FORUM NIKONCLUB

Condividi le tue conoscenze, aiuta gli altri e diventa un esperto.

Chiudi
TITOLO*
DOMANDA*
AREA TEMATICA INTERESSATA*
Fotogiornalismo: fatti e misfatti
, (Era "Robert Capa")...
Rispondi Nuova Discussione
_Nico_
NPA
Messaggio: #1
Da La repubblica:

Le immagini dei conflitti scattate in Spagna, Indocina, Francia
Un percorso tra le istantanee epocali di Robert Capa
Il grande fotografo di guerra che amava l'avventura, l'etica e il gin

di IRENE BIGNARDI

user posted image

ROMA - Ci sono immagini così cariche di riferimenti, di allusioni e di risonanze che diventano le protagoniste assolute dell'immaginario nutrito nei confronti del loro autore. Munch senza Il grido? Be', in effetti per ora bisogna accontentarsi di ricordarlo.

E così, anche nei confronti di un grande, grandissimo del fotogiornalismo come Robert Capa, la celeberrima foto del miliziano che muore colpito da una pallottola, colto dalla macchina fotografica proprio mentre il suo corpo si piega all'indietro nel dolore, è una immagine che concentra un di più di significati e di simboli - e anche un'immagine su cui, proprio per questo concentrato simbolico di valenze umane e storiche e di grandezza giornalistica, si sono scatenate le polemiche e le invenzioni calunniose (che fosse una scena ricostruita, una "sceneggiata"): tutte rintuzzate dalla logica della vita e della morte di Robert Capa e dalla argomentazioni chiarissime che mette in campo Richard Whelan nella presentazione del bel libro che lo scorso anno venne editato da Contrasto per l'anniversario della morte del grande fotografo.

Per la precisione il miliziano ha un nome, di chiama Federico Borrell Garcia, il luogo era Cerro Muriano, meno di tredici chilometri a nord di Cordoba, e la sua morte è registrata quel giorno negli archivi del governo spagnolo.
Questo per dire che nell'attesa dell'incontro con queste immagini dense di riferimenti spesso si trascurano altri momenti dell'opera di un autore. La bella mostra che è approdata ora a Berlino ed è dedicata a Robert Capa nel Martin-Gropius-Bau (fino al 19 aprile), è costruita invece con tanta passione e intelligenza da farci dimenticare la caccia al "capolavoro", da farci percorrere le tappe di una vita e di un lavoro straordinario scoprendone il resto, la parte meno vista e meno visibile.

Anche perché la mostra contestualizza le foto di Capa nella cornice del suo lavoro giornalistico, mettendo in evidenza i giornali, le riviste, il modo in cui venivano pubblicate e impaginate le foto scattate dai fronti a rischio continuo della vita - come si è visto dalla sua tragica morte a quarant'anni in Indocina, nel 1954, saltando su una mina - , facendoci capire come venivano presentate quelle immagini al lettore che voleva sapere di quelle guerre e di quelle battaglie. E proprio perché c'è tanto, c'è tutto, dalla guerra di Spagna alla Cina, dallo sbarco in Normandia all'Indocina, si legge anche il percorso dell'uomo Capa, fotografo di guerra ma soprattutto uomo di pace, che vede la sofferenza della gente, il suo modo di sopravvivere, la gioia dei bei momenti, il terrore della fuga.

Un altro grande recentemente scomparso, Henri Cartier-Bresson, l'ha definito "un avventuriero con un'etica". Avventuriero, suppongo, perché in effetti di avventure Capa ne ha attraversate molte, da quando se ne è andato a diciassette anni, nel 1930, dalla sua tranquilla posizione di figlio della borghesia ungherese diventando, da Endre Friedman che era, Robert Capa, un nome che si pronuncia uguale in tutte le lingue, quasi anticipando un futuro di continui giri per il mondo.

