Circa una volta al mese, a casa di Joao, c’è un giorno “speciale”, che riunisce tutta la famiglia, compresi i suoi genitori: il giorno della manioca.

Al mattino presto tutti quanti, compresi i bambini, vanno a raccogliere i tuberi; poi, una volta riportato il raccolto a casa, inizia la complessa lavorazione che trasformerà queste radici velenose in cibo.

Il tutto avviene in un apposito spazio, una specie di “capannone”…

La prima cosa da fare è sbucciare i tuberi di manioca. È la fase più “collettiva”, partecipano tutti, in un modo o nell’altro.



Joao, che in Italia sarebbe definito "paracu*o", sbuccia un tubero ogni 10 degli altri… Ma si sa, chiacchierare distrae!

Quando i tuberi sono sbucciati, la loro polpa un po’ legnosa viene grattugiata. È l’unico momento in cui fa la sua comparsa una “tecnologia moderna”: un piccolo motore a scoppio fa girare la grattugia.



Dopodiché la polpa grattugiata viene “lavata”, o meglio “strizzata”, per eliminare il succo (che è velenoso).



Una cosa interessante è che questo succo velenoso non viene gettato via. Viene invece raccolto in catini di alluminio e lasciato a decantare per qualche giorno. In questo modo si forma un precipitato, una specie di pasta bianca e diafana: la tapioca, la parte più prelibata, che, una volta "asciugata", verrà usata per fare dolci e altre “leccornie”.
Mi piacerebbe sapere chi, e come mai, si è messo lì ad inventarsi un simile procedimento per rendere commestibile una radice velenosa, in un ambiente dove il cibo di certo non manca...

La polpa “scolata” viene messa in un grosso torchio di legno, per spremerne via ogni possibile residuo di veleno.



La polpa esce dal torchio sotto forma di “pani” a causa della fortissima pressione a cui è stata sottoposta, e questi pani vengono nuovamente “grattugiati” attraverso un setaccio di vimini.

Anche a questa fase partecipa tutta la famiglia, ma chi fa materialmente il lavoro sono gli adulti e gli anziani.



Alla fine, questa “farina” di grossa grana viene “asciugata” in grosse “padelle” di metallo, sotto le quali viene acceso il fuoco, e diventa il sostituto Amazzonico del pane: la farina di manioca.



Ciao,
Davide

Questo sì che è reportage... E di grande spessore anche. Spledide le foto (sono dia scannerizzate?). Aspettavo con impazienza il primo di questi tuoi Life perchè convinto che ne sarei rimasto entusiasta e devo dire che la pazienza è stata premiata alla grande.

Claudio...
Sì, sono tutte diapositive scannerizzate. Per la precisione, Agfachrome 50 S Professional. Facevo così: quando avevo una decina di rullini scattati, li spedivo in Italia via posta aerea (quando potevo... Queste hanno dovuto aspettare quasi tre mesi, passati nella selva, che non sono esattamente le condizioni ideali!). Le pellicole sono state tenute in frigo fino al mio ritorno; poi le ho sviluppate in casa.

Un Reportage con la 'R' maiuscola.
Le foto sono molto belle, hai colto tutte le fasi della lavorazione e le hai descritte in maniera esaustiva e scorrevole.



Spero di vedere presto altre tue foto.

Ciao,
Flavio

complimenti sinceri!

la fortuna di poter assistere a certe situazioni non è da tutti, ma nemmeno riuscire a riportare a casa le giuste immagini lo è...

tu te la sei cavata più che egregiamente, grazie, bellissimo raconto davvero!!!

Bellissimo! twinsouls, ero sicuro che sarebbe venuto fuori qualcosa di straordinario!
Il testo e le descrizioni precise, in uno stile che ti prende e si legge avidamente tutto d'un fiato; le foto stupende che mettono in giusto risalto i personaggi, l'ambiente culturale, i particolari. ... Insomma Grande! Degno di essere pubblicato sulle migliori riviste. Complimenti vivissimi!

un saluto e alla prossima
Bruno

A me pare proprio di si! Specialmente in quella del "para***o" si vede il bordino della dia in basso a sinistra... anche la gamma tonale mi pare proprio quella di una dia ultimamente ci sto facendo l'occhio... (alla faccia di quelli che dicono che la pellicola è finita)...

Al di là delle considerazioni tecniche un "lavoro" fuori dal comune... da come ci "stavano" alcuni soggetti mi sembrano abbastanza abituati alla fotocamera... comunque l'importante era esserci ma soprattutto essere in grado come ha fatto il dottor Twinsouls di "cavarci" qualcosa di molto buono sia dal punto di vista dell'immagine... che dell'aspetto documentaristico... una visione poco formale e per nulla asettica dei particolari usi e costumi locali... ottima la parte testuale... una parola per definire il tutto... "Etnico"

Questa domanda me la sono sempre posta anch'io, esistono altri casi simili ma quello della Manioca è senza dubbio il più eclatante...mah?

Grande reportage davvero, sembrava di essere dentro una puntata di "Turisti per caso"!

Anche questa volta, ho imparato qualcosa di nuovo, soprattutto da dove arriva la famosa pappina di "mais e tapioca" che davo a mio figlio tanti e tanti anni fa.....

C O M P L I M E N T I

Un servizio veramente coinvolgente

Molto interessante, Twinsouls. Un vero reportage che m'ha consentito d'imparare molto sulla manioca, la tapioca, e soprattutto su quelle attività un tempo cemento della famiglia e delle comunità, ora scomparse (almeno da noi...). E sostituite da palestre e succedanei vari...

