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_Mauro_
Ciao

Non so come introdurre quest'argomento apparentemente banale e quasi scontato, per cui lo faccio e basta.

Nella mia vita ho posseduto una dozzina di macchine fotografiche, ma la mia - chiamiamola così - perizia nel fare foto è migliorata col tempo e l'esperienza, non con le fotocamere. E' banale?
La fotografia non è l'unico hobby, ne ho altri. E' stato uno dei più importanti, di fatto col nuoto è uno dei più antichi, oltre 25 anni. Ci sono periodi in cui l'interesse cala, altri in cui si ravviva... in genere, il periodo estivo in cui faccio i viaggi più lunghi sono le occasioni in cui l'interesse per la fotografia si ravviva... ora, a New York ho scattato migliaia di fotografie... ma lo stimolo maggiore è arrivato da un pomeriggio trascorso al MoMA, il Museum of Modern Art. Era presente una mostra fotografica davvero coinvolgente... fotografie a tema, per dire... una composta solo da fotografie, anche molto vecchie, accomunate dal fatto che in tutte era presente l'ombra del fotografo... per lo più in bianco e nero... archeologia urbana e industriale, ricordi d'infanzia... ah, la fotografia. Al di là delle sigle, delle pellicole e sensori, megapixel e scatti in sequenza, elaborazioni al computer e quant'altro ancora... la fotografia è il mezzo per esprimere qualcosa che abbiamo dentro, per chi osserva una foto, per scoprire che cosa aveva da dire il fotografo 10, 20, 100 anni fa...
la fotografia senza troppi tecnicismi, senza le regole, senza gli orizzonti per forza diritti, con le dominanti di colore, sfocate, granulose, sottoesposte, che tagliano piedi o teste, con oggetti e luci che distraggono, che non capiamo, che non ci dicono nulla... testimoni di un evento, di uno stato d'animo, di un momento che non c'è più. Davvero la fotocamera è l'ultima cosa che importa... prendete una città vanitosa come NY... credete che la reflex sia la macchina più adatta per far foto interessanti? No, a mio parere una compatta da tenere in tasca e tirare fuori all'ultimo momento per fotografare un tizio che vi passa davanti con un gatto sulla testa è la cosa migliore. Certo, magari il dettaglio, la messa a fuoco, la luce, l'inquadratura non saranno troppo accademiche, ma accidenti... brava la mia coolpix che mi ha fatto fare foto impossibili da fare con la D200, a meno di non essere lì pronti col dito sul grilletto, con almeno 10-15 secondi di tempo per impostare tutto per bene...
Non so nemmeno io di cosa vi volevo parlare in realtà, per cui chiudo qua...

ciao

Mauro

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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Skylight
Ciao, deve essere stata una bella esperienza quella che hai vissuto, traspare dal tuo racconto.

La tua riflessione mi fa pensare che la fotografia può essere con "meno tecnica" ma con "tanto cuore".

Ottima il tuo spunto Pollice.gif
davidebaroni
QUOTE(_Mauro_ @ Aug 6 2008, 03:26 PM) *
Ciao

Non so come introdurre quest'argomento apparentemente banale e quasi scontato, per cui lo faccio e basta.

...
...la fotografia senza troppi tecnicismi, senza le regole, senza gli orizzonti per forza diritti, con le dominanti di colore, sfocate, granulose, sottoesposte, che tagliano piedi o teste, con oggetti e luci che distraggono, che non capiamo, che non ci dicono nulla... testimoni di un evento, di uno stato d'animo, di un momento che non c'è più. Davvero la fotocamera è l'ultima cosa che importa... prendete una città vanitosa come NY... credete che la reflex sia la macchina più adatta per far foto interessanti? No, a mio parere una compatta da tenere in tasca e tirare fuori all'ultimo momento per fotografare un tizio che vi passa davanti con un gatto sulla testa è la cosa migliore. Certo, magari il dettaglio, la messa a fuoco, la luce, l'inquadratura non saranno troppo accademiche, ma accidenti... brava la mia coolpix che mi ha fatto fare foto impossibili da fare con la D200, a meno di non essere lì pronti col dito sul grilletto, con almeno 10-15 secondi di tempo per impostare tutto per bene...
Non so nemmeno io di cosa vi volevo parlare in realtà, per cui chiudo qua...

ciao

Mauro


Già.
D'accordo su praticamente tutta la parte "si cresce con l'esperienza e non con il corpo macchina"... anche se tu stesso dici, proprio alla fine, senza nemmeno accorgertene, che ci sono corpi macchina più adatti di altri a fare certe fotografie. biggrin.gif
Ma per la parte che ho quotato, soprattutto l'inizio... beh, lì semplicemente non posso essere d'accordo.
Il fatto è che NON ESISTE una "fotografia senza regole". La Fotografia è comunicazione, comunicazione visiva, e questa, come TUTTI i linguaggi, ha fonemi, parole (e quindi un "vocabolario"), sintassi, grammatica, strutture profonde e superficiali, componenti per così dire "non verbali" e "paraverbali", e schemi di significazione a base sia semantica che strutturale/neurologica.
La sezione "Temi" è PIENA di thread in cui si discutono queste cose.
Chissà come mai, pur essendo IMHO la più "ricca" di cultura (in ogni senso) dell'intero Forum, e probabilmente la più "istruttiva", è anche la meno frequentata... rolleyes.gif

Questo nulla toglie alla tua esperienza, o alla sua soggettiva bellezza, o al suo impatto su di te.
Ma come comunicatore, chiedersi "Come funziona? Come mai queste cose specifiche hanno su di me questo specifico impatto?" e cercare una risposta quanto più approfondita possibile mi sembra il minimo sindacale... smile.gif

Ciao,
Davide
_Mauro_
Non avevo le idee chiare su cosa volessi trasmettere, forse nulla. Solo, avevo una cosa in mente, ancora sfocata... lo dico così: preso da centomila impegni, la fotografia non mi piaceva più come prima, troppi tecnicismi, troppi inseguimenti verso le regole più ortodosse, la foto bella, la foto impeccabile, mettiamoci pure il vago dispiacere per la progressiva obsolescenza della propria fotocamera... magari per queste cose ci vuole troppo tempo, oppure non è una cosa che mi interessa, oppure qualcos'altro... faccio foto anche per lavoro, quelle ho continuato a farle perchè ne avevo bisogno, la foto che faccio per me, quella che faccio come alcuni hanno bisogno di ricopiare in uno schizzo a matita una statua, un paesaggio, un volto... forse non mi interessa, personalmente, che la fotografia abbia per forza delle regole, e forse, visto che trattasi di un'arte, le regole ognuno se le inventa a modo suo... può farlo, non esiste un codice penale in tal senso... chissà, non sono un esperto. Dopo tutto gli impressionisti hanno regole diverse rispetto agli iper-realisti, ai naif... l'ombra del fotografo non si dovrebbe mai vedere, ma al MoMA, l'ho detto, c'era una galleria dedicata SOLO a queste foto, ho visto gallerie dedicate a immagini di porti di mare e di fiume, alcune con l'orizzonte diritto, altre no, alcune rispettavano la regola dei terzi, altre no, alcune sovraesposte, altre sottoesposte... quali sono le regole, chi le vuole, a che servono in fin dei conti? A esprimere criteri di valutazione per dare punteggi? A questo? Servono a chi ne sente il bisogno? Perchè se togliamo le regole, valutare una fotografia diventa cosa alquanto soggettiva, condizionata dal concetto di bello, di appagante, di suggestivo che c'è dentro ognuno di noi. Se la foto ha un suo significato, un qualcosa da trasmettere, a che servono le regole? A consentirci di quantificarla per trovarvi più facilmente dei difetti, delle imprecisioni, degli errori grossolani nell'inquadratura, nell'esposizione, nella scelta del soggetto?
Comunque, non volevo avviare una crociata contro le regole. Anche perchè personalmente sono uno che tende sempre a seguirle. In tutti i sensi, sono dopo tutto un professore di matematica!! E le seguo, quando ci riesco, anche in fotografia. Ma a volte le regole, i tecnicismi, lo studio soffocano la sana passione per quest'arte. E' una mia personalissima opinione, non mi arrogo il diritto di farne (appunto...) una... regola.
Magari ho ragione io. Magari ha ragione chi la pensa solo in parte come me, oppure chi la pensa in modo completamente diverso. Non trovo che questo sia particolarmente importante. Più che altro mi interessa cosa ne pensano gli altri, non assicurarmi che la pensino come me. Insomma, forse sto continuando a parlare del niente...
Me ne vado al mare, ora che in spiaggia la gente comincia a sfollare...
Ciao

