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Il progetto Street Art che trasformerà Certosa in una galleria d'arte a cielo aperto. Un progetto per la rivalutazione del tessuto urbano e per riportare il sorriso sui volti degli abitanti del quartiere di Certosa e della città di Genova. L’obiettivo è quello di rivolgere nuovamente lo sguardo verso l'alto - #certosaguardainalto - in un quartiere fortemente coinvolto e straziato dalle vicende dell’ultimo anno. L’impatto urbanistico di questo progetto mira a modificare positivamente la percezione dello spazio abitativo da parte dei suoi abitanti, immergendoli in una nuova e dinamica fruizione degli spazi urbani. Per la città di Genova è un intervento unico grazie al quale il quartiere sta diventando un museo a cielo aperto fruibile da tutti senza bisogno di “pagare l’ingresso”. E’ anche un modo per riprendersi la tragedia, creare percorsi emozionali ispirati dall’arte e guardare al futuro in un’ottica rinnovata di consapevolezza artistica, culturale e sociale.

Vorrai vederla

VORRAI VEDERLA – VORRAI VIVERLA – VORRAI SCOPRIRLA – VORRAI TOCCARLA – VORRAI CAPIRLA – VORRAI CAMBIARLA - VORRAI AMARLA - VORRAI RACCONTARLA – VORRAI CERTOSA

Strumenti

I rulli servono per dipingere muri di grandi dimensioni. Ma non sono l'unico strumento a disposizione degli artisti per creare le opere di Certosa.

Spray

Lo spray, aerosol spray o bomboletta come la chiamiamo tutti è un altro strumento che, nelle mani esperte degli street artists, si trasforma in un mezzo per creare arte.

Spray e ugelli

Le valvole e gli ugelli servono per permettere al liquido all'interno della bomboletta di uscire grazie al gas compresso in essa contenuto. Il colore della valvola determina la forma e l'intensità del getto della materia prima liquida. Può essere più o meno diffuso oppure preciso. La scelta all'artista che, con questi strumenti, può dettagliare oppure sfumare.

BDS Crew

Hanno scelto di fare un disegno più colorato, usando colori brillanti, cosa che ha piacevolmente coinvolto da subito i bambini, i ragazzi della palestra, gli educatori e gli abitanti del quartiere. I soggetti dipinti sul muro fanno parte del mondo dei cartoon, divertenti, scherzosi e colorati per strappare un sorriso a tutti coloro che passano lì davanti e volgono lo sguardo verso il muro. Il figurativo del leone è stato scelto perché nel logo della UISP, come mascotte, compare proprio questo animale.

BDS Crew

Di conseguenza nasce un’altra figura non umana sul muro, una lucertola per la precisione. Il dipinto per il muro di Certosa è stato pensato per uscire dai canoni comuni, per rendere la cosa “meno seria” nel rispetto del tema di On The Wall – la gioia.

Zedz

Per il progetto On The Wall Zedz ha lavorato sulla cabina di E-Distribuzione lungo il torrente Polcevera. Un’opera che si distingue per i forti colori, un impatto visivo notevole. Il suo lavoro si può ammirare distintamente dalla collina Coronata che domina la piana di Campi e l’ultimo tratto del Polcevera ma, vedendolo da vicino, si viene coinvolti nell’opera stessa.

Zedz

In questo punto lo spazio di osservazione non è molto ampio quindi è inevitabile avvicinarsi a quest’opera e osservarla nei dettagli. Le geometrie si susseguono, sono evidenziate dal cambio di colore e dal contrasto creato dai colori scelti dall’artista. Avvicinandosi al muro si entra nella geometria della superficie dell’opera stessa, i mattoni che creano altre linee nelle linee del disegno.

Zedz

Che si guardi il dettaglio oppure che si osservi la complessità dell’opera ciò che succede è che ci si immerge nel colore, nella superficie e nella semplice complessità dell’opera. I colori sono stati scelti per creare qualcosa di gioioso e luminoso. Portare l’arte sulle strade per Zedz significa che la gente possa fruire l’arte sulla strada e non dover entrare in museo. In questo modo l’arte diventa patrimonio di tutti.

