I AM | SONJAPEV

Mi presento.
Mi chiamo Sonja Caccamo, ma per tutti (e fotograficamente) sono Sonja Pev.
Raccontare di me non è facile, quindi l’invito che rivolgo è quello di leggere attentamente e con sentimento questa mia presentazione, con la speranza che grazie alla grande passione che ho per la fotografia, possiate comprendere il vero significato e il profondo amore che dedico a questo “lavoro”.
La mia avventura dietro a un obiettivo è nata per puro gioco. Si in breve trasformata in passione per poi declinarsi in lavoro che oggi chiamo “Fotografa a caso”.
Durante questo processo ho dovuto confrontarmi con me stessa, in una continua dialettica tra l’Io di sempre e l’Io nuovo che pian piano cresceva in me, nella disperata ricerca di cogliere attimi e personalità attraverso un obiettivo fotografico.
Il mezzo tecnologico – la macchina fotografica – è sempre stato un puro strumento intermedio tra la mia capacità di percezione e la realtà che mi circondava, ma nulla di più. Tanto è che ho cominciato con un semplice smartphone per poi – via via – avvicinarmi a strumentazione tecnologica sempre più sofisticata che mi ha permesso di crescere ma sempre più rendermi capace di catturare ed interpretare ciò che vedevo.

Purtroppo non sempre si comprende lo sforzo artistico di un fotografo.
Qualsiasi percorso artistico –e questo vale anche nel campo della fotografia - è continuamente punteggiato da obiettivi intermedi, ostacoli, ricerche, messa in discussione, annullamento, ripensamenti, tempo impiegato per capire, comprendere e migliorare, giornate sotto la pioggia, soldi di benzina spesi inutilmente, attrezzatura rotta, viaggi, progetti. Ma tutto viene fatto con un unico scopo e obiettivo ambizioso: quello di migliorare il proprio bagaglio di esperienza e restituire tramite la propria passione il sapere e allo stesso tempo soddisfare le aspettative di chi assapora l’opera ultima.
E da questo io non sono mai stata esclusa.
La fotografia per me è l’oggettivazione della mia soggettività, il momento in cui il mio modo di vedere (e quindi la mia soggettività) diventa tangibile, un’istanza oggettiva che posso condividere con gli altri.
Questo è sostanzialmente ciò che, più o meno consapevolmente, fanno tutti i fotografi, e da ciò deriva la necessità di riflettere bene prima di rivolgersi a questo o a quel professionista, capire se il suo punto di vista e la sua sensibilità sono congruenti con le aspettative di chi richiede una sua prestazione.
In particolare amo il genere ritratto, che mi consente di far emergere peculiarità ed emozioni che colgo in chi ho di fronte. Al di là del risultato fotografico, ciò che mi fa muovere, è il riuscire a raccontare piccole storie che restano racchiuse nei miei occhi e in quelli di chi guarda i miei lavori.
Oggi la concorrenza c’è, ed è un dato di fatto. Il mondo della fotografia ha aperto le strade a chiunque, meritevoli e non! In breve e semplicemente la passione nasce per dare una voce all’occhio che si nasconde dietro all’obiettivo.
Ma ciò che non si deve mai dimenticare è il rispetto per ciò che questi volti raccontano, spesso grande quanto le emozioni che quegli stessi volti hanno suscitato in me.
Dolore e felicità, tristezza ed entusiasmo, disperazione e speranza sono le declinazioni della condizione umana che ho cercato di cogliere con delicata discrezione in tutti i miei scatti, quasi a cercare di cogliere l’essenza e non l’apparenza.
E’ come scrivere una lettera ad un amico lontano.
Ogni fotogramma è un paragrafo, quasi a comporre una storia, una fiaba, un modo nuovo e consapevole di saper guardare in maniera diversa attraverso dei fermi immagine.
Una lettera scritta su carta dove cuore, testa e pancia sono ormai diventati una cosa unica.
Io sono Sonja Pev, il vostro occhio sulla finestra della conoscenza.