Risultato della ricerca: santuari
cirro71
Conosciuta dai padovani semplicemente come il Santo, è una delle più grandi chiese del mondo ed è visitata annualmente da oltre sei milioni di pellegrini, che ne fanno uno dei santuari più venerati del mondo cristiano. Non è comunque la cattedrale patavina, titolo che spetta al duomo. In essa sono custodite le reliquie di sant\'Antonio di Padova. Ha la dignità di basilica pontificia e la sua amministrazione spetta alla stessa Santa Sede, pur senza godere del diritto di extraterritorialità. (tratto da Wikipedia)
Marco Girelli
Il santuario scintoista Fushimi Inari Taisha, fondato nel 711, è uno degli edifici più antichi di Kyoto. Il Dio Inari è conosciuto come il nume dell’abbondanza e della prosperità, per questo i santuari dedicati a lui sono spesso frequentati da commercianti e uomini d’affari giapponesi alla disperata ricerca di un colpo di fortuna. L’entrata del santuario presenta giganteschi torii d’ingresso, dell’altezza di circa tre piani, che vengono poi accompagnati da più di 10.000 torii di grandezza media, allineati in vari sentieri che arrivano fino alla cima della montagna. Ogni torii è stato donato nell’arco dei secoli da commercianti o fedeli il cui nome è stato inciso sulle colonne. I torii sono talmente vicini gli uni a gli altri da formare caratteristici tunnel rosso/arancione.
drizzoll
Il santuario della Madonna di Pietralba è uno dei principali santuari in Alto Adige, collocato a 1 520 m s.l.m., tra i paesi di Nova Ponente e Monte
MAURY06
Lago di Garda (Tignale - Bs)- Panorama dal Santuario di Montecastello
AlessandroBellavia
Poco dopo il tramonto, le luci della Valle dei Templi si accendono per illuminare gli antichi santuari dei Greci; in particolare, nella foto è immortalato il tempio di Giunone (o Era), in stile dorico, costruito intorno al 450 a.C. e tutt'oggi in buone condizioni
FabioCamoli
La festa della Madonna della Salute è una festa religiosa istituita dalla Repubblica Veneta nel 1630 e osservata solennemente in tutto il territorio della Serenissima fino alla sua caduta. Ha luogo il 21 novembre, giorno della Presentazione della Beata Vergine Maria, e ancor oggi si celebra spontaneamente nella città di Venezia, a Trieste e in moltissime città e paesi dell'antica Repubblica, nell'Italia, in Istria e in Dalmazia. La Serenissima infatti, per permettere alle popolazioni distanti dalla Capitale di osservare la Festa, favorì la costruzione in tutta la Repubblica di santuari dedicati alla Madonna della Salute, che sono a tutt'oggi numerosissimi, anche in piccoli paesi, e molti di questi santuari sono ancor oggi, come a Venezia, meta di pellegrinaggi il 21 novembre. A Venezia il pellegrinaggio ha come meta la basilica di Santa Maria della Salute. Durante tutta la giornata, nella basilica, tenuta aperta senza interruzione, vengono celebrate in continuazione messe e rosari, con un afflusso continuo di fedeli. Per facilitare il pellegrinaggio, viene eretto sul Canal Grande un ponte provvisorio in legno, visibile in fondo alla foto, che collega la punta della Dogana con Santa Maria del Giglio. Nella città di Venezia il 21 novembre è ancor oggi giorno festivo anche agli effetti civili, grazie ad una fortuita coincidenza: il giorno del Santo Patrono di Venezia, San Marco, cade il 25 aprile, in cui la Repubblica Italiana celebra la Liberazione. In questi casi la legge consente che il Comune scelga un altro giorno per usufruire della festività patronale, e il Comune di Venezia ha scelto il giorno della Madonna della Salute.
Massimo_2015
"...Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità....."Hermann Hesse da "il canto degli alberi"
mgnello
La sacra di San Michele è un complesso architettonico collocato sul monte Pirchiriano, all'imbocco della bassa val di Susa. Situato nel territorio del comune di Sant'Ambrogio vicino ai Laghi di Avigliana di Torino e poco sopra la borgata San Pietro, che appartiene alla diocesi di Susa. Un posto quasi unico nel suo genere... Secondo alcuni storici, già in epoca romana esisteva, nel luogo in cui sorge ora l'abbazia, un presidio militare che controllava la strada verso le Gallie. Successivamente anche i Longobardi installarono un presidio che fungesse da baluardo contro le invasioni dei Franchi, facendo del luogo un caposaldo delle cosiddette chiuse longobarde delle quali rimangono alcune vestigia nel sottostante paese di Chiusa di San Michele. Il culto micaelico presso i Longobardi era già diffuso all'epoca, e questo porta a supporre che l'origine del culto a San Michele presso la vetta del Monte Pirchiriano fosse già presente precedentemente all'edificazione della Sacra di San Michele.