Tiler

Tiler dice ... "Nel pezzo di Certosa si possono ammirare delle bestie simili ai nostri cavalli, ma di grande delicatezza. Il loro mondo è scaldato da una stella simile al nostro Sole ma più vecchia, le radiazioni sarebbero letali ma quegli strani quadrupedi hanno imparato a vivere in simbiosi con le nuvole. La loro vita è sempre una corsa in direzione del vento per evitare di rimanere scoperti. Bestie strane, in un mondo letale ma molto colorato”.

Rosk & Loste

Lo sguardo della figura è rivolto nella direzione del ponte crollato, lo sguardo di una persona che purtroppo non ha modo di cambiare la situazione ma solo di accettarla, come succedeva spesso nei film a questo personaggio iconico a cui gli artisti vogliono anche dedicare un omaggio. Peraltro questo volto è anche familiare a tutta l’Italia quindi potrà sicuramente attirare attenzione su di sé. Come i due artisti siciliani hanno attirato l'attenzione su di loro!

Rosk & Loste

La loro opera, finita, è da osservare attentamente. Riporta una quantità di dettagli e sfumature così realistici che si stenta a credere che ciò sia possibile. Complice sicuramente la loro grande creatività ed esperienza in questo tipo di arte. Peraltro, osservando gli ultimi dettagli, da una posizione laterale, con il sole che la illumina, i colori scelti dagli artisti hanno creato delle meravigliose e brillanti sfumature di colore dorato che donano a questo lavoro una prospettiva non solo nella sua interezza ma anche nel dettaglio.

Rosk & Loste

L’opera di Certosa è nata coinvolgendo gli artisti per via di quanto è successo l’anno scorso. Hanno voluto costruire qualcosa che ricordasse ma non ricordasse, allo stesso tempo, l’evento del Ponte Morandi. Così hanno scelto un’icona, Paolo Villaggio, persona del posto, però trasformato e rappresentato con la sua maschera di Ugo Fantozzi, che simboleggia un po' l’italiano.

Ozmo

L’opera che ha creato per Certosa fa riflettere da diversi punti di vista. In prima battuta perché non è disegnata su un’unica parete ma su due, dando all’opera una prospettiva non comune. Il che costringe l’osservatore a spostarsi fin quando non si trova il punto giusto da cui osservarla nella sua completezza. Ozmo pensa alle sue opere “site specific” ossia cerca di lavorare nello specifico per un contesto specifico in modo che l’opera non approdi on site senza una ragione d’essere e possa essere dislocata ovunque, ma che si relazioni a quella che è la realtà di quel luogo.

Ozmo

Il suo è un monumento dipinto, un monumento alla tragedia e in questa prospettiva l’identità è annullata. Il punto focale di Amore e Psiche nella composizione scultorea del Canova è il delicato abbraccio dei due personaggi, nell’opera di Ozmo è un sempre un abbraccio, un ricongiungimento, un abbraccio al quartiere, alle vittime, a chi rimane per cui la forza del simbolo e del mito è potente perché può essere interpretata a tantissimi livelli.

Greg Jager

Greg Jager lavora unicamente con l’astrattismo geometrico e quindi, ispirandosi al movimento artistico del Bauhaus e, in generale, all’avanguardia del ‘900 dai quali prende riferimenti, ha creato l’idea per la scuola di Certosa. Il lavoro che ha realizzato a Certosa lo definisce "intermuralismo", un discorso che attraversa in qualche modo l’architettura, che non si limita ad essere una patina, ma un qualcosa che crea un dialogo a più livelli, anche se molto minimale e quasi privo di segno.

Greg Jager

L’opera che ha creato è un anamorfismo, ossia la lettura e la restituzione prospettica dell’opera la si ha solo osservandola da un preciso punto. Ci si sono infatti disegni che ingannano l’occhio e questo è ciò che sarà quest’opera. Ingannare e restituire una prospettiva piatta su un edificio che ha delle inclinazioni non è immediato lavorando anche sulle intercapedini, colonne e finestre. Il suo lavoro pone in essere una sorta di filtro visivo per attivare dei meccanismi mentali. Se guardi l’opera dal punto di osservazione giusto essa si rivela in tutta la sua essenza, ma anche guardata frontalmente è altrettanto bella perché si nota l’aberrazione del lavoro.

