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tide
QUOTE(malina @ Sep 18 2008, 11:15 PM) *
Pas, direi che queste foto sono quanto di più pertinente al paesaggio ci possa essere: dove "paesaggio" non è "panorama", ma

« “Landscape” means an area, as perceived by people, whose character is the result of the action and interaction of natural and/or human factors»
(definizione del Consiglio d'Europa)

...cosa che al Nostro benemerito Archigrafo non sfugge di certo wink.gif


QUOTE(PAS @ Sep 19 2008, 08:39 PM) *
Sarà lesa maestà, cara malina, ma non sono d'accordo con l'emerito Consiglio d'Europa.

Inoltre la traduzione landscape = paesaggio non tiene conto dell’accezione comune che viene data al vocabolo italiano “paesaggio”.
wink.gif

Comunque possiamo approfondire in Temi, senza ulteriori OT nel thread di Francesco.


Prendo spunto da questo interessante scambio di opinioni per aprire un tema che potrebbe anche diventare stimolante...
Cosa intendete per paesaggio?

Personalmente, da buon fanatico del linguaggio, tendo a dare ragione al Consiglio d'Europa e a Malina; paesaggio (ovvero paese) derivano da pagus cioè villaggio o, più remoto, limite di confine. L'elemento antropizzazione, ben definito e riconoscibile, diventa quindi fondamentale per definire un paesaggio.
In sintesi la foto di una pineta senza case, per quanto bella, non è un paesaggio (almeno dal punto di vista linguistico).

Per contro mi pare di ricordare che Viollet-Le-Duc abbia esteso il concetto di paesaggio anche a scenari del tutto naturali, in questo modo assimilando l'opera di costruzione di Dio all'opera di costruzione dell'uomo. Se ho ben capito mi sembra un punto di vista un po' ardito, ma sull'opera di Viollet-Le-Duc attendo lumi da Francesco che di certo la conosce meglio di me...

Robi
PAS
Bene ci siamo trasferiti nella sede giusta.

Ricordo dai lontani tempi del liceo che quando cercavamo, con pedante esercizio etimologico, il significato di un vocabolo, l’anziano professore arricciava il naso.
“La lingua italiana è un’entità viva” diceva
“L’etimologia resta, ma l’accezione può mutare con la consuetudine ad associare un concetto o una figura al vocabolo. Col tempo concetto o figura si evolvono e con essi l’accezione del vocabolo. Basarsi solo sull’etimologia, significa spesso ignorare tale evoluzione”

Cosa intendiamo per “Paesaggio”?
E’ più vicino alla figura di “Panorama” o a quella di un "interno abitato da persone".

Istintivamente non avrei dubbi: la prima.

Anche per fare da bastian contrario alla normazione Europea che sono anni che mi fracassa professionalmente i cosiddetti con la sua ottusa burocrazia a suon di norme EN/ISO.
Ma questa è un’altra storia.
cerotto.gif
biggrin.gif
tide
uh, ti prego... sorvoliamo sui fracassamentil lavorativi dei cosidetti che per me questo non è proprio periodo cerotto.gif laugh.gif

scherzi a perte, torniamo a bomba...

Hai ragione, le lingue sono cosa viva e si evolvono e trasformano, ma questo processo non è mai casuale: è dovuto a precise ragioni socio-culturali ed è lentamente progressivo.
La ricerca etimologica potrà far arricciare il naso ma (insieme alla geografia linguistica che studia la migrazione di un termine nello spazio) è strumento fondamentale per comprendere "in che modo" e perché un termine ha assunto il significato corrente.

Per esempio, se dovessi intervistare un campione di persone su che cosa sia la politica una altissima percentuale ti risponderà che è quel teatrino che si vede in tv, una cosa molto distante dal concetto formulato dalla civiltà Greca che ha coniato il termine.
Hanno ragione?
Sbagliano?
Non è importante.
Quello che invece è, a parer mio, importante è comprendere il perché, ovvero quale sia stato il percorso che ha portato ad assimilare la politica a un teatrino, perché l'analisi di questo percorso fornisce importanti indicazioni sulle trasformazioni culturali di un gruppo sociale e consente di ipotizzare degli andamenti.