Marco Girelli
Il santuario scintoista Fushimi Inari Taisha, fondato nel 711, è uno degli edifici più antichi di Kyoto. Il Dio Inari è conosciuto come il nume dell’abbondanza e della prosperità, per questo i santuari dedicati a lui sono spesso frequentati da commercianti e uomini d’affari giapponesi alla disperata ricerca di un colpo di fortuna. L’entrata del santuario presenta giganteschi torii d’ingresso, dell’altezza di circa tre piani, che vengono poi accompagnati da più di 10.000 torii di grandezza media, allineati in vari sentieri che arrivano fino alla cima della montagna. Ogni torii è stato donato nell’arco dei secoli da commercianti o fedeli il cui nome è stato inciso sulle colonne. I torii sono talmente vicini gli uni a gli altri da formare caratteristici tunnel rosso/arancione.
roscol56
Interno Santuari Madonna della salute....(1600 circa)
mgnello
Luogo carico di misticismo, l'abbazia benedettina è uno dei monumenti più affascinanti del Piemonte, crocevia di energie magiche.... I suoi mille anni di vita li dimostra tutti, attraverso una carica di irresistibile fascino e di profonda suggestione. L’abbazia di San Michele della Chiusa, che si eleva fiera e maestosa sul monte Pirchiriano, vetta di quasi mille metri d’altezza che sovrasta la Val di Susa, è un meraviglioso complesso architettonico in stile romanico, un punto di riferimento vitale per i pellegrini che dalla Francia si spostavano in Italia. L’atmosfera che si respira in questo luogo sembra richiamare quei giorni di oltre un millennio fa quando proprio a ridosso dell’anno mille, periodo carico di significato e attese, fu realizzata l’abbazia con l’annessa foresteria dove gli stranieri di passaggio trovavano in questa sorta di bed & breakfast ante-litteram, ristoro, riposo e conforto, dopo la lunga traversata attraverso le Alpi. L’aspetto scenografico, la bellezza dell’architettura e l’unicità del panorama, che si può ammirare da questo luogo privilegiato del Piemonte, fornirono ad Umberto Eco, esponente di spicco della cultura italiana, gli spunti necessari per realizzare “Il Nome della Rosa”, il suo romanzo più conosciuto e apprezzato. A volerne la costruzione fu il vescovo Annuncone. Decise di edificare su questa vetta, che alcuni studiosi ritengono sia stata occupata, per la sua eccezionale posizione strategica, fin dall’epoca romana, un tempietto dedicato a San Michele, l’arcangelo particolarmente venerato durante il Medioevo, epoca violenta e ricolma di guerre, che vedeva nell’arcangelo capo dell’esercito degli angeli – uno dei fautori della sconfitta degli angeli ribelli che rinnegarono Dio – come un punto di riferimento molto apprezzato dalle persone che vissero in un periodo storico particolarmente difficile e incerto. Secondo la leggenda fu lo stesso San Michele a chiedere al vescovo di edificare l’abbazia. Il mito narra che in quei giorni tutta la legna raccolta e depositata scomparve, per ricomparire proprio sopra il monte Pirchiriano, un chiaro invito alla costruzione dell’abbazia che nel 2016 è stato visitato da almeno 100 mila persone. Il luogo scelto per la costruzione del luogo sacro non sarebbe casuale: secondo vecchie credenze l’abbazia di San Michele sarebbe collegata da una linea energetica – fondamentale elemento della magia bianca – a tre santuari dedicati all’entità angelica, e cioè Mont-Saint Michel in Francia e Monte Sant’Angelo in Puglia. Al di là delle leggende, una linea ben più concreta e tangibile toccava l’abbazia ed era la via Francigena che conduceva in questo luogo così carico di misticismo e mistero, molti pellegrini. Negli anni la posizione strategica particolarmente favorevole portò in questi luoghi eserciti, aristocratici e chierici attratti da un’energia particolare e da una bellezza senza pari che si sprigiona sia del complesso architettonico che del paesaggio unico, fuori dal tempo, che caratterizza questi luoghi.