Gola Hundun

L'artista è impegnato a rappresentare la natura e la spiritualità nelle sue opere di Street Art. Riferendosi ai colori che utilizza per questo dipinto Gola Hundun afferma che senza verde non si vive, mentalmente e fisicamente. Il verde è il suo colore preferito, è come un’esigenza per lui. A livello della Gestalt e di teoria della percezione il verde è un colore che dona calma. Anche nella filosofia yoga il verde e il blu sono colori che creano calma e tranquillità. Il blu per Gola Hundun è più legato alla mente, alle astrazioni mentali. Il blu si associa all’infinito, al cielo, al mare anche se non è molto presente in natura.

Gola Hundun

La montagna dà l’idea di qualcosa di irraggiungibile, crea il desiderio di arrivare fino in cima, ma è davvero così irragiungibile? Gola Hundun la “sente” così questa montagna. E’ lì dietro, l’impulso è di andare verso di lei. La prima cosa alla quale ho pensato, per associazione di idee, è l’albero della vita. Dopo aver guardato gran parte delle opere di Gola Hundun ho realizzato che l’albero è il protagonista delle sue creazioni. Il concetto dell’albero della vita è un simbolo mondialmente conosciuto, è un simbolo che alberga nell’immaginario comune, un simbolo ancestrale, pagano, quasi una cosa che vive dentro gli essere viventi e noi come esseri umani lo viviamo.

Geometric Bang

Geometric Bang, nella sua opera per Certosa, ha voluto creare “qualcosa” che ricordasse le persone che vivono in un quartiere. Sono figure geometriche miscelate con elementi più astratti come da suo uso, ma che ricordano la vita delle persone. Colorate per dare gioia e non pensare a ciò che è successo, insomma personaggi che rappresentano la vita quotidiana.

Geometric Bang

Chiedendo come sta vivendo la creazione dell’opera Geometric Bang afferma che l’idea cambia in corso d’opera, per questo non traccia nulla. La sua idea iniziale è una e, alla fine, sarà leggermente diversa. E’ un’opera che nasce, si sviluppa, cambia, vive e vive in autonomia mentre la si sta creando. Quando lui arriva al muro, ne comprende le dimensioni reali, imposta l’idea, sale e capisce cosa fare. E’ una questione di proporzioni, di vedere l’opera nell’insieme e non è facile.

Caktus & Maria

Consci che il loro “contributo artistico” non possa modificare le condizioni emergenziali che devono sopportare i cittadini delle zone più colpite dal crollo del ponte, i due artisti sono certi che le facciate dipinte possano rappresentare uno strumento di apertura e reciproca conoscenza con gli abitanti di un quartiere vivo e pulsante. La speranza è quella che l’arrivo del nuovo ponte possa in qualche modo rimarginare la ferita nel tessuto sociale e che l’arte a cielo aperto favorisca il sostegno economico attraverso la presenza di nuovi visitatori. La figura femminile al centro dell’opera si rifà ad una leggenda ligure, anch’essa narrata nel pezzo di De André.

Caktus & Maria

Per questo dipinto si sono ispirati al pezzo del cantautore Fabrizio De André – “Le acciughe fanno il pallone” – pezzo dal quale prende il titolo l’opera di Certosa. Un tempo le acciughe erano stelle. Fu la luna, invidiosa della loro luminescenza, a farle cadere in mare. Dal punto di vista grafico-pittorico la figura femminile simboleggia Selene, la Dea della Luna, rappresentata con uno spicchio di luna crescente nella chioma. Le acciughe, tuttavia, ogni qual volta vedono la luna – ossia le lampare dei pescatori - tornano in superficie e tornano a brillare, diventando così preda dei pescatori di acciughe, chiamati anche pescatori di stelle. Il messaggio intrinseco dell’opera è “l’unione fa la forza”.

Christian Blef

Realizzare quest’opera significa stare vicino alle problematiche della città, delle persone comuni. Ha utilizzato lettere e font per far uscire il suo nome dal muro, talmente tante e combinate che le persone osservano il muro e cercano di leggerci qualcosa. Ha creato quest’opera per poter ricordare di aver contribuito al dare gioia a questo quartiere, ha creato un simbolo che mette in contatto l’artista con l’opera, con il quartiere e con le persone.

