Risultato della ricerca: polonia
en.giuliani
Danzica, 23 ago 2014. Le minacciose strutture della cosiddetta Casa delle Torture e dallaTorre della Prigione. Qui nel periodo dal XVII al XIX secolo si trovava la prigione municipale dove ancora oggi si possono vedere i resti della gogna. Gli antichi interni della torre ospitano oggi i tesori del cosiddetto “oro di Danzica”, ovvero la preziosa collezione del Museo dell’Ambra, l’unico in Polonia.
UnlinK
Galeone sul fiume Vistola (Danzica - Polonia)
MatteoRovattiPhotography
Dziwnówek (Poland), August 2021 - www.matteorovattiphotography.com - Nikon D750 + Nikon 16-35 F4 + NiSi V6 CPL Landscape + NiSi GND 0.9 Medium
aieie_brazov
Aquile di mare coda bianca - Polonia dicembre 2018
dylan72
La miniera di Wieliczka è situata nella città di Wieliczka, nell'Area metropolitana di Cracovia, in Polonia. È stata utilizzata per l'estrazione del sale dal XIII secolo al 1996. È una delle più antiche miniere di sale al mondo; la più antica si trova a Bochnia, sempre in Polonia, a 20 km da Wieliczka. La miniera raggiunge una profondità di 327 metri[1] e presenta gallerie e cunicoli per un'estensione totale di 287 km. Quella di Wieliczka è comunemente detta "la cattedrale di sale sotterranea della Polonia", ed è visitata ogni anno da circa 800.000 persone.
dylan72
Panoramica del Castello di Wawel in notturna. Cracovia (Polonia)
dylan72
Immagine parziale di un piccolo chiostro della frutta a Wieliczka in Polonia.
FabioCamoli
Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba (più correttamente \"san Saba\"), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l\'8 settembre: venne denominato Stalag 339. Successivamente, al termine dell\'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Supervisore della Risiera fu l\'ufficiale delle SS Odilo Globočnik, triestino di nascita, in precedenza stretto collaboratore di Reinhard Heydrich e responsabile dei campi di sterminio attivati nel Governatorato Generale, nel quadro dell\'operazione Reinhard, in cui erano stati uccisi oltre 1,2 milioni di ebrei[3]. Per i cittadini incarcerati nella Risiera, intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il vescovo di Trieste, monsignor Santin; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di Giani Stuparich e famiglia) ma in altri senza successo. I nazisti, dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all\'inizio del 1944 dell\'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un forno crematorio. L\'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste). Da allora, fino alla data della liberazione, il forno crematorio fu adoperato per bruciare i corpi di oltre 3500 prigionieri della Risiera, soppressi direttamente dal personale carcerario ivi operante. La Risiera, oltre ad essere usata come campo di smistamento di oltre 8000 deportati provenienti dalle Provincie orientali destinati agli altri campi di concentramento nazisti, fu quindi adoperata in parte anche come luogo di detenzione, tortura ed eliminazione di prigionieri sospettati di attività sovversiva nei confronti delle regime nazista Questo luogo è di assoluta importanza in quanto fu l\'unico campo di deportazione dell\'Europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera. Riguardo alle ipotesi sui metodi di esecuzione, esse sarebbero avvenute o per gassazione attraverso automezzi appositamente attrezzati, o con un colpo di mazza alla nuca (mazza ritrovata e custodita sino al 1977 nel museo della risiera. È stata rubata l\'anno successivo) o per fucilazione. Nel complesso le esecuzioni sarebbero state almeno cinquemila, secondo una stima approssimativa, sebbene non si disponga di dati certi. Con il D.P.R. n. 510 del 15 aprile 1965, il Presidente Giuseppe Saragat dichiarò la risiera di san Sabba Monumento Nazionale, quale \"unico esempio di lager nazista in Italia\".(Wikipedia) L\'occhio scorre dal centro dell\'immagine (il forno crematorio rimosso)verso il basso, volta a destra, seguendo la canala a terra, per poi risalire sulla stele (la ex-ciminiera)...in alto la fine delle sofferenze. Fabio.
dylan72
Wawel è una collina situata sulla riva sinistra del fiume Vistola a Cracovia, in Polonia, a un'altitudine di 228 metri sul livello del mare. È un luogo simbolico e ha grande significato per i polacchi.
vito.s
Immagine della Madonna con Bambino presente nel Santuario di Jasna Gora
IvoMarkes
Si trova ai confini del comune di Sant'Anna d'Alfaedo (VR) situato al di sotto della contrada Crestena e della frazione Giare.E' ad una altitudine di 602 m s.l.m. sul percorso del sentiero europeo numero 5. Il ponte è all'incrocio degli impluvi delle vallette di Crestena e Fenile, la continuazione dell'impluvio porta in Valpantena. Il ponte è frutto dell'evoluzione naturale di una grotta. L'ipotesi più plausibile la propone Giuseppe Corrà . In principio vi era un covolo, una caverna carsica. La struttura della caverna era rappresentata da una sorta di architrave costituita dall'attuale ponte con al di sotto calcari più erodibili. Il corso prevalentemente torrentizio delle acque passava sopra il ponte formando una cascata. Molto lentamente si crearono degli inghiottitoi che portarono il corso delle acque all'interno della grotta e che scavarono la parte più debole risparmiando l'arco del ponte, costituito da lastriformi calcari del Rosso ammonitico. Attualmente il torrente scorre al di sotto, tra grandi massi di crollo, alimentato anche dalla sorgente della Grotta dell'Acqua. Il ponte, per la sua struttura insolita, ha sempre attratto gli artisti. Probabilmente il più famoso fu Andrea Mantegna che lo riprodusse a Mantova nel Palazzo Ducale all'interno degli affreschi della Camera degli Sposi. La vulgata popolare riporta che Dante Alighieri, esiliato a Verona e ospite di Cangrande della Scala, vi si ispirò per le Malebolge. Il gigantesco castagno (albero di castagne) presente nelle immediate vicinanze viene tuttora detto il Castagno di Dante. Ai lati della base del ponte vi sono alcune grotte abitate in periodo preistorico. Gli studi e gli scavi iniziarono nel 1932 e furono condotti, tra gli altri, da Achille Forti, Ramiro Fabiani e Raffaello Battaglia. Successivamente l'area fu studiata dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona e attualmente dall'Istituto di Geologia dell'Università  di Ferrara. Molti dei ritrovamenti, costituiti da reperti che testimoniano la presenza di una industria litica basata sulla lavorazione delle selci, abbondantemente presenti nelle rocce affioranti nell'area, sono esibiti nel Museo Paleontologico e Preistorico di Sant'Anna d'Alfaedo (VR) che raccoglie reperti che vanno dal Ponte di Veja ai bacini del comune di Fumane. Le stime della presenza umana partono dal Paleolitico superiore e risalgono a 100.000 anni fa, la permanenza dovrebbe essere durata fino alla fine del secondo millennio a.C., periodo di probabile decadenza degli estrattori di selci a causa della diffusione dei metalli in quantità  sufficiente per la realizzazione dei manufatti che prima venivano fatti in selce. Gli abitanti vicino al ponte dovevano essere abili artigiani nel lavoro della selce costruendo frecce, aghi e punte. Come per altre comunità  della zona si sono trovati loro manufatti in molte parti dell'Europa, dal nord della Francia fino in Polonia.
PierPaoloMiglietta
Torun (Polonia) -Il ponte Józef Pi?sudski sul fiume Vistola- il più vecchio dei due ponti stradali in Torun - https://web.500px.com/photo/1003992384/