QUOTE(Rudi75 @ Feb 19 2008, 11:06 AM)
"Secondo un'ipotesi storica, sembra che i vicentini si siano guadagnati l'appellativo di «magnagati» nel 1698, quando una grande invasione di topi terrorizzava la città. Malgrado i vari tentativi, non si riusciva a combattere le schiere di topi, e la situazione era tanto grave che Venezia dovette intervenire inviando un esercito di gatti.
La tattica funzionò, ma da allora i vicentini si meritarono un posto stabile nella proverbiale distinzione di «magnagati», mantenuta viva anche da altre leggende... una teoria di origine fonetica, trascurata nelle attuali considerazioni, ma conosciuta già nell'Ottocento, trova fondamento dalla parlate locali, quando per dire la frase «hai mangiato» in dialetto veneziano si pronunciava «ti ga magnà», in padovano «gheto magnà» mentre nel dialetto antico vicentino si affermava «gatu magnà». Questa pronuncia diede probabilmente origine al soprannome di «magnagatu» o «magnagati» dato in senso spregiativo dai rivali veneti ai vicentini. Che i veneziani poi avessero il gusto di affibbiare soprannomi con la desinenza «magna» è noto: indicavano (e indicano tuttora) come «magnagiasso» certi pescatori, «magnamaroni» ai ruffiani, «magnacarta» agli scribacchini..."[/i]
La cosa presenta alcune sfaccettature.
Mi ricordo ancora che mio nonno materno una volta all'anno andava con il medico del paese a mangiare il "gatto" proprio a venezia in una famosa trattoria che aveva come menù "il gatto in tecia".
Poi sempre dai racconti del nonno, che tra campagna di russia, campo di lavoro forzato in polonia, etc mi ha svezzato raccontandomi le sue storie mi diceva che durante e poco dopo la fine delle due guerre, visto la mancanza di altre fonti di proteine il gatto finiva spesso in pentola cucinato più o meno come il normale coniglio.....
Altri tempi, la fame era fame....