Aiuto - Cerca - Utenti - Calendario - Salta a fondo pagina - Versione completa  
NikonClub.it Community > NIKON SCHOOL > PHOTO CULTURE > TEMI
enrico
Ho letto una volta di una antica credenza che spiegava il riflettersi negli specchi.
Secondo tale credenza, ciascuno di noi ha una serie di “involucri” che lo avvolge. Ogni volta che ci riflettiamo in uno specchio, si stacca uno di questi “involucri” e si proietta su di esso.
Ogni volta, pertanto, perdiamo qualcosa.
Gli indiani d’America pare non amassero farsi fotografare perché pensavano che gli venisse “rubata” l’anima.
Quindi, secondo tali credenze, una nostra immagine riflessa e, a maggior ragione, una fotografia, è una parte di noi che perdiamo, catturata da una superficie che la imprigiona.

Non siamo più dei primitivi (almeno così crediamo hmmm.gif ), e sappiamo che un riflesso o una fotografia altro non è che il prodotto della luce che il nostro corpo riflette e diffonde tutt’intorno.

Quindi non perdiamo nulla, perché la luce non è nostra ma è del sole.

Quando ce ne andiamo a passeggio per le strade della nostra città, non ci nascondiamo per il timore di perdere una parte di noi dentro gli occhi di chi ci guarda.

Eppure non accade la stessa cosa quando si viene fotografati. In fondo la macchina fotografica non è che un occhio. Una fotografia altro non è che l’impronta che la luce che ci ha colpito lascia su di un supporto sensibile.

Perché allora molti non si oppongono agli sguardi dei passanti e sono invece infastiditi da una macchina fotografica? Quanto di quelle primitive leggende è rimasto nel nostro inconscio?

Credo valga la pena di rifletterci su.
Voi cosa ne pensate?
Enrico
Paolo Rabini
Non mi dà fastidio se qualcuno mi guarda, ma solo se è un'occhiata, se guardasse insistentemente, se mi fissasse proprio, allora mi darebbe fastidio e probabilmente lo inviterei a guardare qualcos'altro (forse non esattemante con queste parole.... messicano.gif ); così come non mi infastidisce essere un 'puntolino' tra gli altri in una foto in una piazza ma mi darebbe fastidio se qualcuno chiedesse di ritrarmi; se lo chiedesse gentilmente, gentilmente lo negherei, se se lo facesse di nascosto mi farebbe proprio rabbia.
Una foto rende possibile fissare e osservare una persona, scoprirne particolari o caratteristiche che una semplice occhiata non permette. : Fotografare una persona per certi aspetti è come osservarla intensamente, scoprirne particolari o carateristiche ma questo richiede che questa sia disponibile a mostrarsi in profondità ed ovviamente in pochi sono disposti a farlo.

Poi c'è la semplice e sana diffidenza: "ma che cavolo vorrà da me questo qui?!?"

Paolo
daniele.arconti
QUOTE(enrico @ Nov 28 2009, 09:01 PM) *
Perché allora molti non si oppongono agli sguardi dei passanti e sono invece infastiditi da una macchina fotografica? Quanto di quelle primitive leggende è rimasto nel nostro inconscio?


Secondo me le "primitive leggende" c'entrano poco; tutto dipende dal carattere ed in parte dal temperamento di ognuno.
Anche l'ambiente ha tanta influenza, l'ho scoperto da quando mi sono trasferito dalla mia Roma qui su, tra i popoli del nord, in Friuli; anche qui ci sono persone più aperte, ma in generale la gente è abbastanza chiusa e guardinga, al Sud invece è il contrario.

Anch'io penso che dipenda dallo sguardo che uno ti fa, ma comunque entrano in gioco una miriade di fattori, da non trascurare ciò che ogni persona ispira nelle altre persone.
Ci sono persone (probabilmente dipende dallo sguardo, infatti si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima) che ti trasmettono più fiducia di altre; dipende dall'abbigliamento, dalle movenze, etc.
Se mi si presenta uno davanti vestito male, tutto sporco, dallo sguardo poco rassicurante, nella mia mente si crea un'immagine negativa di quella persona, poi magari è il fotografo più bravo del mondo, ma quei pochi istanti bastano per creare una impressione che difficilmente mi si toglierà dalla mente, anche se rivedessi quella persona vestita di tutto punto, ben curata.
Questo quando capita di essere fotografati da estranei, ma ci sono persone che non amano essere fotografate a prescindere....
quindi è da considerare anche l'immagine che uno "ha di sè"!
Ci sono persone che non amano farsi ritrarre e non amano essere neanche guardati neanche di sfuggita, che si rifugiano dietro gli occhiali da sole, dietro un giornale, dietro un cappello, o che si girano da un'altra parte, perché non hanno una buona immagine di se stessi, probabilmente sanno di avere o immaginano di avere dei difetti e sanno che questi difetti rimarranno impressi indelebilmente su una fotografia o video.
Altri che credono di non essere fotogenici (alcuni a ragione), si vedono brutti e fuggono quando vedono la macchina fotografica.