Niente a che vedere con le cosidette "accezioni comuni" quindi; d'altronde (tanto per restare nelle reminiscenze del liceo) credo fosse Voltaire a dire che "...non è sufficiente che centomila persone giurino il falso per trasformare una menzogna in una verltà".

Tornando al nostro paesaggio quindi, sono assolutamente convinto che tu, nel considerare la pineta deserta un paesaggio, sia in numerosissima compagnia; esattamente come sono convinto che il concetto di paesaggio, originariamente, comprendesse necessariamente l'elemento umano.
Ciò che mi interessa, dunque, non è tanto stabilire chi abbia ragione, quanto comprendere quali siano stati il percorso e le motivazioni che ci hanno gradualmente condotto ad escludere l'uomo dal paesaggio.

r.
PAS
Correttissimo
Ma separerei i due aspetti:
Uno è studiare l’evoluzione del lemma dalla primigenia etimologia all’accezione attuale. E questo è un interessante ed utilissimo percorso soprattutto attraverso la società e la cultura.

L’altro, più pragmatico, è fotografare OGGI l’accezione del lemma nel cosiddetto intendere comune.
Pragmatico perché, alla fine della fiera, è questo che serve per capirci quando parliamo o scriviamo.

Paesaggio risveglia nel mio immaginario una scena ove prevalga l’ambientazione esterna, ciò non significa assenza dell’elemento umano, solo che questo non deve essere protagonista.
Lambretta SR48
Forse non basta paesaggio e basta...

Magari paesaggio urbano per definirla all'Unione Europea maniera...

Paesaggio naturale, boschivo... desertico... montano... marino... lunare...

Insomma ma non si fa prima a fare la foto che a definire che cosa dovrebbe rappresentare...

Mi piace leggere e poco scrivere in questa sezione perché sono un "accanito" sostenitore del detto (detto bene secondo me) "Un'immagine vale di più di mille parole"

Perché fotografi? Perché mi va di farlo e a te che te frega perché lo faccio? Che cos'è una fotografia? Un pezzo di carta stampato... conta più il fotografo o la macchina fotografica? Tutti è due ma che c@zzata di domanda è? E così via in un crescendo secondo me sempre più inutile...

Credo che tutti i "filosofi" della fotografia avranno scattato si e no 3 foto in vita loro, ma credono si sapere i perché e i percome della fotografia, solo perché sanno mettere tre parole "forbite" una in fila all'altra...

Quando non riesco a dormire mi metto a leggere sezioni come questa, soporifere è dire poco...
ANTENORE
QUOTE(Lambretta_ @ Sep 20 2008, 11:50 AM) *
...Credo che tutti i "filosofi" della fotografia avranno scattato si e no 3 foto in vita loro, ma credono si sapere i perché e i percome della fotografia, solo perché sanno mettere tre parole "forbite" una in fila all'altra...
Quando non riesco a dormire mi metto a leggere sezioni come questa, soporifere è dire poco...




Sono d'accordo con Roberto comunque per l'interpretazione di paesaggio che a mio avviso per essere considerato tale necessita dell'elemento umano.
Bel tema ragazzi.

Ciao, Matteo
Manuela Innocenti
Io non sono nè filosofa nè fotografa .... ma provo a dire la mia.
Credo che sia riduttivo parlare di paesaggio come una unica visione della cosa.
Penso che si possa intendere paesaggio tutto cio' che è ambiente compreso cio' che lo compone, quindi anche la presenza umana e le modifiche da essa apportate, come anche, ovviamente, il paesaggio di luoghi incontaminati e "naturali", privi di segni umani. rolleyes.gif
toad
Nota Moderatore

Osservo soltanto che probabilmente altri utenti (non molti a giudicare dal numero delle visite) sono còlti da analoghi sentimenti soporiferi leggendo interminabili discussioni (molto personalizzate) circa la bontà di questa o quell’ottica, sullo spappolamento ai bordi, CLB, numero di pixel e quant’altro. Forse perché sono pochi si limitano a leggere qualora gli aggradi ed eventualmente a passare oltre.

