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Casaglia
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rofos0574
Iscritto
Messaggio: #1
"l 29 settembre 1944, al momento dell’inizio della strage, avevo diciotto anni. Vivevo a Casaglia di Marzabotto con la mia famiglia composta di undici persone e, tutti insieme, si lavorava a mezzadria un fondo di dodici ettari situati nei pressi del centro della frazione. Il più vecchio della mia famiglia aveva cinquantanove anni e il più giovane appena sei. Ci eravamo appena alzati, quella mattina del 29 settembre, erano circa le sei, ma era ancora scuro, a causa della pioggia intensa e della nebbia fitta che si era abbassata nei campi. Tuttavia, ai nostri occhi si presentò un panorama incredibile: tutt’attorno, nella valle del Setta, vedemmo le case in fiamme e altre che si incendiavano man mano che passavano i minuti. Vennero i partigiani della “Stella Rossa”. Da loro apprendemmo dell’inizio della feroce repressione e sapemmo anche che le SS tedesche si stavano dirigendo dalle nostre parti, evidentemente con le stesse intenzioni. I partigiani convinsero gli uomini, giovani o vecchi che fossero, che era inutile attendere o sperare e che non c’era altro da fare che unirsi a loro e riparare in alto, alla macchia, in attesa del da farsi. Poi consigliarono noi donne di riunirci nella chiesa, coi bambini, sotto la protezione del parroco. Capimmo subito che il consiglio dei partigiani era giusto e allora gli uomini si avviarono nel bosco e noi alla chiesa. Io riunii la parte femminile della mia famiglia e, coi bambini, entrai in chiesa. Il parroco, don Ubaldo Marchioni, ci riunì tutti insieme: eravamo circa un centinaio e egli si unì a noi incoraggiandoci e sollevandoci un poco.
Ci sentivamo ora più tranquilli. Di uomini validi non ce n’erano. C’era un prete, coraggioso e buono, a proteggerci: in fondo non eravamo che donne, alcune molto vecchie, e bambini.
Quando, alle nove circa, arrivarono le SS e sfondarono la porta e entrarono nella chiesa, capimmo subito che poteva accadere il peggio. Poi capimmo, dalla disperazione del parroco, quali fossero le intenzioni dei tedeschi. Ci fecero uscire dalla chiesa, formando una colonna, e fummo inviati, con le armi puntate ai fianchi, verso il cimitero della frazione, a duecento metri circa di distanza. Il cimitero era recintato e la porta di ferro era chiusa. La sfondarono coi calci dei fucili e ci fecero entrare tutti nel recinto e noi ci addossammo in mucchio contro la cappella. Poi piazzarono la mitragliatrice all’ingresso e cominciarono a sparare, mirando in basso per colpire i bambini, mentre dall’esterno cominciarono a lanciare su di noi decine di bombe a mano. Durò tre quarti d’ora circa e smisero solo quando finì l’ultimo lamento. I bambini, una cinquantina, erano tutti morti, fra le braccia delle loro madri. Alcuni adulti riuscirono incredibilmente a salvarsi, sepolti sotto i morti. Anch’io, ferita, restai fra i cadaveri e sopra, al mio fianco, c’erano i cadaveri delle mie cugine e quello di mia madre, sventrata; una madre con dieci figli attorno, tutti morti. Con me uscirono vive altre quattro donne, anch’esse ferite e protette dai morti. Restai, così immobile, tutta la notte e tutto il giorno seguente, sotto la pioggia, in un mare di sangue e quasi non respiravo più. All’alba venne mio zio, mi estrasse dal mucchio e mi portò via.
Nella strage di Casaglia erano morti cinque della mia famiglia, poi anche mio padre e mio zio furono fucilati dai tedeschi, uccisi a sangue freddo. Li buttarono in un burrone e si divertirono a sparare dall’alto, mentre i corpi precipitavano. Anche il prete morì: fu fucilato sull’altare della sua chiesa e poi, dopo averlo ucciso, i tedeschi spararono alle immagini sacre, poi incendiarono la chiesa e tutte le case attorno con i lanciafiamme."

Questa è la testimonianza di una delle quattro superstiti. Perdonatemi per inserire un tema di questo tipo in un forum in cui si dovrebbe parlare di fotografia, ma ho ascoltato da quando sono bambino i racconti di mia nonna, ho visto molte delle persone che hanno vissuto quei momenti raccontarti, e non posso nascondere che ascoltare dalla loro bocca quello che è successo è ben diverso che leggerlo su un libro di storia.. Grazie mille per la vostra pazienza e spero che il racconto vi aiuti a capire le foto, e che le foto vi aiutino a immaginare il racconto.
Matteo

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_FeliX_
Messaggio: #2
Bel reportage, intenso e cupo, immagini silenziose che urlano dolore, il racconto iniziale che rende tutto più emozionante.
I tuoi lavori sono sempre un gran bel vedere.
riccardoal
Messaggio: #3
sai quanto apprezzo la tua fotografia......un reportage ingoiato tutto d un fiato....non c'e' il soggetto?sai in quantio lo direbbero?il soggetto ognuno puo vederlo in ogni scatto......immagini intrise di storia...vita e morte........
sempre bravo per me......
ciao
Riccardo
Ricpic
Messaggio: #4
Ciao Matteo,
con quella premessa e quelle parole qualsiasi immagine è difficile da presentare... soprattutto dopo quasi 70 anni dai fatti. Eppure, per me ci sei riuscito, sfruttando la buonissima confidenza che hai con la macchina.