Noi esseri umani siamo molto complessi, siamo tanto diversi (a parte i temperamenti che come Ippocrate insegnava, posso essere ricondotti a 4 tipi principali, ma anche li esistono una miriade di sfaccettature, visto che ogni uomo, secondo ippocrate, è un insieme di 2,3 o addirittura 4 tipi comportamentali)

In finale, con tutte queste variabili, vacci un pò a capire qualcosa!!!!
enrico
Ciao Paolo ciao Daniele,
grazie per i vostri interessanti interventi, Spero ne arrivino altri.
In effetti, molti di coloro che si lasciano fotografare senza frapporre ostacoli (ma anche noi quando ci facciamo un autoritratto a volte), si trovano in imbarazzo - e lo mostrano inconsciamente con l'espressione del volto - di fronte ad una macchina pronta a scattare.
Il soggetto sa che sarà osservato, nell'immagine, da altre persone e giudicato. Il timido, l'insicuro, è colui che più si trova in imbarazzo. Spesso il volto è una maschera (lo diceva Pirandello e mi sembra anche Edoardo De Filippo in una sua commedia) attraverso la quale cerchiamo di apparire non come siamo, ma come vogliamo ci vedano gli altri.
Il fatto è che la foto, a differenza di un ritratto pittorico, è un "indice", vale a dire che ci riporta all'essere reale che era davanti all'obiettivo. Per questo motivo ci sembra che ciò che la fotografia trasporterà sul cartoncino, sia una parte di noi, uno di quegli "involucri" delle antiche leggende.
Quel cartoncino "siamo noi". Chi ha in mano la nostra foto, in un certo senso "ci possiede"...
Grazie per essere passati.
Enrico
nuvolarossa
Caro Enrico, occorre fare una precisazione.
Gli indiani d'America non pensavano che la fotografia "rubasse l'anima" nel senso che intendiamo noi, l'affermazione probabilmente è dovuta ad errori di traduzione che si sono perpetrati nel tempo... E poi non bisogna generalizzare perchè esistevano infinite tribù di nativi americani con credenze, leggende e tradizioni diverse. Comunque i lakota (sioux nel linguaggio degli yankees Fulmine.gif ) non amavano farsi fotografare perchè dicevano che quelli che la fotografia rappresentava non erano "loro" ma erano "loro in quel momento", pensa che significato poteva avere questa cosa per un popolo che cambiava nome di battesimo nelle varie fasi della vita a seconda delle esperienza che gli capitavano. Toro seduto per esempio da bambino fino all'adolescenza era chiamato "Lento" per il carattere pacato che lo contraddistingueva, poi un giorno riuscì ad afferrare un vitello di bisonte per le corna e farlo sedere e da allora diventò, con un po' di enfasi, "Bisonte seduto", tradotto in americano "Sitting Bull".
Tornando al discorso principale, per gli indiani la fotografia ritraeva solo una frazione di secondo della vita di una persona, quindi rubava un attimo di vita, ma non poteva rappresentare quello che la persona era in realtà...

Comunque, io sono di quelli che non ama essere fotografato... Ma non chiedetemi il perchè hmmm.gif
mirko_nk
Non ci ruba l'anima... ma sicuramente da la possibilità a chi ci fotografa di osservarci quando vuole e molto dettagliatamente. Questo, in una società come la nostra dove siamo sempre nelle difensive, ci fa sentire sempre osservati e ci fa pensare che chi ha la nostra foto si ricordi sempre di noi... e questo ad uno sconosciuto...
Per non parlare poi dei bambini dove i genitori, per paura dei pedofili, hanno sempre un atteggiamento schivo verso chi ha in mano una fotocamera.... Ogni fotografo potrebbe essere un potenziale pedofilo...

My two cents...
enrico
QUOTE(nuvolarossa @ Nov 30 2009, 11:03 AM) *
dicevano che quelli che la fotografia rappresentava non erano "loro" ma erano "loro in quel momento


Ciao Nuvolarossa. vedo che sei un esperto di indiani dry.gif

Mi ha colpito quella tua frase.
Contiene molta verità. E molta filosofia. Noi siamo in continuo cambiamento, e non solo fisico. Guardo le foto dei miei figli piccoli e li vedo ora adulti. Mi guardo allo specchio e penso a come sono cambiato da quando avevo molti capelli di più e qualche chilo di meno biggrin.gif
Fino a che punto siamo gli stessi? Che filo ci lega e ci fa unici in tutte le infinite fasi della vita che continuamente attraversiamo? Forse la memoria? I ricordi?
Tanto di cappello a quelli che in molti film vengono dipinti come dei selvaggi.
Buona giornata
Enrico
nuvolarossa
QUOTE(enrico @ Nov 30 2009, 11:17 AM) *
Ciao Nuvolarossa. vedo che sei un esperto di indiani dry.gif

Tanto di cappello a quelli che in molti film vengono dipinti come dei selvaggi.
Buona giornata
Enrico


"Esperto" è una parola grossa... Diciamo che mi affascina la loro cultura ed ho cercato di capirne di più! rolleyes.gif

Spesso tendiamo a sminuire o sottovalutare quello che non conosciamo o non capiamo e di certo i film western americani del secolo scorso non hanno contribuito a far capire la verità, della quale noi "colonizzatori" abbiamo ben poco da andare fieri...
enrico
Mirko,
mi hai fatto pensare alle "foto segnaletiche". Ho letto tempo fa: "Wanted! Storia, tecnica ed estetica della fotografia criminale, segnaletica e giudiziaria" Di Ando Gilardi. In effetti, una foto ci "scheda" in un certo senso e smettiamo di essere anonimi...
Essere fotografati vuol dire in un certo senso perdere parte della nostra libertà...
Enrico
cuomonat
Secondo me la fotografia cela in se la volontà del fotgrafo di manipolare la realtà a proprio uso e consumo: questa consapevolezza innata mette sulla difensiva le persone che si sorprendono a essere riprese da sconosciuti.

