Un bel po' d'anni fa frequentavo un bar. Un piccolo, fumoso bar nel centro storico della mia città, rifugio di "bohemiens" fuori corso e di giovani di belle speranze. Fra gli amici che si ritrovavano lì c'era qualcuno che sapeva suonare, e così, fra un "frizzantino" e una birra, spesso ci scappava una jam session fuori programma, sotto l'occhio complice del proprietario. C'erano anche gli appassionati di fotografia, e così poteva succedere che, fra una strimpellata e una bevuta, sul tavolaccio di legno cominciassero a girare le stampe bianconero fresche di camera oscura.
Eravamo gente di bocca buona e gusti semplici, come il vino che bevevamo. Non si parlava tanto di micromosso o di linee per millimetro, quanto piuttosto delle emozioni che quelle immagini ci procuravano.
Poi, un giorno, la serranda rimase chiusa. Il vecchio proprietario aveva deciso di riposarsi, e i nuovi avevano deciso di rinnovare il locale. Riaprì qualche mese dopo, ed era un'altra cosa. Climatizzazione perfetta, arredamento "griffato", musica d'ambiente. Ci ritrovammo ancora lì, assieme a tanta altra gente nuova. Una sera un amico musicista provò, come ai bei tempi, a tirar fuori il suo sax, ma uno dei giovani gestori s'avvicinò subito, preoccupato: "Non qui, per favore. Disturbate gli altri. C'è la musica d'ambiente, ci abbiamo speso un occhio. Casse Bose, sa?".
L'amico la prese male, e non si fece più vedere. In un po' continuammo vederci lì, sempre meno frequentemente. Di far musica, ovviamente, non se ne parlava. Gli unici strumenti ammessi erano i lettori Mp3 ostentati dai vicini di tavolo. Curiosa e divertente rivoluzione culturale: per la prima volta vedevamo maschi adulti sfidarsi a chi "ce l'aveva più piccolo".
Niente foto: come guardarle, su quei tavolini minimali? In qual bar, ormai, non ci vado quasi più: passando, butto un occhio attraverso le vetrate da acquario tropicale che hanno sostituito le vecchie vetrine di legno e, se vedo un volto noto, entro per un caffè veloce. Il problema non è del bar, ovviamente: la clientela è aumentata ed è anche "migliorata", nel senso che spende di più e fa meno cagnara. Anzi, non ne fa proprio. Il problema è mio, che non mi ci ritrovo più: non mi ritrovo nei discorsi che si sussurrano fra i tavoli, nei long drink serviti come sculture astratte, nella professionale cortesia dei gestori.
Perchè vi racconto tutto questo?
Perchè, anni fa, ho cominciato a frequentare un piccolo, simpatico bar frequentato da pochi amici appassionati di fotografia. Qualche volta anche lì s'alzava la voce, si faceva insomma un po' di "cagnara", ma alla fine ci ritrovava, davanti a una bella immagine, a raccontarci le nostre emozioni. Ora mi trovo in un grande, elegante bar dove, più che alla fotografia, ci si appassiona alle macchine fotografiche. E non è la stessa cosa, credetemi.
Si parla tanto di pixel, di acquisti, di ottiche da sogno, sempre meno di tecnica, di autori, di emozioni. Così, anche qui, mi trovo a corto di argomenti. Non riesco ad appassionarmi alle discussioni infinite sul "rumore", ai "consigli per gli acquisti"...Il problema è mio, ovviamente, sono io che mi trovo a non aver più molto da dire.
"Tutto scorre", diceva il filosofo, nulla rimane uguale a se stesso. Il forum è cambiato, e forse è giusto che sia cambiato così. Non è più il "covo" da frequentare con gioia tutti i giorni, non lo è più per me, almeno. Continuerò ancora a buttarci un occhio, e sarò felice, quando ce ne sarà l'occasione, di fare due chiacchiere in amicizia, quando avrò qualcosa da dire.
Diego
Eravamo gente di bocca buona e gusti semplici, come il vino che bevevamo. Non si parlava tanto di micromosso o di linee per millimetro, quanto piuttosto delle emozioni che quelle immagini ci procuravano.
Poi, un giorno, la serranda rimase chiusa. Il vecchio proprietario aveva deciso di riposarsi, e i nuovi avevano deciso di rinnovare il locale. Riaprì qualche mese dopo, ed era un'altra cosa. Climatizzazione perfetta, arredamento "griffato", musica d'ambiente. Ci ritrovammo ancora lì, assieme a tanta altra gente nuova. Una sera un amico musicista provò, come ai bei tempi, a tirar fuori il suo sax, ma uno dei giovani gestori s'avvicinò subito, preoccupato: "Non qui, per favore. Disturbate gli altri. C'è la musica d'ambiente, ci abbiamo speso un occhio. Casse Bose, sa?".
L'amico la prese male, e non si fece più vedere. In un po' continuammo vederci lì, sempre meno frequentemente. Di far musica, ovviamente, non se ne parlava. Gli unici strumenti ammessi erano i lettori Mp3 ostentati dai vicini di tavolo. Curiosa e divertente rivoluzione culturale: per la prima volta vedevamo maschi adulti sfidarsi a chi "ce l'aveva più piccolo".
Niente foto: come guardarle, su quei tavolini minimali? In qual bar, ormai, non ci vado quasi più: passando, butto un occhio attraverso le vetrate da acquario tropicale che hanno sostituito le vecchie vetrine di legno e, se vedo un volto noto, entro per un caffè veloce. Il problema non è del bar, ovviamente: la clientela è aumentata ed è anche "migliorata", nel senso che spende di più e fa meno cagnara. Anzi, non ne fa proprio. Il problema è mio, che non mi ci ritrovo più: non mi ritrovo nei discorsi che si sussurrano fra i tavoli, nei long drink serviti come sculture astratte, nella professionale cortesia dei gestori.
Perchè vi racconto tutto questo?
Perchè, anni fa, ho cominciato a frequentare un piccolo, simpatico bar frequentato da pochi amici appassionati di fotografia. Qualche volta anche lì s'alzava la voce, si faceva insomma un po' di "cagnara", ma alla fine ci ritrovava, davanti a una bella immagine, a raccontarci le nostre emozioni. Ora mi trovo in un grande, elegante bar dove, più che alla fotografia, ci si appassiona alle macchine fotografiche. E non è la stessa cosa, credetemi.
Si parla tanto di pixel, di acquisti, di ottiche da sogno, sempre meno di tecnica, di autori, di emozioni. Così, anche qui, mi trovo a corto di argomenti. Non riesco ad appassionarmi alle discussioni infinite sul "rumore", ai "consigli per gli acquisti"...Il problema è mio, ovviamente, sono io che mi trovo a non aver più molto da dire.
"Tutto scorre", diceva il filosofo, nulla rimane uguale a se stesso. Il forum è cambiato, e forse è giusto che sia cambiato così. Non è più il "covo" da frequentare con gioia tutti i giorni, non lo è più per me, almeno. Continuerò ancora a buttarci un occhio, e sarò felice, quando ce ne sarà l'occasione, di fare due chiacchiere in amicizia, quando avrò qualcosa da dire.
Diego