Se giustamente viene dato ampio spazio a quel tipo di discussioni, molte delle quali, a mio parere, non portano da nessuna parte se non a cercare di far prevalere un ego su un altro, trovo che si possa tranquillamente disquisire sul “sesso degli angeli” del paesaggio. E’ la sana, vecchia, “accademia”, che forse anch’essa non porta da nessuna parte ma, probabilmente non essendo influenzata dalla tecnologia, al posto dei pixel cerca di far funzionare i neuroni. A volte ci riesce.

Cerchiamo di continuare in tema la discussione, per chi è interessato.

Grazie.
Lambretta SR48
QUOTE(toad @ Sep 20 2008, 01:52 PM) *
Nota Moderatore

Osservo soltanto che probabilmente altri utenti (non molti a giudicare dal numero delle visite) sono còlti da analoghi sentimenti soporiferi leggendo interminabili discussioni (molto personalizzate) circa la bontà di questa o quell’ottica, sullo spappolamento ai bordi, CLB, numero di pixel e quant’altro. Forse perché sono pochi si limitano a leggere qualora gli aggradi ed eventualmente a passare oltre.

Se giustamente viene dato ampio spazio a quel tipo di discussioni, molte delle quali, a mio parere, non portano da nessuna parte se non a cercare di far prevalere un ego su un altro, trovo che si possa tranquillamente disquisire sul “sesso degli angeli” del paesaggio. E’ la sana, vecchia, “accademia”, che forse anch’essa non porta da nessuna parte ma, probabilmente non essendo influenzata dalla tecnologia, al posto dei pixel cerca di far funzionare i neuroni. A volte ci riesce.

Cerchiamo di continuare in tema la discussione, per chi è interessato.

Grazie.




Secondo me la qualità di un obiettivo poi non è sesso degli angeli ma è qualcosa di "misurabile" invece certe astrazioni filosofiche le trovo "accademiche" perché alla fine tutti hanno ragione...

margior
QUOTE(tide @ Sep 19 2008, 09:46 PM) *
Personalmente, da buon fanatico del linguaggio, tendo a dare ragione al Consiglio d'Europa e a Malina; paesaggio (ovvero paese) derivano da pagus cioè villaggio o, più remoto, limite di confine. L'elemento antropizzazione, ben definito e riconoscibile, diventa quindi fondamentale per definire un paesaggio.


Polemiche a parte, e prendendo per corretta la citazione di Malina della definizione del Consiglio d'Europa, direi che quella definizione accontenta entrambe le posizioni qui espresse. Ciò è garantito dall'uso di "and/or"

In altri termini, e dispiegando la sintesi della definizione, il paesaggio come:

- result of the action and interaction of natural factors
- result of the action and interaction of human factors
- result of the action and interaction of natural and human factors

Saluti a tutti


Negativodigitale
QUOTE(Lambretta_ @ Sep 20 2008, 03:02 PM) *
[omissis]
La prossima volta quando qualcuno ha problemi o chiede un consiglio sugli obiettivi [omissis]


I consigli sugli obiettiviiiii?

Preferisco sbagliare dieci obiettivi di fila piuttosto che addormentarmi su una discussione come questa.

A ciscuno il suo.

Paolo
Tramonto
QUOTE(tide @ Sep 20 2008, 06:42 AM) *
...sono assolutamente convinto che tu, nel considerare la pineta deserta un paesaggio, sia in numerosissima compagnia; esattamente come sono convinto che il concetto di paesaggio, originariamente, comprendesse necessariamente l'elemento umano.
Ciò che mi interessa, dunque, non è tanto stabilire chi abbia ragione, quanto comprendere quali siano stati il percorso e le motivazioni che ci hanno gradualmente condotto ad escludere l'uomo dal paesaggio.