Diverso il discorso quando c'è intesa/complicità tra le parti. Ovvio ma non del tutto...
Campanelli-no
QUOTE(mirko_nk @ Nov 30 2009, 11:13 AM) *
Non ci ruba l'anima... ma sicuramente da la possibilità a chi ci fotografa di osservarci quando vuole e molto dettagliatamente. Questo, in una società come la nostra dove siamo sempre nelle difensive, ci fa sentire sempre osservati e ci fa pensare che chi ha la nostra foto si ricordi sempre di noi... e questo ad uno sconosciuto...

un giorno, tornando dall'università, un ragazzo mi si accostò, in tram, per domandarmi se poteva farmi una foto. stava studiando fotografia e, disse, trovava il mio viso interessante. quindi gli sarebbe piaciuto ritrarlo.
cortesemente rifiutai: chissà che fine farà 'sta foto, pensai io.....
oggi, dall'altra parte del mirino, temo di suscitare sempre la stessa reazione, e quasi mai (a meno della totale complicità) alzo l'obiettivo verso gli estranei, temendo di risultare inopportuna e invadente. in particolar modo verso persone .... indifese (passatemi il termine, in questo momento non ne sento uno diverso) come mi è capitato in paesi del tezo mondo, ho avuto la sensazione di commettere una prepotenza.

nondimeno, vorrei che non fosse così. guardo la gente con la curiosità e lo stupore con cui si ammira la varietà della natura, le infinite espressioni della biodiversità, e mi piacerebbe poter scattare con il cuore leggero per guardare meglio le persone. spero che, con il sopragguingere della maturità fotografica, le cose cambino...


QUOTE(enrico @ Nov 30 2009, 11:17 AM) *
Fino a che punto siamo gli stessi? Che filo ci lega e ci fa unici in tutte le infinite fasi della vita che continuamente attraversiamo? Forse la memoria? I ricordi?


praticamente parli della vita, che in sè è evoluzione. e parli dell'essenza dell'uomo, che senza memoria non è nulla.
quindi, che male c'è nello scattare......?

un saluto a tutti, ed un grazie ad enrico per aver tirato fuori un altro spunto di riflessione profonda.

cristina
Panz
Personalmente non credo che nel qui ed ora dell'Italia si possa parlare, rispetto alla questione della possibilità di ritrarre, in termini antropologici o sociologici di "paura del furto dell'anima". Penso c'entri molto più prosaicamente di paura tout court, di diffidenza, non rispetto alla fotografia in sè, quanto piuttosto dell'uso che ipoteticamente si potrebbe farne. Faccio parte di coloro che a volte vanno in giro con la macchina accesa in mano in cerca di scatti rubati. Ho un unico limite che è quello di non ledere la dignità delle persone, verso cui nutro il massimo del rispetto, per cui ci sono soggetti che non sono neppure in grado di pensare di cogliere, ma per tutto il resto...
Dico che è solo diffidenza e paura (e non c'entra l'anima) perché questa è ciò che ho colto in episodi accadutimi. Un esempio? Non di un ritratto, ma della possibilità di fotografare una 500 (auto storica) parcheggiata in strada. Il proprietario non voleva che cogliessi la targa negli scatti, per paura che, penso io, risalissi a lui ed all'indirizzo. Ho faticato a spiegargli che in strada posso fotografare ciò che voglio e che comunque sono solo un collezionista di foto di auto storiche e non di auto. M'è capitato anche fotografando case normalissime d'essere apostrofato chiedendomi cosa stessi facendo, e d'andare a fotografare solo monumenti come fanno tutti i turisti. D'aver colto primi piani in situazioni di folla e di assembramenti ho esperienze diverse. In manifestazioni anche politiche s'io sono nel gruppo, con amici ho potuto scattare senza problemi anche primi piani o le facce dietro gli striscioni. Altrimenti problemi. Una volta ero in una città non mia, per turismo, m'avvicino ad una manifestazione sindacale, scatto, e vengo avvicinato da uno che mi domanda, in modo molto gentile ma diretto, se ero della Digos e perché fotografavo. Per quel che ne sapevo poteva esser lui della Digos.
Potrei andare avanti a lungo con esempi che a me fan dire che il problema è solo una questione di paura e diffidenza verso l'uso della fotografia, piuttosto che sottigliezze filosofiche della fotografia in sé. Perché l'altro è il non conosciuto e dunque per definizione pericoloso. Parlo, è ovvio, dell'Italia qui e ora e di una società individualista, parcellizzata, di più: nuclearizzata, ognun per sé, incattivita, nutrita di paure spesso create ad arte dai potenti per poter governare, per dividere, per sottomettere. Qualcuno nei post precedenti accenna a motivazioni del genere, mettendole però quasi a latere, in secondo piano quando invece per conto mio sono il vero motivo. Non m'addentro in discussioni di altre culture, in altri mondi, in altri luoghi dove forse la filosofia potrebbe tornare in agomento, io arrivo solo dove (almeno un po') conosco.
nuvolarossa
QUOTE
Una volta ero in una città non mia, per turismo, m'avvicino ad una manifestazione sindacale, scatto,


