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ludofox
Vorrei riportare qui sul forum, la chiacchierata fatta a Cherasco qualche settimana fa.
Una chiacchierata sul concetto di “sintesi” nello Still life.
Ovvero: Scardinare l’idea che Still Life significhi semplicemente la realizzazione di foto d’oggetti inanimati.
Lo Still Life richiede un progetto, una meditazione, attenzione e molta pazienza.

Cominciamo da una considerazione che potrebbe sembrare banale ma che al contrario, non lo è.
A tutti noi è capitato, quando frequentavamo le Scuole Elementari, di dover realizzare dei disegni alla fine di dettati, riassunti, temi o le versioni in prosa.
Sarà capitato sicuramente di dover disegnare una casetta. La classica casetta, con la sua stradina che si “infilava” direttamente dentro l’uscio.

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Il problema nasceva quando dovevamo rappresentare le finestre con il loro vetro.
Come facevamo a far capire, dal nostro disegno, la presenza del vetro?
Problema non banale né facile. Il vetro è trasparente, è impalpabile.

Lo facevamo, semplicemente, tracciando delle leggere linee oblique.

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Sfido chiunque ad aver osservato, nella realtà, quelle linee oblique sui vetri delle finestre.
Eppure quei semplici tratti, seppur del tutto innaturali, ci fanno subito pensare alla presenza del vetro.
Soffermiamoci un attimo su cosa accade.
I nostri occhi registrano quell’informazione. Il nostro cervello la analizza, la elabora e la trasforma in un “concetto”.
In sostanza, pur “leggendo” un’informazione non rispondente alla realtà, noi riusciamo, con tutta naturalezza, a “tradurla” in una realtà. In una verità.

Tempo fa, feci un intervento qui sul forum, e qui vale la pena riportarne un paio di brani:

Lo Still Life è molto concettuale, occorre spesso fare un ragionamento che provo a sintetizzare con un esempio:
Quando si pensa ad un cavallo, non si ha nella mente l'immagine di un cavallo baio o bianco, o di qualche razza particolare. Nella nostra mente si forma un'immagine della "media" dei cavalli. Abbiamo fatto una sintesi del concetto. Abbiamo pensato al "concetto di cavallo".

Un esempio classico: Se si prova a fotografare una pentola di acciaio lucido nel suo abituale contesto lasciandola in luce ambiente o illuminandola con il flash attaccato alla macchina, si avrà una pentola nera nella quale si specchia tutta la cucina e un puntino bianco che è il nostro flash.
Nella nostra testa invece il "concetto di pentola" non è per niente così.
Noi immaginiamo una pentola di acciaio, bella lucida, con delle superfici belle bianche. Come mai?
Perchè noi facciamo la "media" di tutte le situazioni in cui abbiamo osservato una pentola. Come dire che in testa ci facciamo un “film” della pentola in tutte le posizioni possibili e la riduciamo ad una immagine fissa che diventa il "concetto di pentola".


Una dimostrazione di quanto detto sia reale, è questa:
Se osserviamo il ritratto di una persona il cui volto ci è ben noto (amico, parente) non abbiamo nessuna incertezza nel riconoscerla.
Se, al contrario, osserviamo un ritratto di una persona sconosciuta, al momento nel quale abbiamo l’occasione di vederla di persona, spesso non siamo in grado di riconoscerla. …Perché?
La conoscenza (visiva) di una persona è determinata dalla quantità di informazioni archiviate nella nostra memoria, dalla quantità delle “istantanee” che riduciamo ad un’immagine fissa. Né facciamo, in ultima analisi, una sintesi.
Una particolare “istantanea” è quindi compresa all’interno della nostra …sintesi.
Al contrario, non avviene tutto ciò se, come unico dato disponibile, abbiamo solo una particolare espressione, una particolare angolazione di ripresa, etc… Un’istantanea appunto, e non la “sintesi”.