Mauro
PAS
Le regole!
Croce e delizia

Le regole sono sempre il frutto di un processo di razionalizzazione e quindi storicamente successive all’intento di comunicare un’emozione.
Come tutti i processi di razionalizzazione non può essere esaustivo.

Ovvio che sto provocando, ma nemmeno poi tanto. wink.gif

Le regole canonizzano il linguaggio, ma a volte possiamo renderci conto che la sintassi imposta dalle regole sia inadeguata, troppo limitata. Che diventi una gabbia razionale troppo vincolante per consentirci un’espressione compiuta e quindi ben venga l’infrazione delle regole.
Magari perchè no! per dare vita ad un nuovo linguaggio.

Condividendo l'osservazione finale di Davide sposto in Temi
Vito.Coppola
Quello che hai detto e molto bello,perche' a volte quando si guarda una foto si pensa solo se l'orizzonte e perfettamente in linea,se la regola dei terzi e stata eseguita in modo corretto,se c'e sottoesposizione o sopraesposizione ecc.........senza lasciar parlare il cuore.
Io ti confesso che a volte mi emoziona di piu' una foto che non ha tutte queste perfezione al limite,ma che vuole trasmettere un messaggio o un emozione che non ha regole,ma che solo il cuore puo' capire!!!
Grazie per aver postato questo argomento e soprattutto complimenti per aver avuto in un certo senso il corraggio di andare contro corrente.

Ciao
Vito
ANTONIO1973
Ciao Mauro,
sono d'accordo con quasi tutto quello che hai scritto.
Personalmente quando sento che devo infrangere le regole e perchè mi accorgo d'essere a disagio con me stesso o con altri o di essere avverso a qualcosa.

Penso che tu abbia attraversato un periodo di demotivazione dal punto di vista fotografico e di difficile comprensione delle regole del mercato che ti hanno protato a perdere il feeling con la tua amata d200.
Questo mi sembra di avverlo capito tra le righe quando dici che basta una compatta per fotografare; io al contrario mi trovo impacciato quando uso propio quella.
Penso ti sia lasciato, come tutti noi, coinvolgere troppo dalle tecnologie e da tutte le nuove uscite.

Poi all'improvviso "la luce", una mostra fotografica che risveglia l'istinto, che ti fà dimenticare i cmos, ccd, pixel e quant'altro, che ti dice prendi anche la compattina da dieci euro e scatta, le belle foto escono ugualmente, basta avere idee chiare in testa e fantasia.

Le regole vanno infranate solo dopo che si conoscono, quindi è normale che uno si documenti sulla regola dei terzi, sulla messa a fuoco, sul mosso ecc. Una volta che ha assimilato tutti questi concetti e messi in pratica allora ecco che può infrangerle, anzi deve farlo per dare un'impronta personale a quello che per lui è "la Fotografia" e distinguersi dagli altri.

Adesso hai tirato fuori quello che avevi dentro e sei riuscito a sfogarti: Riprendeerai a fotografare come hai sempre fatto, ma con più entusiasmo e convinzione di prima.
Un caro saluto
Antonio

pesco
In primis un grazie a Mauro per aver voluto condividere le sue impressioni e dar vita a questa interessante discussione.

Personalmente penso che se la Fotografia è linguaggio ha bisogno delle sue regole: non esiste linguaggio senza regola. Però siamo di fronte ad un linguaggio "artistico" e come tale si impone anche un certo estro ed una certa violazione di regole. Il grande HCB sosteneva che era interessante notare come ogni cosa fosse già stata vista e scrutata in ogni epoca ma quello che era interessante fare era rivisitarla con altri altri mezzi o altri sguardi. Ora penso che se la violazione delle "regole" viene fatta in modo casuale e o per mancanza di conoscenza questa non può definirsi in senso assoluto "arte": quale è la differenza fra un disegno realizzato da mio figlio di 3 anni ed uno realizzato da un pittore impressionista? Apparentemente potrebbe non esserci nessuna differenza ma la coscienza di sè e di cosa si stia relaizzando e con quale linguaggio li rendono assolutamente differenti.

Così una fotografia consapevole la rende assolutamente diversa da una fotografia non consapevole. Sono profondamente convinto che se mischiassi alla rinfusa delle foto ricordo scattate da chi non ha la più vaga idea di cosa voglia dire Fotografia se non l'atto di premere un pulsante con delle istantanee di HCB l'occhio non fotografico di chi considera solo e soltanto la fotografia come ricordo di un istante sarebbe tentato di scartare molte delle foto del Grande Maestro solo per motivi estetici. Qualche tempo fa un ragazzo immise in Flickr (noto sito di sharing fotografico) una foto proprio di HCB (per la precisione quella in cui si vede dall'alto di una scalinata un ciclista che passa velocemente) e attese i commenti: non avete idea di quanta gente disee cose del tipo "bella, ma troppo mossa", oppure "piatta e insignificante", "troppo grigia, scarsa conversione in BN"!!!!!

Ecco questo ci fa capire a mio avviso che di fronte ad una "fotografia consapevole" sia sempre importante chiedersi perchè tale foto funziona, cosa ci voleva dire il Fotografo oppure le regole sono state violate per necessità o con una motivazione artistica/compositiva/informativa.

Mi piace molto praticare quella che viene chiamata Street Photography e lo faccio spesso con una piccola macchina a telemetro con un 35mm e rullo in BN, benchè anche io spesso per lavoro mi affidi a Nikon digitali con tanto di mega obietivo e monopiede. All'inizio ricordo che i miei provini erano (ma lo sono tuttora) pieni di foto cre ritraevano in modo forse banale aspetti del quotidiano e lo facevo cercando di rispettare delle regole generali ed allora ottenevo fotografie banali ma ben composte oppure per necessità in modo istintivo e ottenevo foto interessanti nel soggetto ma male interpretate.
Solo qualche rara foto poteva e può dirsi riuscita in pieno e funzionante. La fotografia di strada, il cogliere la vita che scorre, è qualche cosa di veramente difficile ma secondo me non affato vero che per farlo è sempre necessario farlo in modo istintivo e disordinato, al contrario va fatto con estremo rigore e attenzione proprio per evitare di cadere da un lato nel banale e dall'altro nel fiume in piena di una arte ricercata necessariamente anche laddove potrebbe non esserci (il bambino che fa un disegno disordinato). Poi secondo me l'orizzonte storto, il soggetto sfocato, e l'ombra del fotografo possono trnquillamente esser presenti nella fotografia se serve al fotografo e al suo linguaggio consapevole, anzi per mia indole cerco sempre di guardare la foto nel suo complesso e rifiutare commenti del tipo "poco nitida" che sembrano andare per la maggiore nella nostra epoca dominata dal digitale e dalle riviste patinate che ti devono mostrare il soggetto quasi saltar fuori dalla copertina.