MAURY06
Costruito probabilmente nel XIV SECOLO, si ha la certezza che venne ampliato nel XVIISECOLO. Sorge su uno spuntone di roccia a 700mt di altezza, dove si può godere uno dei più bei panorami su tutto il basso lago e sul monte Baldo.
trentini paolo
Pietralba è uno dei principali Santuari in Alto Adige, collocato a 1520 m slm tra i paesi di Nova Ponente e Monte S. Pietro
mgnello
Il Santuario del Selvaggio: «Lourdes delle Prealpi», ha cantato e canterà, nei secoli che ancora verranno, le glorie e le misericordie di Maria, di questa nostra Madre, che il sommo poeta Dante, nella preghiera che fa innalzare da S. Bernardo, chiama giustamente «umile ed alta più che creatura», e alla quale i nostri padri con amore e pietà filiale hanno eretto questo santuario. Il tempio di Maria sarà per sempre un «richiamo alla conversione», alla saggezza, ad essere costantemente «operatori di pace», di riconciliazione, di amicizia, di bontà. È questo il messaggio di Lourdes, ed è questo il messaggio del Santuario del Selvaggio, perché qui come in tutti i santuari dedicati alla Madonna, «Dio glorifica la sua Madre nel condurre a Lei gli uomini». E l'umile Vergine non li trattiene per sé ma, come ci dice il Concilio Vaticano II , «mentre ella viene predicata e onorata, chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre!» (cfr. Lumen Gentium, 65). La breve storia del Santuario: In questo capitolo ci proponiamo di fare un piccolo viaggio a ritroso nel tempo per conoscere, della storia più che cinquantennale del Santuario, alcuni dati interessanti. Perché la località si chiama Selvaggio? Il toponimo "Selvaggio" deriva dalla deformazione ed italianizzazione dei nomi "serre" e "vacho" dell'antica lingua provenzale, ancora oggi parlata nella zona. Il termine "serre" sta per altura, altipiano o montagna, mentre il termine "vacho" significa mucca. Quindi le due parole stavano ad indicare altipiano della mucca o delle mucche corrispondente ad una zona di pascoli particolarmente importante nell'antichità, da cui poi per fusione dei due termini ne è scaturita l'attuale denominazione della località. Il documento più antico , che fa menzione di nomi e perciò di insediamenti di famiglie al Selvaggio, risale al 17 luglio del 1513, giorno in cui Tommaso di Pertusio, signore di Villarbasse e notaio del Duca Carlo II di Savoia (padre di Emanuele Filiberto) in qualità di esattore delle tasse per conto del predetto duca, ingiunge ad ogni capofamiglia del Selvaggio che alla festa di S. Andrea, ogni anno ed in perpetuo, si paghi “un'emina di castagne commestibili”. L'emina era una misura corrispondente a circa 250 grammi . Come si vede, la gente di queste parti era davvero povera. Nel 1608 troviamo già l'esistenza di una piccola Cappella di tipo rurale e poco appresso un modesto campanile, come si può rilevare dal disegno a calco sulla parete del loggione dell'Ospizio adiacente alla Chiesa. Di questa primitiva Cappella e del campanile, ora scomparsi, rimangono le due statuette lignee collocate sopra due piccoli altari posti nel peristilio del Santuario, dietro l'altar maggiore. Le statue rappresentano S. Antonio abate e S. Rocco, i tradizionali protettori delle stalle e delle persone dei tempi passati. Nel 1908 la chiesetta di un tempo, vecchia ormai di secoli, piccola e malsicura, accolse come Cappellano festivo il Teologo Carlo Bovero, nativo di Borgomarengo, che, professore nel piccolo Seminario di Giaveno (l'attuale casa di riposo), celebrava la Messa festiva nelle diverse Cappelle delle borgate situate attorno al Capoluogo. Il Teologo Bovero fu uomo di forte intelligenza e non minore capacità organizzativa. Egli seppe suscitare nella popolazione selvaggese un tale entusiasmo per la Madonna che ottenne dai buoni borghigiani una risposta totale ed entusiasta alla sua coraggiosa iniziativa di far sorgere presto una nuova e bella chiesa. A lavori iniziati, il Teol. Bovero seppe sensibilizzare e coinvolgere generosamente al suo fine il Cardinale Richelmy e tutta l'Archidiocesi di Torino, unendo insieme i confratelli Sacerdoti, il popolo e la stessa nobiltà torinese, casa reale compresa. L'architetto Giulio Valotti nel 1908 stese il progetto della prima chiesa e subito dopo realizzò anche il progetto dell'attuale Santuario. Com'era la prima chiesa lo si può vedere nel disegno a calco collocato in fondo alla loggia dell'«Ospizio Cardinale Richelmy». Qui essa è definita «granum sinapis» (it. granello di senapa ). La costruzione della prima chiesa e poi quella del