Nello Still Life (parliamo in generale naturalmente), l’intento è quello di fotografare …l’anima dell'oggetto che diviene soggetto.
Questo comporta un approccio mentale particolare, molto specifico.
Per inciso, questa è una ricetta che vale per qualunque genere ovviamente. Molte foto dei Maestri del Reportage sono affascinanti proprio per questo motivo.

Le prime fasi per assorbire questa mentalità sono: L’osservazione e la capacità di critica verso le proprie foto.
Si guarda qualcosa, la si fotografa, e poi, guardando la stampa, non riconosciamo più quello che avevamo visto all’interno del mirino della nostra reflex.
Dobbiamo metterci in testa che ogniqualvolta osserviamo qualcosa, in un certo senso, quest’informazione passa attraverso un’emozione, la nostra esperienza (intesa come conoscenza del mondo fisico che ci circonda) e quindi la interpretiamo. Sempre!
Non stupiamoci troppo se anche la fotografia deve essere "interpretazione".



continua…
ludofox
Vorrei proporre un esempio di …interpretazione. Un tentativo di tradurre in immagini l’approccio mentale di cui fin’ora ho parlato.
Una foto semplice nella sua struttura ma per la quale, proprio perché giocata tutta sulla descrittività del soggetto, ho adottato una metodologia che vorrei descrivere.

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Metodologia di lavoro:

Prima ho fotografato la bottiglia appoggiata ad un supporto per rialzarla e poter così far correre per tutta l’altezza il riflesso a sinistra sul vetro.
Se fosse stata appoggiata su un piano, ciò non sarebbe stato possibile.

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continua…
ludofox
Ho, poi, fotografato l’etichetta utilizzando in questo caso, ma non è la norma, un vetro davanti all’obiettivo messo a 45° in modo da poterlo utilizzare come specchio semiriflettente e poter illuminare quindi anche la parte frontale della stessa.
Questa procedura è stata necessaria per la sua particolare superficie metallizzata.

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Il tappo appoggiato al piano.

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continua…
ludofox
Sono, poi, andato avanti con il primo bicchiere.
Anche in questo caso, sollevato dal piano (Stesso problema della bottiglia).

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E il secondo, questa volta con ghiaccio (finto naturalmente).

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continua…
ludofox
Poi mancavano le ombre. Eccole.

Il bicchiere.

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La bottiglia.

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continua…
ludofox
Sono passato, poi, al montaggio con Photoshop.

L’assemblaggio dei due bicchieri ancora in fase di lavorazione.

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E quello definitivo con le ombre.

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continua…
ludofox
Il montaggio della bottiglia, l’etichetta e l’ombra.

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E la foto definitiva che ripropongo.

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Per gli interessati, la foto è stata realizzata con D100 + 80-200/2.8

Nonostante sia una foto del tutto costruita ad hoc e del tutto …innaturale, la sensazione è quella di una foto reale.
Ecco perché a noi stillaifisti spesso viene detto: “E’ solo la foto di una bottiglia, …e che sarà mai!”

Altro punto da evidenziare è la necessità di abituarsi ad analizzare ogni angolino che compone l’immagine. E questa operazione va fatta durante la sessione di ripresa naturalmente.

Il Banco Ottico o le Medio Formato danno un grosso aiuto in questo senso. La visione innaturalmente rovesciata e …staccata dalla scena inquadrata, costringe ad analizzare l’inquadratura in modo particolare.
Con l’utilizzo di una reflex invece, la cosa è un po’ più complicata.
Vediamo nel mirino ciò che vedremmo (più o meno) anche senza l’attrezzo davanti agli occhi.
Attraverso il mirino di una reflex siamo portati a "guardare" in modo, quindi, naturale. Puntando, cioè, l'attenzione solamente verso il soggetto. Verso quello che stiamo guardando, senza tener conto di ciò che vediamo con la cosiddetta "coda dell'occhio", così come facciamo normalmente.
Ma quando inquadriamo una scena, tutto ciò che entra nell'angolo di campo utilizzato, farà parte integrante della nostra fotografia. E' necessario, perciò, tenerne conto.