My two cents
Domenico
manis
QUOTE(ANTONIO1973 @ Aug 6 2008, 08:29 PM) *
Poi all'improvviso "la luce", una mostra fotografica che risveglia l'istinto, che ti fà dimenticare i cmos, ccd, pixel e quant'altro, che ti dice prendi anche la compattina da dieci euro e scatta, le belle foto escono ugualmente, basta avere idee chiare in testa e fantasia.


Concordo con Antonio. Siamo sempre troppo concentrati su aspetti tecnici e ci comportiamo come lo stolto che guarda il dito e non la luna che esso indica.
Guardare delle belle mostre o libri di fotografia (non i maunali che insegnano a fotografare :-( ) può essere davvero illuminante.
Spero che per te Mauro questa mostra sia un nuovo stimolo per farti amare ancora di più la fotografia e per farti allontanare dai tecnicismi eccessivi. Sono convinto che la tua "perizia nel fare foto" non cambierà mentre le foto stesse probabilmente si.

QUOTE(ANTONIO1973 @ Aug 6 2008, 08:29 PM) *
Le regole vanno infranate solo dopo che si conoscono, quindi è normale che uno si documenti sulla regola dei terzi, sulla messa a fuoco, sul mosso ecc. Una volta che ha assimilato tutti questi concetti e messi in pratica allora ecco che può infrangerle, anzi deve farlo per dare un'impronta personale a quello che per lui è "la Fotografia" e distinguersi dagli altri.


Credo che un discorso generico sulle regole in fotografia e sullo infrangerle rischi di essere un po' banale e retorico. Provo a spiegarmi meglio ......
I tipi di fotografia, i soggetti, le motivazioni per cui vengono fatte ecc. sono molteplici ed devono essere approcciati in maniera differente. Ad esempio, se voglio fare una foto documentaristica di architettura, mi porto dietro la mia fida bolla per avere l'orizzonte perfettamente in piano e nemmeno l'ombra di una linea cadente. Se invece devo fare una foto di reportage non mi interessa che l'orizzonte sia bello dritto.
Questo non vuol dire che se faccio una foto di architettura non posso avere un orizzonte storto, ma se la faccio con l'orizzonte storto ci deve essere un ben preciso motivo. Se il fotografo X fa' tutte fotografie di architettura con l'orizzonte storto perchè non vuole che delle banali regole limitino la sua creatività credo che compia una grossa stupidaggine.
Mentre come dicevo prima per una bella foto di reportage che l'orizzonte sia bello dritto non ha alcuna importanza.

QUOTE(pesco @ Aug 7 2008, 10:50 AM) *
Ecco questo ci fa capire a mio avviso che di fronte ad una "fotografia consapevole" sia sempre importante chiedersi perchè tale foto funziona, cosa ci voleva dire il Fotografo oppure le regole sono state violate per necessità o con una motivazione artistica/compositiva/informativa.


Hai centrato il punto Domenico !

Anche il discorso sull'attrezzatura utilizzata e sul fatto che conta di più il fotografo della macchina richia di diventare retorico. L'attrezzatura utilizzata è importantissima, ma al tempo stesso si possono fare delle bellissime foto con qualsiasi attrezzatura. Sembra un controsenso ma non lo è affatto.
Come dice Mauro per fare qualche foto di reportage rubato, una piccola macchina discreta è molto comoda e permette di fare delle foto che con macchine più ingombranti risulterebbero difficili (ma non impossibili da fare). All'inizio del secolo scorso montavano degli obiettivi finti su di un lato delle macchine dell'epoca in modo tale che sembrasse stessero facendo una foto a ciò che avevano di fronte, mentre in realtà fotografavano l'ignaro soggetto che gli stava di fianco ........
Oppure un fotografo naturalista che voglia fotografare il timido uccellino che non si fa avvicinare a meno di 300 metri troverà molto utile, oltre alla propria esperienza, anche un potente teleobiettivo.
In questi due casi ad esempio l'attrezzatura conta moltissimo.
E' vero però che ci sono dei fotografi che fanno fotografie meravigliose con macchinette da quatro soldi, perchè è vero che per fare delle belle foto ci vuole "l'occhio del fotografo" (il riferimento al libro di Szarkowski è puramente casuale), ma è anche vero che per fare certi tipi di fotografie l'attrezzatura scelta è importantissima.
Trovo invece che si dia un'importanza assolutamente eccessiva alla "qualità" dell'attrezzatura utilizzata, soprattutto in ambito fotoamatoriale. E' anche curioso che spesso l'importanza che i fotoamatori danno alla "qualità" propria attrezzatura sia inversamente proporzionale alla "qualità" delle foto prodotte .......

Ciao,

Fabrizio
pesco
QUOTE(manis @ Aug 7 2008, 11:14 AM) *
Trovo invece che si dia un'importanza assolutamente eccessiva alla "qualità" dell'attrezzatura utilizzata, soprattutto in ambito fotoamatoriale. E' anche curioso che spesso l'importanza che i fotoamatori danno alla "qualità" propria attrezzatura sia inversamente proporzionale alla "qualità" delle foto prodotte .......



Fabrizio a supporto di quanto da te illustrato mi viene in mente un pezzo che riporto integralmente e che lessi per la prima volta in un'altro forum e riportava parte di un testo di Feininger sulla fotografia

Nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi. […]

Primo stadio. In questa fase il fotografo è soltanto un collezionista, un appassionato di strumenti e di aggeggi, il cui interesse si concentra sugli apparecchi, sugli obiettivi, sulla meccanica della fotografia. Possiede di solito i migliori apparecchi, i più aggiornati strumenti e una serie completa di accessori. Il fotografo che si trova in questa fase costituisce la delizia dei negozianti di articoli fotografici perchè non conserva un apparecchio più di qualche settimana o di qualche mese. Torna continuamente a cambiarlo con uno più recente, “prova” instancabilmente macchine ed obiettivi, ma non fa mai una vera fotografia.

