Orbite

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17.84 Punteggio più alto 03 Aprile 2023
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Image Impact
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....vuote orbite di mitiche creature che tutto hanno visto, talmente hanno visto quegli occhi che il mare ha preteso la loro saggezza, facendoli diventare a loro volta mare e lasciando a noi, poveri mortali, solo l'ombra della luce.

Dati EXIF
Dispositivo NIKON Z 6
Obiettivo 35.0 mm f/1.4
Data 25/03/2023 14:27:41
Lunghezza focale 35 mm
Diaframma f 1.8
Tempo di posa 1/8000 sec
Sensibilità ISO 100

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gbphoto 1 anno fa
QUOTE (Paolo Tomberli @ 28 Marzo 2023 20:26)
.... all'ombra di quella luce che irradia su noi poveri mortali... questa foto potrebbe far sentire alcuni spettatori critici. E sta bene. Ma potrebbe far sentire alcuni commossi, e sta bene anche questo. Ma il mio punto di domanda – che ti fa riflettere – è che il lavoro di un fotografo deve provenire da un cantuccio più profondo, rispetto a una di quelle due emozioni che ho citato prima. Ma forse – più impersonalmente – il più delle volte può provenire da un complicato “mix” di consapevolezza. Se è vero un insegnamento che dice che la percezione non si nidifica nella mente. Ma nel fatto, che osserviamo una “finestra”, una “nuvola”, un “albero” non nel cervello, ma piuttosto nel luogo in cui lo vediamo, allora si dice cge siamo anche al di fuori di noi stessi. Complimenti per l'ottimo lavoro. Un caro saluto, Paolo.


talvolta mi domando per quale motivo scelgo la fotografia quando poi faccio (spesso) di tutto per mortificarne la tecnica, e la capacità "magica" di rappresentare perfettamente "la realtà da cartolina" beh, forse proprio perché non si può mai parlare di realtà al singolare, mai quando a filtrarla, a sceglierla, a decidere come rappresentarla c'è un uomo con tutto il suo universo, ecco che l'osservazione "attiva", suscita, il click è la presunzione di una emozione.
Grazie Paolo, per tutto ciò che dici prima ancora dei complimenti e, ancor più, per tutto ciò che il tuo dire suscita, grazie di cuore

.... all'ombra di quella luce che irradia su noi poveri mortali... questa foto potrebbe far sentire alcuni spettatori critici. E sta bene. Ma potrebbe far sentire alcuni commossi, e sta bene anche questo. Ma il mio punto di domanda – che ti fa riflettere – è che il lavoro di un fotografo deve provenire da un cantuccio più profondo, rispetto a una di quelle due emozioni che ho citato prima. Ma forse – più impersonalmente – il più delle volte può provenire da un complicato “mix” di consapevolezza. Se è vero un insegnamento che dice che la percezione non si nidifica nella mente. Ma nel fatto, che osserviamo una “finestra”, una “nuvola”, un “albero” non nel cervello, ma piuttosto nel luogo in cui lo vediamo, allora si dice cge siamo anche al di fuori di noi stessi. Complimenti per l'ottimo lavoro. Un caro saluto, Paolo.

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