Un esempio: L’orizzonte pendente si può notare solamente mettendolo in relazione con i margini esterni dell’inquadratura. In realtà noi vediamo l’orizzonte sempre dritto, come lo vedremmo (anzi lo interpreteremmo) dritto anche avendo la testa storta.

Abituarsi a togliersi dalla testa i formati “standard”. Il formato 4/5 o 2/3 delle carte fotografiche e delle nostre pellicole/sensori. (inevitabili convenzioni industriali, …ma non obblighi di taglio).
Progettare la foto pensando già al taglio “dedicato”

Anche in questo caso un grande aiuto è una Medio Formato 6X6 (fortunato chi la può utilizzare).
Un bel formato quadrato, entro il quale esistono tutti i formati possibili, compreso quello quadrato naturalmente.

Nell’ambito professionale, questa è una prassi normale. Viene realizzata una foto con un “margine” di abbondanza per poi “croppare” al taglio corretto.



continua…
ludofox
Quando disegniamo una sfera che dia la sensazione di tridimensionalità, possiamo illustrarla più o meno così:

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Quindi le si dà una luce principale e il resto va in ombra.

Ma, forse, così è meglio:

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Cosa abbiamo fatto?
C’è la luce principale che avevamo prima ma abbiamo aggiunto un controluce dall’altro lato.

Questo modo di illuminare gli oggetti (ma parlo sempre per grandi linee generali) è quello che riesce a dare la rotondità (e quindi la dimensionalità) agli oggetti che fotografiamo, in modo più efficace.
In effetti per realizzare una cosa del genere occorre un solo punto luce e un pannello per rischiarare.

Non bisogna mai farsi prendere la mano dal set.
Poche fonti luminose (quelle necessarie).
Un errore comune di chi inizia, è quello di costruire set complicatissimi con molti punti luce.
Si parte da una luce principale, poi ci accorgiamo che manca qualcosa da qualche parte, allora si aggiunge, e poi si aggiunge ancora, e poi ancora...
Risultato: Set improponibili e decine di ombre da gestire.
Anche in questo caso, si deve arrivare alla sintesi e costruirsi un set che non sia inutilmente ridondante. “Complicato” non vuol dire necessariamente “ben fatto”.

A questo proposito, mi piace sempre ricordare un aneddoto che, seppur di tutt’altro argomento, in qualche maniera è emblematico.
In una scuola, un giorno di tanti anni fa, un bambino venne punito dal maestro.
“Vai dietro la lavagna e somma tutti i numeri da 1 a 100!”
Chiunque si aspetterebbe una sitazione del tipo: 1+2 = 3, 3+3 = 6, 6+4 = 10, 10+5 = 15, etc…
Ma il bimbo si chiamava Gauss e dopo 7 secondi sbucò fuori dalla lavagna con il risultato: 5050!
Qui interviene la creatività nel progetto.
I numeri da 1 a 100 sono formati da 50 coppie di numeri la cui somma dà come risultato 101 (1+100, 2+99, 3+98, 4+97, e così via fino ad arrivare a 50+51).
L’operazione che fece, quindi, il piccolo Gauss fu: 50X101 = 5050.
Questo per dire che la creatività non si esprime solamente nella realizzazione di immagini gradevoli e ben composte, ma anche nel risolvere i problemi (pratici) nel modo più lineare e semplice.

Normalmente basta una luce o due con una serie, anche cospicua, di “compensazioni” (pannelli argentati e/o bianchi di varie dimensioni) che altro non sono che la "simulazione" dei vari riflessi che, nelle situazioni nelle quali osserviamo ciò che stiamo fotografando, si verificano a seguito di pareti, piani d’appoggio, altri oggetti vicini, etc…


Ritorna sempre il concetto di interpretazione.
Interpretare e modulare a nostro vantaggio, ciò che normalmente vediamo intorno a noi.