Ho una "certa" esperienza di manifestazioni, più dietro agli striscioni che davanti (purtroppo), ed anch'io ho sempre guardato con sospetto chi fotografava, pur avendo spesso anch'io la macchina fotografica al collo. Da "dentro" si fotografa sicuramente meglio, chi è "fuori" in genere è considerato o poliziotto o giornalista, in entrambi i casi è una persona alla quale non fa piacere regalare la propria fisionomia legata a determinati eventi.
Poi a me non piace essere fotografato "a prescindere" ma non so il perchè... Rivedermi stampato o sul monitor mi mette un po' a disagio...
Inoltre ci sono persone, come te, che rubano fotografie con discrezione e rispetto, ed altre che purtroppo non hanno il minimo rispetto per niente e per nessuno e pur di fotografare qualcosa o qualcuno sono disposte a tutto...
enrico
Ci vorrebbe l'aiuto di uno psicologo, Davide, ci sei?
Dalle risposte fin qui lette, risulta chiaro che nell'immagine fotografata, che in fondo non è altro che un cartoncino con una distribuzione di zone di diverso colore, ci vediamo qualcosa di più di una riproduzione della nostra immagine. Diverso sarebbe il caso se qualcuno ci chiedesse di farci uno schizzo a matita.
In una foto che ci ritrae, vi vediamo non tanto (o non solo) un nostro ritratto, ma un qualcosa di più intimo, che ci appartiene. Chi ci fotografa, ci sembra che ci rubi qualcosa...
Le vecchie leggende degli "involucri" o dell'"anima" forse, in un certo senso, non sono morte.
Anch'io mi infastidirei se qualcuno mi puntasse addosso l'obiettivo senza chiedere. Voglio capirne il perché. In fondo, la mia immagine, non è "me".
Buona giornata
Enrico
Campanelli-no
mi viene in mente un libro che ho letto due volte (la seconda dopo una estenuante ricerca tra i fuori catalogo mad.gif ) ) che si intitola "Il montaggio" di Vladimir Volkoff.
il romanzo, molto affine a 1984 di Orwell, parla di totalitarismo e spionaggio.
ora, in un passo che, all'epoca della prima lettura trascrissi addirittura su un diario, per quanto mi aveva colpito, il protagonista si addormentava vicino alla donna amata (che poi si rivela una spia a servizio del sistema e che per questo lo tradirà) e fa una profonda considerazione sul come ci si possa addormentare vicino ad un estraneo; concedere ad esso la possibilità di guardarci, come nemmeno noi ci siamo mai potuti vedere....
è un qualcosa che entra nell'intimità profonda della persona, ed è un viaggio nel quale noi non possiamo seguire il nostro osservatore. chiunque esso sia.

forse farsi fotografare a qualcosa a che vedere con questo...

saluti a tutti

cristina
davidebaroni
QUOTE(enrico @ Dec 2 2009, 11:00 AM) *
Ci vorrebbe l'aiuto di uno psicologo, Davide, ci sei?
(cut)
Enrico


Ci sono "più o meno", in questo periodo... smile.gif
Ma visto che mi hai chiamato in causa, vedrò di mettere sul piatto i miei due cent... che sono un'opinione del tutto personale sulla faccenda.

La questione, ai miei occhi, è più complessa di quello che potrebbe sembrare... e, paradossalmente, anche più semplice.
Campanelli-no si è avvicinata molto al mio punto di vista sulla faccenda... L'immagine che "ci rappresenta", quella che "ci ruba l'anima", é quella che la mostra... o, ancor meglio, che mostra una parte della nostra "anima" che NON é quella che vorremmo mostrare, che non è la "maschera" che indossiamo ma qualcosa di più profondo, più "vero" ed "intimo" e fuori dal nostro "controllo".
E' vero che noi "non siamo la nostra immagine", però forse sarebbe più corretto dire che non siamo solo la nostra immagine, ma anche quella. La nostra immagine ci rappresenta, è una specie di interfaccia fra noi ed il mondo, è molto vicina a "noi", è qualcosa che, come si diceva prima, "ci rappresenta", e in questo modo, più o meno inconsciamente, diventa qualcosa con cui ci identifichiamo... e che, non foss'altro perquesto, fa parte del nostro spazio intimo.
Molti hanno detto che, se si chiede gentilmente di fotografare una persona, questa spesso accetta di buon grado. Ma, aggiungo io, in un certo senso "si mette in posa", presenta di sé ciò che vuole mostrare: la propria "immagine pubblica" di quel momento, in un certo senso. Ciò che è disposto a mostrare.
Ed é quasi sempre una maschera... una "parte", come quella recitata da un attore.
L'immagine "vera", quella che identifichiamo con "ciò che siamo", resta privata...
E questo al di là di tutte le menate culturali.

Forse è più chiaro se faccio un esempio, un esempio che mi riguarda. smile.gif

Io non ho nulla in contrario ad essere fotografato. Sono un "attore" decente, e posso mostrare molte facce di me.
Ma so che sono soltanto maschere, o meglio, che nessuna di quelle facce è "me", nella mia totalità. E quindi, chissenefrega se una foto ne cattura una, un attimo?
Ma "io", nella mia totalità, sono MOLTO "privato", e sono "riservato" ad una sola persona oltre a me stesso... e non è un fotografo. smile.gif
Molti, invece, si identificano con la propria immagine, e questo rende l'immagine stessa "privata". Ed è tanto più vero in una cultura come la nostra, dove l' "apparire", l'immagine, è considerato così importante.