Christian Blef

La sua opera si “legge” partendo dal centro, infatti osservando il punto centrale del muro man mano si inizia a leggere il suo nome. E’ la sua firma, la sua presenza per abbracciare Certosa. Ovunque sul muro, in diversi colori, si vedono le lettere che compongono il suo nome. Tanto colore, sprazzi di bianco e nero adornano il muro del palazzo e si intersecano creando le lettere. Guardando attentamente si vede come quest'opera porti al centro di sé stessa ossia al centro dell'artista.

Antonello Macs

L’artista trasla l’idea del “perdersi” in una nuova immagine rispetto al progetto primigenio. Un'immagine più leggera e spensierata per trasformare la tragedia del ponte in qualcosa di positivo. Due ragazzi su una macchina decidono di partire ma … per andare dove? Scatta qualcosa nella mente dell’artista e nella mente dei due personaggi. Il ricordo di un lungo periodo senza cellulare si trasforma nell’opera di Antonello a Certosa.

Antonello Macs

All'inizio del lavoro, abbozzando le prime linee in nero e segnando il muro con delle croci come punti di riferimento per condurre a termine il dipinto, gli è stata posta una domanda singolare. 40 croci nere su un muro vicino al luogo del crollo del ponte Morandi. Simboleggiavano forse le persone decedute nel crollo, anche se effettivamente erano 43? Senza volere l'inizio della sua opera ha connesso il tragico accadimento con l'evento in corso. Ora le croci non sono più visibili, erano solo le ancore per realizzare un’opera di gioia. Ora si vede solo un disegno colorato con due persone spensierate pronte a vivere un'avventura senza inizio e senza fine.

Agostino Iacurci

Il linguaggio artistico di Agostino tende a superare i limiti della pittura e trasformare così la percezione di un determinato ambiente. Documentandosi su Genova è rimasto colpito dalla moltitudine di facciate dipinte in città che riguardano la tradizione stessa di Genova di mimare i materiali. In passato era uso comune dipingere dei trompe l'oeil, un genere di pittura murale con funzione prevalentemente decorativa che ha come obiettivo l'inganno dell'occhio. Così a Genova si vedono finestre, capitelli, marmi, porte creati con decorazioni illusive che fanno parte di un'antica cultura genovese iniziata verso la fine del ‘400 dalle famiglie più ricche e in vista della città di Genova.

Agostino Iacurci

E’ partito da una serie di references, di disegni di alcune facciate presenti a Genova e sulla costa ligure, principalmente finestre, balaustre, nicchie. Ha colto alcuni di questi elementi ricorrenti sulle facciate e li ha reinterpretati in chiave contemporanea, fuori scala. Non c’è vera corrispondenza tra il dentro e il fuori come invece c’è sempre nella tradizione dove questi dipinti servivano a mimare quello che mancava. Pertanto usa una tavolozza contemporanea mirata a creare un ponte tra passato e presente in chiave artistica. I colori gli ha scelti rifacendosi sempre alla tradizione, il verde o l’azzurro delle persiane, il bordeaux e i rosa delle facciate. E’ quindi partito dai colori della facciata, ha scelto un rosso brillante e per le finestre ha scelto l’azzurro per creare maggiore contrasto. Anche le figure umane sono da ricondurre ai temi delle facciate e delle nicchie presenti nella tradizione della città.

Artisti

Alla fine del lavoro ciascun artista ha firmato la maglietta di una volontaria che ha prestato il suo servizio per la realizzazione di On The Wall. Non erano ancora finite tutte le opere al momento di questo scatto. Ci domandiamo…ma cosa fa la Street Art? Anzi che tipo di febbre scatena la Street Art? Quale è la magia e l’alchimia che riesce a creare semplicemente per il fatto di essere pubblica, a disposizione di tutti, fruibile nel modo più semplice che esiste al mondo? E’ la magia di essere Street, on site anzi in site, o forse ancor meglio inside, dentro l’arte, dentro gli artisti, dentro le persone comuni, dentro le emozioni, dentro i sorrisi di chi l’ammira, dentro lo sguardo curioso dei profani e degli addetti ai lavori. Questo è ... INSIDE ON THE WALL ...
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