Con un'etica, certo, perché basta guardare le sue foto, il rispetto per le persone, la scelta delle situazioni, per capire che dentro l'avventuroso avventuriero che sapeva anche godersi la vita in tutte le sue forme c'era un uomo pieno si sensibilità umana.
Se tuttavia la realtà darà poi ragione alla sua morosa, Gerta Taro, anche lei fotografa, che lo proponeva nelle redazioni dei giornali come "il grande fotografo americano", se Picture Post lo definiva (azzeccandoci), per ovvie ragioni giornalistiche, "il più grande fotografo di guerra del mondo", facendo i conti si scopre che Capa ha solo venticinque anni quando scatta le sue famose undici foto dalla Spagna repubblicana in guerra pubblicate appunto da Picture Post: dove, accanto alla celeberrima immagine del miliziano, c'è anche il lato della gente, della durissima vita quotidiana. E' questo che raccontano le sue foto, che racconta la mostra. La visione di un ragazzo pieno di umanità. E con una vita che si riempie subito di dolore, perché la sua amata Gerta muore, travolta da un carro repubblicano.

Tra molte birre e molti gin, tra molti amici meravigliosi e molte guerre in cui dimenticare, Capa nel 1938 è in Indocina con Ivens a fotografare la resistenza del popolo cinese contro l'invasione giapponese, poi di nuovo in Spagna, poi in Francia, dove ritrae Léon Blum, poi emigra negli Stati Uniti, dove gli negano il passaporto ma lo mandano a documentare lo sbarco in Normandia.
Altro che Saving Private Ryan. Altro che la celebre battuta di Capa "Se una foto non viene bene, vuol dire che non eri abbastanza vicino". Lui era lì, in mezzo a quel glorioso massacro, e anche se la cronaca ci dice che molte, troppe foto dello sbarco sono andate perdute per uno stupido errore del laboratorio, anche se sono leggermente fuori fuoco (come si intitola anche la sua autobiografia) perché Capa dice di aver avuto paura, quelle che sopravvivono, e in cui la gente ha riconosciuto l'eroismo di quei ragazzi di Omaha Beach, sono dei monumenti al coraggio dei protagonisti e una prova di grande giornalismo.

Prima c'è stato lo sbarco alleato in Sicilia, e quella foto straordinaria del piccolissimo contadino siciliano che indica al gigantesco americano - opportunamente inginocchiato per essere alla sua altezza - la strada che hanno preso i tedeschi in ritirata. Poi le emozionanti immagini della liberazione di Parigi e la durezza della vendetta sulle collaborazioniste. Poi ci sarà il viaggio con Steinbeck in Unione Sovietica, dove ambedue vivono un doloroso ripensamento. Infine l'Indocina, e la mina che lo uccide a quarant'anni. Tutto glorioso, tutto grandioso. Ma il percorso che si snoda da una guerra a una battaglia, da una foto "epocale" all'altra, attraverso le immagini di un fotogiornalismo coraggioso e impegnato, è scandito, nella mostra berlinese, da altre immagini, da altre vite, dalla curiosità per la gente, da un profondo respiro umano.

(18 marzo 2005)
 
Nuova Discussione
Risposte
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #2
E vai Cristiano, questi 3d some come quelle partite a carte che ti prendono al punto di non accorgerti che s'è fatta mattina! Bravo!

lo trovo un personaggio della sua epoca.

Come tutti noi. Capa incarnava l'essenza del fotogiornalismo dell'epoca, come del resto HCB e altri grandi "coevi". E anche fra le opere di questi "grandi" si trovano molte foto costruite, il che toglie ben poco (o nulla) al loro valore.


Proprio in virtù del racconto fatto da Capa, se è vero (e ti credo bada bene) che all'epoca era considerata così la fotografia giornalistica, perchè Capa l'ha venduta in maniera totalmente differente? almeno da quello che ho letto.

