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Pagine: 1, 2
maverikxxx
Carissimi,
vi scrivo per chiedervi un grande aiuto per capire come fotografare come gardare con un

occhio da fotografo...Veniamo al punto qui sotto vi posto 4 foto che secondo me sono si belle ma

non mi sembrano un granchè invence la maggior parte di una giuria le ha votate a pieni voti

compreso un docente di Fotografia Padovano....

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 37.3 KB


IPB Immagine Ingrandimento full detail : 22.6 KB

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Ora, le foto non sono mie, ma vorrei chiedervi cosa cè di magico .......?
terri2
Beh, trovo che siano molto azzeccate per quanto riguarda l'ottimo uso delle geometrie e dei chiaro-scuri. La figura umana in tutte le immagini conferisce, secondo me, un senso di dinamicità agli scatti ed un punto su cui l'occhio dell'osservatore può fermarsi, dopo aver "spazzolato" tutta la scena.

Ciao, Mattia

P.S. Occhio a postare le foto degli altri, per legge dovresti almeno citare l'autore, se non addirittura avere il permesso dello stesso per l'uso delle foto...
maverikxxx
A me trasmette la maestosità dei palazzi contro la piccolezza dell' uomo .... ma cosa valuta un docente di fotografia o un giudice competente?
Non riesco a capire cosa è bello per quella gente......Otre all' esposizione, tecnica qui si parla di forza del soggetto....
Attilio PB
Beh, si giudica il complesso, nelle ultime tre dal punto di vista compositivo, la figura umana bilancia sempre un elemento nell'angolo opposto, evidenti le finestre in due casi, piu' delicata la presenza di quelle che sembrano piante nel secondo scatto.
Vero che le fotografie mostrano la maestosità delle architetture, ma la figura umana è sempre quella di una donna, con una borsa, una donna moderna, impegnata, padrona di se stessa e per nulla intimorita dall'architettura maestosa, anzi, la usa, quasi con noncuranza, una donna sicura di se e della posizione che occupa.
E poi su tutte ci sono le scelte di luce, sempre di taglio, con il sole basso e le ombre lunghe, a disegnare gli spazi.
E ancora, volendo continuare nell'analisi: quanta assenza c'è intorno a queste donne? Finestre chiuse o prive di vita, strade vuote, assenza di tutto, solo queste donne (moderne, sicure, padrone) che si muovono decise in questi spazi, moderni come loro, ma vuoti, sicuri che tutta questa modernità e sicurezza porti davvero queste donne da qualche parte? O si spostano soltanto sicure in spazi vuoti di tutto, anche di altri esseri umani?
Oppure vogliamo interpretarla diversamente? Quanta solitudine è necessaria a queste donne per affermarsi? A quanto devono rinunciare per vedere loro riconosciuto cio' che agli uomini spetta di diritto? Le donne sicure spaventano? Sono loro malgrado condannate alla solitudine?

Non so di chi siano le fotografie e mi piacerebbe saperlo, a me piacciono molto, davvero molto smile.gif

Ciao
Attilio
maverikxxx
Sotto consiglio di uno di voi ho tolto via le foto.....

Le trovate qui:

http://www.umbertoverdoliva.it/


Ottobre 2009 - Il 5° Concorso Fotografico Nazionale Dielleffe “Città di Treviso 2009"
Quattro immagini per un tema
serie vincitrice 2° classificato
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
maurizioricceri
QUOTE(maverikxxx @ Nov 4 2009, 11:08 PM) *
Sotto consiglio di uno di voi ho tolto via le foto.....


Non sò chi ti ha dato questo consiglio ma i post sono tanti e andarseli anche a cervcare non mi pare una buoba idea, sono andato nel sito ma non ho capito quali sono le 4 foto, ti suggerirei di rimetterle come erano inizialmente.
decarolisalfredo
Anche a me piacciono molto, forse non sono il tipo di foto che tu preferisci e per questo non ti sembrano buone, in fin dei conti anche quì è una questione di gusti.
u.verdoliva
Salve a tutti,
sono arrivato a questa discussione dopo aver visto il link nelle statistiche del mio sito. Sono l'autore delle foto in oggetto...Umberto Verdoliva.
Dico subito che non mi dispiace il fatto di aver utilizzato le mie foto per parlare di fotografia e impostare un discorso su di essa sicuramente interessante.
Queste quattro foto sono solo una parte di un lavoro impostato sul rapporto tra luogo urbano e uomo che si chiama "La città mentale", lavoro che mi è valso la pubblicazione in copertina sulla rivista IL FOTOGRAFO di sandro Iovine.
Attilio, nella sua lettura si è avvicinato moltissimo al mio pensiero in fase di scatto, anzi ha fatto anche di più, ma leggere l'immagine fa parte di un bagaglio culturale e di vita molto personale e di cui si potrebbe parlare all'infinito...

La città mentale è stato un mio modo di vedere la chiusura umana, trasfigurata nei passaggi di ignare figure che tramite la luce si fondono in composizioni equilibrate e pulite nel contorno urbano. La città come luogo di vita ma anche di riparo e di prigione dei nostri pensieri e di una parte di animo...a volte la solitudine interiore è la nostra migliore amica...mi piaciuto sottolinearlo in questo modo, inoltre, anche rendere affascinanti insignificanti scene urbane, come può essere il semplice passaggio di una donna sotto a dei portici...mi attira e la fotografia me lo permette.
Dare significato a questo attraverso l'equilibrio delle forme e i giochi di luce è uno dei miei obiettivi...credo che la giuria di questo concorso lo abbia recepito in base al proprio bagaglio e vissuto. Le stesse foto, sottoposte ad altre letture hanno dato risultati diversi...
Un cordiale saluto a tutti e grazie...
Umberto Verdoliva
Max Lucotti
QUOTE(u.verdoliva @ Nov 5 2009, 12:40 PM) *
Salve a tutti,
sono arrivato a questa discussione dopo aver visto il link nelle statistiche del mio sito. Sono l'autore delle foto in oggetto...Umberto Verdoliva.
Dico subito che non mi dispiace il fatto di aver utilizzato le mie foto per parlare di fotografia e impostare un discorso su di essa sicuramente interessante.
Queste quattro foto sono solo una parte di un lavoro impostato sul rapporto tra luogo urbano e uomo che si chiama "La città mentale", lavoro che mi è valso la pubblicazione in copertina sulla rivista IL FOTOGRAFO di sandro Iovine.
Attilio, nella sua lettura si è avvicinato moltissimo al mio pensiero in fase di scatto, anzi ha fatto anche di più, ma leggere l'immagine fa parte di un bagaglio culturale e di vita molto personale e di cui si potrebbe parlare all'infinito...

La città mentale è stato un mio modo di vedere la chiusura umana, trasfigurata nei passaggi di ignare figure che tramite la luce si fondono in composizioni equilibrate e pulite nel contorno urbano. La città come luogo di vita ma anche di riparo e di prigione dei nostri pensieri e di una parte di animo...a volte la solitudine interiore è la nostra migliore amica...mi piaciuto sottolinearlo in questo modo, inoltre, anche rendere affascinanti insignificanti scene urbane, come può essere il semplice passaggio di una donna sotto a dei portici...mi attira e la fotografia me lo permette.
Dare significato a questo attraverso l'equilibrio delle forme e i giochi di luce è uno dei miei obiettivi...credo che la giuria di questo concorso lo abbia recepito in base al proprio bagaglio e vissuto. Le stesse foto, sottoposte ad altre letture hanno dato risultati diversi...
Un cordiale saluto a tutti e grazie...
Umberto Verdoliva


Finalmente una discussione in cui si parla di fotografia.