Tide,
sempre stimolanti le tue riflessioni! Pollice.gif
Io sono troppo poco filosofo o critico d'arte per poter dare un parere autorevole.
Ogni tanto mi capita di tenere dei corsi di fotografia di paesaggio.
Pur essendo prevalentemente un fotografo naturalista, nella prima slide PowerPoint del corso è riportata questa frase: "Tutto ciò che ci circonda può rientrare nella categoria del paesaggio. Lo scenario grandioso del deserto del Sahara, i grattacieli del centro di Los Angeles, il mercato coperto di Budapest ... Intorno a noi ci sono ovunque paesaggi. Ma il successo di una foto risiede nella sua capacità di comunicare lo spirito di un luogo. Per far questo occorre che gli occhi e la mente dell'osservatore siano trasportati dentro l'immagine e percepiscano le sensazioni che ha provato il fotografo".
Non è il massimo della filosofia. Per me, nella fotografia di paesaggio, "può" (non deve) esserci l'uomo. E' una fase diversa da quella in cui era compreso necessariamente l'elemento umano. Forse è un passo in avanti anche se il termine "paesaggio" resta etimologicamente non del tutto adeguato.
Ho presenti alcuni concorsi fotografici (di fotografia naturalistica, e quindi molto specifici) in cui si dice chiaramente che nell'immagine di "paesaggio" non devono essere presenti elementi umani. Questo si può comprendere in quanto in quelle categorie concorsuali si cerca di mostrare la "wilderness" del pianeta (piccola nota: l'ambientalismo e' nato nello stesso Paese che ha sterminato i pellerossa ...). Negli stessi concorsi ci sono anche categorie riservate a immagini che mostrino gli effetti disastrosi dell'uomo sull'ambiente. Ciò non implica avere una visione negativa dell'uomo e/o idealizzata della natura. Infatti, dietro il mirino c'è sempre un essere umano, con la sua sensibilità. Denunciare gli abusi edilizi non vuol dire disprezzare le nostre abitazioni ... anzi.
PAS
E qui si entra in un altro argomento (o tormentone a seconda del punto di vista wink.gif ) già ampiamente discusso in passato
Quello dell’importanza della classificazione rigorosa della fotografia con relativo corredo di componenti soggettive.

Personalmente ritengo la normazione un apprezzabile tentativo di razionalizzare la classificazione, ma da prendere sempre con le molle.




Nota moderatore:
Temi è una sezione dedicata all’approfondimento di argomenti che in qualche modo orbitano attorno alla fotografia.
Non ha pretesa di avere valenze tecniche o di pontificare su verità assolute.
E’ uno scambio di opinioni in libertà tra utenti del forum interessati allo specifico argomento trattato.
Più che comprensibile che altri non siano interessati, ma per questo non sono giustificabili loro interventi a solo scopo di disturbo polemico.
Certo della comprensione di tutti
Grazie
Negativodigitale
La classificazione del Consiglio d'Europa non è rigidissima e comunque credo che la presenza umana nel paesaggio, sebbene non del tutto insostituibile, ne sia spesso un elemento fortemente caratterizzante, anzi, fondante.
Quando guardiamo il fenomenale viale di Bolgheri o la deliziosa strada a zigzag della Val d'Orcia, oppure i sassosi vigneti del Chianti del sud, incastonati tra un bosco ed un crinale,
non vediamo nè case nè castelli ma la presenza umana è comunque protagonista.
Spesso lo è con una grazia tutta rinascimentale, c'è un Bello che va oltre ciò che la Natura ha creato.

Il fotografo, quando si accinge ad un "racconto paesaggistico", non può non sentirle queste suggestioni.

