beh, credo innanzitutto che sia una domanda assolutamente lecita, io personalmente non concordo con Fabio solamente per quanto riguarda la sua "intransigenza", mi spiego meglio, ciò che a lui non garba non può diventare la regola, siamo ospiti di un'azienda che ha scelto questo sistema per fidelizzare i clienti, è realmente un'operazione di marketing (anche ben riuscita se proprio andiamo a vedere). Le "classificazioni" o le divisioni in gruppi omogenei piacciono poco anche a me, ma fanno parte del bagaglio culturale umano da molto tempo.
Siccome è un argomento che mi intriga, vi lascio alcune considerazioni.
Partiamo da questo assunto:
L'uomo non può star solo; esso ha il fondamentale bisogno di appartenere ad un gruppo.
Nella letteratura specialistica, le tesi che tentano di spiegare i motivi per cui l'individuo vive in gruppo sono molte ed assai differenti.
La psicologia generale ha effettuato studi dapprima su animali che si riunivano per difendersi, cacciare, accoppiarsi, evidenziando l'esistenza di un istinto, o di una propensione innata a vivere in gruppo. Sulla sorte di queste ipotesi, si è cercato di identificare un qualche Programma genetico specifico che spinge alcune specie di animali ma anche gli uomini a ricercare, in misura maggiore o minore, una stretta associazione con i loro simili. Sebbene taluni scienziati sembrino accettare l'esistenza di tale meccanismo genetico, nessuno è riuscito, finora, a dimostrarlo.
Ma da queste particolari analisi, si propende a ritenere che diversi sono i motivi che spingono gli uomini ad associarsi in gruppo. Quando l'essere umano comincia ad aprirsi ad una comunità di persone, comincia anche ad avere fiducia negli altri. La fiducia, con ogni probabilità, è la componente fondamentale delle relazioni umane: essa spazza via i timori di essere rifiutato, ingannato e messo in ridicolo che tormenta l'esistenza di tante persone, essa prepara la strada all'intimità.
In questo profondo stato d'intimità, l'uomo è spinto ad interrogarsi e a ridefinire la sua identità. Egli comincia, quindi, a proporsi la domanda: Chi sono io? Valuta quanto ha fatto fino a quel momento e quello che vuole fare in futuro.
Andare verso la gente è quindi un comportamento che interessa forse la maggior parte delle persone, difatti l’individuo da solo non può vivere, nè svilupparsi, nè realizzarsi, perché sin dalla nascita ha bisogno degli altri. Lo studio dell’uomo, quindi non può prescindere da quello del gruppo a cui appartiene. Sin dal periodo pre-natale il bambino vive in un rapporto esclusivo con la madre; dopo la nascita, incomincia a stabilire un’interazione con gli altri elementi della famiglia in genere: il padre ed eventualmente i fratelli. Esiste quindi per il bambino, una situazione naturale di gruppo che lo aiuta e lo condiziona durante tutto l’arco della vita.
La famiglia è il suo gruppo d’appartenenza primario e gli garantisce l’integrazione psicologica e culturale. Aristotele la definisce: “una comunità che si costituisce per la vita di tutti i giorni”, infatti, i bisogni fisiologici e psicologici primari possono essere soddisfatti solo all’interno di essa.
Nella sua evoluzione, il bambino entra poi in contatto con un numero sempre più vasto di persone che determinano la sua evoluzione, ed è quasi sempre inserito in gruppi più o meno eterogenei che possono cambiare in continuazione. Si può affermare, in pratica, che l’individuo non è mai isolato e che il gruppo, per lui, rappresenta una condizione praticamente naturale.
Non si può certo riuscire a risolvere queste questioni in due parole su un forum, ciò che però ritengo importante è comprendere che le aziende, tramite i vari specialisti del marketing, conoscono bene queste dinamiche e le utilizzano a loro vantaggio.
Giusto?
Sbagliato?
Non spetta certo a me dirlo, ciascuno di noi si farà la propria opinione a riguardo e si comporterà di conseguenza, vi saranno persone alle quali piace moltissimo questa "targhetta", altre, come Fabio, che non la sopportano, alcune alle quali non importa affatto averla o meno, l'importante è che comunque sia ognuno le darà il valore che ritiene più opportuno, senza per questo essere dalla parte del torto, né da una parte, né dall'altra.
Ora però torno a faccende più importanti: portare a casa la pagnotta!