Interessante l'intervento dell'autore, che ringrazio e a cui faccio i complimenti per la serie di immagini, in particolare la seconda mi piace moltissimo per come ha comunicato la normalità della solitudine in una città.
Campanelli-no
QUOTE(Max Lucotti @ Nov 5 2009, 01:10 PM) *
Finalmente una discussione in cui si parla di fotografia.

Interessante l'intervento dell'autore, che ringrazio e a cui faccio i complimenti per la serie di immagini, in particolare la seconda mi piace moltissimo per come ha comunicato la normalità della solitudine in una città.


concordo in pieno. e visto che l'autore è un utente del forum (mi sa iscritto all'uopo... Police.gif ) possiamo anche continuare (magari con la colaborazione e la partecipazione dello stesso wink.gif , se vorrà)

premetto che trovo alcune ispirazioni geniali. ma per ora vi lascio perchè devo andare.
mi riprometto di tornare domani per vedere se la discussione ha preso piede, e magari rispondere (a mio parere) alle domande dell'autore del 3D.

un saluto e buon proseguimento

cristina
PAS
QUOTE(Campanelli-no @ Nov 5 2009, 01:32 PM) *
concordo in pieno. e visto che l'autore è un utente del forum (mi sa iscritto all'uopo... Police.gif )


No, Umberto Verdoliva è iscritto dal gennaio 2005.

Ritengo che la lettura di queste fotografie possa stimolare una discussione interessante.
Sposto in Temi, sezione più pertinente per approfondimenti.
A presto
Attilio PB
Ciao Umberto,
felice di leggerti su queste pagine, ho rimesso insieme i pezzetti ed ho scoperto di conoscerti già (fotograficamente), interessante e stimolante il tuo lavoro sulla Privacy, assolutamente affascinante quello sulle ombre, dove la proiezione dell' immagine diventa protagonista della scena, diventando preponderante rispetto al soggetto stesso...

QUOTE(u.verdoliva @ Nov 5 2009, 12:40 PM) *
...ma leggere l'immagine fa parte di un bagaglio culturale e di vita molto personale e di cui si potrebbe parlare all'infinito...

...credo che la giuria di questo concorso lo abbia recepito in base al proprio bagaglio e vissuto. Le stesse foto, sottoposte ad altre letture hanno dato risultati diversi...


Assolutamente d'accordo, la lettura di uno scatto o dell'intera produzione di un fotografo è in larga parte soggetta alla vicinanza "emotiva" e "vissuta" di chi legge con l'autore, c'è da dire che allo stesso tempo un fotografo di razza puo' essere piu' o meno apprezzato, ma comunque il suo valore sarà percepibile anche tra chi è meno vicino ai suoi lavori, nel tuo caso dubito che tu abbia avuto riscontri decisamente deludenti wink.gif

Ciao
Attilio
brata
Belle tutte e quattro ma le prime tre sono purtroppo irrimediabilmente compromesse dalle belle flessuose ragazze messe lì dal fotografo, rendono le foto ridicole e ingenue, a meno che non siano foto di moda. Nell'ultima questo limite non c'è e dunque ai miei occhi è l'unica accettabile (oltre che molto bella)
nuvolarossa
Innanzitutto vorrei ringraziare Verdoliva per l'interessante contributo al tema, contributo che mi auguro proseguirà per tutta la discussione.
La sua fotografia in generale è di alto livello e le immagini qui citate sono molto belle e comunicative, perfettamente in sintonia con il tema di cui fanno parte, però appare chiaro a chiunque si intenda un minimo di fotografia, che queste immagini non rientrano nel genere "street", perchè la ragazza con la borsa non passava certo di lì casualmente, ma ci è stata messa apposta.
Questo naturalmente non toglie nulla al valore del lavoro nel suo complesso, anzi, dimostra come la comunicazione fotografica si possa anche costruire... L'importante è veicolare il messaggio ed in fotografia ci sono fior di autori che in questo sono maestri.

Grazie ancora a Verdoliva.
u.verdoliva
Voglio precisare che il lavoro "la città mentale" è nato prima nella mia mente e poi per strada dove la ricerca è stata incentrata essenzialmente sullo studio del luogo e della luce...nella quasi totalità delle immagini la presenza umana è spontanea, frutto di un'attesa e soprattutto frutto di una scelta dei soggetti molto critica...se le persone di passaggio non mi convincevano cancellavo la foto. Tutto il progetto è stato sviluppato su questa linea.

Brata e nuvola rossa, però, hanno perfettamente ragione sulle tre foto foto e anche sulla quarta...ottimo occhio, ma non era mia intenzione voler nascondere questa cosa, chiunque abbia un buon occhio fotografico ed esperienza, lo percepisce...come si percepisce il gesto naturale...
Ora, per chiarire e per contribuire alla discussione, ci sono dei casi dove pur vedendo la luce, le forme, l'equilibrio manca la presenza umana ed è lì che a volte ho utilizzato la mia cara personale modella...mia figlia, alta e slanciata...soprattutto quando vedevo che la luce stava cambiando e la persona giusta non passava...mi segnavo l'ora e poi il giorno dopo facevo passare lei...
Questo è un lavoro concettuale e quindi, nel momento in cui lo pensi, viene anche spontaneo costruirti delle scene, perchè le hai già in mente, le vedi con forza e non puoi farne a meno...non penso di aver fatto qualcosa di male o aver cercato di raggirare qualcuno...magari ho avuto meno pazienza nell'attendere, ma nulla toglie che poi avrei ottenuto lo stesso risultato con qualche giorno in più...
Per me è il progetto nella sua totalità, a cosa fa pensare, cosa trasmette che è importante sapere e se il messaggio arriva.
Questo tipo di approccio, viceversa, non lo applico alle street...lì DEVE ESSERE TUTTO VERO, cerco l'essenza del momento...non costruito...ma anche qui, soprattutto alla luce di molti grandi autori che le street le costruiscono di punto in bianco, si potrebbe parlare per ore... mi piace però considerare la ricerca nel prevedere degli accadimenti...lo studio del luogo è meno importante, ma lo studio delle abitudini dei soggetti è fondamentale per essere pronti a cogliere gesti e situazioni diversamente difficilissime da riprendere...ma questa è un'altra storia, un'altra discussione...

Ringrazio voi, per l'opportunità che mi avete dato di chiarire e mi scuso se mi sono dilungato un pò troppo in questa discussione....

Un cordiale saluto
Umberto Verdoliva
nuvolarossa
QUOTE
Questo è un lavoro concettuale e quindi, nel momento in cui lo pensi, viene anche spontaneo costruirti delle scene, perchè le hai già in mente, le vedi con forza e non puoi farne a meno...non penso di aver fatto qualcosa di male o aver cercato di raggirare qualcuno


Assolutamente d'accordo, le cose importanti sono la ricerca, lo studio che c'è dietro e il messaggio che si vuole veicolare... Ed è l'ennesima dimostrazione che la fotografia, checchè se ne dica, non documenta esattamente "la realtà", ma bensi quello che PER IL FOTOGRAFO è "la realtà". Oppure quello che è "la realtà in quel momento"...
grazie.gif
Campanelli-no
QUOTE(maverikxxx @ Nov 4 2009, 09:54 PM) *
Ora, le foto non sono mie, ma vorrei chiedervi cosa cè di magico .......?

credo che la risposta a questa domanda sia già emersa dai (relativamente) pochi interventi che si sono susseguiti fin quì, in particolar modo i commenti dell'autore che riporto di seguito. e già potrebbe bastare. succede però che una discussione di questo genere non si chiude mai, perchè ogni contributo, porta, con la sua diversità, un successivo arricchimento all'argomento.


