo pienamente con te. wink.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #15
QUOTE
Non era il caso di usare la mano che teneva la telecamera per aiutare qualcuno?

Ecco riprendendo le parole di Giuseppe, credo che questo sia l'unico limite che il fotografo di reportage ha come obbligo.
Il fotografo deve riprendere fin tanto che non può aiutare. Se c'è un uomo, qualunque, che chiede aiuto e il fotografo non lo aiuta o non avverte chi può aiutarlo, allora davvero non è un uomo.
Se invece un fotografo, non può fare niente né prima né dopo lo scatto per aiutare un altro uomo, fotografare il dolore, se viene fatto con animo addolorato non ha nulla di alieno, ma documenta quello che tristemente ha visto. Penso alle foto di Londonderry di McCullin, ad esempio.
Non sarà lo scattare che dirà come sta il tuo animo, puoi fotografare intimamente distrutto, ma responsabile di ricordare, o puoi fotografare con lo scopo di sentirti acclamare, senza partecipazione. nessuno può dire quali fotografi lo fanno con questo animo e quanti lo fanno con animo opposto e arido. Bisogna avere la capacità di Stanfield di stabilire un rapporto con il soggetto con il semplice sguardo, magari senza neanche parlare la lingua del fotografato.
Il limite non è quello di riportare la sensibilità dell'altro, ma di offendere quella dell'altro facendolo sentire cavia e non testimone del dolore comune.
L'arte del reportage è capire e farsi capire con uno sguardo e non è una cosa che si può studiare, raccontare con animo sincero partecipato. Il limite è invece l'aiuto, non si può lasciare un essere umano in pericolo nella situazione senza aiuto, bisogna avere la capacità di attuare una "osservazione partecipata" [Schultz-Lavenda] nel senso antropologico del termine (non amo la citazione, ma questa volta ritengo fosse corretta).
Cris
nuvolarossa
Messaggio: #16
E' una discussione già ampiamente affrontata nelle varie "versioni" del forum...
Sostanzialmente concordo con il "dovere di cronaca" affermato da Matteo, ma secondo me il fotografo DEVE essere pronto a posare la macchina e rimboccarsi le maniche quando la situazione lo richiede! Prima Aiutare e poi Scattare...
E' comunque una condizione soggettiva e dipende dalla sensibilità e dalla cultura personale di ogni persona...
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #17
Ammetto che in questi giorni che precedono la mia partenza per Roma mi sto ponendo più volte questo dilemma... "porto la macchina fotografica o la lascio a casa?"
In più occasioni mi sono immaginato in mezzo alla gente, percepire il loro dolore e mescolarlo al mio... in una situazione sinergica come questa ecco che la mia personalità si sdoppia e mi vedo da un lato impugnare la macchina fotografica e scattare e dall'altro tendere un braccio per fare abbassare al mio alterego la fotocamera.
Non sono un pro e nulla mi obbliga a "documentare" l'esperienza che andrò a vivere, ma la passione per la fotografia fa parte di me e mi sento anche spinto a "testimoniare" questo episodio della mia vita in un modo sicuramente migliore delle parole che potrei usare per raccontarlo (o magari solo, come dice Francesco, per rivivere le stesse emozioni a distanza di tempo guardando le immagini)

Propendo per portare con me la macchina fotografica... nel caso rimmarrà nello zaino.

Franz
ConteMaxS
Messaggio: #18
Una volta, in gita, io di fotografo ne ho SPINTO uno nel cratere del Vesuivio.... "e basta co sto' falsh" io gli dissi, e lui: "ma io sto lavorando...".
Fu così che capìì dove si può spingere un fotorgrafo.
Grazie, arrivederci.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #19
QUOTE(ConteMaxS @ Apr 5 2005, 11:40 AM)
Una volta, in gita, io di fotografo ne ho SPINTO uno nel cratere del Vesuivio.... "e basta co sto' falsh" io gli dissi, e lui: "ma io sto lavorando...".
Fu così che capìì dove si può spingere un fotorgrafo.
Grazie, arrivederci.
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laugh.gif laugh.gif laugh.gif

Grande Conte!
Giuseppe78
Messaggio: #20
QUOTE
Una volta, in gita, io di fotografo ne ho SPINTO uno nel cratere del Vesuivio.... "e basta co sto' falsh" io gli dissi, e lui: "ma io sto lavorando...".