Insomma: Progettare.

Progetto significa fermarsi un attimo e riflettere su cosa abbiamo intenzione di fare. Che atmosfera vogliamo abbia la nostra foto, che composizione, …..
L’unica strada per abituarsi a questo approccio è osservare, prendere in mano l’oggetto/gli oggetti da fotografare e cercare di capire come si comportano nei confronti della luce.
Verificare le differenze di comportamento dei diversi materiali. Un paio di scarpe di pelle, una pentola di acciaio lucido, un oggetto di metallo satinato, hanno ovviamente bisogno di una luce “dedicata” che riesca ad esaltarne le caratteristiche. Arrivare, quindi, ad una sorta di “automatismo” per capire che tipo di luce e che angolo di incidenza è il più opportuno per quello specifico oggetto.
Ricordiamoci che nell'osservare un'immagine, utilizziamo solo la vista, e quindi dobbiamo cercare di trasferire, all'unico senso a nostra disposizione, tutti i contributi provenienti dagli altri sensi.
Pensiamo solo alle foto di "food" come, ad esempio, il classico piatto di pasta: Occorre "vedere" che è buono, "vedere" il suo profumo, "vedere" la sua consistenza.
Allora dobbiamo adottare qualche piccolo artifizio come, ad esempio, non cuocere del tutto la pasta, ma scottarla appena. L'aspetto un po' rigido ci dà la sensazione che sia "al dente" e il colore giallo, che durante la cottura tende a svanire, la rende decisamente più fotogenica.
Anche in questo caso, come per la bottiglia descritta poco fa, la "sensazione" di naturalezza, viene "costruita" ritraendo qualcosa di non reale.

Osservare ed analizzare le foto delle Campagne Pubblicitarie e cercare di capire con quale set queste sono state realizzate.
Quest’esercizio è più facile di quello che può sembrare.
Tutti sono in grado di capire da che parte è rivolto il Sole quando osserviamo una foto di paesaggio, lo capiamo dalla direzione e dalla lunghezza delle ombre. Oppure se il Sole è velato o meno, lo capiamo sempre dalle ombre prodotte (dure o morbide) e dalle caratteristiche cromatiche (luce più fredda o più calda).
Stessa cosa con lo Still Life. Non c’è assolutamente nessuna differenza.



continua…
ludofox
Concludo con una piccola serie di foto, alcune delle quali già pubblicate in passato, ed i relativi schemi del set.


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continua…
ludofox
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continua…
ludofox
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continua…
margior
Tutto molto bello e prezioso e preziosissimo l'approccio e il taglio dato al discorso.

Grazie!
Denis Calamia
Mammamia!!!

Hai messo a nudo proprio tutto!!!

Sei sempre il solito...

LO RIBADISCO...di quest'uomo,prima del professionista,amo la persona!!
raffaele tedesco
Grazie ludofox, chiaro e illuminante come al solito.
marcello1906
COMPLIMENTI PER LE FOTO,MA SOPRATUTTO PER I VARI SCHEMI ILLUSTRATI E DELLE LEZIONI
CHE FANNO SEMPRE BENE.PERO',PERDONAMI,SECONDO ME, LA FOTO DELLA CAFFETTIERA
LA PARTE ANTERIORE MI SEMBRA TROPPO ILLUMINATA, RISPETTO A QUELLA POSTERIORE.
L'ALTRA DOVE C'E' LA BOTTIGLIA E AL SQUADRETTA,MI SEMBRA UN PO' PIATTA,COME SE FOSSE UN DIPINTO.NON VOGLIO FAR POLEMICA, ANZI CERCO DI APPRENDERE.
CIAO,MICHELANGELO. grazie.gif
sergiopivetta
Sai rendere semplici da capire anche le cose complicate da spiegare.
Dote rara. Complimenti,

sergio
giorgiosessa
Che dire, grazie.gif

Per fortuna Ludovco, con una serie di interventi ben mirati, ci sta introducendo nel mondo dello still life senza serbare nessun segreto.