Perchè, ai fini del messaggio che intendeva trasmettere, non faceva differenza. Nè il pubblico di allora s'aspettava che lo facesse. La fotografia aveva allora legami molto stretti con la pittura, e in parte, a mio avviso - ma qui servirebbe il giudizio di Nico - dalla pittura mutuava anche l'esigenza di "compendiare" in un'immagine il senso complessivo dell'evento descritto. Il paragone che mi viene più immediato sono i quadri di Giovanni Fattori dedicati alle battaglie risorgimentali.

è passato, il suo modo, quella foto oggi è a parer mio inaccettabile come foto di fotogiornalismo, è un esempio,al massimo, di cosa all'epoca veniva considerato fotogiornalismo,

Può essere. Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore? Ti faccio un esempio citando non un fotografo che non apprezzo, ma uno dei miei miti: la celeberrima foto di Salgado nella quale si vedono i minatori in sciopero che affrontano i militari con le baionette inastate. E' credibile che non si tratti di una foto costruita con un'attenta regìa?

tempi di redazione non lo consentono, mi dici... e allora che dire, c'è qualcosa nel nostro giornalismo che va rivisto alla radice.

Sfondi una porta aperta...vorrei averti come presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana).

ma io mi auguro che tu lo voglia, nulla mi farebbe più piacere. Se volessi lucrarti il pranzo (dando per scontato che sia uan fortuna ) sarei feliccissimo

Attento, che potresti vedermi approdare famelico alla porta di casa...
Ciao
Diego
_Nico_
NPA
Messaggio: #3
QUOTE(tembokidogo @ Mar 20 2005, 10:16 PM)
La fotografia aveva allora legami molto stretti con la pittura, e in parte, a mio avviso - ma qui servirebbe il giudizio di Nico - dalla pittura mutuava anche l'esigenza di "compendiare" in un'immagine il senso complessivo dell'evento descritto. Il paragone che mi viene più immediato sono i quadri di Giovanni Fattori dedicati alle battaglie risorgimentali.
Effettivamente il reportage nasce nel mondo della pittura, con David: giuramento della pallacorda, morte di Marat, (auto)incoronazione di Napoleone. Per la prima volta la cronaca viene consapevolmente elevata a momento storico e trattata come pittura di storia. Ma il riferimento forte per Capa era certamente Los fusilamientos di Goya, con Gericault un altro grande «pittogiornalista». Forse furono i Repubblicani stessi a suggerirglielo, ma non solo l'idea del braccio levato trova riscontro nel quadro quanto, soprattutto, l'evento.

Nel quadro di Goya gli Spagnoli vengono fucilati dalle truppe senza volto dei Francesi. E, se si pensa che le milizie di Franco erano robustamente appoggiate dai fascisti e soprattutto dai nazisti, ci si rende conto che l'immagine doveva evocare anzitutto, forse, i drammi della storia patria ed evocarli nel corso della guerra civile in atto.

La foto comunque è stata scatta nel '36, ed effettivamente bisognerebbe vedere foto e pitture dell'epoca per rendersi conto che forse, sin dall'inizio, essa fu studiata come opera di propaganda. Vera o no, doveva sollecitare gl'interventi nazionali e internazionali a favore del governo repubblicano. Lo stesso anno Picasso dipinge il famoso Guernica... Il quadro è molto celebre, e francamente anche quest'altro «simpatico furfante» smile.gif -per usare un termine di Claudio- ci ha campato parecchio. Era in declino da un bel po', e con Guernica si rilanciò...

Poniamo che la foto sia stata effettivamente 'costruita', con l'obiettivo di sollecitare aiuti per il governo repubblicano -il che è francamente molto probabile. V'immaginate che Capa, per seguire Cristiano laugh.gif dichiari: «figliuoli miei, abbiam fatto tutto una mattina, e il miliziano sta ancora bene e sta bevendo un bicchiere di vino con me, però arruolatevi lo stesso e, se siete membri d'una nazione democratica, premete affinché si aiuti la Spagna repubblicana».