Sono felice che tu abbia colto questo aspetto, Nico. Lo avevo volutamente lasciato abbastanza "fra le righe", ma dal mio punto di vista è un aspetto molto importante.

Approfitto di questo post per ringraziare tutti per i vostri commenti ed apprezzamenti.

...e per "minacciarvi" di postarne (abbastanza) presto un altro, forse addirittura due!!!

Bello veramente questo reportage
Mirato ad una usanza curiosa che non conoscevo per niente.
E' bello vedere il mondo con i tuoi occhi.



Altro che "minaccia", non sai in che guaio ti sei cacciato


gio

Sono pienamente d'accordo, Twinsouls. Quando mia nonna puliva le verdure mi raccontava le fiabe. Oggi sono scomparse le verdure da pulire, e anche le fiabe. Le prime sostituite dai surgelati, e le altre dai videogames. Sempre una fiaba, ma a pagamento. In ambedue i casi il rapporto con le cose si rarefa, e quello con le persone s'eclissa...

Con la mentalità odierna si direbbe: "ma è possibile che perdano così tanto tempo per fare un po' di farina?". Ecco, ciò che è sbagliato è proprio la nostra concezione del tempo...

Grazie a te per averci ricordato che non esiste solo il "tempo libero" (implicita ma evidente ammissione che l'altro non è -libero).

P.S.
Ho visto che conosci molto bene Mad e il suo protagonista... Ricordi le serie "com'era ieri - com'è oggi?

Bella li Davide dopo innumerevoli foto postate qua e la il tuo primo life
non posso fare altro che farti i complimenti
Ciao Davide

Bingo! Hai centrato in pieno il punto, Nico!
Oltre ad essere il tema di un altro Life che sto preparando, questa nostra schiavitù rispetto al tempo ci sta distruggendo silenziosamente.

Voglio raccontarti una cosa che mi è successa proprio in Brasile, che chiarisce la differenza fra il loro rapporto col tempo e il nostro.

Al centro dell'isola di Marajò, alla foce del Rio delle Amazzoni, c'è un lago interno. Avendo deciso di andare là, sono andato, con la mia prima moglie ed un amico brasiliano, sulla costa di quest'isola, in una cittadina chiamata Ponta de Pedras (la più vicina al fiume interno che collegava il Rio con il lago). Lì abbiamo chiesto se c'erano mezzi che potessero portarci al lago, e ci è stato risposto che sì, a volte barche di pescatori andavano fino là (c'è un villaggio), e pagando il passaggio... Ok, diciamo noi. E chiediamo se per caso il nostro interlocutore sapesse quando qualcuno sarebbe andato laggiù... la risposta, testuale, è stata: "Oh! Qui, chi ha fretta, muore...".

Ci siamo piazzati in una barca in disuso ormeggiata nel porticciolo, e dopo 5 giorni ci sono venuti a cercare i pescatori.



Ahimé, temo di conoscerlo molto meno bene di quanto pensi... Ho un vago ricordo di questa serie, ma forse dovrei vederne un esempio per ricordarla meglio!

Gra belle foto .... E gran bel life sicuramente un'altra lezione di vita!!! complimenti per il tuo splendido viaggio

Io avevo tutti i numeri, ma ahimè, non li ho più. Ma posso andare a memoria. C'erano due vignette, praticamente uguali e accoppiate. Su quella di sinistra la scritta IERI, sull'altra OGGI. Te ne racconto una sola.

Ieri: la maestra guarda severamente lo studente, e gli domanda:
- Perché sei arrivato in ritardo?
- Ho dovuto mungere le vacche, tagliare la legna, e fare venti chilometri a piedi sotto la neve...

Oggi: la maestra guarda lo studente, e gli domanda:
- Perché sei arrivato in ritardo?
- Non trovavo da parcheggiare...

Erano tutte così...

Sì, mi ricordo più che altro il concetto della serie. Se non ricordo male, appartenevano a un periodo in cui o non leggevo ancora MAD, o non lo leggevo più... Io sono particolarmente affezionato a Don Martin, di cui sono riuscito persino a reperire una copia de "La saga dei Gorilla"... in spagnolo!

Grazie anche a te, Manako, per il tuo apprezzamento!

Spesso nemmeno quello è così tanto libero!

Bellissimo e interessante reportage, twinsouls.

Complimenti per l'ottimo racconto per immagini.
Thanks
Nino

twinsouls,
un Grande Reportage... come questi se ne vedono pochi...
..ma grazie a te, me lo son potuto godere comodo in poltrona!!

Luoghi e persone così distanti da noi....eppure così vicini...fino a qualche anno fa...ora invece la distanza è aumentata...un gran bel Reportage, dove messaggi ed emozioni fondendosi giungono a noi in un agrodolce e piacevolissimo effluvio.

Complimenti, stupendo lavoro di partecipata sensibilità.

Piero.

Me l'ero perso. Ancora un bel life di twinsoul con foto coinvolgenti e che documentano alla perfezione il racconto che ci aiuta a viaggiare. Il Forum ha incontrato un altro ottimo fotografo, anche dotato di spirito di avventura e di esperienze di sicuro interesse e molto particolari. Davide.

Come non essere d'accordo!
Aggiungerei anche di grande sensibilità e profondità di pensiero.