Questa è la terza lezione pratica che ci regala in poco tempo.

Senza dimenticare quella teorica La Sezione Aurea, Quando la matematica incontra l'arte. estremamente interessante.

Insomma, non ho parole.

"I consigli di Ludovico" sono il titolo che ho dato ad un file word con la raccolta dei sui interventi.

Spero di poter presto passare dalla teoria alla pratica.

Ancora grazie, Ludovico.
Betterman
A me ha davvero impressionato l'approccio che hai voluto dare a questa discussione, non una semplice riflessione sullo still life, ma una riflessione globale sulla fotografia e su come affrontarla, complimenti davvero e grazie per aver condiviso il tuo punto di vista e i tuoi pensieri.

Saluti, Roberto.
toad
Non posso che fare i complimenti a ludofox, che ho avuto il piacere di conoscere a Cherscho, per i suoi insegnamenti.
Voglio fare una piccola osservazione "estetica". Mi sembra che il modo di fotografare di ludo rappresenti esattamente il termine inglese "still life" (ancora vivo) al contrario del nostro "natura morta". Credo ci sia una sottile differenza. Che ludofox ha perfettamente fatto sua.

Ciao, ludofox, e un caro saluto a tutti.

Guido
Fabio Blanco
Ludovico questo è un intervento S P L E N D I D O, pieno di sostanza.

Così completo che, per il momento, a riguardo non ho domande da farti Pollice.gif .

Grazie.
Lorhan
Ludovico... un tutorial Incredibile! guru.gif
assolutamente da conservare!!!
grazie.gif grazie.gif grazie.gif
Nicola Verardo
Fox MELOSONOBEVUTO e stampato...no comment.

grazie.gif messicano.gif
anbri
Ottimo lavoro! Pollice.gif
.... l'ho messo tra le cose da salvare ... (come dice Ligabue).

grazie.gif a Cherasco ne avevo perso un pezzo! unsure.gif

Ciao
Anna
brusa69
Grazie Ludo,
anche se non esprimo la mia personale gratitudine in tutti i tuoi threads sull' argomento sappi che me li sono salvati tutti in pdf nell' attesa di procurarmi un minimo di spazio e attrezzatura per fare qualche prova.
grazie.gif
Antonio Treachi
Ogni volta incanti!
Mi metto in coda a chi mi ha preceduto grazie.gif
marcelus
grazie.

spero un giorno di poter stringere la mano al prof.
Marco Negri
Una analisi perfetta su un tema che meritava un approfondimento.

Ludo...un Grande.

Non posso fare a meno di mettere in evidenza la squisita proposta per la Community.


Un saluto.


kumitey
grazie.gif grazie.gif guru.gif
Mak.
Cio Ludofox e grazie.

Idilliaco......


GODO COME LE BESTIE. tongue.gif
Fabio Pianigiani
Beh dobbiamo cambiare il nickname ... o Piero-Fox ... o Ludo-Angela.

Infatti, oltre che ottimo fotografo, Ludovico possiede la rara capacità di essere un buon divulgatore.
Paziente, meticoloso, che procede nella sua illustrazione con metodo e ricchezza di particolari.

Ma attenzione, la semplicità della realizzazione dei suoi scatti così ben illustrati,è solo apparente.
Dietro ci sta un bagaglio culturale notevole ...una padronanza della tecnica in tutte le sue applicazioni ... un grande spirito di osservazione ... fantasia ... ed una buona propensione al bricolage.

Chi non percepisce questo background, può credere che il click sia una cosa semplice del tipo " E che ci vuole ... domani lo faccio anch'io ... tanto è solo una foto ad una bottiglia."

Oppure farlo sembrare un traguardo irraggiungibile, non sapendo da che parte incominciare.

Ne l'una ne l'altra, non semplice ma neanche irraggiungibile ... a patto di studiare ... guardare ... riflettere ... insistere.