Vabbé, non sono stato proprio chiarissimo, ma in questi giorni il convento passa questo. smile.gif

Ciao,
Davide
Campanelli-no
QUOTE(Campanelli-no @ Dec 2 2009, 11:30 AM) *
...[H] a qualcosa ...

scusate l'indecenza: c'è stato un incidente sulla mia tastiera wacko.gif


QUOTE(twinsouls @ Dec 2 2009, 01:16 PM) *
Molti, invece, si identificano con la propria immagine, e questo rende l'immagine stessa "privata". Ed è tanto più vero in una cultura come la nostra, dove l' "apparire", l'immagine, è considerato così importante.

Vabbé, non sono stato proprio chiarissimo, ma in questi giorni il convento passa questo. smile.gif

Ciao,
Davide

infatti, secondo me, l'atteggiamento cambia con la "latitudine" geografica.
per me, il contributo di davide è chiaro e per questo lo ringrazio.

a presto

cristina
enrico
Ottimo contributo Davide,
me l'aspettavo dry.gif
Grazie.
Enrico
F.Giuffra
Ma è vero che 20 anni fa, prima del digitale, quando uno tirava fuori una reflex non riusciva a fotografare perché tutti si tuffavano dentro l'inquadratura per essere immortalati, tutto al contrario di oggi? Cosa è cambiato???
enrico
Proprio stamattina un amico mi raccontava che stava fotografando della frutta in un supermercato e gli si sono avvicinati due con fare minaccioso chiedendogli cosa e per quale motivo stesse fotografando... pure la privacy per le cipolle!?!
Non si possono fotografare più le persone, non avremo memorie fotografiche dell'infanzia dei nostri tempi...
mala tempora currunt!
Enrico
Andrea Meneghel
Prima di tutto è una questione di rispetto, una volta vinceva la curiosità oggi che tutti sappiamo anche per cosa può essere usata una foto..si hanno più timori, spesso fondati.
Se vedo una persona che fotografa casa mia la prima cosa che mi chiedo è "per quale motivo ?", "chi sarà ?"

20anni fa non mi avrebbe dato pensiero ma oggi con tutto quello che succede invece mi mette quantomeno in una condizione di allerta.

Al mercato fotografare un prodotto può essere per concorrenza o per una denuncia per chissà quale motivo..è un comportamento lecito proteggersi e lo capisco.

Purtroppo nel 2010 è cosi perche troppa gente ha distrutto la fiducia e la tranquillità che c'era una volta, credo il fattore "anima rubata" non esista più ma sia solo una questione di sviluppo in una società che ormai vive problemi seri giornarlmente e impara a non dar niente per scontato..

purtroppo per tutti..sopratutto per noi fotografi
PAS
Interessante come sempre il tema introdotto da Enrico, come ricchi di spunti sono gli interventi che si sono succeduti.

Aggiungo i miei due cents con un aneddoto a metà tra il simbolo e la metafora.

I giorni scorsi, come molti appassionati di fotografia, sono stato al carnevale di Venezia....

....fotografo una ragazza in maschera, vistosamente abbigliata con quel tocco un po’ kitsch che spesso accompagna il trionfo di colori dei figuranti in piazza S. Marco.
Faccio parecchi scatti. riprendendo diverse pose, sempre da lei ben studiate ed eseguite.
Poi, per riposarsi, la ragazza si siede su una panca e si toglie la maschera. Un viso moto bello.
Punto la macchina fotografica e lei mi fa cenno di no!

Ohibò!
Perchè con la maschera sì.....e senza no? Perchè questo repentino cambio di atteggiamento?

Ovviamente rispetto la sua richiesta e ripongo la fotocamera.
Però mentre mi allontano ci ripenso e....

....non sarà che il fastidio con il quale si respinge l’obiettivo che ci viene puntato abbia a volte la sua origine nel timore di essere ripresi senza “maschera”?
Quella “maschera” che tutti noi, chi più chi meno, dobbiamo costruirci ed indossare per galleggiare in un mondo dove l’apparenza sottrae sempre più spazio alla sostanza?
La fotocamera è veloce a carpire e fissare. Tanto veloce che non possiamo controllarla e decide tutto lei in quella frazione di secondo. Ma cosa avrà fissato di noi?
Il dubbio ed il timore del “furto dell’anima” può essere reale. Ma quale “anima”?
Quella “nuda” che si manifesta con un atteggiamento, un’espressione, una postura che non abbiamo il tempo di controllare e forse non fanno parte della “maschera” che invece vorremmo indossare in quel momento

Mi rendo conto che il tema sia complesso e quindi apra più vie di approfondimento, però...

...Però penso a mio figlio piccolo. Alle migliaia di foto che ho scattato a lui ed ai suoi amichetti coetanei, senza che nessuno protestasse o si ritraesse.
Nel loro mondo genuino non c’era e non c’è necessità di indossare “maschere”.
enrico
Profonda riflessione che coglie nel segno. Farsi fotografare in maschera è come far fotografare un altro. Tutto ok quando restiamo nascosti. Ma quando usciamo allo scoperto...
E come è vera questa cosa, anche al di fuori della fotografia.
Quanti portano la maschera! Ogni volta che scoppia uno scandalo e viene fuori una verità nascosta, vediamo bene quali sono le reazioni...
Enrico
Davide-S
Dico anch'io la mia...