QUOTE(PAS @ Nov 5 2009, 02:46 PM) *
No, Umberto Verdoliva è iscritto dal gennaio 2005.

ops, scusate, non sono andata a guardare per fretta, e con 2 messaggi, ho dato per scontato cerotto.gif


QUOTE(u.verdoliva @ Nov 5 2009, 11:40 PM) *
Voglio precisare che il lavoro "la città mentale" è nato prima nella mia mente e poi per strada dove la ricerca è stata incentrata essenzialmente sullo studio del luogo e della luce...nella quasi totalità delle immagini la presenza umana è spontanea, frutto di un'attesa e soprattutto frutto di una scelta dei soggetti molto critica...se le persone di passaggio non mi convincevano cancellavo la foto. Tutto il progetto è stato sviluppato su questa linea.
......................
Questo è un lavoro concettuale e quindi, nel momento in cui lo pensi, viene anche spontaneo costruirti delle scene, perchè le hai già in mente, le vedi con forza e non puoi farne a meno...non penso di aver fatto qualcosa di male o aver cercato di raggirare qualcuno...magari ho avuto meno pazienza nell'attendere, ma nulla toglie che poi avrei ottenuto lo stesso risultato con qualche giorno in più...
Per me è il progetto nella sua totalità, a cosa fa pensare, cosa trasmette che è importante sapere e se il messaggio arriva.

Questo tipo di approccio, viceversa, non lo applico alle street...lì DEVE ESSERE TUTTO VERO.......................
Un cordiale saluto
Umberto Verdoliva

dissipato anche quel velo di disagio che ho provato quando mi sono accorta che la "modella" (ma direi piuttosto la figura umana) era stata messa lì apposta, perchè ho pensato ad un lavoro... artificioso. ma poi ho capito, anche con l'aiuto di questo commento, che non era così.
il lavoro e le immagini hanno una pulizia, che più che minimalismo, chiamerei sintesi. e questo, secondo me, è possibile solo attraverso un processo ragionato e maturato, nonchè mediante la padronanza dei mezzi di comunicazione e dell'uso semiotico degli elementi usati, dalla geometria rigorosa delle architetture rappresentate all'uso della figura umana, capace di quantificare e qualificare gli spazi urbani narrati.
alcune immagini, poi, sono cariche di ironia (l'uomo pelato contro la palla della gru di demolizione) che, oltre ad essere una dote, per chi la possiede, è un moto dello spirito mooolto difficlemte rappresentabile in fotografia. già difficile è il colpo d'occhio capace di cogliere una scena ironica; ancor più lo è progettarla e realizzarla.


QUOTE(nuvolarossa @ Nov 6 2009, 08:14 AM) *
Assolutamente d'accordo, le cose importanti sono la ricerca, lo studio che c'è dietro e il messaggio che si vuole veicolare... Ed è l'ennesima dimostrazione che la fotografia, checchè se ne dica, non documenta esattamente "la realtà", ma bensi quello che PER IL FOTOGRAFO è "la realtà". Oppure quello che è "la realtà in quel momento"...
grazie.gif

assolutamente d'accordo


questa discussione dovrebbe essere letta da tutti, grandi e piccoli (di esperienza, fotograficamente parlando), ma soprattutto da coloro i quali si accostano alla fotografia senza una linea mentale (il che può pure essere e non è grave come non averla e non sentire l'esigenza di crearsela) e che postano la fotina scattata dentro casa agli oggetti, o alle persone, per avere un commento tecnico sui dati di scatto, senza avere alcuna "cura" delle motivazioni contenute nel gesto dello scatto.

ps: io sono una "giovane" (sempre fotograficamente parlando), cosa facilmente deducibile da uno sguardo veloce alle mie foto, ma senz'altro non manco di interrrogarmi.

un saluto a tutti e un grazie all'autore

cristina

pps: mi piacerebbe che l'autore del 3D si riaffaciasse per dirci se, in qualche modo, è stata prodotta una qualche risposta alle domande iniziali, e se si, perchè e quale. se non è chiedere troppo wink.gif
frinz
buongiorno a tutti
al sottoscritto queste foto sono piaciute molto !
la pulizia delle linee, la ricercata scelta delle geometrie mi hanno portato alla mente alcune immagini celebri del futurismo e poco importa se per molti l'accostamento sarà scorretto da un punto di vista culturale
Quando qualcuno ci propone delle immagini, costruite od intercettate nella realtà di tutti i giorni, se sanno emozionare, il progetto ha raggiunto l'obiettivo
congratulazioni sia all'autore che a coloro che hanno arricchito questa discussione finalmente appoggiata sui temi della fotografia vera, senza intermezzi tecnici.
saluti
frinz
Max Lucotti
@Cristina, sarai anche fotograficamente giovane, ma le idee sono ben chiare e il cervello illuminato.
Interrogarsi è un esercizio che dovremmo fare per tutta la vita e quindi anche nella fotografia.
Aggiungo che, come non è necessario essere degli scrittori per apprezzare un libro, o intonati per valutare la musica, si può anche non essere dei fotografi per capire una fotografia, basta permettere all'immagine di farsi capire da noi.
E questo lo si ottiene, come dici tu, ponendosi di fronte all'immagine come dei bambini che non sanno ma sono vogliosi di capire e scoprire.
Giorgio Baruffi
certo è Cristina che hai un approccio davvero encomiabile al mondo della fotografia...

e sono anche molto felice di poter vedere su queste pagine Umberto, autore di sicuro spessore, mi ricordo ancora molte delle sue fotografie (Sfrido ad esempio), che fai, ci frequenti ora? Un caro saluto.

Consiglio sempre un libro interessante sulla lettura delle fotografie:

Leggere la fotografia. Osservazione e analisi delle immagini fotografiche di Augusto Pieroni.
Campanelli-no
max e giorgio, a rischio di sembrare vagamente adulatoria, devo dire con certezza che mi sono accostata alla fotografia per un moto quasi... affettivo, ma che la mia capacità (auto)critica si è formata in buona parte sul forum, leggendo queste pagine e sforzandomi di capire i commenti. (poi, vabbè, leggo 'na cifra, ma quella è un altra cosa wink.gif )
quindi il mio grazie è globale, per tutti Voi.

scusate l'OT. mi farebbe piacere leggere il seguito della discussione

a presto

cristina
Doctorelio
Nel porgere i miei complimenti all'autore, desidero sottolineare il mio apprezzamento per questa discussione, una delle migliori che mi sia capitato di leggere su questo forum, sia per il tema trattato che per la costruttività degli interventi.

grazie.gif a tutti.
Campanelli-no
no, scusate, adesso che ho un pò più di tempo, mi sono andata a guardare bene le altre foto di Umberto Verdoliva...
è un'impressione mia, o ci sono due o tre "omaggi" a fotografi famosi????
devo dire che più lo conosco e più mi piace
(ma l'avete vista questa???Clicca per vedere gli allegati
praticamente elliot erwitt in chiave tragicomica tongue.gif )

tra l'altro, scopro di avere, in comune con lui, l'indirizzo di studi/professione.
spero, con una maggiore maturità fotografica, di raggiungere un simile livello espressivo, prima o poi.

riciao

c
PAS
QUOTE(u.verdoliva @ Nov 5 2009, 11:40 PM) *

Per me è il progetto nella sua totalità, a cosa fa pensare, cosa trasmette che è importante sapere e se il messaggio arriva.
Questo tipo di approccio, viceversa, non lo applico alle street...lì DEVE ESSERE TUTTO VERO, cerco l'essenza del momento...non costruito...ma anche qui, soprattutto alla luce di molti grandi autori che le street le costruiscono di punto in bianco, si potrebbe parlare per ore... mi piace però considerare la ricerca nel prevedere degli accadimenti...lo studio del luogo è meno importante, ma lo studio delle abitudini dei soggetti è fondamentale per essere pronti a cogliere gesti e situazioni diversamente difficilissime da riprendere...ma questa è un'altra storia, un'altra discussione...



