I AM | ETTOCATA

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Biografia
La mia passione per la fotografia nasce da adulto, tutto, soprattutto in Sicilia, inizia ”più tardi”: ci si laurea più tardi, ci si sposa più tardi, nel mio caso ho sposato la donna mia vita, Simona, all’età di 31 anni, ma non andiamo fuori tema: la fotografia. Il mio rapporto con la fotografia quindi diventa pieno da adulto, quando ho potuto permettermi l’acquisto della mia prima reflex digitale correva l’anno 2010, c’è da dire che la cosiddetta "reflex" mi è sempre piaciuta, piaciuta come oggetto, affascinante con i suoi tanti comandi, la sua forma ed il senso di professionalità che mi trasmetteva, figuriamoci ad usarla andando in giro come un vero fotoreporter. Da piccolo vedere mio padre con la reflex al collo mi rendeva orgoglioso di avere un super papà come lui.

Una volta acquistata ho subito iniziato a scattare in giro per la città, la mia prima foto è stata ad un cesto di babbaluci presso un fruttivendolo del Corso Calatafimi a Palermo.



Inizialmente ho scattato a casa sperimentando la profondità di campo del mio primo obiettivo e con l’ausilio di Internet ho dedicato gran parte del tempo libero a cercare e studiare articoli di fotografia, passando dai tecnicismi, ai vari modelli di obiettivi, ed alla ricerca di gruppi di appassionati fotografi con i quali organizzare qualche uscita fotografica, e proprio con alcuni di questi appassionati fotografici è iniziato un rapporto di stima e amicizia, la mia ricerca mi ha portato a partecipare ad un corso base di fotografia organizzato proprio da alcuni di loro: il mio cuore si è apero definitamente alla passione fotografica. Ho capito che dedicare tempo alla fotografia permette allo scatto di trasmettere un’emozione, probabilmente la stessa emozione che ha portato il dito a premere il pulsante dell’otturatore.



Nonostante il tempo dedicato alla preparazione dello scatto ho notato che alle mie foto mancava ancora qualcosa, come quando in cucina, nonostante gli ingredienti di qualità, nonostante abbiamo seguito pedissequamente una ricetta consigliata, alla prova assaggio rimaniamo non completamente soddisfatti, ci accorgiamo che manca qualcosa. Nella catena fotografica c’era la tecnica, anche se non si finisce mai di imparare, c’era un buon mezzo fotografico, un buon obiettivo, ma la catena non era chiusa mancava cioè la post produzione, ovvero tutta quelle serie di azioni successive alla fase puramente di scatto.

A quel punto nel mio cuore si è formata una domanda di carattere etico: è giusto modificare le immagini una volta scattate? La mia foto mi piace per quel che rappresenta oppure perché postprodotta al computer? Bene, ho passato molte ore per dare una risposta a questa domanda, sempre in termini culinari posso rispondere che la postproduzione è un esaltatore di sapidità, inoltre anche la consuetudine è dalla nostra parte perché la post-produzione è sempre esistita, anche prima dell’avvento del digitale si faceva in camera oscura ritagliando dei cartoncini e ponendoli sul negativo in modo da chiarire l’immagine (ostacolando la luce la carta fotografica rimaneva bianca) oppure si muovevano direttamente sul negativo i liquidi non ancora fissati, inoltre la post-produzione, colpo di scena, è fatta in automatico dalla macchina fotografica, non illudiamoci che il file jpeg che esce dalla nostra macchina fotografica è il file originale non modificato, in altri termini, quando scattiamo vengono automaticamente elaborate informazioni quali il contrasto, la saturazione, la temperatura del colore, fino ad ottenere una fotografia digitale pronta all’uso (il file jpeg), per continuare la nostra analogia in termini culinari ila macchina fotografica sforna una “buonissima” merendina preconfezionata studiata per accontentare tutti i gusti, allora, dico io, perché non personalizzare questa elaborazione con qualcosa di nostro, secondo il nostro modo di vedere, certo ci vorrà del tempo direte voi ma almeno il risultato non saprà di preconfezionato, ma avrà carattere: saprà di noi!

Dietro ogni scatto ci sarà una motivazione e la post-produzione che faremo aiuterà ad esplicare questa motivazione, aiuterà a spiegare il percorso che ci ha portato a fare “clic”. L’importante è avere tutto chiaro in testa e nel cuore ancor prima di mettersi all’opera, proprio come avviene in cucina quando prima di metterci ai fornelli previsualizziamo il risultato. Abbiamo detto però che ci vogliono degli ingredienti di qualità che in termini fotografici sono rappresentati da un file grezzo, una sorta di negativo digitale, che prende il nome di file Raw, un file caratterizzato da una gamma dinamica ampissima, da una quantità di informazioni enorme e che permette quindi una accurata elaborazione
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