Anche la "scusa" dell'attrezzatura, denota il timore nell'approccio a questo genere di foto.
Si inizia con una lampada da scrivania ed un cartoncino bianco, e su su fino a set in luce mista Flash/Fibra ottica con in gioco una decina di sorgenti da miscelare.
Ma imparare ad usare bene una sola sorgente è fondamentale, perché se ci pensate bene è la situazione che il nostro cervello ha registrato come default per ogni situazione ... da sempre.
Una luce ... il sole ... e la sua ombra.

E pensare che qualcuno crede che la foto in studio sia noiosa.
PAS
Probabilmente lo still life non farà mai parte della mia attività di fotoamatore, ma questo me lo sono stampato e messo tra le cose da conservare.

Difficile trovare assieme tanta chiarezza e tanta sintesi oltre a far trasparire la grande passione per la tua professione. Grazie Ludofox.

E poi chissà….mai dire mai.
Alessandro Raffaeli
che dire sono stato letteralmente rapito da questa disamina....mi sembrava di essere uno dei cubetti di ghiaccio nel bicchiere!

complimenti
Andrea Lapi
Sei davvero bravissimo, in tutti i sensi! Anche i tuoi disegni mi lasciano a bocca aperta! grazie.gif grazie.gif grazie.gif guru.gif guru.gif guru.gif
whittard
stampato e archiviato.

semplicemente grazie.gif per questo lavoro STRAORDINARIO!

ciao
whittard

Bruno L
Un'opera come questa, oltre che incantato dalla bellezza delle foto, mi lascia davvero ammirato per la capacità di Ludofox, da Grande divulgatore, di spiegare procedimenti, tecniche, ma soprattutto alcuni segreti della comunicazione dell'immagine, in un discorso si ricco di informazioni, ma così appassionante e stimolante, da far amare ancora di più questo genere fotografico. Ci avvicina ad esso come ad una vera forma d'Arte.
Mi hanno particolarmente colpito e interessato i primi post introduttivi, straordinario il riferimento agli stereotipi figurativi e alla rappressentazione visiva, quindi, più che dell'oggetto reale, del "concetto" che abbiamo di esso.
Leggere di come si costruisce fotograficamente questa "idea" , e percepire oltre alla Maestria e alla grande conoscenza tecnica, anche una grande cultura, uno studio sulle caratteristiche dei materiali, di come interagiscono con la luce, di come il tutto comunichi con l'osservatore, .. insomma, vedere questo thread è stata una bellissima esperienza e motivo di arricchimento. Grazie Ludofox guru.gif guru.gif guru.gif

un saluto wink.gif
Bruno
Denis Calamia
E' Vero !! Viviamo all’interno di un ambiente che ci siamo costruiti senza nemmeno guardarlo con attenzione, circondati da un mondo di oggetti di cui ci sfuggono i particolari.

Ma se guardassimo con un occhio diverso e più attento ciò che ci circonda, potremmo leggere negli oggetti più abituali, una propria espressione, facendoli divenire soggetti di una stimolante ricerca estetica e tecnica.
Questo occhio diverso, questo occhio supplementare, è l’obbiettivo, che ci ha abituati a guardare meglio, a perfezionare la nostra visione, un terzo occhio che è quasi entrato a far parte del nostro corpo. La macchina fotografica, a questo punto, da oggetto freddo e senza vita, diviene un appendice di noi stessi, a cui diamo una mente, capace di far vivere e far raccontare di sè gli oggetti attraverso la nostra creatività e fantasia, oggetti come narratori di un racconto capaci di trasmettere sensazioni ed emozioni, che rendono partecipe anche un occhio esterno.

Il nostro senso estetico potrebbe così essere stimolato a rivedere un particolare dell’arredamento di casa nostra, un accostamento di oggetti con una quinta di una tenda, un riflesso di una finestra attraversata dal sole. Sarà una ricerca degli oggetti che più sanno parlare di sé, e che si prestano agli accostamenti, ad i giochi di ombre e riflessi. Per non parlare della ricerca dei colori, ed i loro possibili accoppiamenti, nonché, al ruolo degli sfondi.