Secondo stadio. In questa fase l’interesse del fotografo si rivolge soprattutto alla “qualità” delle copie positive. Anche questo tipo di fotografo possiede una vasta e ottima attrezzatura: ma, a differenza del precedente, se ne serve per fare fotografie. Quando fa fotografie, però, non presta la minima attenzione al soggetto. La sua ambizione è di ottenere un “positivo perfetto”. Discute appassionatamente di grana della pellicola, gradazione dei negativi, gamma, inerzia, mancanza di reciprocità e opacità; si precipita ad acquistare ogni tipo di soluzione “a grana fine” appena spunta sul mercato, sperando sempre di imbroccare quella perfetta. […]

Terzo stadio. In questa fase il fotografo è come un pittore o un romanziere animato dall’ispirazione. Non gli importa che tipo di apparecchio usa, ma la fotografia che può ottenere. Potete vedergli tra le mani una Leica modello 1932, scrostata e sconquassata, ma le sue fotografie finiscono esposte nelle sale del Museo di Arte Moderna di New York. La sua “tecnica” può essere talvolta discutibile, la sua sincerità mai. Se un fotografo sa ciò che vuole, anche se non è padrone della tecnica, troverà sempre il modo, con lo studio e con l’invenzione personale, di esprimersi chiaramente sulla pellicola e sulla carta sensibile in modo da comunicare agli altri le sue esperienze e le sue sensazioni. […] Il primo passo sulla strada del lavoro originale si compie quando ci si rende conto che un apparecchio fotografico è solo uno strumento per fare fotografie. Dimenticate il suo aspetto esterno, i suoi meccanismi di precisione, le sue cromature, il suo obiettivo scintillante; e consideratelo alla stregua - tanto per fare un esempio - di una macchina per scrivere. La macchina fotografica è per il fotografo quello che la macchina per scrivere è per il romanziere: uno strumento per esprimere delle idee. Tutti possono imparare a scrivere a macchina come tutti possono imparare a fare fotografie. A nessuno importa di conoscere la marca della macchina per scrivere di un romanziere. Nello stesso modo, perchè si dovrebbe pretendere di sapere quale apparecchio è stato usato da un fotografo? L’unica cosa che conta è se il suo lavoro è buono o cattivo, interessante o scialbo. […] La preoccupazione per gli aspetti tecnici più esteriori della fotografia è evidente nella tendenza di molti dilettanti ad attribuire importanza ai “dati tecnici”. Le riviste e gli annuari fotografici corredano religiosamente con questi dati ogni fotografia che pubblicano. […] la citazione della marca dell’apparecchio, dell’obiettivo e del film non è di nessuna utilità pratica: è soltanto una pubblicità gratuita per i loro fabbricanti. E’ commovente vedere quanta pena si danno alcuni redattori di riviste fotografiche per fornire “informazioni complete” ai loro lettori.

davidebaroni
Bene bene, finalmente si approccia questo tema in modo "ragionato". smile.gif
Giusto per portare i miei due cent....
E se bandissimo dal nostro vocabolario la parola "regole"? Badate bene, solo la PAROLA, non ciò che la parola indica.
Il fatto é che parlare di "regole" viene comunemente inteso come "Si fa così... si DEVE fare così". Ma in questo caso, tale interpretazione è quanto mai fuorviante.
Quelli di cui stiamo parlando, le varie "regole di composizione", non sono altro che artifici retorici... o almeno sarebbero chiamate così se si stesse discutendo di linguaggio parlato.
Inoltre, come in ogni linguaggio, abbiamo a che fare con un altro aspetto, che di fatto determina non tanto gli artifici retorici in sé, ma il loro effetto comunicativo... e quindi, per via indiretta, la "regola" o l'insieme di "regole". Questo aspetto è la percezione.
Osservando un'immagine, prima ancora che noi abbiamo il minimo accesso consapevole all'informazione, questa viene filtrata, analizzata, selezionata e riordinata a livello neurologico... il processo primario della percezione. Se non lo conosciamo, se non ne teniamo conto, rischiamo di non capire mai come diavolo quella tale immagine "funziona" o no.
A questo si aggiunge il processo secondario della percezione: l'attribuzione di significato ne é l'esempio più eclatante.
Il processo di comunicazione visiva, attraverso una fotografia, un quadro, o quel che si vuole, è tutt'altro che semplice ed immediato. Esattamente come OGNI ALTRO processo di comunicazione. smile.gif
Quando antonio dice:
QUOTE(ANTONIO1973 @ Aug 6 2008, 08:29 PM) *
Le regole vanno infrante solo dopo che si conoscono, quindi è normale che uno si documenti sulla regola dei terzi, sulla messa a fuoco, sul mosso ecc. Una volta che ha assimilato tutti questi concetti e messi in pratica allora ecco che può infrangerle, anzi deve farlo per dare un'impronta personale a quello che per lui è "la Fotografia" e distinguersi dagli altri.

dice una cosa sacrosanta... ma l'uso della parola "regole" lo porta a parlare di "infrangere le regole". Beh, ho una notizia per voi, e non vi piacerà: non si può infrangere una regola senza ricadere in un'altra. E questo, semplicemente, perché non di "regole" si tratta, ma di processi percettivi, di risposte neurologiche, di associazioni psico-simboliche...
Tutto dipende da cosa si vuole trasmettere. Dall'effetto che volete suscitare nell'osservatore, nel fruitore delle vostre immagini.
Perché nella "street" si "tollerano" caratteristiche che in altri generi sarebbero considerati "errori"? Semplicemente perché trasmettono qualcosa che è congruente con il contesto: un lieve mosso ci dà l'idea del dinamismo, l'orizzonte non "in bolla" ci trasmette la sensazione del "colto al volo", della "non preparazione" (sulla quale, vi garantisco, ci sarebbe parecchio da discutere...), e così via. Quindi non sono state "violate delle regole", ma sono state utilizzate quelle forme retoriche che trasmettevano elementi coerenti con la fotografia che stava essendo scattata. smile.gif
Se in una foto naturalistica si vuole dare l'idea di "movimento e dinamismo", si usano le stesse caratteristiche: il mosso controllato, il panning, l'orizzonte un po' più "casuale".
Spero che il concetto sia passato. smile.gif
Inoltre, concordo al 10.000 % con Pesco quando dice:
QUOTE(pesco @ Aug 7 2008, 10:50 AM) *
...
Ora penso che se la violazione delle "regole" viene fatta in modo casuale e o per mancanza di conoscenza questa non può definirsi in senso assoluto "arte": quale è la differenza fra un disegno realizzato da mio figlio di 3 anni ed uno realizzato da un pittore impressionista? Apparentemente potrebbe non esserci nessuna differenza ma la coscienza di sè e di cosa si stia realizzando e con quale linguaggio li rendono assolutamente differenti.

Così una fotografia consapevole la rende assolutamente diversa da una fotografia non consapevole.
...

Ecco questo ci fa capire a mio avviso che di fronte ad una "fotografia consapevole" sia sempre importante chiedersi perchè tale foto funziona, cosa ci voleva dire il Fotografo oppure le regole sono state violate per necessità o con una motivazione artistica/compositiva/informativa.
...
La fotografia di strada, il cogliere la vita che scorre, è qualche cosa di veramente difficile ma secondo me non é affatto vero che per farlo è sempre necessario farlo in modo istintivo e disordinato, al contrario va fatto con estremo rigore e attenzione proprio per evitare di cadere da un lato nel banale e dall'altro nel fiume in piena di una arte ricercata necessariamente anche laddove potrebbe non esserci (il bambino che fa un disegno disordinato). Poi secondo me l'orizzonte storto, il soggetto sfocato, e l'ombra del fotografo possono tranquillamente esser presenti nella fotografia se serve al fotografo e al suo linguaggio consapevole, ...


Ho evidenziato le parti che sono IMHO assolutamente corrette e fondamentali. smile.gif

Noterete come queste parti dell'intervento di Domenico siano assolutamente in linea con l'idea che le cosiddette "regole" non siano affatto tali, ma piuttosto elementi della comunicazione...