Siamo certi che il messaggio avrebbe avuto lo stesso risultato? Credo che a ben pensare la definizione di Capa formulata da Henri Cartier Bresson -che ci rigiriamo da un po'- sia quanto mai azzeccata e probabilmente alluda proprio a questo episodio: l'«avventuriero con un'etica» ha costruito un manifesto di propaganda a favore dei Repubblicani.

Se guardiamo i documentari dell'epoca -italiani, tedeschi, inglesi, americani- ci rendiamo conto che la propaganda prevale sul giornalismo asciutto e 'anglosassone' a cui pensa Cristiano. E di molto.

È questo il punto, secondo me. Sia il giornalismo che il foto giornalismo non possono essere immuni dalla propaganda, e qualche volta ci affogano proprio. Soprattutto quando le vite di milioni di persone sono legate a un sì o un no.

Ma il fotogiornalismo rischia d'esser coinvolto ancor più pesantemente nella propaganda, per la semplice ragione che nella nostra cultura l'immagine fotografica è associata alla 'realtà'. E comunque l'immagine la consideriamo più veritiera della parola... Inevitabile che l'immagine venga costruita per convincere. Han cominciato a studiarci ai tempi della Controriforma, cinquecento anni fa, e gli studi hanno avuto successo per diversi secoli. Tuttora, direi, continuano a funzionare... rolleyes.gif

Comunque, nel libro 150 years of Photo Journalism (ed. Könemann, 39 €), la guerra civile spagnola, concentrata in poche pagine, è priva delle foto di Capa... Libro che vi consiglio vivamente. Per quella cifra avrete a casa quasi 900 pagine di fotografie d'estremo interesse.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #4
QUOTE(_Nico_ @ Mar 21 2005, 12:49 AM)
... Ma il riferimento forte per Capa era certamente Los fusilamientos di Goya, ...
*


Scusate il ritardo.
Questa riflessione di Nico mi aveva acceso una lampadina e, una volta tanto, sono riuscito a ritrovare ... l'interruttore.
Quella che riporto qui di seguito (non completa) è l'introduzione ad uno dei fascicoli annuali di Reporter Sans Frontier (se non ricordo male del 1997, quando venivano ancora tradotti in Italiano) con le immagini di Raymond Depardon.
--------------------------------
Raymond Depardon, la generosità di uno sguardo di Jorge Semprun
Una delle incisioni dei Disastri della guerra di Goya, quella — che per essere esatti porta il numero 44 — rappresenta una folla di uomini, bambini e donne in fuga da un invisibile, ma terrificante pericolo: i gesti dei personaggi in primo piano, specie quelli della madre che richiama il suo bambino, lo mostrano chiaramente.

Un'immagine che, per quanto sia datata per il suo stile e i dettagli dell'abbigliamento, acquisisce un valore universale. Emblematico, in un certo modo: tutte le folle di rifugiati delle guerre che hanno fatto seguito a quella — napoleonica, all'inizio del diciannovesimo secolo — che ispirò la collera critica e disperata di Goya, vi si possono trovare rappresentate.

Ma non è per la forza dell'immagine, per le sue qualità artistiche e morali che evoco questa incisione. E' per la sua didascalia.

Si sa che Goya apponeva delle didascalie alle sue incisioni — quelle dei Disastri come quelle dei Capricci — con uno stile particolare. In una lingua che porta alla sua più pura incandescenza la concisione brutale e disincantata di un castigliano spogliato di qualsiasi escrescenza barocca.

La didascalia dell'incisione numero 44 dei Disastri della guerra porta come sottotitolo o didascalia queste tre parole: Yo lo vì. Che significa: Io l'ho visto. Che vuol dire, quindi: questa non è una favola, un'invenzione, questo è vero. Non ho inventato niente, io l'ho visto. Con i miei occhi. Voi potete credermi. Io ho visto queste folle di fuggitivi terrorizzati, questi corpi impalati, queste soldatesche, queste donne violentate, questi disastri della guerra

La guerra è un disastro, credetemi.

