Ho usato le righe – senza sapere che le avrei usate – come un modello semplice e definitivo. Non faccio vedere delle righe, mi permettono di mostrare delle cose. Che cosa succede intorno a loro? In che modo l’opera influenza il loro ambiente? Sono il primo a dirti che sono banali e noiose. Se le vedi come un dipinto, sei sulla strada sbagliata. Esse hanno lo scopo di sfidare l'idea di un punto di vista sospeso.
Grazie infinite a tutti gli amici di Nikon Club per i loro commenti assai graditi e per i vostri bellissimi spunti di riflessione. A quest'ultimi vi rispondo - con altre riflessioni, ma anche con qualche nuove domande: la fotografia è vincolata – lo sappiamo – ai suoi parametri contestuali: la posizione, l’ora, l’angolo di ripresa e le impostazioni della fotocamera. Dato che tutte le fotografie esistono nel passato e siamo in definitiva consapevoli di questo, ma che ruolo giocano le finestre (il mirino e il monitor della fotocamera) nel dare impulso questa a metafora? In che modo i fotografi utilizzano la loro finestra per attirare l’attenzione sul loro soggetto? Come separano ciò che è “dentro” l’inquadratura da ciò che è “fuori”? Nella fotografia "concettuale", si cerca prima di tutto il "significato", la verità che è coinvolta nell’immagine – questa immagine mostra qualcosa di importante? È vera o falsa? La composizione, la forma, che è più una questione estetica, arriva sempre per seconda. L’immagine "ideale" per una storia deve prima avere un significato e in secondo luogo, si spera, che abbia una forma – una buona composizione. Una buona composizione porta l’occhio al punto focale. Tanti cari saluti, Paolo.
Semplicità , essenzialità , utilità , il calpestio continuo dell'umanità alle sue opere , mi piace la cura della linearità e l'aspetto grafico stilizzato , molto bella Paolo , cari saluti , Antonio .
Bella Paolo, potresti divertirti a girarla di 90 gradi, a destra o a sinistra e darle un significato di libertà o altro. Bravo nella conversione e per l'idea. Un caro saluto, Francesco
Cari saluti, Tonino
G
Saluti cari, massimo