Non ci piace essere fotografati per diversi motivi...
In ambito street non è la foto che "spaventa", ma colui che la fa: non conosciamo il fotografo, nè il perchè fa la foto nè come la vuole utilizzare... troppi dubbi, troppe incertezze che ci fa mettere sulla difensiva.
Lo scatto non fa altro che invadere la nostra privacy, cogliendola e bloccandola definitivamente con tutte le incognite del loro utilizzo definite prima.

Tra amici, molti non amano farsi fotografare perchè chi viene fotografato spesso non vuole mettere in discussione il proprio IO e, eventualmente, non lo vuole smentire.
Cioè, tutti ci creiamo una idea di noi, noi ci immaginiamo in un determinato modo... essere messi di fronte alla realtà (in quanto tutti consideriamo una fotografia la riproduzione di una realtà) può portarci a dover mettere in discussione la nostra concezione di noi stessi, il nostro IO. Magari questo è più accentuato presso chi ha un'idea "debole" della propria persona, un carattere più introverso...
Al contrario, chi ha un'alta percezione di se, non si nasconde ma, anzi, si mostra con disinvoltura, ritrovandosi o badando poco a ciò che la fotografia ha catturato.
Poi, se ci mettiamo anche gli anni che passano, uardando le nostre vecchi foto tutti ci ritroviamo immancabilmente più "ridicoli" o "brutti"... e questo aumenta il timore di quelli più "insicuri"...

wink.gif
enrico
Grazie Davide
strega_ccia
a me piace molto la fotografia street" peccato che non sia così "garibaldina" nel fotografare la gente, penso sempre, come si è detto anche sopra, di violare la privacy. Di solito ne approfitto quando vado a qualche manifestazione per catturare qualche volto.
Il guaio che io odio farmi fotografare, per motivi diversi che quelli della privacy o del rubare l'anima, una strega non ha anima, non mi piace sentirmi un'occhio che mi guarda, forse per il fatto che so che vengo male..
Poi, controsenso, mi fotografo..
cuomonat
QUOTE(enrico @ Nov 28 2009, 10:01 PM) *
[...]
Secondo tale credenza, ciascuno di noi ha una serie di “involucri” che lo avvolge. Ogni volta che ci riflettiamo in uno specchio, si stacca uno di questi “involucri” e si proietta su di esso

beh... la fotografia fa molto peggio: l'involucro viene carpito da qualcun altro che, in questo modo, se ne appropria. Chiunque proverebbe disappunto, no? E' uno dei pochi casi in cui appare chiaro (inconfutabile e immediatamente comprensibile a tutti, soprattutto alla vittima) il concetto stesso di fotografia. Si fotografa non per mostrare il soggetto così come realmente è bensì, nella migliore delle ipotesi, come noi lo abbiamo colto, catturato.

E' realmente un furto (quando non lo si concede volontariamente, nel senso affettivo).

L'individuo lavora tutta la vita nella costruzione del sé... poi arriva il free lance e... messicano.gif
enrico
QUOTE(cuomonat @ Jul 26 2010, 06:01 PM) *
Si fotografa non per mostrare il soggetto così come realmente è bensì, nella migliore delle ipotesi, come noi lo abbiamo colto, catturato.


O magari lo fotografiamo come realmente è, e non come lui vorrebbe apparire... hmmm.gif
Grazie per i vostri contributi.
Enrico
barbarian
Io penso che una foto mostri la fusione delle anime del modello e del fotografo.

QUOTE(strega_ccia @ Jul 26 2010, 03:33 PM) *
non mi piace sentirmi un'occhio che mi guarda, forse per il fatto che so che vengo male..
Poi, controsenso, mi fotografo..


Anche io dico che vengo male se so di essere fotografato.
Ci ho messo un po' a capire perché e ora sto cercando di superarlo.
Credo che tutti veniamo bene negli autoritratti perché ci vediamo con la stessa anima...
strega_ccia
QUOTE(barbarian @ Jul 27 2010, 08:55 AM) *
Io penso che una foto mostri la fusione delle anime del modello e del fotografo.



sono pienamente d'accordo!
Campanelli-no
QUOTE(barbarian @ Jul 27 2010, 08:55 AM) *
...
Anche io dico che vengo male se so di essere fotografato.
Ci ho messo un po' a capire perché e ora sto cercando di superarlo.
Credo che tutti veniamo bene negli autoritratti perché ci vediamo con la stessa anima...


[salve a tutti, stavo seguendo smile.gif ]
hmmm.gif non ci avevo mai pensato, ma questa riflessione mi interessa.
ci potresti spendere qualche altra parola, così da farmi/ci capire bene cosa vuoi dire?
zUorro
Premetto che essere immortalati in situazioni diciamo sconvenienti o pregiudizievoli è naturalmente brutto.

Personalemente non vedo nulla di male nell'essere immortalato ... capisco ma non condivido chi si sente in questo modo
"ma mi darebbe fastidio se qualcuno chiedesse di ritrarmi; se lo chiedesse gentilmente, gentilmente lo negherei, se se lo facesse di nascosto mi farebbe proprio rabbia. " scusa se ti cito ma era proprio il concetto che volevo esprimere.

Nella stessa situazione non mi farebbe nè caldo nè freddo l'essere fotografato
...
cos'ho da nascondere? nulla
ho dei difetti? se finiscono in foto non è che spariscano dalla mia faccia^^ li avrò sempre
ho fatto una cosa scema? beh a chi non è capitato^^ ci si ride su

Insomma cosa dovrebbe esserci che non va?