Questo ruolo di testimoni critici — Yo lo vì: Io l'ho visto — che hanno giocato altre volte, con le loro incisioni, disegni, acquaforti, alcuni artisti (ne citerò tre, molto diversi tra loro Callot, Goya, Daumier), che giocano sempre, in un contesto e in una posizione differenti, disegnatori o caricaturisti di pubblicazioni periodiche (ne cito altri tre, a titolo di esempio: Steinberg, Sempé, Plantu); questo scavare sotto la superficie, prendere le distanze, che invita alla riflessione, facendo esplodere nella bellezza estetica di un'immagine, di volta in volta, la miseria materiale o morale del nostro universo, questo ruolo e ormai soprattutto assegnato ai fotografi.

L'arte della fotografia, per la straordinaria plasticità della sua essenza tecnica, si presta ammirevolmente a questo ruolo di osservatore onnipresente, fermo sulla sua posizione critica Yo lo vì: la didascalia di Goya potrebbe essere la parola d'ordine di tuffi i reporter.

Certamente, questa plasticità tecnica, questa capacità di cogliere l'istantaneo, l'eternità dell'effimero, che sembrano caratterizzare l'arte della fotografia, non sono state raggiunte da subito. All'inizio, le lunghe pose necessarie per la registrazione fotografica del reale impedivano l'istantaneità. Quell'ombra indecisa, in un celebre dagherrotipo, è la silhouette di un passante che l'apparecchio non riesce a fissare.

Ma non è il luogo nè il momento di evocare i paradossi della storia della fotografia. Walter Benjamin, d'altronde, l'ha già fatto. In questa occasione io vorrei semplicemente insistere sul ruolo cruciale dei fotografi nella cattura del mondo reale.

Cruciale per diversi ragioni.

Prima di tutto, perché le esigenze di un'informazione completa fanno sì che i fotografi siano dappertutto, si spostino lungo tutte le frontiere e le fratture del mondo reale. Catastrofi naturali, sciagure di guerra, migrazioni di profughi, competizioni sportive, ostentato lusso dei ricchi, idiozia allucinata di certi sguardi di VIP, insostenibili sguardi di bambini affamati in Africa o in qualsiasi posto: tutti i territori del reale sono “coperti” dall'occhio impietoso o tenero, neutrale e commosso allo stesso tempo, dei grandi reporter.

Alcuni, dando prova di un elitarismo di dubbio gusto, si lamentano dell'eccesso d'informazioni e dell'eccesso di immagini che caratterizzano la nostra società. Non ce n'è mai abbastanza di immagini, quando sono significative. E poi, gli storici del futuro avranno negli archivi fotografici una fonte incomparabile di conoscenza.
...[omissis]...
--------------------------------

Sono dell'opinione che tutte queste parole siano ugualmente, se non di più, applicabili al lavoro di Capa.
Ritornando alla foto "incriminata" ci ho pensato su parecchio e sono ritornato sui miei passi non ritenendo quello di Capa un "errore".
Ho forzatamente cercato di mettermi nei suoi panni (non è molto facile) e ho rivissuto sulla mia pelle un forte senso di frustrazione: la frustrazione di aver visto e non essere riuscito a catturare ma avendo una fortissima volontà di comunicare con un'immagine (il mio linguaggio) ciò che "Yo lo vì".
Mi immagino lì a rifare prove su prove con soldati-attori che mi aiutano nell'intento di ricreare "un disastro" che ho visto, più volte, e che voglio mostrare al mondo, ma che non riesco a ricreare nella sua dura e cruenta drammaticità reale. Alla fine ottengo uno scatto che si avvicina al mio ricordo ben impresso nella mente e allora decido di renderlo pubblico.
Perchè non dico che è "costruito" ? Perchè ciò che ho impresso sulla mia pellicola è qualcosa di finto che rappresenta però qualcosa di assolutamente vero. Se il mio linguaggio fosse la pittura o la scultura il problema non si porrebbe: perchè devo pormelo proprio io ? Se dico che la foto è "finta" penseranno che anche la guerra sia "finta": non lo posso permettere...