Mi permetto di suggerirti una sequenza diversa, soprattutto in apertura. Infatti io avrei inserito al centro della sequenza il primo (troppo simbolico) e il secondo scatto (non riesco bene a capire cosa ci sia al centro della terrazza) svuotandoli un pò di importanza.

Bravo,

ciao
Ric
Rino Terry
Messaggio: #5
Ciao Matteo, premetto che le tue foto mi sono sempre piaciute, sai sempre tirare fuori qualcosa di originale.
Stavolta invece, per come la vedo io, mi pare che il tuo reportage, più che altro sia una prova per mettere
alla frusta le ottiche.
Noto degli ottimi sfocati e controluce, forse sarà una mia impressione, ma di foto che raccontino il luogo, non ce ne sono molte.
A dirla tutta, la mia idea è quella che questo posto, forse, non era il massimo fotograficamente parlando.
L'unica che mi piace molto è l'ultima, ma come si può ben capire osservandola, anche se fosse stata realizzata da qualche altra parte cambiava poco...

Un caro saluto, Rino.
mauriziomaestri
Messaggio: #6
Il reportage fatica a partire ma poi quando parte è decisamente efficace specie in tre, quattro immagini. Reportage vissuto con gli occhi della vittima, nulla che si vede richiama all'aguzzino o alla crudeltà dell'aguzzino, quella la immaginiamo con le parole, mentre la sofferenza la si intravede in quelle scarne croci di ferro. Fatico però ad inserire la prima la seconda e quella della pozzanghera nel reportage. L'ultima è quella che preferisco, il contoluce, gli alberi drammatici, e quella silouette che tanto richiama una crocifissione (puramente terrena e terribile), un martirio degli innocenti.
Mai dimenticare.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #7
ciao rofos,mi colloco grosso modo sulla linea di Rino....e comprendo la difficoltà nell'interpretare fotograficamente tale argomento ,complicato e difficile per me coglierne il senso profondo prima ancora di subire l'idea che nel posto ritratto ,un fotografo emozionalmente rapito perchè "direttamente" interessato ha scattato delle buone immagini fotografiche.......solo il mio pensiero!!
rofos0574
Iscritto
Messaggio: #8
Ciao grazie a tutti per i commenti. Nell'ordine provo di rispondere alle domande:
- Ric grazie per l'osservazione sulla sequenza, devo dire che ho pensato a questa per ricalcare in parte la sequenza degli eventi lasciando a inizio e fine le foto che consideravo piu "astratte" e simboliche. Probabilmente alla luce dei tuoi commenti potrebbe essere piu convincente la sequenza che avevi proposto tu.
-Rino e DAP, beh devo dire che le foto nel complesso non mi dispiacevano, sono però sempre in difficoltà quando non ho un soggetto umano. La location peraltro è molto rovinato...pieno di elmenti estranei.... sono riuscito solo a trovare lo sfocato e il controluce per nascondere il contorno che a mio parere disturbava. Di sicuro si vede che non avevo molta "confidenza" con questo tipo di riprese.

Grazie mille ancora
Matteo
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #9
Premessa struggente, non dico altro.

Il reportage ottimo, anche se pure per me fatica un pò ad ingranare, ma giusto le prime foto.
E poi forse, per me, è un pò troppo cupo, seppur la cupezza sia sensata qua, ma avrei chiuso di meno i neri....ma è soggettivo e puramente stilistico, il messaggio è arrivato pieno comunque wink.gif

Graziano
Brunosereni
Messaggio: #10
Niente da dire, sono rimasto senza parole, purtroppo sono momenti che il nostro Paese ha vissuto e nonostante sia passato più di sessant'anni sono ancora vivi nelle memorie, e vivi devono restare perché non riaccadano!
Bello anche il racconto fotografico.

Bruno
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #11
QUOTE(rofos0574 @ Mar 10 2013, 07:57 PM) *
... Perdonatemi per inserire un tema di questo tipo in un forum in cui si dovrebbe parlare di fotografia ...


Buongiorno, Matteo.
La fotografia è anche (e secondo me soprattutto) questo; se fosse solo glamour, ritrattistica o paesaggi, non assolverebbe sino in fondo il proprio compito, che è anche quello di "costruire" una memoria condivisa, documentando ed intepretando luoghi, persone e circostanze.
Nulla da perdonare, quindi, ma piuttosto molto da ringraziare ... grazie per aver dato voce ad un dolore dopo tanti anni ormai quasi "muto" nella memoria collettiva e per averlo fatto con grandi capacità fotografiche.
Complimenti, bravissimo!
Vincenzo.

P.S.: avrei gradito per alcune immagini, ma questa è solo una mia opinione e non so se sia colpa del mio monitor, una maggiore leggibilità dei dettagli, una loro "emersione" dalle ombre. Ma, ripeto, è solo perchè in questo tipo di reportage ritengo prevalente l'aspetto "documentaristico" rispetto a quello artistico.
em@
Messaggio: #12
Un documentario importante, eseguito in modo impeccabile, soprattutto la post. Bello, bello, bello.
 
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