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War Is Over
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momentum
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Messaggio: #1
Piove quasi ininterrottamente dall'ora di pranzo; grandi scrosci di pioggia si alternano a momenti di
calma.
Finito di visitare il terzo settore della Piana delle Giare, risaliamo in auto con Mr Nutt, la nostra
guida e proprietario dell'hotel in cui pernottiamo, e partiamo verso Ban Napia. La strada non è
asfaltata ed è piena di buche, per cui si procede piano e ci impieghiamo più di un'ora per fare circa
30 km.
Infine arriviamo al villaggio, la pioggia è di nuovo in un momento di pausa, la terra è inzuppata,
dalle foglie e dai tetti si staccano gocce d'acqua.
Ai margini della strada di terra, si affacciano le case di legno. Polli, anatre, cani e altri animali
scorrazzano liberi per il paese.
Non si vede quasi nessuno in giro, incrociamo solo una madre con il suo bambino sulle spalle.
Sembra un villaggio deserto.
Ci spostiamo dalla strada principale e arriviamo in un piccolo spiazzo coperto da una tettoia in
legno sotto la quale un uomo, seduto su un materasso a fiori, sta fondendo l'alluminio e lo sta
trasformando in cucchiai. L'alluminio lo ricava da bombe inesplose che trovano nei dintorni.
Ban Napia è un piccolo villaggio nella regione orientale del Laos e anche da qui passava il Sentiero
di Ho Chi Minh durante la guerra in Vietnam. Questo Sentiero era utilizzato dalle truppe della
Repubblica Democratica del Vietnam e dai Viet Cong per portare armi e uomini nel Vietnam del
sud.
Gli americani, per cercare di fermare questi passaggi, bombardarono massicciamente la zone.
Alcune stime dicono che siano state sganciate più di due milioni di tonnellate di esplosivo, oltre a
grandi quantità di erbicidi. Di questa enorme quantità di bombe, circa il 30% non esplosero.
Attualmente, sul territorio, si possono ancora trovare molte bombe inesplose risalenti a quel
periodo.
Fra il 1999 e il 2008, ci sono stati più di 800 morti e oltre 1300 feriti a causa di ordigni.
Il MAG (Mines Advisory Group) si sta attualmente occupando di “ripulire” la zona.
Ma ci sono anche laotiani qualunque che cercano queste bombe, le rendono inattive e usano il loro
alluminio per trasformarlo in piccoli oggetti, ad esempio cucchiai, braccialetti, ciondoli e altro
ancora. Tutto ciò a rischio della loro vita.
L'uomo che osserviamo sotto la tettoia è uno di loro, così come lo è l'altro uomo da cui ci rechiamo
poco dopo.
Anche lui sta fondendo alluminio in una piccola buca scavata nel terreno in cui si può vedere la
fiamma che brucia.
Una sorta di mestolo dal lungo manico, giace appoggiata per terra, l'estremità è avvolta dalle
fiamme.
Poco distante c'è una panchina con appoggiate sopra delle vecchie bombe; per terra un sacchetto
bianco pieno di cucchiai; un minuscolo cucciolo nero di cane scorrazza curioso.
Dopo un attimo l'uomo afferra il manico, toglie l'attrezzo dalle fiamme e rovescia l'alluminio fuso su
un blocco di legno.
Per tutto il tempo non smette di sorridere e questa è la cosa più incredibile dei laotiani: il loro
sorriso pieno, sincero, felice.
Arriva la moglie, porta un vassoio con dei bicchierini e una bottiglia di Lao Lao, la grappa di riso
tipica di questo Paese.
L'uomo interrompe il suo lavoro, versa questa specialità in un bicchierino, lo svuota in un solo
sorso, lo riempie nuovamente e lo offre a turno a tutti noi.
Quello che sta facendo è un gesto di grande ospitalità, non possiamo rifiutarci. E non possiamo
rifiutare nemmeno i seguenti 3, 4 bicchierini che ci offre, anche se, in tutta onestà, trovo il Lao Lao
piuttosto disgustoso: già, in generale, non amo le grappe, ma questa ha anche il difetto di essere
piuttosto oleosa.
Dopo qualche chiacchiera e qualche giro di Lao Lao, ci congediamo per dirigerci verso un'altra
capanna.
Ci togliamo le scarpe, entriamo e ci sediamo per terra insieme al padrone di casa. Dopo averci
mostrato alcune bombe inesplose, prende un braccialetto liscio, lo appoggia su una panca di legno
e con l'aiuto di una lima, inizia a creare delle decorazioni sul bracciale.
Intanto noi beviamo del tè che ci hanno offerto.
Quando finisce di lavorare, arriva la moglie con del vino di riso. Il sapore è molto simile a quello del
Lao Lao, ma differisce il colore: questo tende al rosso, mentre l'altro tende al giallo.
Anche qui iniziano i giri, non possiamo tirarci indietro nemmeno in questo caso.
Il padrone di casa prende uno strumento musicale tipico del Laos e inizia a suonarlo. Mr Nutt ci
sfida con degli indovinelli, li perdiamo tutti.
Fra non molto farà buio, è tempo per noi di ripartire.
Salutiamo i nostri ospiti e usciamo dalla capanna.
Un po' alticci ripassiamo davanti alla casa della famiglia che ci aveva offerto il Lao Lao. L'uomo ci
ferma, entriamo nel cortile e ci offre un loro frutto tipico, una sorta di mela/pera, e qualche fetta di
un cetriolone gigante.
Accettiamo, ringraziamo e ci dirigiamo verso l'auto.
L'auto sta viaggiando lentamente sulla strada sterrata, è calata la sera e fuori non si vede quasi
nulla.
La testa appoggiata al finestrino, ripenso agli incontri della giornata. E ancora una volta mi chiedo
come i laotiani riescano ad essere così ospitali e così pieni di sorrisi. Non hanno quasi nulla, vivono
in spoglie capanne di legno, gli agi non li conoscono, eppure un sorriso non lo negano mai.
Che abbiano scoperto qualche segreto che a tutti gli altri sfugge?

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fedebobo
Messaggio: #2
Grazie di averci fatto partecipi di quel frammento di mondo.
Un ottimo racconto condito con buone immagini. Sul tuo sito hanno colori molto migliori di queste inserite in Clikon. Chissà perché...

Saluti e complimenti.
Roberto
Negativodigitale
Messaggio: #3
Complimenti vivissimi per questo racconto delicatissimo, in punta di piedi, che ci mostra una parte dell'indotto che una guerra (ogni guerra) lascia.
Mi piace la dignità del tuo reportage e la dignità dei soggetti.

Complimenti ancora.
Paolo
 
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