"Il soggetto sa che sarà osservato nell'immagine, da altre persone, è giudicato. Il timido, l'insicuro, è colui che più si trova in imbarazzo. Spesso il volto è una maschera attraverso la quale cerchiamo di apparire non come siamo, ma come vogliamo ci vedano gli altri. "
qesto è un concetto perfettamente calzante.
strega_ccia
il fatto di rubare l'anima, spesso è collegato a credenze religiose.
Tra poco andrò a Cuba e spero di fare tante foto, ma quelle che vorrei fare soprattutto e ritrarre la popolazione..Quindi mi armerò di coraggio e scatterò.

Sperando di non rubare l'anima a nessuno..
Campanelli-no
QUOTE(Campanelli-no @ Nov 30 2009, 03:31 PM) *
...
quasi mai (a meno della totale complicità) alzo l'obiettivo verso gli estranei, temendo di risultare inopportuna e invadente. in particolar modo verso persone .... indifese (passatemi il termine, in questo momento non ne sento uno diverso) come mi è capitato in paesi del tezo mondo, ho avuto la sensazione di commettere una prepotenza.
...


mi ripeto. anche perchè non è cambiato molto, per ora.
perciò auguro a strega_ccia di fare tutte le foto possibili. non si può andare a cuba e tornare senza aver portato con sè un pò della sua gente.
strega_ccia
QUOTE(Campanelli-no @ Jul 27 2010, 12:21 PM) *
mi ripeto. anche perchè non è cambiato molto, per ora.
perciò auguro a strega_ccia di fare tutte le foto possibili. non si può andare a cuba e tornare senza aver portato con sè un pò della sua gente.



grazie..
barbarian
QUOTE(Campanelli-no @ Jul 27 2010, 09:21 AM) *
[salve a tutti, stavo seguendo smile.gif ]
 hmmm.gif non ci avevo mai pensato, ma questa riflessione mi interessa.
ci potresti spendere qualche altra parola, così da farmi/ci capire bene cosa vuoi dire?


Non so se riuscirò a spiegarlo tanto chiaramente quanto lo ho in mente, ma ci provo sperando di non essere troppo prolisso.

Da bambino venivo bene nelle foto, ma da quando ho avuto la mia prima fotocamera ho iniziato a non venire più bene. Non ne conoscevo il motivo, ma mi rendevo solamente conto che venivo male quando mi mettevo in posa. E lì il problema è che non so posare, ovvero non so sembrare spontaneo quando non lo sono, perché non so fingere sentimenti che non provo.

Iniziando a fotografare è cambiato qualcosa che ho impiegato decenni a comprendere, perché all'inizio era troppo fioco.
Nell'ultimo anno si è rafforzato e mi ha permesso di comprenderli.
Caratterialmente mi piace avere il controllo della situazione razionale, e non poter controllare cosa vede e cosa pensa il fotografo quando scatta mi mette a disagio.
A me non importa quello che pensano o penseranno gli altri di me guardando quella foto, ma cosa sta pensando il fotografo durante...

E la foto sarà il risultato dei nostri pensieri che derivano dalle nostre anime.

Da fotografo è più facile risolverlo perché mi basta mettere a suo agio il modello. Non è sempre facile, ma so cosa devo fare; il come è un'altra cosa che non mi preoccupa.

Da modello invece cerco di non pensare a ciò che pensa il fotografo o mi dico le cose che gli direi se fossimo a parti invertite.

Negli autoritratti invece so esattamente cosa voglio e cosa voglio ottenere da quello scatto. So cosa sto pensando e provando e lo ricorderò ogni volta che vedrò quella foto (sono un sentimentale). Non ho bisogno di guardarmi, ma scatterò esattamente nel momento in cui sentirò di essere pronto. Questa sincronia non ci sarà quasi mai quando sarà un altro a fotografarmi, ma mi sto sforzando di ridurre la differenza.

Quando invece vengo fotografato a mia insaputa sento il pensiero del fotografo solo quando vedo la foto. A quel punto la sintonia delle nostre anime è diversa: lui ha scattato quando si è sentito in sintonia con la mia. È come una radio: senti bene la trasmissione solo quando ti sintonizzi perfettamente sulla stessa frequenza dell'emittente. Sono troppo romantico o sentimentale? Può essere, però è così che io sento la fotografia ritrattistica.

Se non ho risposto alla tua domanda dimmelo che ci riprovo.


Davide 
Campanelli-no
QUOTE(barbarian @ Jul 27 2010, 02:01 PM) *
...
Se non ho risposto alla tua domanda dimmelo che ci riprovo.
Davide 


questo me lo devi dire tu wink.gif
io non avevo un pensiero preformato, ma dal cenno che hai lanciato ho intrasentito che poteva esseci qualcosa che mi andava in risonanza, e ti ho chiesto di esplicitare.

in realtà non sbagliavo, perchè posso sottoscrivere molti dei pensieri che hai espresso, a cominciare dall'evoluzione bambino-adulto
[aggiungo in nota che la passione per la fotografia e per le nikon è nata quando ero piccola, perchè mio padre mi fotografava con la sua F2 e in foto ero bellissima! come non cominciare ad amare la fotografia, in tal modo...].