Il progetto fotografico è innanzitutto un progetto espressivo.
Partendo da questo, non attribuisco particolari scale di valore a fotografie con soggetti colti spontaneamente o soggetti predisposti.
Un soggetto colto spontaneamente può dare un contributo di veridicità in atteggiamenti e/o posture, ma questo non significa necessariamente che il valore espressivo dell'immagine che ne scaturisce sia migliore. Può solo testimoniare il cosiddetto “colpo d’occhio”, ovvero l’abilità del fotografo ad elaborare ed attuare un suo progetto in un tempo brevissimo.
Abilità che viene percepita da un occhio allenato, ma che non deve (a mio parere) essere condicio sufficiente per attribuire valenza espressiva.
Il target è centrato se la fotografia “fa pensare” (R. Barthes) indipendentemente da come sia stata progettata ed eseguita

Grazie a tutti per i contributi a questa interessante discussione.
Giorgio Baruffi
QUOTE(PAS @ Nov 6 2009, 03:08 PM) *
....

Un soggetto colto spontaneamente può dare un contributo di veridicità in atteggiamenti e/o posture, ma questo non significa necessariamente che il valore espressivo dell'immagine che ne scaturisce sia migliore. Può solo testimoniare il cosiddetto "colpo d'occhio", ovvero l'abilità del fotografo ad elaborare ed attuare un suo progetto in un tempo brevissimo.
Abilità che viene percepita da un occhio allenato, ma che non deve (a mio parere) essere condicio sufficiente per attribuire valenza espressiva.


non riesco a comprendere appieno ciò che hai scritto Valerio, o meglio, non ho capito se intendi affermare che chi fotografa seguendo un progetto ben preciso avrà maggior probabilità di realizzare fotografie con una certa valenza espressiva rispetto a chi ha scelto come genere la cosiddetta Street o gli scatti "al volo" (non certo io anche se mi ci cimento qualche volta). L'abilità ad elaborare un progetto appunto "al volo" può sfociare in scatti di valenza espressiva enorme a mio avviso, non ritengo sia matematico chiaro, ma con una certa esperienza però...
Campanelli-no
QUOTE(Giorgio Baruffi @ Nov 6 2009, 03:16 PM) *
.....L'abilità ad elaborare un progetto appunto "al volo" può sfociare in scatti di valenza espressiva enorme a mio avviso, non ritengo sia matematico chiaro, ma con una certa esperienza però...

uno dei più grando fotografi del globo terracqueo ci insegna che, il colpo d'occhio come "dote" connaturata è un dono, al pari di tutti gli altri doni atristici, e per quanto ci si sforzi, dobbiamo rassegnarci ad ammettere che non tutti ce l'hanno.
con un pò di allenamento, certo, si migliora, ma è un'altra cosa.

per il resto non è chiaro nemmeno a me l'intervento di valerio, ma credo - per rispondere - si tratti di due momenti creativi con una genesi talmente diversa, dal non essere paragonabili, nemmeno se il risultato che si ottiene è vagamente accostabile per somiglianza.
il progetto di cui si discute è molto più vicino allo still-life che alla fotografia "street" strettamente intesa (nel senso che le definizioni, in genere, mi vanno strette messicano.gif ).
specie dove la figura umana è stata "aggiunta" dall'autore perchè la scena che voleva non gli si produceva naturalmente.

poi, mi auguro che stiamo parlando tutti delle stesse foto, perchè essendo state rimosse all'inizio della discussione, non ho ben chiaro quali siano gli scatti che hanno suscitato tanta perplessità al nostro maverikxxx...
PAS
QUOTE(Giorgio Baruffi @ Nov 6 2009, 03:16 PM) *
non riesco a comprendere appieno ciò che hai scritto Valerio, o meglio, non ho capito se intendi affermare che chi fotografa seguendo un progetto ben preciso avrà maggior probabilità di realizzare fotografie con una certa valenza espressiva rispetto a chi ha scelto come genere la cosiddetta Street o gli scatti "al volo" (non certo io anche se mi ci cimento qualche volta). L'abilità ad elaborare un progetto appunto "al volo" può sfociare in scatti di valenza espressiva enorme a mio avviso, non ritengo sia matematico chiaro, ma con una certa esperienza però...


Spesso nella valutazione di una foto viene applicata l’equazione:
più il soggetto è colto in atteggiamento spontaneo = maggiore è il valore espressivo
Io preferisco l’altra equazione:
Più la foto mi fa pensare = maggiore è la sua efficacia comunicativa.
Indipendentemente da come è stata progettata ed eseguita ed indipendentemente dalla sua classificazione nei cosiddetti "generi" fotografici.
Ciao
Giorgio Baruffi
QUOTE(PAS @ Nov 6 2009, 03:36 PM) *
Spesso nella valutazione di una foto viene applicata l'equazione:
più il soggetto è colto in atteggiamento spontaneo = maggiore è il valore espressivo
Io preferisco l'altra equazione:
Più la foto mi fa pensare = maggiore è la sua efficacia comunicativa.
Indipendentemente da come è stata progettata ed eseguita ed indipendentemente dalla sua classificazione nei cosiddetti "generi" fotografici.
Ciao



ok, ora mi è decisamente chiaro, grazie Valerio, ed ovviamente mi trovi daccordo. La prima delle due equazioni che hai inserito è abbastanza classica, ma come hai giustamente sottolineato tu non è possibile ricondurre un maggior valore espressivo al fatto che il soggetto non sapeva di essere fotografato, può essere vero come falso, ogni caso è a sè...
frinz
QUOTE(PAS @ Nov 6 2009, 03:08 PM) *
Il progetto fotografico è innanzitutto un progetto espressivo.
Partendo da questo, non attribuisco particolari scale di valore a fotografie con soggetti colti spontaneamente o soggetti predisposti.
Un soggetto colto spontaneamente può dare un contributo di veridicità in atteggiamenti e/o posture, ma questo non significa necessariamente che il valore espressivo dell'immagine che ne scaturisce sia migliore. Può solo testimoniare il cosiddetto “colpo d’occhio”, ovvero l’abilità del fotografo ad elaborare ed attuare un suo progetto in un tempo brevissimo.
Abilità che viene percepita da un occhio allenato, ma che non deve (a mio parere) essere condicio sufficiente per attribuire valenza espressiva.
Il target è centrato se la fotografia “fa pensare” (R. Barthes) indipendentemente da come sia stata progettata ed eseguita

Grazie a tutti per i contributi a questa interessante discussione.


non solo, a volte si riesce ad accostare una o più fotografie apparentemente non convergenti , magari fatte in tempi diversi creando un progetto fotografico ed in questo sta la capacità di molti autori
frinz
Attilio PB
QUOTE(PAS @ Nov 6 2009, 03:36 PM) *
Spesso nella valutazione di una foto viene applicata l’equazione:
più il soggetto è colto in atteggiamento spontaneo = maggiore è il valore espressivo
Io preferisco l’altra equazione:
Più la foto mi fa pensare = maggiore è la sua efficacia comunicativa.
Indipendentemente da come è stata progettata ed eseguita ed indipendentemente dalla sua classificazione nei cosiddetti "generi" fotografici.
Ciao


Sono perfettamente d'accordo, la costruzione dell'immagine in se non è certo punto di demerito, anzi indica appunto una progettualità che, se arriva a comunicare, è meritoria tanto quanto un gran reportage.
Del resto chi riuscirebbe a fare una classifica tra Nadar, Talbot, Capa, Bresson, Mapplethorpe, Man Ray, tanto per dire i primi che saltano alla mente pensando a fotografi mai usciti da uno studio e fotografi mai entrati in uno studio..., alcuni hanno costruito capolavori, altri hanno "raccolto" capolavori, tutti ci hanno fatto riflettere e tutti hanno cambiato, poco o tanto, la nostra percezione del mondo...
Ciao
Attilio
frinz
"E domandiamoci pure se la guardiamo davvero, questa benedetta fotografia. Non sarà piuttosto che tentiamo di guardare qualcosa attraverso di essa?..."La fotografia è la più grande bugiarda che ci sia, complice la convinzione che essa mostri la realtà così com'è" "
citazione dal libro di A. Pieroni - Leggere la fotografia"

frinz
u.verdoliva
dice Campanellina..."dissipato anche quel velo di disagio che ho provato quando mi sono accorta che la "modella" (ma direi piuttosto la figura umana) era stata messa lì apposta, perchè ho pensato ad un lavoro... artificioso. ma poi ho capito, anche con l'aiuto di questo commento, che non era così.
il lavoro e le immagini hanno una pulizia, che più che minimalismo, chiamerei sintesi. e questo, secondo me, è possibile solo attraverso un processo ragionato e maturato, nonchè mediante la padronanza dei mezzi di comunicazione e dell'uso semiotico degli elementi usati, dalla geometria rigorosa delle architetture rappresentate all'uso della figura umana, capace di quantificare e qualificare gli spazi urbani narrati."