Lo sapevate? Spingitori di fotografi... wink.gif
Giuseppe78
Messaggio: #21
QUOTE
"porto la macchina fotografica o la lascio a casa?"


Ciao Franz,
tu portala senza problemi: in questi giorni sono stato a S.Pietro molte volte anche io con la macchinetta e devo dire che la situazione è assai particolare: accanto a immagini di persone estremamente toccanti ci sono comunque molte scene di persone (soprattutto giovani) che "festeggiano" e cantano insieme. Sono queste ultime le immagini che ho voluto portare via con me da S.Pietro.

Saluti e Buone Foto
_Led_
Messaggio: #22
QUOTE(Giuseppe78 @ Apr 5 2005, 11:58 AM)
QUOTE
Una volta, in gita, io di fotografo ne ho SPINTO uno nel cratere del Vesuivio.... "e basta co sto' falsh" io gli dissi, e lui: "ma io sto lavorando...".


Lo sapevate? Spingitori di fotografi... wink.gif
*




Sapevatelo...su Rieducational Channel!
angeletto
Messaggio: #23
QUOTE(ConteMaxS @ Apr 5 2005, 10:40 AM)
Una volta, in gita, io di fotografo ne ho SPINTO uno nel cratere del Vesuivio.... "e basta co sto' falsh" io gli dissi, e lui: "ma io sto lavorando...".
Fu così che capìì dove si può spingere un fotorgrafo.
Grazie, arrivederci.
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Grande! laugh.gif
cgm66
Messaggio: #24
Non aggiungo niente di più di quanto è stato autorevolmente detto, ma...!
Ma ci sono molte cose che possonoo esser ritratte, che testimoniano il dolore, l'omaggio, la sofferenza, la gratitudine...
L'accanimento sui volti, la spettacolarizzazione dell'evento, la voglia di voler far sapere al mondo il proprio dolore... tutto in questi giorni si è visto.
Il fotografo che "lavora", come detto in precedenza e non me ne voglia se non citato l'autore, riprende gli aspetti "crudi" della cronaca, spesso oltrepassando il limite del buon gusto, ma anche perchè ci sarà qualcuno che comprerà il supporto su cui sarà pubblicato quello scatto, perchè sarà proprio quello che vorrà vedere, al di là di ogni retorica.
Un'intervista, per es., ad una madre che ha perso il figlio non la concepisco, in quanto spettacolo, ma nemmeno condivido la volontà di quella madre di voler fare quell'intervista!!!
Tornando a Piazza San Pietro, due mani in preghiera, un rosario, le ginocchia sul pavimento, .... possono rendere un evento, per chi vuol raccogliere le testimonianze del momento, al di là del volto in lacrime.
Il limite viene posto dall'educazione ed il rispetto di ognuno verso ciò che lo circonda.
Aiutare: personalmente, e non per far sapere i fatti miei che non interessano ad alcuno, davanti ad un infortunio in un cantiere, ho lasciato la telecamera ed ho soccorso con altri colleghi volontari un uomo caduto da un ponteggio con una sospetta lesione spinale e politrauma. Per me, quella era la priorità in quel momento, indipendentemente dal mio lavoro...
ciao
g
sergiobutta
Messaggio: #25
QUOTE(nuvolarossa @ Apr 5 2005, 10:36 AM)
E' una discussione già ampiamente affrontata nelle varie "versioni" del forum...
Sostanzialmente concordo con il "dovere di cronaca"  affermato da Matteo, ma secondo me il fotografo DEVE essere pronto a posare la macchina e rimboccarsi le maniche quando la situazione lo richiede! Prima Aiutare e poi Scattare...
E' comunque una condizione soggettiva e dipende dalla sensibilità e dalla cultura personale di ogni persona...
*


Grande Capo, hai ripreso lo spirito degli interventi dei giovanissimi Cristiano e Giuseppe. E concordo anch'io. Ma avete dimenticato anche un particolare, in assenza del quale diventa impossibile giudicare se lo scatto era opportuno o se fosse stato meglio posare la macchina : si era in grado di intervenire? Intendo dire : se in occasione dello tsunami, una persona, dal tetto sul quale si è rifugiato con difficoltà, ha fotografato suoi simili trasportati dall'acqua; secondo voi cosa avrebbe dovuto fare: ributtarsi in acqua e tentare di salvare qualcuno rimettendoci lui la pelle ? Penso che una decisione del genere sia molto più difficile da prendere che non premere ilpulsante di scato di una macchina fotografica.
 
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