Questa credo sia solo una delle infinite chiavi di lettura che possiamo dare alla vicenda, ma aggiungendola a tutte le sacrosante osservazioni fatte da voi, io non mi sento più di accusare Capa per ciò che ha fatto, anche se condivido con voi che oggigiorno un comportamento simile sarebbe inaccettabile.
E' molto difficile giudicare la storia con "senno di poi"; io non intendo giuducare, ma solo comprendere meglio...
Forse in quel momento il ruolo di "comunicatore" prevale su quello di fotografo, forse ci sono tutte le pressioni al contorno che lo spingono a fare questo gesto per puro opportunismo ...
Io preferisco considerare Capa un puro di spirito, come faccio sempre con chiunque, e vedere quindi il lato "positivo" delle cose, correndo magari il rischio di sbagliare.

Per completezza vi invio anche un'immagine dell'incisione di Goya citata da Semprun.

Ciao e grazie a tutti per questa interessante e stimolante discussione.
Angelo
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 

Posta in questo topic
_Nico_   Fotogiornalismo: fatti e misfatti   Mar 18 2005, 02:42 PM
kurtz   Bravo Maurizio ..... mi hai anticipato. Ho letto ...   Mar 18 2005, 03:10 PM
__Claudio__   :D ...comincio con un sorriso perchè non vorrei ch...   Mar 18 2005, 05:04 PM
Pegaso     Mar 18 2005, 07:06 PM
_Nico_   Sono molto lieto d'aver segnalato quest'ar...   Mar 18 2005, 06:56 PM
__Claudio__     Mar 18 2005, 07:20 PM
__Claudio__  
  Mar 19 2005, 10:34 AM
sergiobutta   Bellissimo 3D. Avevo letto, a suo tempo, l'art...   Mar 18 2005, 07:16 PM
tembokidogo   Sulla foto del miliziano morto e dei marines trion...   Mar 18 2005, 08:49 PM
Luca Moi   Sempre più interessante, questa discussione.. Fors...   Mar 18 2005, 11:58 PM
Pegaso   Ci penso da un po' e le ultime discussioni su...   Mar 19 2005, 12:54 AM
morgan  
QUOTE
...
  Mar 19 2005, 01:42 PM
tembokidogo   Ritorno sull'argomento per precisare meglio un...   Mar 19 2005, 02:50 PM
TOAD   No comment. Ci ho provato anch'io col pensiero...   Mar 19 2005, 04:33 PM
TOAD   Ora è completo, scusate.
  Mar 19 2005, 04:35 PM
Halberman   Ringrazio Nico, che ha promosso questo bellissimo ...   Mar 19 2005, 08:38 PM
Cristiano Orlando   Visto che sono riintervenuto dopo un po' che l...   Mar 20 2005, 01:34 AM
Marco Negri   Robert Capa scriveva: “ La guerra è come un’attric...   Mar 20 2005, 12:04 PM
tembokidogo   Caro Cristiano, è un piacere rileggerti. Perchè no...   Mar 20 2005, 12:06 PM
tembokidogo   Un pensiero rimasto "nella tastiera". Al...   Mar 20 2005, 02:14 PM
Luca Moi   Diego, daccordo con te su tutto _guru_   Mar 20 2005, 05:34 PM
Cristiano Orlando   Ache io Diego sono d'accordo con te. Sono cont...   Mar 20 2005, 08:38 PM
tembokidogo   E vai Cristiano, questi 3d some come quelle partit...   Mar 20 2005, 10:16 PM
Cristiano Orlando   E anche fra le opere di questi "grandi...   Mar 20 2005, 11:28 PM
tembokidogo   Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo ...   Mar 21 2005, 11:02 AM
filippogalluzzi   Veramente un bel topic! Me lo sto gustando...   Mar 21 2005, 12:53 PM
_Nico_   Vedo oggi il venerdì di Repubblica della scorsa se...   Mar 21 2005, 06:16 PM
Marco Negri     Mar 21 2005, 06:29 PM
_Nico_     Apr 4 2005, 01:49 PM
__Claudio__  
Prosegui Nico, sapevo che anche quella foto era un...   Mar 21 2005, 06:20 PM
_Nico_   Sì, si sapeva dei due orologi, uno dei quali venne...   Mar 21 2005, 06:36 PM
_Nico_   Ecco la versione fumigante/fumigata: _Nico_
 