Santuario, destano ancora adesso un senso di meraviglia. Uomini e donne di ogni età, alla domenica, come in processione, andavano al Rio Ollasio e ne riportavano pietre e sabbia verso il cantiere dei lavori. A monte della borgata la cava di pietra cominciò a vedere susseguirsi i turni di lavoro degli scalpellini che, sotto la guida dei fratelli Mollar, cesellarono letteralmente i pregevoli capolavori che ornano la parte esterna del Santuario. La prima chiesa, costruita a tempo di primato, fu consacrata dal Cardinale Richelmy il 22 agosto 1909. Il Santuario fu subito méta di grandi pellegrinaggi diocesani. Il Cardinal Arcivescovo scriveva nella Pastorale della quaresima del 1910 queste parole: «Il Santuario del Selvaggio, sorto appena, rifulse tosto di quella luce mistica e soave, che contraddistingue nella vita della Chiesa i più celebri Santuari di Maria. È nostro vivissimo desiderio che codesto caro Santuario sia dal Clero e dal Popolo venerato ed amato come un dolce pegno della protezione della Vergine sopra le nostre Regioni...». Nel 1910 s'inaugura nel cortile adiacente la chiesa la statua-monumento dedicata alla Madonna Incoronata e, quando la chiesa si mostrerà troppo angusta per la massa dei pellegrini, si svolgeranno le grandi funzioni liturgiche all'aperto, sotto questo monumento. La risonanza del Santuario giunse addirittura al soglio pontificio ed il Santo Papa Pio X così scrive al Teol. Bovero: «Al diletto figlio Teol. Prof. Carlo Bovero e agli altri egualmentediletti, che concorsero con lui alla erezione del nuovo Santuario di N.S. di Lourdes al Selvaggio di Giaveno, col voto che per l'intercessione della Vergine Santissima il Signore sia largo a tutti delle migliori grazie e delle più soavi consolazioni, in segno di gratitudine e di particolare benevolenza impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione.» Dal Vaticano 18 giugno 1911 PIUS PP. XI Dopo sei anni di esercizio liturgico la prima chiesa si dimostra insufficiente a contenere tante persone che accorrono sempre più numerose al Santuario. Nel maggio 1915 il Teol. Bovero annuncia l'ampliamento, o, per meglio dire, il rifacimento del Santuario, tanto è ambizioso il progetto della nuova chiesa per dimensioni e per il pregio artistico. La sovraintendenza ai lavori è assunta dal salesiano arch. Giulio Valotti e l'esecuzione tecnica è affidata al capomastro coazzese Andrea Bramante. Si formò un Comitato di Dame patronesse, tra cui emerse ben presto la nobile figura di Carolina Martirolo . Anche il Comm. Alfonso Zappata , definito «il cavaliere della Madonna», fu sempre la molto prodigo di aiuti. Il nuovo Santuario, iniziato sul finire del 1915, fu solennemente consacrato dal Cardinale Giuseppe Gamba il sabato 21 agosto ed aperto al culto divino la domenica 22 agosto 1926. Dal 1998 la gestione del Santuario è stata affidata dal Cardinale Giovanni Saldarini all'Ordine dei Monaci di San Paolo I Eremita - OSPPE. Le feste del Santuario Il Santuario del Selvaggio ricorda ogni anno le date solenni che gli sono proprie, tra le quali la festa della N. S. di Lourdes (11 febbraio) e, solennissima, la ricorrenza annuale della Dedicazione della Chiesa, che cade la domenica seguente la festività dell'Assunta (dopo il 15 agosto). In queste date si rivive il clima di Lourdes con le solenni celebrazioni liturgiche, con la Benedizione agli ammalati nel cortile del Santuario il pomeriggio, e alla sera, con la grande fiaccolata, che dal Santuario sale fino alla bianca Croce sul pianoro che sovrasta l'abitato del Selvaggio. La Consacrazione del comune di Giaveno Nel 1958 alla presenza del Card. Fossati, l'allora sindaco Cav. Pallard, lesse in Santuario la solenne Consacrazione del Comune all'Immacolata di Lourdes , di cui una targa bronzea perpetua il ricordo presso la Grotta. In quell'occasione venne inaugurata la nuova strada Giaveno-Selvaggio, e venne dedicata al nome del fondatore Mons. Carlo Bovero, la vecchia strada che va dalla B.ta Bergeretti al Selvaggio. Nel agosto 2008 la Consacrazione del Comune di Giaveno è stata rinnovata nel giorno della solennità della Dedicazione del Santuario con la presenza del sindaco Daniela Ruffino. Rettori del Santuario Mons. Teol. Carlo BOVERO (1908-1935) Don Giovanni BOSCO (1935-1936) Don Giuseppe GIANELLA (1937-1952) Can. Ugo SAROGLIA (1952-1998) P. Vladimiro ROBAK OSPPE (1998-1999) P. Damiano SIKORSKI OSPPE (2000-2001) P. Vladimiro ROBAK OSPPE (dal 2001)
MAURY06
Vista sulla sponda veronese del Lago di Garda e la catena del Monte Baldo