Ecco la risposta alla prima domanda che ha aperto la discussione...capire la foto...

Cosa è successo per arrivare a questa considerazione? innanzitutto un confronto con l'autore e poi il porsi delle domande...
Quando si dice che la fotografia deve parlare da sola è solo in parte vero. Poi è necessario affrontare una serie di quesiti che portano irrimediabilmente al pensiero dell'autore, a cosa vuole dire...e l'autore stesso si rende conto di come la fotografia mette a nudo il suo pensiero e quello che è parte di se. Una parte di animo, di carattere, di esperienza, di vissuto, di sentimento viene dato attraverso un semplice scatto o una serie progettuale a chi guarda, a chi giudica, a chi vuole ascoltare la storia che attraverso le immagini l'autore racconta. Li viene fuori lo spessore delle cose che dici, delle cose che vuoi evidenziare...fotografare è difficile quando metti in gioco e mostri una parte di te...questo porsi davanti al progetto fotografico significa capire la foto.

Inoltre saluto con stima, Giorgio Baruffi (che bello scrivere nome e cognome...io i nikname li odio), a parte la bravura ne ho sempre apprezzato la stile signorile di porsi agli altri. Sono felice di averti incontrato in questa discussione sulla fotografia.

Come sono felice che siano state alcune mie foto ad innescare questa buona discussione basata sul porsi delle domande.
Voglio dire ancora una cosa, quando esco per scattare le street, c'è progettualità anche lì...solo che mi pongo delle regole diverse da altre progettualità. Io credo che questo "progettare" sia fondamentale nel fotografare...è li che si vede la differenza con chi invece, scatta senza l'idea di base...
Idee che possono essere tante, infinite, personali, piccole, grandi, simpatiche oppure crude...anche banali vanno bene...ma devono esserci assolutamente per dare spessore soprattutto a se stessi e al proprio pensiero. E' questo che mi piace mettere in risalto in questa discussione...fotografare e mostrare soprattutto se stessi e quello che si è...non è tanto diverso da come scrivere una storia, non è tanto diverso da raccontare una storia a modo proprio, omettendo qualcosa oppure accentuando la cosa che più t'interessa. Spero di essere stato chiaro...a me piace più raccontare per immagine che scrivere...
Ancora grazie e un cordiale saluto
Umberto Verdoliva
Max Lucotti
Un piacere leggere questa discussione!
Il mio cent di oggi è una considerazione che mi è venuta in mente a leggervi.....
Possiamo asserire che, se una immagine è comunicativa, trasmette tanto quanto la macchina vede attraverso l'obiettivo e allo stesso modo quanto c'è dietro lo stesso.
Una sorta di quarta dimensione ( la 3d in fotografia non c'è, nella solita tecnica abituale) dove nell'immagine comunichiamo anche le emozioni e le sensazioni del fotografo che le ha scattate.
E' come se il sensore avesse due facce... una verso l'obiettivo e una verso il fotografo!
maverikxxx
Scusate tutti per la mancanza nel continuare questa discussione ma per motivi lavorativi e per impedimenti tecnologici( Filtro Websense installato sul Pc aziendale) il tempo per scrivervi e veramente poco.
Questa discussione è nata poichè mi sono accorto che oltre alla Tecnolgia (ultima Reflex Pro, obbiettivi prof. ecc...) e oltre alla tecnica cè anche "l' espressività" di una foto cio che ci trasmette.
Detto questo partecipando allo stesso concorso del protagonista delle foto in questione mi sono chiesto cos è che in una fotografia viene realmente valutato.
Non essendo un esperto nel settore anzi proprio un principiante ma leggendo molte riviste di Fotografia esempio Ilfotografo ho natato che vengono presi in considerazione vari punti come :

-Tecnica
-Forza del soggetto
-composizione

Ora come è emerso dalla discussione ogniuno di noi ha diverse sensazioni guardando es. le foto in questione. Da non esperto non vedo una tecnica esaltante ma bensi
più di tutto ,forse, una forza del soggetto data più che altro dalla composizione totale della foto che ha fatto esprimerci le nostre sensazioni. Quindi quello che voglio dire è inutile cimentarsi a scattare una buona fotografia quando non si hanno dei parametri oggettivi per la sua valutazione no?
Forse , per la mia istruzione prettamente tecnologica(eh si vede dal modo in cui scrivo messicano.gif ), non concepisco solo una valuzione soggettiva della foto come anche la costruzione di un "set" con modelle preposte allo scopo...

maverikxxx
Volevo solo aggiungere , per esprimere al meglio l' ultima mia frase del messaggio precedente, che secondo me esistono due tipi di fotografia la fotografia in cui il fotografo prende la sua adorata reflex e si prepara a fotografare e la fotografia "confezionata" dove con luci artificiali,modelle,ecc si ricostruisce l' idea che ci frulla in testa.
In ultimo il primo Tipo di fotografia non è da intendersi come prendi al macchina fotografia e fotografa in modo casuale ma ci si pone sempre le domande : cosa fotografo oggi? esco al tramonto o all' alba ecc...
Quindi dovrebbe stare su due sezioni diverse ed essere valutate in modo diverso .....


p.s Come faccio a modificare per esempio il primo messaggio della discussione? non mi appare più la dicitura modifica (rapida,completa) messaggio.
frinz
QUOTE(maverikxxx @ Nov 7 2009, 04:57 PM) *
Volevo solo aggiungere -cut -


bhè, certo non esistono giudizi unanimi neppure nelle giurie, perchè la forza comunicativa di una fotografia non è misurabile secondo una scala di valori precostituita e neppure potrebbe esserlo, visto che parliamo di un contenuto in grado di trasmettere emozioni che poi possono essere coniugate alla tecnica di realizzazione, piuttosto che alla spontaneità di uno scatto colto per caso, laddove il fotografo transita altrettanto casualmente.
Ti faccio un esempio: questa estate ero in giro con la mia MTB tra i campi della pianura padana, quando ho incontrato in senso opposto un gruppo di lavoratori asiatici che simulavano una gara ciclistica con delle biciclette vecchissime che usavano per trasferirsi da una zona all'altra del campo di raccolta delle zucchine; dietro di loro il fattore ( italiano) comodamente seduto sul trattore li seguiva a distanza. Le espressioni del viso, l'inclinazione delle bici, nonchè l'orario mattutino con la luce che entrava di taglio nella scena...offrivano un connubio perfetto per la mia d300, forse anche per una semplice compatta, ma io stavo pedalando....
pazienza, ho "visto" la scena, l'ho apprezzata e ne ho goduto altrettanto...
e continuo a non portarmi sempre appresso la reflex...
Forse "dovrei" tornare in quel luogo, aspettare che succeda ancora oppure parlare con i protagonisti della scena, promettere loro una qualche ricompensa e ricreare la scena...molti fotografi professionisti fanno così, ma ciò non toglie valore espressivo alle loro foto.
Le intercettano nella vita di tutti i giorni con la mente e se non possono fermarle con la reflex, cercano il modo per riproporle...
Il primo aspetto, quello artistico, è il più difficile , e va, come tutti sappiamo coltivato, anche se alcuni lo possiedono come caratteristica innata.
La poesia, diceva E. Biagi, non ha bisogno di aggettivi.
saluti
maverikxxx
Frinz secondo me è proprio cosi come si legge nel tuo messaggio ....secondo te avrebbe senso riproporre e riconporre quella scena? Secondo la mia umile opinione no......si potresti trasmettere agli altri quella scena ma non avrebbe tutto quel pizzico di meraviglia di quando l' hai vista per la prima voltae poi a ricreare quella scena ti annoieresti.....forse la celbre frase che propone di cogliere l' attimo nella vita forse vale anche nella fotografia si dovrebbe cogliere quell' attimo fuggente.....
Visto che qui tutti citano frasi note di famosi poeti e fotografi .... :

"Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento." (Henry Cartier-Bresson)

p.s aggiungerei "quel ATTIMO"
frinz
QUOTE(maverikxxx @ Nov 7 2009, 07:52 PM) *
Frinz secondo me è proprio cosi come si legge nel tuo messaggio ....secondo te avrebbe senso riproporre e riconporre quella scena? Secondo la mia umile opinione no......si potresti trasmettere agli altri quella scena ma non avrebbe tutto quel pizzico di meraviglia di quando l' hai vista per la prima voltae poi a ricreare quella scena ti annoieresti.....forse la celbre frase che propone di cogliere l' attimo nella vita forse vale anche nella fotografia si dovrebbe cogliere quell' attimo fuggente.....
Visto che qui tutti citano frasi note di famosi poeti e fotografi .... :

"Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento." (Henry Cartier-Bresson)

p.s aggiungerei "quel ATTIMO"


ciao,
si. certo...tuttavia ci anche sono persone ( artisti) che immagino delle scenografie, come i pittori immaginano un quadro e poi cercano di trasmetterle al pubblico attraverso la macchina fotografica, insomma dipingono con la luce,quindi in questo caso creare un ambiente artificiale ha senso...
ad esempio, nel mio caso adoro le fotografie d'azione nel nuoto poichè consentono di osservare forme e disegni che sono talmente repentini ( acqua in movimento) che difficilmente l'occhio le può percepire, anche se, lo confesso, adesso , quando nuoto o quando fotografo faccio molto più caso alle forme dell'acqua che ho imparato a osservare nelle mie prime fotografie ed ogni tanto vado a caccia delle condizioni che permettono di ricrearle...
Insomma, da qualsiasi lato la si desideri osservare, la fotografia è arte, e come tale soggetta a pareri, opinioni e punti di vista, ognuno rispettato e rispettabile
è stato un piacere parlarne
un saluto
Bruno
Campanelli-no
QUOTE(Attilio PB @ Nov 6 2009, 07:26 PM) *
..........Del resto chi riuscirebbe a fare una classifica tra Nadar, Talbot, Capa, Bresson, Mapplethorpe, Man Ray, tanto per dire i primi che saltano alla mente pensando a fotografi mai usciti da uno studio e fotografi mai entrati in uno studio...

smile.gif forte questa! altro momento di sinetsi, secondo me...


QUOTE(u.verdoliva @ Nov 6 2009, 11:21 PM) *
.........Ecco la risposta alla prima domanda che ha aperto la discussione...capire la foto...

grazie, umberto, lusingata dalla citazione wink.gif


QUOTE(maverikxxx @ Nov 7 2009, 04:16 PM) *
.................mi sono chiesto cos è che in una fotografia viene realmente valutato.
Non essendo un esperto nel settore anzi proprio un principiante ma leggendo molte riviste di Fotografia esempio Ilfotografo ho natato che vengono presi in considerazione vari punti come :

-Tecnica
-Forza del soggetto
-composizione
..................


dipende da molte cose.
in primo luogo, nel caso di un concorso, ad esempio, dal tema del concorso stesso, per dire la prima cosa banale e ovvia.
se ci si pone come obiettivo, quello di comunicare un messaggio, il flusso di informazioni che esce dall'immagine (il potere comunicativo della foto) avrà sicuramente un peso ponderale maggiore nello "schema" del metodo valutativo. avremo foto cosiddette "concettuali" (sempre per aggrapparsi forte alle definizioni dry.gif ), come nel caso di cui si discute, in cui l'autore aveva, come intento, quello di rappresentare il rapporto tra luogo urbano e uomo, in un progetto che ha denominato "La città mentale".
se invece lo scopo era quello di pubblicizzare un profumo, o realizzare immagini per illustrare un libro di ricette (pare che il genere food still-life abbia le sue belle difficoltà).... bhè: è facile capire che siamo in un ambito completamente diverso, in cui di concettuale c'è poco e di tecnica ce n'è molta.

poi c'è un altro aspetto:
la comunicazione è un flusso che dipende da due capisaldi: l'origine e la destinazione. voglio dire che la comprensibilità del messaggio dipende, non solo da chi si esprime, ma anche da chi ascolta.
posto che il comunicatore abbia la dote della chiarezza, suppongo che il messaggio arriverà con qualche problema se l'ascoltatore è "sordo".
in altre parole, sarà difficile che io riesca a dissertare di urbanistica facendomi comprendere da una platea di avvocati ;-)

in sintesi:
dipende da cosa volgiamo dire (finalità) e se il messaggio è tarato per essere correttamente compreso dal destinatario (quindi dipende, in parte, anche dalla "cultura" del destinatario).
sintesi della sintesi: è una risposta che in nessun caso può avere una versione univoca e unitaria

sono sfinita!!! spero di essermi fatta capire laugh.gif

ciao

cristina
davidebaroni
QUOTE(Campanelli-no @ Nov 9 2009, 09:09 AM) *
(...)
se invece lo scopo era quello di pubblicizzare un profumo, o realizzare immagini per illustrare un libro di ricette (pare che il genere food still-life abbia le sue belle difficoltà).... bhè: è facile capire che siamo in un ambito completamente diverso, in cui di concettuale c'è poco e di tecnica ce n'è molta.


Mi permetto umilmente di dissentire. smile.gif
Still life, food, fotografia pubblicitaria in genere, se di livello medio-alto (niente foto piatta fatta in un "cubo di luce", per capirci...), sono tutti generi in cui c'è quasi tutto di concettuale, che deve essere (anche) sostenuto da una tecnica sopraffina...
Pensaci: la pubblicità di un profumo, come dici, deve evocare, in modo sottile, tutta una atmosfera e una serie di valori, collegarli al profuno stesso, e far intendere al "target" di quella pubblicità che se usa quel profumo si troverà a far parte di quel mondo... Se non è "concept" questo, non so cosa potrebbe esserlo. smile.gif

QUOTE(Campanelli-no @ Nov 9 2009, 09:09 AM) *
...poi c'è un altro aspetto:
la comunicazione è un flusso che dipende da due capisaldi: l'origine e la destinazione. voglio dire che la comprensibilità del messaggio dipende, non solo da chi si esprime, ma anche da chi ascolta.
posto che il comunicatore abbia la dote della chiarezza, suppongo che il messaggio arriverà con qualche problema se l'ascoltatore è "sordo".
in altre parole, sarà difficile che io riesca a dissertare di urbanistica facendomi comprendere da una platea di avvocati ;-)


...A meno che tu non sia in grado di tradurre l'urbanistica in una metafora di ambiente legale... rolleyes.gif
Sto parlando di isomorfismi, analogie strutturali e di processo che permettono di aggirare l'ostacolo di cui parli.
E la metafora, l'isomorfismo, l'analogia sono componenti "forti" della comunicazione fotografica...