Ciao,
Davide

PS: mentre scrivevo, è arrivato l'intervento di Domenico con la citazione di Feininger... sui cui libri mi sono formato, all'inizio dei tempi della mia "passione" fotografica.
Ovviamente, concordo quasi con ogni singola parola.
_Mauro_
Ciao amici e grazie a tutti per aver dato retta ai miei vaneggiamenti fotografici

Ciao Antonio, no, nessuna disaffezione verso la D200, poveraccia, a NY ha scattato oltre 3000 fotografie entrando e uscendo dallo zaino qualcosa come 200-300 volte, ci credo che gli si è scollata la gomma... altre 2000 foto le ho scattate con la coolpix... la metà di tutte queste foto prima di visitare il MoMA e di essere "illuminato" dalle sue stupende fotografie ordinate a tema. Della serie "la riscoperta della fotografia", oppure "il risveglio della passione"... Quindi, nessuna disaffezione verso la fotografia. Piuttosto... una pericolosa deriva iniziale dalla fotografia "creativa" a quella "famigliare" (le foto ricordo con la moglie, con sfondo ovvio), "scientifica" (le foto che scatto per utilizzarle nei miei libri, es. le centinaia di foto scattate al Museo di Storia Naturale e al Metropolitan, al Museo delle arti e scienze di Staten island...)... dopo l'illuminazione del MoMA e dell'International Center of Photography (c'è anche lui, a NY...) si è ravvivata la voglia di foto "mie", quelle che a mia moglie, per intenderci, non piacciono. Me ne sono andato per esempio ad Harlem a fare un po' di street... credo che pochi posti al mondo si prestino di più... ho fotografato i bulloni, i tiranti e le travi del ponte di Brooklyn, mi sono appostato come un animale da preda in un angolo di South Street Seaport nel tardo pomeriggio, scattando foto alla gente... tutt'altra cosa.

Eppoi diciamolo, se vogliamo andare in giro a far foto serie bisogna lasciare la moglie a casa!!! le mogli di rompono a stare lì ad aspettarci mentre ci arrampichiamo su un albero, ci infiliamo in un pertugio, ci appostiamo per soprendere un ignaro passante, cerchiamo di mettere a fuoco le goccioline di una fontana... si illuminano solo quando il soggetto sono loro e lo sfondo è la cosa più banale dei dintorni... l'ideale è uscire solo tra fotografi, in gruppo: organizziamo un'uscita fotografica a NYC? Chi ci sta?

Sconfortante, per i patiti dell'attrezzatura completa a tutti i costi, la passeggiata tra le sale di B&H, nella 33th strada. Si potrebbe fare street tra i banchi fotografando i commessi ebrei con tanto di traccine e cappellino, ma dubito che la prenderebbero bene. C'era un po' di tutto...

Pesco, molto bello il passo di Feininger che hai postato... in effetti non riesco ad immaginare degli scrittori che si incontrano e parlano solo di macchine per scrivere o di programmi di videoscrittura, che hanno così poco a che fare con la bontà dei loro scritti... ma forse l'esempio è sbagliato. Vero è però che spesso anche nel forum ci perdiamo troppo a parlare di macchine fotografiche e di tecnica perdendo di vista il significato, il messaggio delle fotografie (quando tale messaggio esiste). Insomma, troppo spesso si posta una foto per mostrare quanto siamo bravi e quanto conosciamo la tecnica oppure quello che riesce a fare la nostra fotocamera, piuttosto che per trasmettere un sentimento (nostalgia, solitudine, paura, passione, speranza, gioia, tristezza, allegria...). Personalmente mi sento di dire che a volte, ma poche, propongo un'immagine per avere indietro un parere tecnico... ma la maggior parte delle volte voglio o cerco di trasmettere qualcosa, un mio sentimento tradotto in immagine... per questo spesso malsopporto chi nella foto vede solo (dico solo, non "anche") un orizzonte leggermente storto o una sfocatura o una regola dei terzi poco soddisfatta, o quanto altro ancora, senza alcuna considerazione per quanto, eventualmente, c'è dietro. Non propongo mai, se non i primi giorni dopo l'acquisto, una foto solo per mostrare quanto sa fare la mia fotocamera... vi sarete accorti che in questi anni ho proposto immagini scattate con qualunque tipo di fotocamera, continuo a proporvi immagini scansionate scattate con la Pentax a pellicola, immagini scattate con la D70 o la D200, oppure con la Coolpix, e persino con la Optio 330... che mi importa della fotocamera? E poi, anche di questo vi sarete accorti, spesso mi interessa più scrivere, dopo tutto è il mio lavoro, e le immagini sono solo un corredo iconografico che completa un mio racconto. Per molti mesi ho cessato quasi del tutto la partecipazione attiva al forum... vabbè. I motivi sono tanti quanti i pulsantini della d200... Comunque mi riconosco in una delle tre fasi descritte da Feininger, ma non vi dico quale... e voi?

Ciao

Mauro

p.s.: Antonio, da domani sarò in quel di S.Antioco per tre giorni. Magari ci sentiamo. Ciao

Scusa Davide, ci siamo accavallati e non ho fatto a tempo a leggere il tuo intervento, lo sto leggendo adesso. ciao

M
IlCatalano
Si tratta di un thread fondamentale, visto che tratta dell'essenza stessa della fotografia e dei motivi per cui si fotografa e si gode delle fotografie altrui.

La fotografia è innanzitutto RAPPRESENTAZIONE di una porzione della realtà, in un dato momento, da un certo punto di vista. Sembra una definizione semplice e riduttiva, ma le possibili combinazioni tra questi 3 apparentemente semplici elementi (la porzione di realtà, il momento e il punto di vista) danno luogo ad una serie infinita di potenziali ricombinazioni che comprendono tutte le fotografie scattate fino ad oggi, tutte quelle che verrano scattate, più ulteriori possibili combinazioni che non verranno mai utilizzate da nessuno.

Immediatamente dopo aver rappresentato, la fotografia COMUNICA e lo fa secondo determinati MECCANISMI mentali di lettura e di interpretazione, dalla cui comprensione in seguito di estraggono delle REGOLE compositive, che semplicemente insegnano con esempi "tipo" a strutturare il proprio linguaggio in modo da garantire (per quanto possibile) coerenza tra ciò che si vuole comunicare e la percezione di chi guarda.

Detto questo, si evince chiaramente che le famose REGOLE sono in realtà molto utili, ma soprattutto se si comprendono bene i meccanismi mentali che intervengono nella lettura dell'immagine, altrimenti possono essere vissuti come vincoli fastidiosi.
E' chiaro che, poichè le regole aiutano a far sì che ciò che vogliamo comunicare attraverso la nostra rappresentazione arrivi all'osservatore come noi intendevamo che arrivasse, esse hanno senso SOLO perchè hanno questa funzione.

Quando si parla di INFRANGERE le regole, in realtà non si infrange nulla, semplicemete si propone una nuova diversa rappresentazione che utilizza diverse metodologie comunicative, dalle quali - volendo e analizzando - potrebbero essere tratte nuove regole.

