QUOTE(mtdbo @ May 21 2016, 03:34 PM)
Povero Eco
L'Umberto parlava di questo spiegando perché aveva intitolato "il nome della rosa" così. Argomentava molto bene che se lo avesse chiamato "Il Delitto dell'Abazia" o "Adso" o "L'abazia" o "l'inquisizione" ecc., avrebbe dato, appunto, una chiave di lettura al lettore. Secondo lui, questo è limitare la libertà del lettore ma
soprattutto dell'opera che invece deve essere lasciata libera (io umilmente condivido). Diceva pure che l'artista non dovrebbe mai commentare una sua opera e che molte chiavi di letture viste dai lettori lui non le aveva pensate/volute ma alla fine c'erano: l'opera vive di vita propria.
Nel Pendolo di Focault, Sempre Eco, a un suo personaggio che parla di opere d'arte d'arte fa dire che i titoli vanno a periodi: c'è la fase dei titoli in francese, di "Ellisse 64", la fase di... (e fa una serie di esempi, non ho voglia di andarmi a vedere al citazione esatta). Questo mi sembra già un ottimissimo motivo per dare il meno possibile titoli. Adesso vanno di moda in inglese.
La foto sgangherata che metto sotto potevo titolarla "posacenere giallo" (e chi guarda si cerca il posacenere) oppure "simmetria di ombre", oppure "corsetta sulla spiaggia", oppure "The beach before the summer season" o magari "Tityre tu patulae recubans" o "sub tegmine fagi" (e sarebbero titoli pertinenti). Credo di averla chiamata D5100. Comunque questa discussione mi piace (e adesso cambio titolo alla foto in Sub tegmine fagi).
...E Eco si fregiava del titolo di "semiologo"
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Forse aveva dimenticato una "c"
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A parte gli scherzi, se parliamo di "arte" allora dovremmo PRIMA definire di cosa si tratta. Io, per esempio, non credo nell'"Arte", ma sì nell'Artigianato, e chiamo "arte" quella capacità che trascende il mero "tecnicismo"... e che possiamo trovare in ogni cosa, dal camminare al cucinare alla psicologia/psicoterapia (che è il mio campo) alla comunicazione in generale (pure)... Quella cosa che supera il livello "generale" e si trasforma in sensibilità personale, esperienza, conoscenza, intuizione, eccetera.
Per come la intendo io, l'Arte (quella "comunemente intesa") è essenzialmente COMUNICAZIONE, e quindi sottostà alle leggi ed agli assunti della stessa, altrimenti rientra, sempre per me, nella categoria delle "attività onanistiche mentali"...
Se la vediamo in termini di comunicazione, diventa ESTREMAMENTE "comodo" il "lasciare al fruitore ogni libertà di interpretazione". Infatti, il Primo Assunto della Comunicazione dice che "Non si può non comunicare: OGNI comportamento è comunicazione"... e questo proprio perché il "ricevente" ATTRIBUISCE SIGNIFICATO al "segnale", decodificandolo nei propri termini. Proprio in funzione di questo, QUALSIASI opera si vedrà attribuito un significato da QUALSIASI osservatore... In psicologia, questa è la base sulla quale si costruiscono i cosiddetti "test proiettivi": un'immagine che viene definita come "un fotogramma di un film", il "momento presente" di una situazione di cui la persone deve descrivere il "prima", il "durante" (ovvero il significato attribuito all'immagine) e il "dopo"... E così facendo PROIETTA I PROPRI "CONTENUTI" su quell'immagine. Ma se si vuole comunicare QUALCOSA, allora occorre AVERE QUALCOSA DA COMUNICARE, e poiché, per definizione, ogni comunicazione è AMBIGUA, occorre definire almeno la CORNICE nella quale tale comunicazione è inserita... Al punto che la "cornice" è una parte FONDAMENTALE della costruzione del significato.
Il titolo fornisce appunto tale "cornice".
Quindi, il titolo ha "senso" in un ambito "artistico"... oppure in ambiti in cui si stia facendo, che so, documentazione naturalistica, nel qual caso il "titolo" diventa più una "didascalia"... Se io chiamo una foto "Airone Schistaceo", è essenzialmente perché in questo modo intendo semplicemente indicare la specie esatta di appartenenza del pennuto in questione. Se, come ho fatto, la intitolo "Quel maledetto bastardo dell'airone schistaceo", sto inserendo un elemento narrativo che già descrive una specie di "contesto dell'azione". E se nell'ultimo titolo definisco l'airone stesso "bonsai", ecco che implico un'altra informazione... Non so se è chiara la differenza. A me sì.