Paolo

p.s.: nessun dorma! tongue.gif
davidebaroni
QUOTE(Negativodigitale @ Sep 20 2008, 06:45 PM) *
La classificazione del Consiglio d'Europa non è rigidissima e comunque credo che la presenza umana nel paesaggio, sebbene non del tutto insostituibile, ne sia spesso un elemento fortemente caratterizzante, anzi, fondante.
Quando guardiamo il fenomenale viale di Bolgheri o la deliziosa strada a zigzag della Val d'Orcia, oppure i sassosi vigneti del Chianti del sud, incastonati tra un bosco ed un crinale,
non vediamo nè case nè castelli ma la presenza umana è comunque protagonista.
Spesso lo è con una grazia tutta rinascimentale, c'è un Bello che va oltre ciò che la Natura ha creato.

Il fotografo, quando si accinge ad un "racconto paesaggistico", non può non sentirle queste suggestioni.

Paolo

p.s.: nessun dorma!


hmmm.gif

Permettimi, Paolo, di NON essere d'accordo. smile.gif

Personalmente, mi considero un fotografo di paesaggi (nel mio molto piccolo). E, quando fotografo un paesaggio, tendo a metterci tutta la cura possibile per evitare qualsiasi segno di presenza umana... sempre che questo sia possibile. smile.gif
In luoghi come l'Italia mi tocca fotografare dei luoghi "modificati dall'uomo", il che mi dispiace molto, e mi toglie (spasso) la voglia di fotografare. Il mio "tema" è fotografare il paesaggio il più possibile "come sarebbe se l'uomo non ci fosse".
Ora, magari etimologicamente la parola paesaggio avrà anche tutte le attinenze con "paese" che si possano immaginare. Ma nella mia testa, il "paesaggio" (o il panorama, se preferiamo, ma a me questa parola evoca più che altro un taglio particolare dell'immagine che non un genere o un tipo di contenuto) è "senza traccia umana". Incontaminato, il più possibile...

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ovviamente, questo solo per dire che "paesaggio" é un'altra di quelle parole a cui ognuno dà un significato personale...

Ciao,
Davide
maxiclimb
QUOTE(Tramonto @ Sep 20 2008, 03:29 PM) *
"Tutto ciò che ci circonda può rientrare nella categoria del paesaggio. Lo scenario grandioso del deserto del Sahara, i grattacieli del centro di Los Angeles, il mercato coperto di Budapest ... Intorno a noi ci sono ovunque paesaggi. Ma il successo di una foto risiede nella sua capacità di comunicare lo spirito di un luogo. Per far questo occorre che gli occhi e la mente dell'osservatore siano trasportati dentro l'immagine e percepiscano le sensazioni che ha provato il fotografo".
...
Per me, nella fotografia di paesaggio, "può" (non deve) esserci l'uomo. E' una fase diversa da quella in cui era compreso necessariamente l'elemento umano.


Io, (nel mio ancor più piccolo) approvo completamentee in questa definizione.

E sono felice di aver imparato una cosa nuova: non conoscevo l'etimologia del termine paesaggio. smile.gif
Ma sono anch'io del parere che conti più il significato attualmente attribuito rispetto a quello originale, perlomeno ai fini della reciproca comprensione.
A quanto pare però, non tutti gli attribuiscono lo stesso significato, persino in un campione così modesto come quello dei partecipanti a questa discussione... hmmm.gif
Negativodigitale
QUOTE(twinsouls @ Sep 20 2008, 07:49 PM) *
hmmm.gif

Permettimi, Paolo, di NON essere d'accordo. smile.gif


Beh, Davide, come non darti ragione ...
Forse mi sono fatto prendere dall'entusiasmo e dalla predilezione che ho per quei paesaggi in cui una mano gentile ha cesellato linee sottili e armoniose.
Però non me la sento di escludere dal paesaggio alcuni splendidi scenari in cui la presenza dell'uomo non solo non si nota ma non c'è proprio.

Come si vede, il concetto è elastico ...