L'importante è avere ben chiaro il concetto che le regole sono una esemplificazine dei meccanismi comunicativi e da loro dipendono e NON viceversa. E' perciò altrettanto vero che le regole sono utili a farci capire qual è il meccanismo mentale in base al quale si percepisce la comunicazione e la si legge, e quindi è ESTREMAMENTE UTILE conoscerle, proprio per sfruttare al meglio il potenziale comunicativo della nostra fotografia. Ciò eviterà il rischio che ciò che vogliamo comunicare arrivi all'osservatore in modo diverso dalle nostre intenzioni.

Il fotografo geniale è naturalmente quello che riesce ad utilizzare modalità di rappresentazione e comunicazione nuove, originali, mai tentate prima e dalle quali non c'è stato ancora modo di estrarre delle precise regole, ciò che ci fa dire che: "...il tale fotografo è grande perchè infrange le regole..."

La capacità di creare nuovi canali e nuove modalità comunicative si riallaccia poi al tema del "Centro d'Interesse" in fotografia, ma questa è un'altra storia.

Un abbraccio e un augurio di Buon Ferragosto a tutti.

IlCatalano
davidebaroni
QUOTE(IlCatalano @ Aug 15 2008, 02:41 PM) *
Si tratta di un thread fondamentale, visto che tratta dell'essenza stessa della fotografia e dei motivi per cui si fotografa e si gode delle fotografie altrui.

La fotografia è innanzitutto RAPPRESENTAZIONE di una porzione della realtà, in un dato momento, da un certo punto di vista. Sembra una definizione semplice e riduttiva, ma le possibili combinazioni tra questi 3 apparentemente semplici elementi (la porzione di realtà, il momento e il punto di vista) danno luogo ad una serie infinita di potenziali ricombinazioni che comprendono tutte le fotografie scattate fino ad oggi, tutte quelle che verrano scattate, più ulteriori possibili combinazioni che non verranno mai utilizzate da nessuno.

Immediatamente dopo aver rappresentato, la fotografia COMUNICA e lo fa secondo determinati MECCANISMI mentali di lettura e di interpretazione, dalla cui comprensione in seguito di estraggono delle REGOLE compositive, che semplicemente insegnano con esempi "tipo" a strutturare il proprio linguaggio in modo da garantire (per quanto possibile) coerenza tra ciò che si vuole comunicare e la percezione di chi guarda.


Hmmm.
Posizione interessante, ma... non sono d'accordo smile.gif .
Il fatto é che, come tu stesso evidenzi, esiste una serie infinita di possibili combinazioni... e la scelta di una specifica fra queste è di per sé un atto di comunicazione, proprio in quanto rappresentazione.
Infatti, rappresentazione per chi? Per un fruitore, sia esso il fotografo stesso o qualcun altro. Già, anche il fotografo stesso... C'é questa strana tendenza a considerare la "comunicazione" come qualcosa che esiste soltanto fra DUE o più interlocutori. Eppure la stragrande maggioranza delle persone passa quasi tutto il proprio tempo a "comunicare con se stessa", immersa in quello che (per motivi a me ignoti, visto che in realtà si tratta di un monologo) si chiama "dialogo interno".
Quindi si comunica anche (e soprattutto) con se stessi, e in ogni caso lo si fa proprio su e attraverso delle rappresentazioni, tanto che si parla di "mappa"...
Inoltre, abbiamo il Primo Assioma della Comunicazione: "Non si può non comunicare". E allora, la "rappresentazione" non é altro che il LINGUAGGIO mediante il quale si comunica.
O meglio, ci troviamo davanti a livelli diversi di rappresentazione.
Abbiamo la "mappa", la nostra personale visione/percezione/rappresentazione del mondo.
E abbiamo la descrizione di quella mappa: le rappresentazioni della rappresentazione (la mappa).
Se qualcuno ha familiarità con la Grammatica Trasformazionale di Chomsky, non gli sarà difficile trovare le analogie fra il suo modello "struttura profonda --> operazioni di modellamento (cancellazione, generalizzazione, deformazione) --> struttura superficiale" e la "scelta" che il fotografo opera sulle informazioni diponibili fino ad arrivare all'immagine finale... quella che "rappresenta" la particolare porzione della "mappa" che vuole comunicare in quel momento.
I "meccanismi mentali di lettura e interpretazione" sono di almeno due livelli. Uno, prettamente percettivo, prima di tutto neurologico e solo secondariamente "mentale" e cioé influenzato da pensiero ed esperienza, detto "processo primario". E un altro, in cui intervengono esperienza, cultura, sistemi di credenze e di valori, iconografia e quant'altro, che riguarda maggiormente l'attribuzione di significato, e cioé il "processo secondario". Mi stupisce sempre che la parte neurologica, percettiva e psicologica di tutto questo ambaradàn venga sistematicamente ignorata, o almeno considerata così poco... smile.gif
Eppure è da queste "strutture" percettive, dai meccanismi "automatici", a base neurologica, che derivano praticamente TUTTE le "regole" della comunicazione... anche di quella fotografica.
Quelle che chiamiamo "regole" fotografiche sono semplicemente i meccanismi espressivi di quello specifico linguaggio. E sono così perché la nostra neurologia li riconosce...
Le "regole di composizione" sono in realtà elementi linguistici. O, se preferiamo, para-linguistici, come il tono della voce, o il linguaggio del corpo.
Ovvero, se i contenuti sono il "cosa diciamo", esiste un "come lo diciamo" che risulta decisamente più importante ai fini dell'attribuzione di significato. Esattamente come il tono della voce e l'espressione del viso sono più importanti delle semplici parole per determinare il significato di una comunicazione verbale.
QUOTE(IlCatalano @ Aug 15 2008, 02:41 PM) *
Detto questo, si evince chiaramente che le famose REGOLE sono in realtà molto utili, ma soprattutto se si comprendono bene i meccanismi mentali che intervengono nella lettura dell'immagine, altrimenti possono essere vissuti come vincoli fastidiosi.
E' chiaro che, poichè le regole aiutano a far sì che ciò che vogliamo comunicare attraverso la nostra rappresentazione arrivi all'osservatore come noi intendevamo che arrivasse, esse hanno senso SOLO perchè hanno questa funzione.

Quando si parla di INFRANGERE le regole, in realtà non si infrange nulla, semplicemete si propone una nuova diversa rappresentazione che utilizza diverse metodologie comunicative, dalle quali - volendo e analizzando - potrebbero essere tratte nuove regole.

Nessuna "nuova metodologia comunicativa"... ma "nuovi elementi di linguaggio o di para-linguaggio". E, onestamente, nemmeno quelli sono "nuovi"... sono, se va bene, diversi da quelli di consueto associati a quei contenuti. Ma quando Shakespeare fa dire ad un attore, in una delle sue opere, la parola "No" con 16 diverse sfumature di significato, che vanno dal "no" più assoluto al "sì" più totale, non usa "diverse metodologie comunicative"... solo diverse associazioni fra il segno, o se preferisci il contenuto (la parola "no"), e il para-linguaggio che lo accompagna. E il risultato è meraviglioso.
QUOTE(IlCatalano @ Aug 15 2008, 02:41 PM) *
L'importante è avere ben chiaro il concetto che le regole sono una esemplificazine dei meccanismi comunicativi e da loro dipendono e NON viceversa. E' perciò altrettanto vero che le regole sono utili a farci capire qual è il meccanismo mentale in base al quale si percepisce la comunicazione e la si legge, e quindi è ESTREMAMENTE UTILE conoscerle, proprio per sfruttare al meglio il potenziale comunicativo della nostra fotografia. Ciò eviterà il rischio che ciò che vogliamo comunicare arrivi all'osservatore in modo diverso dalle nostre intenzioni.