Ci può aiutare quello che hanno fatto gli altri, ripetendo il tutto magari, ma cercando di interpretarlo a modo proprio. L’acqua che cade può divenire una scultura, il fumo di una sigaretta può sembrare un tornado, ed una lampadina dondolante ripresa con posa lunga potrà disegnare nell’oscurità un complicato arabesco…
Questa maggiore attenzione verso gli aspetti meno appariscenti della realtà, permetterà di scoprire universi di bellezza laddove l’abitudine a guardare gli oggetti a noi più comuni, non fa scorgere altro che cose ovvie e trascurabili.

La possibilità di scoprire negli oggetti un linguaggio capace di comunicare emozioni e informazioni, dipende essenzialmente dalla nostra capacità di interrogarli, ma come interrogarli?
La costruzione minuziosa di una composizione è un modo per interrogare gli oggetti, per scoprirne le qualità più nascoste, ma l’elemento principe resta la luce, che con i suoi riflessi, il suo bagliore, luce creatrice di giochi d’ombra, che narrandoci di un oggetto, ce ne svela i suoi più intimi segreti. Tutto ciò fa Ludovico...e lo fa oltre che da grande e stimato professionista,da persona che ama il suo lavoro,e vorrebbe un mondo perfetto,come lo vorremmo ogniuno di noi,e lo sogna e lo racconta attraverso i suoi scatti di Still-life!!

Gli sono molto grato...!!



Grazie Ludovico... wink.gif
Falcon58
Ludovico, che dire.........è un piacere leggere e vedere quello che riesci a realizzare.

Sei un grande;

il cesto di frutta,pur nell'apparente semplicità dell'allestimento del set è un vero capolavoro; quello della bottiglia e i bicchieri per quanto mi riguarda è pura fantascienza guru.gif guru.gif

Ciao

Luciano
__Claudio__
Avere nella nostra Community, Grandi Personaggi come te Ludovico, è quello che riesce a distinguerla da tutte le altre. Considero una fortuna non certo quantificabile l'averti qui per darci queste grandi lezioni di Tecnica. Considero una fortuna averti qui per insegnarci, con la semplicità che è propria solo ai grandi, una tecnica difficilissima ma che, grazie a te, ci si dischiude nel modo più semplice e comprensibile. Considero una fortuna averti qui non solo per queste lezioni, non solo per la tecnica che possiedi e di cui ci fai partecipi ma, soprattutto, per l'abnegazione, l'amore, la disponibilità che dimostra, senza altri giri di parole, quanto tireni a noi.
Solo un enorme grazie.gif ..... guru.gif
Carlo Martini
Non posso che aggiungermi al coro ...
se non ci fossi bisognerebbe inventarti!!!

Se un giorno deciderai di organizzare un workshop nel tuo studio mi prenoto già da adesso!!

Sei il mio guru per quanto riguarda lo still life!!

Grazie per la tua disponibilità a condividere i tuoi segreti, sei veramente un grande!!

Ciao, Carlo
click69
QUOTE
Grazie per l’attenzione.
*



Grazie a te. Non aggiungo altro
Franco Bianchi
Veramente interessantissimo, come tutti gli interventi di Ludofox.

Grazie. grazie.gif

Franco
Carlo79
Ludo, Tu sei troppo avanti...mammamia che intervento ohmy.gif guru.gif
Salvato tra le cose super! Pollice.gif

Sei un grande! wink.gif guru.gif

grazie.gif
cratty
Ludovico sei un martello pneumatico, un rullo compressore.... ma nel senso buono!
Salvato, stampato e messo accanto al mio manuale del piastrellista.
Grande!
Ciao Stefano
Fabio Capoccia
Ludo arrivo tardi nei ringraziamenti... me ne son accorto solo ora della pubblicazione unsure.gif
Ho avuto l'onore e il piacere di seguire il tuo workshop a Cherasco ed ora lo ritrovo qui stupendamente riproposto.

