Ma cos'è quel
coso che sta nel bel mezzo della Piazza?
Nell' intento di restituire la Piazza alla sua gloria, Bassolino quand'era ancora semplicemente sindaco, la chiuse alle auto. Inizio così un binomio Piazza - arte, dove ognni anno, in prossimità del Natale, nella Piazza viene esposta una grande opera di arte contemporanea: dopo la montagna di sale di Mimmo Paladino, i piccoli teschi di Rebecca Horn, la spirale di Richard Serra, quest'anno è possibile ammirare una scultura dell’artista Luciano Fabro, uno dei maestri dell’Arte Povera: L’Italia all’asta.
L’opera è di forte impatto visivo, e di decifrazione abbastanza immediata: un grande obelisco metallico alto 35 metri, che sovrasta i monumenti della già immensa piazza, e sui due lati, sospese al pennone con una sorta di cappio, due sagome dello stivale in lamina d’alluminio, con le isole fissate nel mezzo: da un lato un’ Italia correttamente orientata da Nord a Sud, dall’altro un’ Italia capovolta.
L’Italia “dritta” e’ disseminata di cartelli riproducenti nomi quali Alfa Romeo, Eni, Telecom, Montedison, le grandi aziende pubbliche via via privatizzate; sull’altro versante, cartelli con nomi di risonanza storica: Nizza, Savoia, Campoformio, Bronte, luoghi che ricordano sconfitte, rinunce, scambi territoriali che hanno limato nel tempo la geografia del nostro Paese.
Un’Italia delle dismissioni, dunque, un’Italia all’asta non solo letteralmente – in quanto appesa appunto ad un pennone, che ricorda un po’ gli “alberi della cuccagna” delle antiche feste di piazza – ma anche all’asta perché venduta o svenduta, contro l’interesse stesso degli Italiani; un’opera di denuncia, un’opera politica, anche se l’Autore in un’intervista ha dichiarato che l’arte ( e l’artista ) si limita a “rappresentare”, astenendosi dal giudizio, che spetta al fruitore.
Eppure non possiamo non percepire l’intenzione di Fabro di sottolineare con spirito chiaramente critico il ripetersi nel tempo di vicende che hanno determinato un impoverimento - geografico, culturale, economico .... - del nostro Paese.
L’Autore commenta così la sua realizzazione :
Al centro della piazza c’è tutto quello che, donato, dato via, si perde e non torna più. Territori persi ma anche proprietà che il popolo si è pagato e ora vengono date ai privati, in attesa che il popolo le ricompri…. Attorno musica, scienza e cultura, che possono donare all’infinito e non si esauriranno mai.L' idea originale era di ridare la Piazza all' arte, la Piazza ai napoletani e, quindi, l'arte ai napoletani. Ecco, adesso possiamo dire che il popolo si è ripreso l' arte...