Direi che sarebbe ancora più utile conoscere i meccanismi percettivi e mentali alla base delle regole... biggrin.gif
Alla fine, se conosci quelli, le "regole" te le puoi scoprire e/o creare man mano che ti servono.
Ma ci sarà SEMPRE qualcuno che "non capirà", a cui il nostro messaggio arricerà in modo "diverso dalle nostre intenzioni". E questo semplicemente perché nel processo secondario, quello di attribuzione di significato, entrano pesantemente in gioco le esperienze personali e i soggettivi sistemi di credenze e valori, che sono soggettivi e diversi per tutti. Non si tratta di un "rischio", ma di una certezza.
QUOTE(IlCatalano @ Aug 15 2008, 02:41 PM) *
Il fotografo geniale è naturalmente quello che riesce ad utilizzare modalità di rappresentazione e comunicazione nuove, originali, mai tentate prima e dalle quali non c'è stato ancora modo di estrarre delle precise regole, ciò che ci fa dire che: "...il tale fotografo è grande perchè infrange le regole..."

La capacità di creare nuovi canali e nuove modalità comunicative si riallaccia poi al tema del "Centro d'Interesse" in fotografia, ma questa è un'altra storia.

Un abbraccio e un augurio di Buon Ferragosto a tutti.

IlCatalano

Hmmmm.
Il "fotografo geniale" è quello che ha qualcosa da dire e trova il modo di far arrivare il suo messaggio.
Puoi usare tutte le modalità di rappresentazione più "nuove" (?), originali, mai tentate, tutto quello che vuoi... ma se non hai niente da dire, non sarai MAI un "fotografo geniale".
E, come forse avrai capito, non sono nemmeno tanto d'accordo sul fatto che le "regole" si "estraggano" dalle "modalità di comunicazione"... Ma non starò a ripetermi. wink.gif
My two cents, of course.
Buon ferragosto,
Davide
carlo.dainese
Buon ferragosto a tutte/i,
premesso che il tema in oggetto è focalizzato sul rapporto che esiste tra l'arte fotografica e gli strumenti che servono, da parte mia posso solo dire che quando voglio esprimere un qualcosa di specifico nel linguaggio fotografico, mi pongo anche la questione di quale sia lo strumento più adatto. Poi ovviamente scendo a compromessi con la realtà. Mi spiego (se ce ne fosse bisogno): se ho voglia di "fare" una foto di un mio amico mentre lavora in banca, penso che vorrei farla a colori, visualizzando il contesto in cui lavora (supponiamo che sia allo sportello) e che quindi userei un grandangolo. La luce voglio catturare quella ambientale che è più che sufficiente. M'immagino allora la situazione, il luogo e come farò: cavalletto, diffusore per i riflessi, qualcuno che mi da una mano.
Posseggo una digitale e di tele ho un 12-24/f4. Ok ci sono, si può fare.
Fine del rapporto arte-strumento.
Se invece volessi fare un primo piano di un musicista che stimo molto, quando è in concerto in un teatro... è già.. arriverei al muro dell'obbiettivo tele luminoso: un bel 300/f2.8 ecco quello che mi servirebbe. Però non c'è l'ho e non riesco a farmelo prestare.. e allora? uso il mio 200 f/4 e tiro gli iso. però la foto non dovrà essere "grezza" piena di rumore di fondo... bene ho la d200 e un 1600 riesco a gestirlo.
Fine del rapporto arte-strumento.
Quindi, e concludo, credo che lo strumento serva al fotografo, e poichè ci tiene è giusto e naturale che ne discuta e s'informi bene.
Personalmente una volta che ho quello che mi permette di fare le foto che voglio, la finisco lì e non mi interessa più niente di tecnologico... fino a quando non sento l anecessità di altro. Credo che sia questo il cerchio che tutti noi percorriamo.

Carlo
davidebaroni
QUOTE(carlo.dainese @ Aug 15 2008, 03:42 PM) *
Buon ferragosto a tutte/i,
premesso che il tema in oggetto è focalizzato sul rapporto che esiste tra l'arte fotografica e gli strumenti che servono, da parte mia posso solo dire che quando voglio esprimere un qualcosa di specifico nel linguaggio fotografico, mi pongo anche la questione di quale sia lo strumento più adatto. Poi ovviamente scendo a compromessi con la realtà. Mi spiego (se ce ne fosse bisogno): se ho voglia di "fare" una foto di un mio amico mentre lavora in banca, penso che vorrei farla a colori, visualizzando il contesto in cui lavora (supponiamo che sia allo sportello) e che quindi userei un grandangolo. La luce voglio catturare quella ambientale che è più che sufficiente. M'immagino allora la situazione, il luogo e come farò: cavalletto, diffusore per i riflessi, qualcuno che mi da una mano.
Posseggo una digitale e di tele ho un 12-24/f4. Ok ci sono, si può fare.
Fine del rapporto arte-strumento.
Se invece volessi fare un primo piano di un musicista che stimo molto, quando è in concerto in un teatro... è già.. arriverei al muro dell'obbiettivo tele luminoso: un bel 300/f2.8 ecco quello che mi servirebbe. Però non c'è l'ho e non riesco a farmelo prestare.. e allora? uso il mio 200 f/4 e tiro gli iso. però la foto non dovrà essere "grezza" piena di rumore di fondo... bene ho la d200 e un 1600 riesco a gestirlo.
Fine del rapporto arte-strumento.
Quindi, e concludo, credo che lo strumento serva al fotografo, e poichè ci tiene è giusto e naturale che ne discuta e s'informi bene.
Personalmente una volta che ho quello che mi permette di fare le foto che voglio, la finisco lì e non mi interessa più niente di tecnologico... fino a quando non sento l anecessità di altro. Credo che sia questo il cerchio che tutti noi percorriamo.

Carlo


Beh, Carlo, questo intervento è certamente pertinente al tema... così come lo sono quelli che lo precedono. smile.gif
Infatti, anche il tuo intervento parla di "Cosa voglio rappresentare? Come voglio rappresentarlo (che cosa voglio comunicare riguardo a ciò che voglio rappresentare, in un certo senso)? Che strumenti mi servono per farlo?".
Personalmente, volevo semplicemente esprimere il concetto che, per rispondere efficacemente a queste ultime due domande, è utile conoscere certi "meccanismi" che stanno "dietro" tutto questo. O, se preferisci, che questa conoscenza è uno degli "strumenti che mi servono"... anche se non é "tecnologico". smile.gif
Direi che stiamo parlando della stessa cosa, ma approcciandola da punti di vista diversi...
Ciao,
Davide
IlCatalano
Davide,

la tua risposta è molto esauriente e strutturata, ma in questo momento sono troppo "bollito" dal ferragosto per trovare la forza di risponderti in modo altrettanto strutturato. rolleyes.gif

In ogni caso ho riletto più volte il tuo intervento e - non volermene - faccio fatica a capire dove tu non sia d'accordo con me, nella sostanza della discussione. A me par di capire che la nostra visione sia sostanzialmente simile, semplicemente con un angolo di visuale un po' diverso. Dove differiamo maggiormente, è innanzitutto nella profondità di conoscenza dei meccanismi di lettura dell'immagine, campo dove è evidente la tua conoscenza e la tua esperienza e dove è altrettanto evidente la mia ignoranza.