Ciao! Paolo
manis
La fotografia di paesaggio credo che sia stata sempre più associata con il passare degli anni ad elementi naturali in cui l'uomo o i segni della sua presenza non sono necessari o anzi meglio se completamente assenti per non turbare la "sacralità" dei luoghi naturali, perfetti in quanto fatti da Dio in persona e non contaminati dall'uomo.
Quante volte cercando di cogliere l'infinita bellezza di un tramonto o di un paesaggio alpino ci siamo infastiditi per la presenza di un traliccio elettrico, di un viadotto o di un'altra costruzione dell'uomo che rovinavano irrimediabilmente la poetica bellezza del luogo ?

La presenza umana sembra mal conciliarsi con quella della natura e quindi se vogliamo fotografare il segno dell'uomo questo deve essere il soggetto principale.
Da qui le foto delle più belle costruzioni dell'uomo che sfidano la magnificenza della natura. Dalle piramidi egize ai templi asiatici e sud americani, alle più recenti cattedrali europee fino ad arrivare ai moderni grattaceli di New York e Hong Kong ultime icone del capitalismo moderno. Quanti turisti ogni anno viaggiano attraverso i continenti per vedere e fotografare queste meraviglie ?
Chi invece ama la natura al massimo si concede di fotografare qualche agriturismo immerso nei colori della campagna Umbra o Toscana, oppure qualche villaggio esotico circondato dalla foresta tropicale.

Quello che interessa invece a pochi è forse il vero paesaggio che in fondo è casa nostra, i nostri paesi più o meno anonimi o le nostre periferie. Queste vengono prese in considerazione solo quando devono fare da sfondo a denunce sociali o a situazioni di degrado.
Il pensiero di uno dei miliardi di signor Rossi che abitano un paese qualunque di fronte ad una foto di paesaggio "reale" potrebbe essere: "Ma che foto brutta e banale, sembrano le case di fronte alla mia" e non si rende conto che quelle ritratte SONO le case di fronte alla sua. E forse è proprio per il rifiuto del moderno signor Rossi di vedere ciò che tutti i giorni guarda, che il termine paesaggio ha perso per strada la presenza dell'uomo.....
PAS
QUOTE(twinsouls @ Sep 20 2008, 07:49 PM) *

Ma nella mia testa, il "paesaggio" (o il panorama, se preferiamo, ma a me questa parola evoca più che altro un taglio particolare dell'immagine che non un genere o un tipo di contenuto) è "senza traccia umana". Incontaminato, il più possibile...

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ovviamente, questo solo per dire che "paesaggio" é un'altra di quelle parole a cui ognuno dà un significato personale...

Ciao,
Davide


Ma solo la presenza umana consideri elemento di contaminazione?
Supponiamo che sdraiate sulla spiaggia, in campo lungo, vi siano alcune foche.
hmmm.gif

Penso che tu sappia dove voglio andare a parare wink.gif

tide
QUOTE(twinsouls @ Sep 20 2008, 07:49 PM) *
il "paesaggio" (o il panorama, se preferiamo, ma a me questa parola evoca più che altro un taglio particolare dell'immagine che non un genere o un tipo di contenuto) è "senza traccia umana". Incontaminato, il più possibile...

rieccomi... mi ero perso dietro ad altre amenità....
nota interessante quella sul taglio, Davide

in effetti (mi affido a una memoria sempre meno affidabile) in inglese il termine dovrebbe essere unico: landscape (credo derivi da qualcosa di simile a "visione della terra", ma -per la gioia di Valerio laugh.gif - non ho voglia di dissotterrare l'etimologico inglese)
Quindi la caratteristica qualificante sembrerebbe essere il taglio, "la visione ampia", e non la presenza della componente umana, che dipenderebbe dalle diverse interpretazioni e sensibilità sulla centralità dell'uomo.

Se questo fosse vero le chiavi di lettura di un panorama incontaminato e di uno street metropolitano ripreso con un superwide sarebbero identiche. A variare sarebbe solo la percentuale di spazio ingombrata dall'uomo.
Ancora una volta sarebbero quindi angolo di campo, profondità e punto di ripresa i fattori determinanti per il "riconoscimento" e l'approccio istintivo a una figura.