di diverso posso aggiungere due osservazioni personali:
- non ho mai fatto un autoritratto [serio] e non mi sono mai soffermata a assaporare le differenze di cui parli
- sono alle seconde armi, un pò insicura, e temo il giudizio del soggetto fotografato....
lui è lì che mi guarda mentre ho il dito sul pulsante di scatto e aspetta fiducioso....
e se sbaglio???
(e quì potremmo aprire un altro tema)

comunque grazie. mi hai aiutato a far affiorare un pò di pensieri sommersi.
strega_ccia
chi si cimenta a fare foto di persone secondo me dovrebbe per un po' autoscattarsi, secondo me si entra meglio nel ruolo fotografo modello, come è stato detto.
Mentre molti preferiscono solo fotografare.Peccato perchè, secondo me spesso le foto migliori sono quelle che ci fotografiamo, viene fuori una persona diversa da quella che spesso vediamo nelle foto che ci fanno!
barbarian
QUOTE(strega_ccia @ Jul 27 2010, 03:42 PM) *
chi si cimenta a fare foto di persone secondo me dovrebbe per un po' autoscattarsi, secondo me si entra meglio nel ruolo fotografo modello, come è stato detto.
Mentre molti preferiscono solo fotografare.Peccato perchè, secondo me spesso le foto migliori sono quelle che ci fotografiamo, viene fuori una persona diversa da quella che spesso vediamo nelle foto che ci fanno!


Si, decisamente bisogna sapersi osservare e criticare prima di poter guardare gli altri.
Io mi sono ritrovato spesso a guardare in volto gli sconosciuti per coglierne le espressioni più stravaganti, da ripetere poi con un modello, o chiedere di fotografarli.
Ma questo nelle grandi città è molto difficile.

Davide
Campanelli-no
QUOTE(barbarian @ Jul 27 2010, 04:20 PM) *
Ma questo nelle grandi città è molto difficile.


... o molto facile...
la gente è più smaliziata wink.gif
barbarian
QUOTE(Campanelli-no @ Jul 27 2010, 04:25 PM) *
... o molto facile...
la gente è più smaliziata wink.gif


mmm si, mi sono espresso male.
Nelle grandi città sono abituati a non guardarsi intorno, ma se ti avvicini chiedendogli di firmarti la liberatoria...
alvaro.1
oh! certamente alcuni popoli della terra hanno questa opinione... farsi fotografare, forse non è sempre bello..... accetterei con riserva.....

QUOTE(barbarian @ Jul 27 2010, 03:20 PM) *
Si, decisamente bisogna sapersi osservare e criticare prima di poter guardare gli altri.
Io mi sono ritrovato spesso a guardare in volto gli sconosciuti per coglierne le espressioni più stravaganti, da ripetere poi con un modello, o chiedere di fotografarli.
Ma questo nelle grandi città è molto difficile.

Davide


francamente, è assai difficile coglire le espressioni spontanee delle persone se, non per caso o per recitazione....
alvaro.1
QUOTE(zUorro @ Jul 27 2010, 10:12 AM) *
Premetto che essere immortalati in situazioni diciamo sconvenienti o pregiudizievoli è naturalmente brutto.

Personalemente non vedo nulla di male nell'essere immortalato ... capisco ma non condivido chi si sente in questo modo
"ma mi darebbe fastidio se qualcuno chiedesse di ritrarmi; se lo chiedesse gentilmente, gentilmente lo negherei, se se lo facesse di nascosto mi farebbe proprio rabbia. " scusa se ti cito ma era proprio il concetto che volevo esprimere.

Nella stessa situazione non mi farebbe nè caldo nè freddo l'essere fotografato
...
cos'ho da nascondere? nulla
ho dei difetti? se finiscono in foto non è che spariscano dalla mia faccia^^ li avrò sempre
ho fatto una cosa scema? beh a chi non è capitato^^ ci si ride su

Insomma cosa dovrebbe esserci che non va?

"Il soggetto sa che sarà osservato nell'immagine, da altre persone, è giudicato. Il timido, l'insicuro, è colui che più si trova in imbarazzo. Spesso il volto è una maschera attraverso la quale cerchiamo di apparire non come siamo, ma come vogliamo ci vedano gli altri. "
qesto è un concetto perfettamente calzante.


cos'è che non va? il problema non è quello di essere fotografato incidentalmente. è l'abuso, l'utilizzo di soggetti "diversi", per lo più indifesi per fare foto "interessanti" e approfittare delle diversità di queste persone per "impressionare", cioè "far colpo su chi guarda la foto" e far dire che uno scattino è un fotografo! ecco cos'è che non va. diverso è il caso del grandissino berengo gardin che, le sue straordinarie foto oltre alla loro bellezza in sé, furono grandi foto perché portarono a conoscenza degli italiani e nel mondo, cosa erano veramante i manicomi! non case di cura ma dei veri e propri lagher! cosa voglio dire con questo? voglio dire che l'abilità di un grande fotografo non è creare eventi artificialmente ma, cercare dove può essere utile far conoscere un evento, un paesaggio o persone in atteggiamenti simpatici non lesivi della persona stessa, in tempo reale. dico: non creare l'evento artificialmente o abusare di persone o scene imbarazzanti che ledono la privacy e la dignità delle persone come una foto che ipocritamente e vigliaccamente utilizza le disgrazie altrui. in questo senso la fotografia ruba l'anima. cioè, quando il soggetto fotorafato è strumentalizzato e ripeto, viene lesa la dignità del soggetto stesso. il grande fotografo, scatta le sue immagini avendo ben presente la sacralità della vita in tutte le sue forme.
Salta a inizio pagina | Per vedere la versione completa del forum Clicca qui.