Cagliari Mi piace

Questo è un album senza immagini in bianco e nero, pieno di sbagli di scatto, di esposizione, di post-produzione che ho volutamente lasciato. Desideravo che da ogni immagine venisse fuori l’emozione provata, e la forzatura nel rappresentarla è una cosa che mi contraddistingue anche nella vita. È solo dopo aver vissuto a fondo e compreso gli errori che riesco ad apprezzarne la bellezza. Quando sono arrivata a Cagliari ero interessata solo a “chi” avrei trovato. Non avevo idea del “cosa”. Il non avere aspettativa ha creato qualcosa di straordinario, perché qui c’era una realtà che non avevo mai visto davvero prima: il mondo a colori. Qui, vale la pena di faticare per salire su e scoprire che non esiste una sola vetta, ma sette colli da cui poter vedere le cose per quello che sono. E su 360° ci sarà sempre qualcosa che sarà sfuggita: comprendere che, cambiando il punto di vista, una zona d’ombra diventa all’improvviso luce e, osservando, sentirti felice a modo tuo, anche se per poco o per cose da poco, come l’esplosione di un tramonto inaspettato. Andare in alto e, finalmente, respirare. Qui, puoi camminare e sperimentare, senza paura di sbagliare strada. Perché, alla fine, a perdersi si guadagna sempre. Qui, puoi vivere “con” e “senza”, essere soli senza sentirsi soli, bastare a se stessi e non provare nessuna tristezza. Cagliari ti apre gli occhi abbracciandoti, senza trattenerti e, tu, allora, vorresti poter non andare via. E forse – forse – il vero segreto è questo: non trattenere. Soltanto questo. Come gli angeli, che cercarono a lungo una terra in cui vivere e scelsero proprio questa città perché non vi regnava né l'odio, né la cattiveria; come il gabbiano che riposa sereno su una strada panoramica, perché sa che nessuno lo disturberà; come i fenicotteri rosa nei loro stagni, liberi di migrare ma decisi a restare. Respirare ancora e ringraziare, per il bene, ma soprattutto per il male, aprire il pugno e, poi, lasciare andare.

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