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Big_Fla
IPB Immagine
PRIMA


Era necessario riprendersi un po’ di spazio nella cameretta dove dormo da una vita.
Ventun anni passati ad accumulare cose su cose in una stanza di pochi metri quadrati, cercando di attribuire alla materia un compito che la mente non riesce a svolgere da sola: conservare la memoria.
Per me il valore del ricordo è importante da sempre; mi chiedo se è davvero meritevole di essere spesso al centro dei miei pensieri.
Un’esistenza fugace è degna di essere ricordata in ogni sua sfumatura, dalla materialità all’emotività, dalla sensazione alla percezione, ma quali devono essere i confini del desiderio-di-non-dimenticare? Dove il giusto proposito di ricordare ciò che è stato lascia il posto all’insana ossessione di riuscire in un compito sovraumano? Dopotutto la memoria vive in uno spazio a infinito alla infinito dimensioni in cui l’uomo, per sua natura discreto, riesce a muoversi soltanto in modo parziale e quindi limitato.
Grazie alla consapevolezza di non poter raggiungere la “memoria assoluta” riesco a fuggire l’ossessione, ma dietro l’angolo si annida un nemico ben più grande: il dovere della scelta.
Quale deve essere il criterio con cui decido cosa tenere a mente e cosa no? Cosa è degno di essere ricordato e cosa no?
Probabilmente il principio che ho deciso di seguire nel liberare spazio nella mia camera è stato quello del “vecchio + scarso valore di memoria = da dare via”
Un criterio che sembra funzionare e che inoltre è scritto in termini matematici, uno dei metodi più efficaci per permettere all’uomo di rappresentarsi concetti che non sarebbe mai in grado di rappresentarsi con il solo uso della parola.
Soddisfatto, forte della fiducia nella matematica vado immediatamente a liberare la mia camera e proprio mentre sto per mettere mano al primo libro tutto impolverato mi rendo conto che “vecchio” e “scarso valore di memoria” sono concetti molto relativi, completamente succubi ai capricci del linguaggio non matematico.
Non riuscendo a districarmi da questo ultimo ostacolo ho deciso di utilizzare uno degli strumenti più potenti che l’uomo possegga: il buon senso.
Tenendo a mente tutto quello che fino ad ora avevo supposto, ho deciso di disfarmi di ciò che “sapevo” non mi sarebbe stato più di alcuna utilità. L’unico timore che rimaneva era quello di perdere qualcosa in termini di ricordi, e per questo ho provveduto a scattare delle foto di tutti gli oggetti che stavo per dar via. La paura di separarmi da qualcosa che potesse simboleggiare fortemente un pezzo della mia vita ancora c’era, ma decisamente lenita grazie al potere della fotografia.


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DOPO



Ti stai disfando delle tue cose, le stai eliminando dal flusso della tua vita, è giusto donar loro un ultimo grande assaggio di esistenza rendendole eterne con una fotografia.
Mistero, splendore e malinconia devono pervadere gli oggetti che hanno simboleggiato ciò che è stato durante anni passati, cose che non senti più parte di te ma che senti degne di un bell’addio.


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L'automobilista


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Il geometra


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Il musico


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Il marionettista


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Il collezionista


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Il romanista


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Lo sportivo


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Il gamer


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Il deterioratore
meialex1
L'essenziale che non li butti via dalla tua "stanza" personale dei ricordi.......

ciao.
lexio
I geomag e le carte di Magic.. mamma mia mi hai fatto venire la malinconia!
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