QUOTE
...
  Mar 22 2005, 12:30 AM
matteoganora   Complimenti a tutti, gran bel 3D... che lascia il ...   Mar 22 2005, 10:05 AM
tembokidogo     Mar 24 2005, 12:10 PM
__Claudio__  
  Mar 24 2005, 12:32 PM
_Nico_   ...   Apr 2 2005, 04:20 PM
_Nico_   ...   Apr 3 2005, 11:24 PM
__Claudio__  
  Apr 4 2005, 03:27 PM
Cristiano Orlando  
QUOTE
...
  Apr 2 2005, 06:52 PM
sergiobutta   M'avete messo in mezzo!!. Per Claudio ...   Apr 2 2005, 08:53 PM
abumail   Sono molto contento che esistano ancora persone pu...   Apr 3 2005, 01:52 PM
abumail   Ho letto le ultime dopo aver mandato la mia letter...   Apr 3 2005, 02:12 PM
sergiobutta     Apr 4 2005, 08:31 AM
_Nico_   Ehm, sorry, excusez-moi... :unsure: Mi sembrava s...   Apr 4 2005, 03:51 PM
__Claudio__  
  Apr 4 2005, 04:04 PM
Cristiano Orlando  
Nella risposta prendo un po' quà e un po' ...   Apr 4 2005, 06:46 PM
Francesco T   A questa interessante discussione, arrivo con una ...   Apr 4 2005, 09:04 PM
Cristiano Orlando   Moltissimo purtroppo! Spesso il giornale su c...   Apr 5 2005, 10:05 AM
_Nico_   Un altro mito che crolla... :blink: Avete present...   Apr 8 2005, 07:16 AM
Francesco T   Nico grazie del contributo. In effetti, semplific...   Apr 8 2005, 08:04 AM
giulianodits  
QUOTE
...
  Apr 8 2005, 11:45 AM
Cristiano Orlando   Ueh Nico hai deciso di deprimermi fino in fondo?...   Apr 8 2005, 03:28 PM
elwood67   Proprio stamattina ho letto quell'articolo e m...   Apr 8 2005, 03:49 PM
Pegaso   _hmmmm_ ... in effetti un po' di depressione ...   Apr 11 2005, 12:53 PM
_Nico_   No Angelo, non intervengo per segnalare che anche ...   Apr 16 2005, 11:30 AM
photoflavio     Apr 16 2005, 12:39 PM
nuvolarossa   :blink: Non avevo visto l'ultima foto che hai...   Apr 16 2005, 12:28 PM
Cristiano Orlando   Sono perfettamente d'accordo con te Nico. Cert...   Apr 16 2005, 12:29 PM
_Nico_     Apr 16 2005, 02:32 PM
Cristiano Orlando  
Io direi che una singola foto o una serie di foto,...   Apr 16 2005, 01:58 PM
_Nico_   Sì, hai inteso perfettamente... :) Non ponevo que...   Apr 16 2005, 02:05 PM
2 Pagine: V   1 2 >

Discussioni simili Iniziata da Forum Risposte Ultimo messaggio