solo un grazie.gif
Taras
Tecnica, professionalità, fantasia, creatività, cultura, disponibilità, passione, maestria e genialità sono tutti termini riassumibili con due sole parole: Ludovico Fossà.

grazie.gif

Taras.
_Nico_
QUOTE(ludofox @ Nov 21 2005, 06:13 PM)
Eppure quei semplici tratti, seppur del tutto innaturali, ci fanno subito pensare alla presenza del vetro.
Soffermiamoci un attimo su cosa accade.
I nostri occhi registrano quell’informazione. Il nostro cervello la analizza, la elabora e la trasforma in un “concetto”.
In sostanza, pur “leggendo” un’informazione non rispondente alla realtà, noi riusciamo, con tutta naturalezza, a “tradurla” in una realtà. In una verità.

L'intervento di Ludovico è prezioso, e ben oltre la questione della composizione nello still life. Ci indica una questione centrale: la differenza tra ciò che si vede e ciò che si sa. Il bambino, quando dipinge le montagne marroni, dipinge ciò che sa, non ciò che vede: anche le vedesse dell'azzurro più intenso continuerebbe a dipingerle marroni... Ciò che sappiamo tende ad avere una persistenza superiore, rispetto a ciò che vediamo. Anche per ragioni d'«economia»: ciò che vediamo cambia continuamente. Dunque noi tendiamo a riportare l'infinita varietà dei fenomeni a schemi più semplici, e più duraturi...

Quanto ricorda Ludovico vale per esempio anche per il ritratto, e molti altri "generi"... Con il suo experience Ludovico ci ricorda che una sapiente costruzione dell'immagine deve tenere conto anche di ciò che si sa, e non solo di ciò che si vede... Grazie, Ludovico... smile.gif
ludofox
QUOTE(_Nico_ @ Dec 2 2005, 12:03 PM)
...Il bambino, quando dipinge le montagne marroni, dipinge ciò che sa, non ciò che vede: anche le vedesse dell'azzurro più intenso continuerebbe a dipingerle marroni... .
*



Quella dei disegni realizzati dai bambini, è una perfetta analogia.
Non a caso ho voluto iniziare questo thread con una cosa del genere.

Quante volte abbiamo visto il disegno di un bimbo che rappresenta un paesaggio con un prato.
Ebbene, spesso il prato viene rappresentato da una sottile striscia verde tracciata nei pressi del bordo inferiore del foglio e il cielo è altrettanto rappresentato da una striscia azzurra tracciata vicino al bordo superiore. In mezzo il bel ...bianco carta entro il quale vi sono altri elementi come case, persone.

Naturalmente il bambino "vede" che l'azzurro del cielo arriva fino all'orizzonte e che da lì parte il verde del prato.
Ma il bambino "sa" anche che il cielo è su, il prato è giù e le case stanno in mezzo.
barny32
Io ho frequentato dopo le medie l'Istituto Darte Silvio D'amico di Roma specializzazione fotografia, magari alcuni conosceranno sicuramente e ovviamente alla fine dei 5 anni sono diventato maestro d'Arte fotografica, tutto questo per dire che avevamo degli step da rispettare, cioè:
1) progettazione
2)ripresa
3)sviluppo e stampa

In fase di progettaziione su cartoncini bristol grandi misure potevi inserire oggetti o soggetti, l'importante era cercare di far capire di ke materiale era, ovviamente non per persone fisiche, ma sopratutto l'illuminazione il posizionamento dei fari e flash. Ovviamente il prof. metteva in cassaforte le bozze e venivano tirate fuori alla fine per il riscontro fotografico, tu ovviamente avevi una copia della tua bozza.

Ginolatino
Conserverò questo thread insieme con i tuoi complimenti al mio portfolio sui colori eoliani.
Grazie Ludovico !

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