QUOTE(Campanelli-no @ Nov 9 2009, 09:09 AM) *
in sintesi:
dipende da cosa volgiamo dire (finalità) e se il messaggio è tarato per essere correttamente compreso dal destinatario (quindi dipende, in parte, anche dalla "cultura" del destinatario).
sintesi della sintesi: è una risposta che in nessun caso può avere una versione univoca e unitaria

sono sfinita!!! spero di essermi fatta capire

ciao

cristina


Dipende anche da un'altra cosa...
Il "destinatario" difficilmente "capirà" la tua fotografia, se per "destinatario" intendiamo un osservatore "medio". Nel caso della pubblicità, se il "target" capisse la fotografia pubblicitaria essa perderebbe la sua forza persuasiva...
Nel mio modo di vedere la cosa, "capire" una fotografia (o qualsiasi altra forma di comunicazione) significa analizzarla, nei suoi componenti strutturali, e comprenderne i meccanismi comunicativi. Per cominciare, che informazioni contiene? Ovvero: cosa c'è, effettivamente, in quell'immagine? E queste cose ivi rappresentate (implicitamente ed esplicitamente) in che relazione sono fra loro? In che modo sono rappresentate, quali sono state le scelte espressive del fotografo?
E infine... Cosa dà senso a tutto questo? Inteso come: cosa voleva trasmettere il fotografo attraverso tutto questo? E cosa "arriva" effettivamente?

Per fare tutto questo occorre sapere "distaccarsi" da sè, da come si sarebbe fatta NOI quella foto, occorrono strumenti, esperienza, cultura, capacità di "mettersi nei panni" dell'autore uscendo dai propri... smile.gif

Spero che sia chiaro che, per me, "guardare" una foto, "vederla" e "capirla" sono cose profondamente diverse... smile.gif

My two cents, of course.

Ciao,
Davide
Pierangelo Bettoni
Isomorfirmi ! mamma che difficile.
ecco perchè fotografo i fiori ! le persone le non le sopporto.

Grazie Giorgio, ho ordinato il libro smile.gif
nuvolarossa
QUOTE
Spero che sia chiaro che, per me, "guardare" una foto, "vederla" e "capirla" sono cose profondamente diverse


...Accidenti ai corsi di comunicazione..... Fulmine.gif
laugh.gif laugh.gif laugh.gif
frinz
QUOTE(nuvolarossa @ Nov 9 2009, 11:59 AM) *
...Accidenti ai corsi di comunicazione..... Fulmine.gif
laugh.gif laugh.gif laugh.gif


e anche alle cose che si fumano... laugh.gif

scherzi a parte condivido tutte le osservazioni dello psicologo con l'hobby della cucina....tutto molto interessante !
ho fatto anch'io un paio d'anni di psico a PD ma poi mi sono arenato sull'esame di chimica organica...altri tempi, complimenti ancora
Pierangelo Bettoni
oh là ho guardato e visto le foto di Verdoliva, capito no, ma credo non ci sia nulla da capire.
Sono molto belle tutte.
Mi piace questo genere.
Complimenti.
Campanelli-no
QUOTE(twinsouls @ Nov 9 2009, 11:28 AM) *
Mi permetto umilmente di dissentire. smile.gif
...........
Pensaci: la pubblicità di un profumo, come dici, deve evocare, in modo sottile, tutta una atmosfera e una serie di valori, collegarli al profuno stesso, e far intendere al "target" di quella pubblicità che se usa quel profumo si troverà a far parte di quel mondo... Se non è "concept" questo, non so cosa potrebbe esserlo.

sono un pò confusa....
sono d'accordo con te, quindi non sono più d'accordo con me... blink.gif
o comunque non escludo che quello che dici sia vero. la fotografia pubblictaria viaggia spesso per evocazione di concetti. cioè, se devi vendere un rossetto lo proporrai associato ad una ragazza strameravigliosamente perfetta, tanto a dire che se te lo metti, puoi cercar di tendere a quell'aspetto.
una volta mi hanno spiegato che la simbologia nascosta dietro i messaggi pubblicitari è prettamente di due tipi: sessuale (uso di simboli esplicitamente sessuali o che ne richiamano il concetto) e evocativa del far soldi-potere-successo....
facendoci caso, è vero. quindi, il consumatore medio, una volta capito dov'è che sta prendendo la sòla, distorrà l'attenzione del prodotto


Sto parlando di isomorfismi, analogie strutturali e di processo che permettono di aggirare l'ostacolo di cui parli.

quì mi sono smarrita nella selva oscura: è chiaro che stiamo confrontandoci con un esperto di comunicazione (dopo gli isomorfismi sono andata al tuo profilo wink.gif )
allora aiutami-ci a chiarire meglio questo passaggio, anche in realzione all'affermazione che segue:


Il "destinatario" difficilmente "capirà" la tua fotografia, se per "destinatario" intendiamo un osservatore "medio". Nel caso della pubblicità, se il "target" capisse la fotografia pubblicitaria essa perderebbe la sua forza persuasiva...

tu vuoi dire che è come andare a guardare nella manica del prestigiatore, oppure che una volta dato uno sguardo dietro il sipario si perde l'interesse per lo spettacolo, in quanto ne viene sgretolato il segreto, facendo venir meno la potenza del messaggio...

allora spiega che differenza c'è tra la foto pubblicitaria e, ad esempio questa
Clicca per vedere gli allegati, o questa Clicca per vedere gli allegati
anche se queste non sono le foto in questione, ma quelle non riesco a scaricarle.....
(in realtà facevo riferimento a quelle dove c'è la persona che si relaziona a geomterie architettoniche pulitissime)

non sarà - per semplificare in maniera estrema- che l'autore della discussione non ha compreso il messaggio dell'autore delle foto, perchè i loro contesti culturali non hanno punti di contatto?
d'altra parte Umberto Verdoliva non stava cercando di vendere un rossetto, e quindi, il suo progetto, non era necessario fosse compreso da una platea estesa di "osservatori", dal momento che questi erano semplecemete fruitori di un messaggio culturale e non consumatori potenzaili di un prodotto


Nel mio modo di vedere la cosa, "capire" una fotografia (o qualsiasi altra forma di comunicazione) significa analizzarla, nei suoi componenti strutturali, e comprenderne i meccanismi comunicativi. Per cominciare, che informazioni contiene? Ovvero: cosa c'è, effettivamente, in quell'immagine? E queste cose ivi rappresentate (implicitamente ed esplicitamente) in che relazione sono fra loro? In che modo sono rappresentate, quali sono state le scelte espressive del fotografo?
E infine... Cosa dà senso a tutto questo? Inteso come: cosa voleva trasmettere il fotografo attraverso tutto questo? E cosa "arriva" effettivamente?




Per fare tutto questo occorre sapere "distaccarsi" da sè, da come si sarebbe fatta NOI quella foto, occorrono strumenti, esperienza, cultura, capacità di "mettersi nei panni" dell'autore uscendo dai propri...

Spero che sia chiaro che, per me, "guardare" una foto, "vederla" e "capirla" sono cose profondamente diverse...

My two cents, of course.

