Non sò per quale scherzo di Dio io mi sento più vicina agli animali che alle persone......senza parlare,noi comunichiamo....con le persone spreco una marea di vocaboli per farmi comprendere sempre di meno.....

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

Se fossimo soli l'immensità sarebbe davvero uno spreco. - Isaac Asimov - (dedicata alla signora con cappello alla sx della foto!)

Questa incredibile modella in bianco e nero è uno spreco?

Riflessione sull'Oro Blu. Sempre più dispersione di acqua potabile per impianti obsoleti e antichi del trasporto d'acqua. La produzione di carni, soprattutto quella bovina, comporta consumi elevatissimi di acqua (si stima circa 15000 litri per 1 kg di carne). Noi possiamo cambiare tutto questo cambiando il nostro stile di vita, mangiando in modo sano e variegato (frutta, legumi, pesce, riso, pasta) ed evitando sia lo spreco di acqua nella produzione dei prodotti, sia con elevata attenzione nella nostra quotidianità.

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

Uno dei malanni della contemporaneita è lo spreco alimentare. Il paradosso della simultanea scarsità e abbondanza di cibo testimonia un profondo squilibrio tra le economie del mondo. Il 30% della produzione mondiale di cibo viene perduta o sprecata ogni anno, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli industrializzati, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate. Tale quantità è pari a quattro volte quella necessaria per nutrire i quasi 800 milioni di persone che ogni giorno nel mondo soffrono di fame cronica. Allo stesso tempo 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sono sovrappeso e oltre 500 milioni di adulti sono affetti da obesità.

Pane fresco gettato a terra.

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

_DSC0169-2_edit_bnw_web CITTADELLA GIUDIZIARA (SA 2015) un aborto edilizio partorito dall’architetto inglese David Chipperfield. Un opera mastodontica in cemento, totalmente inappropriata per una piccola città costiera come Salerno che vive di mare e vicinato. Una mega struttura che mette in ombra interi quartieri e rovina il panorama della city. Più volte i lavori sono stati interrotti per appalti vinti da società fallite ed indagini per evasioni fiscali. Da 20 anni i lavori sono ancora attivi a singhiozzo, alcuni tribunali al suo interno operanti ma tante ancora le ale costruite vuote e abbandonate con luci accese, ascensori attivi che non usa nessuno e servizi danneggiati da tempo e vandali. Uno dei simboli dello spreco di risorse che abbiamo in Italia, che sia colpa della camorra, della politica poco conta ormai...

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

Doveva essere la \"Città dello sport\", si è rivelata essere l\'ennesimo spreco italiano. Il complesso sportivo fu progettato per ospitare i Campionati mondiali di nuoto del 2009, e ora che siamo nel 2015 è ancora fermo lì, incompleto. Inizialmente il costo dei lavori – che ebbero inizio nel 2005 quindi ben dieci anni fa – si aggirava intorno ai 120 milioni di euro e non prevedeva quella struttura metallica a forma di vela che poi ha dato il nome all’intero polo sportivo. Ed è proprio con l’inserimento di questo nuovo progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che i costi iniziano a lievitare. Nel frattempo la mano passa alla Protezione Civile che affida l’esecuzione dei lavori alla società “Vianini Lavori Spa” del Gruppo Caltagirone. Dai pochi – si fa per dire – 120 milioni si passa a oltre 200 per poi arrivare fino a superare i 600 milioni di euro: troppi, dunque i lavori si fermano dal momento che ne mancano all’appello circa 400 e che nessuno vuole più sborsare un euro. La Protezione Civile si sfila dalla cordata e rimane solo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Delle due Vele solo una è finita, della seconda ci sono solo i grossi pilastri di sostegno per la sovrastante struttura metallica a rete. Se da un lato c’è la proposta del siciliano Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica di Roma, di convertire il tutto in un enorme orto botanico da 130 ettari, in pratica il più grande giardino coperto del mondo, dall’altro c’è il Codacons che senza tanti fronzoli afferma: «Buttate giù quel mostro. Danneggia il paesaggio e la collettività». Ancora più in là un’altra idea: trasferirvi la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Tor Vergata. E dopo questa, caliamo il sipario.

Un filoncino di pane abbandonato (spreco energetico e alimentare) su una "panchina" improvvisata, e un pannello elettrico un pò divelto. Spreco energetico... Foto ridimensionata e utilizzo del flash integrato per rendere un pò più "omogenea" nelle zone d'ombra e nella vegetazione scura.