Mi rendo conto perciò di aver semplificato i processi e di aver utilizzato termini inappropriati, ma resto convinto che nella sostanza abbiamo una visione simile.

Mi complimento per la tua cultura sull'immagine e aggiungo che sarei molto grato per una bibliografia utile ad approfondire questi temi.

Grazie per l'attenzione e a presto.

IlCatalano
davidebaroni
QUOTE(IlCatalano @ Aug 15 2008, 11:34 PM) *
Davide,

la tua risposta è molto esauriente e strutturata, ma in questo momento sono troppo "bollito" dal ferragosto per trovare la forza di risponderti in modo altrettanto strutturato. rolleyes.gif

In ogni caso ho riletto più volte il tuo intervento e - non volermene - faccio fatica a capire dove tu non sia d'accordo con me, nella sostanza della discussione. A me par di capire che la nostra visione sia sostanzialmente simile, semplicemente con un angolo di visuale un po' diverso. Dove differiamo maggiormente, è innanzitutto nella profondità di conoscenza dei meccanismi di lettura dell'immagine, campo dove è evidente la tua conoscenza e la tua esperienza e dove è altrettanto evidente la mia ignoranza.

Mi rendo conto perciò di aver semplificato i processi e di aver utilizzato termini inappropriati, ma resto convinto che nella sostanza abbiamo una visione simile.

Mi complimento per la tua cultura sull'immagine e aggiungo che sarei molto grato per una bibliografia utile ad approfondire questi temi.

Grazie per l'attenzione e a presto.

IlCatalano


IlCatalano,
sono d'accordo con te sulla sostanziale similitudine delle nostre visioni. Ma a volte una differenza apparentemente piccola può fare un universo di differenza... smile.gif
Una bibliografia? Hmmm. Vediamo.
"Grammatica del vedere", di Kanizsa, ed. Il Mulino. Per cominciare. smile.gif
"Cosa sappiamo della mente", di Ramachandran, Oscar Saggi. E "La donna che morì dal ridere e altre storie incredibili sui misteri della mente umana", Ramachandran e Blakeslee, a tratti...
Parecchi libri sulla comunicazione, fra cui "Pragmatica della comunicazione umana", di Watzlawick, ed. Astrolabio... e tanti altri, davvero sarebbe riduttivo includere questo e non quello... a condizione che poi ci sia un sacco di osservazioni personali e riflessioni e rielaborazioni nel tempo, basate sull'esperienza diretta, anche. Valgono mille volte più di ogni possibile libro. Ma questi libri, di solito, parlano del processo della comunicaizone in generale... trovare le analogie con la fotografia, fare i collegamenti, è lavoro individuale che nessun altro può fare per te. smile.gif
Poi ci sono libri che appartengono alla sfera della psicologia/psicoterapia, che contengono informazioni che, come quelle sulla comunicazione, vanno riferite alla fotografia... e questo sarebbe davvero lungo e difficile da spiegare. Ci vorrebbe un workshop. smile.gif
Spero che sia sufficiente, per ora.
Ciao,
Davide
IlCatalano
Davide,

sei davvero molto gentile e ti ringrazio. Queste tematiche mi sono molto care e l'idea di approfondirle in modo più sistematico mi rodeva da tempo. Dover dialogare con persone che ne hanno vera cultura - mi rendo conto - è sempre più difficile senza un minimo di preparazione strutturata.

Fino ad oggi mi sono sempre e solo basato sulla mia personale esperienza di fotografo e sul.... buonsenso, ma decisamente non basta.

Farò tesoro dei tuoi suggerimenti e, come direbbe il Capitan Uncino..... "non finisce qui...!"

Grazie ancora,un abbraccio

IlCatalano
reefaddict
QUOTE(_Mauro_ @ Aug 6 2008, 03:26 PM) *
Nella mia vita ho posseduto una dozzina di macchine fotografiche, ma la mia - chiamiamola così - perizia nel fare foto è migliorata col tempo e l'esperienza, non con le fotocamere. E' banale?
....
ma lo stimolo maggiore è arrivato da un pomeriggio trascorso al MoMA, il Museum of Modern Art. Era presente una mostra fotografica davvero coinvolgente...
...
Certo, magari il dettaglio, la messa a fuoco, la luce, l'inquadratura non saranno troppo accademiche, ma accidenti... brava la mia coolpix che mi ha fatto fare foto impossibili da fare con la D200, a meno di non essere lì pronti col dito sul grilletto


Ciao Mauro, non so dove ti troverà questa mia risposta a 13 giorni di distanza dal tuo post iniziale, ma la rubrica "temi" offre anche la comodità di conversazioni a distanza meno frenetiche e più diluite nel tempo (oltre a molti interventi interessanti, come sempre).

Sarò banale anch'io, ma mi trovo in sintonia, soprattutto nel notare che ciò che ravviva in me la passione per la fotografia è sempre qualche bella mostra/libro/pubblicazione che mi offre nuove visioni. Nessun modello di fotocamera è mai riuscito in tale intento...

Se vuoi la mia opinione, io ormai convivo pacificamente e felicemente con alcuni amici del genere "feticista tecnologico" che adorano ogni nuova scoperta in campo tecnico e ogni tipo di gadget elettronico. Sono sinceramente contenti nel confrontare il protere risolvente dei loro obiettivi in linee per millimetro e hanno una sorta di piacere fisico nel contare i peli della barba al povero barbone di turno che ha fatto da soggetto ad un loro scatto (questo genere di appassionati adora i barboni, permette loro di parlare per ore di lenti e di maschera di contrasto...).
Poi c'è un altro genere di amici che parla poco di attrezzature ma che conoscono quei 10-15 autori famosi di cui si discute animatamente e che piuttosto di avvertirti che è uscita la D700 ti avvertono invece che c'è una mostra del tale autore a Milano.

Voglio essere chiaro: sono entrambi amici. Sono entrambi simpatici e da tutti c'è molto per me da imparare. Semplicemente la fotografia ha tali e tante sfaccettature che non si può ricomprendere sotto un unico nome "fotoamatore" una così variegata moltitudine di individui, dall'appassionato di "vetro" all'artista blasonato che usa il mezzo fotografico come strumento espressivo, dal neo-papà che deve immortalare il pargoletto al matrimonialista che deve soddisfare un cliente nel rispetto magari di richieste da far accaponare la pelle...

Tra questa moltitudine di "tipi", fa in ogni caso piacere che in alcuni, diciamolo pure, pochi individui nasca un interesse nell'immagine fotografica in se, nel linguaggio fotografico e addirittura emerga il desiderio di capire di più, magari partendo da un buon testo di lettura dell'immagine.

Come sempre illuminanti gli interventi del Doc wink.gif
d_gilmour
L'avessi trovato prima sto' forum...
Per aver detto cose simili alle vs. su un altro Nikon Forum per poco non mi linciavano...
Meglio tardi che mai...

Mauro hai avuto un attacco di "Fotografia Accuta"... il Moden Art è altamente contagioso e virulento...
Ma non ti preoccupare non è letale e purtroppo nemmeno contagioso... e questo è un peccato.
Non c'è cura... una volta contagiato non sei più come prima...

un contagiato

Alberto
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