Ciao,
Davide


a questo punto mi sono persa di nuovo: ci vorrebbe qualcuno in grado di riacchiappare le fila di questi concetti

passo wink.gif

cristina
frinz
QUOTE(Campanelli-no @ Nov 9 2009, 03:34 PM) *
a questo punto mi sono persa di nuovo: ci vorrebbe qualcuno in grado di riacchiappare le fila di questi concetti

passo wink.gif

cristina



"...ghe pensi mi" : la foto è bella? La foto ti piace ??...si ?!
"Punto" , senza troppe menate, perchè approfondire è giusto, criticare anche, ma andare troppo in là è.... blink.gif
ssenza offesa per nessuno, ovviamente.
ciao !
Campanelli-no
QUOTE(frinz @ Nov 9 2009, 04:36 PM) *
"...ghe pensi mi" : la foto è bella? La foto ti piace ??...si ?!
"Punto" , senza troppe menate, perchè approfondire è giusto, criticare anche, ma andare troppo in là è.... blink.gif
ssenza offesa per nessuno, ovviamente.
ciao !


laugh.gif laugh.gif laugh.gif

resto nei paraggi
davidebaroni
QUOTE(frinz @ Nov 9 2009, 04:36 PM) *
"...ghe pensi mi" : la foto è bella? La foto ti piace ??...si ?!
"Punto" , senza troppe menate, perchè approfondire è giusto, criticare anche, ma andare troppo in là è....
ssenza offesa per nessuno, ovviamente.
ciao !


laugh.gif

Certo, ad un certo livello anche questo è vero.
Però, se ci si ferma qui, non si esce mai dai confini dei propri gusti... o si va poco più in là.
E' per questo che tutti parliamo, ma di bravi oratori ce ne sono pochi: quei pochi, spesso, hanno studiato (e capito) come funziona e si sono allenati ad usare i meccanismi e gli strumenti che hanno avuto modo di imparare.

O, se preferisci... cosa fa la differenza fra te, me o un'altra persona "comune" e un attore, e fra questo e un grande attore, quando si tratta, ad esempio, di raccontare una storia?
Se io o te saliamo su un palcoscenico e recitiamo qualcosa, fosse anche solo il racconto di una esperienza ipotetica, la racconteremo "come ci viene": può funzionare, oppure no.
Un attore la reciterà utilizzando tutta una gamma di strumenti: linguistici (il modo di costruire le frasi, le stesse parole scelte, il modo di connettere le varie parti del racconto...), para-verbali (l'intonazione e la modulazione della voce, i ritmi, le pause, il timbro stesso della voce, eccetera...), e non verbali (l'espressione del viso, il linguaggio del corpo, i gesti, eccetera) in modo da produrre il massimo effetto (a lui) possibile, con cognizione di causa.
Un grande attore farà tutto questo "al meglio"... e lo farà pure sembrare naturale.

E questi strumenti li avranno imparati, studiati, analizzati, sviscerati... molto, molto oltre il "mi piace/non mi piace". smile.gif

Tutto questo è analogo a quel che succede con la fotografia... ovvero è isomorfico alla fotografia, così spieghiamo anche che cos'è l'isomorfismo.

Ha la stessa struttura... rivestita di contenuti diversi.

E così arriviamo ad un altro "punto critico"... ci sono tanti modi diversi di capire... Più di uno per ogni persona che pronuncia questa parola. biggrin.gif

Ad esempio, lo spettatore di uno spettacolo teatrale, tanto per rimanere nella metafora (nell'isomorfismo), "capirà" lo spettacolo in un certo modo e ad un certo livello, che è quello della "storia che viene raccontata". Gli piacerà, non gli piacerà, questo è un altro discorso che ha a che fare con i suoi gusti personali e con quello che lui avrà trovato nei contenuti della storia.
Ma se quello spettatore è anche un attore, o uno che studia recitazione, lo "capirà" anche ad un altro livello, che è quello della recitazione appunto, sia come tecnica che come espressione che in ogni altro suo aspetto. E questo perché il suo scopo, nell'osservare lo spettacolo/la scena, sarà diverso da quello dello spettatore "semplice".

Se poi uno è, o vuole imparare ad essere, regista (o magari autore), avrà un livello di "comprensione" ancora diverso... che prenderà in considerazione le sequenze, la struttura narrativa, la distribuzione delle parti, l'uso dello spazio e delle luci, e chissà quant'altre cose ancora, fino ad arrivare alla struttura e all'adattamento del testo stesso.

Quindi, IMHO, il significato di "capire" una fotografia dipende molto dall'uso che ne vuoi fare, cioé dallo scopo che hai guardandola.

Se vuoi "semplicemente" goderne per le sensazioni che ti dà, ti sarà sufficiente questo, e "capire" se ti piace o no.
Se vuoi anche apprendere qualcosa da quella foto, allora cercherai di capire non solo che sensazioni ti suscita, ma cosa, in quella foto, te le suscita, e in che modo... e comincerai a scoprire tutta una serie di caratteristiche strutturali di quella foto che hanno un effetto specifico sulla tua risposta emotiva, sulle sensazioni che quell'immagine ti dà.
E da lì a cominciare a studiare un sacco di altre cose correlate a queste, il passo è molto breve... smile.gif

Ecco, spero che questo isomorfismo sia servito sia a chiarire il mio pensiero, per quel che vale, che a spiegare cosa sia un isomorfismo... visto che ne ho usato uno. biggrin.gif

Ciao,
Davide
frinz
QUOTE(twinsouls @ Nov 9 2009, 05:42 PM) *
Certo, ad un certo livello anche questo è vero.
Però, se ci si ferma qui, non si esce mai dai confini dei propri gusti... o si va poco più in là.
E' per questo che tutti parliamo, ma di bravi oratori ce ne sono pochi: quei pochi, spesso, hanno studiato (e capito) come funziona e si sono allenati ad usare i meccanismi e gli strumenti che hanno avuto modo di imparare.

O, se preferisci... cosa fa la differenza fra te, me o un'altra persona "comune" e un attore, e fra questo e un grande attore, quando si tratta, ad esempio, di raccontare una storia?


Se poi uno è, o vuole imparare ad essere, regista (o magari autore), avrà un livello di "comprensione" ancora diverso... che prenderà in considerazione le sequenze, la struttura narrativa, la distribuzione delle parti, l'uso dello spazio e delle luci, e chissà quant'altre cose ancora, fino ad arrivare alla struttura e all'adattamento del testo stesso.

Quindi, IMHO, il significato di "capire" una fotografia dipende molto dall'uso che ne vuoi fare, cioé dallo scopo che hai guardandola.

cut
Ecco, spero che questo isomorfismo sia servito sia a chiarire il mio pensiero, per quel che vale, che a spiegare cosa sia un isomorfismo... visto che ne ho usato uno. biggrin.gif

Ciao,
Davide

in sistesi : laugh.gif ognuno capisce per la testa che tiene e per come è staTTo imparato!
comunque sono d'accordo...ciao
Campanelli-no
QUOTE(twinsouls @ Nov 9 2009, 05:42 PM) *
ad un certo livello[/i] anche questo è vero.
Però, se ci si ferma qui, non si esce mai dai confini dei propri gusti... o si va poco più in là.

Ecco, spero che questo isomorfismo sia servito sia a chiarire il mio pensiero, per quel che vale, che a spiegare cosa sia un isomorfismo... visto che ne ho usato uno. biggrin.gif

Ciao,
Davide



QUOTE(frinz @ Nov 10 2009, 07:01 AM) *
in sistesi : laugh.gif ognuno capisce per la testa che tiene e per come è staTTo imparato!
comunque sono d'accordo...ciao


sul significato di isomorfismo c'ero ("mi sono imparata" al liceo classico messicano.gif )
sull'applicazione dello stesso ho ancora qualche lacuna.... wink.gif

ritenendo che, alla fine, frinz non abbia tutti i torti (ovvero che la chiave di lettura di quasiasi cosa sia da ricercare nella finalità della coppia comunicare-recepire e nella cultura di chi comunica e chi riceve)

credo che davide, a chiosa della suo prodigo intervento debba "leggerci" le foto di umberto pc_scrive.gif
(ovviamente in tono scherzoso, e se lo vorrà)
un saluto

cristina
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