Archigrafo, dove sei?

r.
davidebaroni
QUOTE(PAS @ Sep 21 2008, 12:57 AM) *
Ma solo la presenza umana consideri elemento di contaminazione?
Supponiamo che sdraiate sulla spiaggia, in campo lungo, vi siano alcune foche.


Penso che tu sappia dove voglio andare a parare


Personalmente, sì. Le foche non mi contaminerebbero un bel niente. In campo lungo, poi... smile.gif
Qualcuno, e forse io stesso, considerebbe la foto con le foche una "foto naturalistica"... Per me, la differenza la farebbe "cosa é il soggetto principale". Se il soggetto principale è una foca, o più foche, allora sono di fronte ad un "ritratto ambientato di animale". Ma in questo caso la foca (o le foche) sarebbe (sarebbero) in primo piano...

Per esempio:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

E' una foto di "paesaggio"? No. E' la foto di una foca (un leone marino, per la precisione) che se la dorme. Il piccolo pezzo di "paesaggio" che la circonda fa da "ambientazione", niente di più.

Ma questa?

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

E' una foto di paesaggio?
Per me sì.
Il torello (scusa, non ce l'avevo una con la foca in campo lungo...) fa parte della scena, diventa "soggetto" in modo quasi "secondario", in quanto elemento che non siamo bituati a vedere in questa situazione, collocato in questo scenario... Il VERO soggetto è appunto lo scenario.

Spero di essermi spiegato.

Ora, venendo a quel che dice Manis...

Credo che, probabilmente senza volere, Manis abbia messo il dito dritto nella piaga, e abbia pure descritto implicitamente i motivi del processo che ha portato il "concetto" di paesaggio a spostarsi, per alcuni, da "veduta" pura e semplice a "veduta naturalistica con meno presenza umana possibile".

QUOTE(manis @ Sep 21 2008, 12:35 AM) *
La fotografia di paesaggio credo che sia stata sempre più associata con il passare degli anni ad elementi naturali in cui l'uomo o i segni della sua presenza non sono necessari o anzi meglio se completamente assenti per non turbare la "sacralità" dei luoghi naturali, perfetti in quanto fatti da Dio in persona e non contaminati dall'uomo.
Quante volte cercando di cogliere l'infinita bellezza di un tramonto o di un paesaggio alpino ci siamo infastiditi per la presenza di un traliccio elettrico, di un viadotto o di un'altra costruzione dell'uomo che rovinavano irrimediabilmente la poetica bellezza del luogo ?


Il primo paragrafo descrive proprio questo. Ci dice che "le costruzioni dell'uomo rovinano irrimediabilmente la poetica bellezza dei luoghi". In altre parole... sono brutte. laugh.gif
E per chi cerca la bellezza, e/o riconosce l'intrinseca bellezza della Natura, l'uomo e le sue opere sono una specie di "cancro", di disturbo. O almeno lo sono per me.

QUOTE(manis @ Sep 21 2008, 12:35 AM) *
La presenza umana sembra mal conciliarsi con quella della natura e quindi se vogliamo fotografare il segno dell'uomo questo deve essere il soggetto principale.
Da qui le foto delle più belle costruzioni dell'uomo che sfidano la magnificenza della natura. Dalle piramidi egize ai templi asiatici e sud americani, alle più recenti cattedrali europee fino ad arrivare ai moderni grattaceli di New York e Hong Kong ultime icone del capitalismo moderno. Quanti turisti ogni anno viaggiano attraverso i continenti per vedere e fotografare queste meraviglie ?
Chi invece ama la natura al massimo si concede di fotografare qualche agriturismo immerso nei colori della campagna Umbra o Toscana, oppure qualche villaggio esotico circondato dalla foresta tropicale.


Qui è fondamentale la prima frase. "...se vogliamo fotografare il segno dell'uomo...". Già... SE. biggrin.gif
E fa anche le prime, giuste, distinzioni... Chi vuol fotografare "il segno dell'uomo", e chi invece la presenza dell'uomo in un paesaggio "naturale"... fra virgolette, perché la campagna umbra o toscana NON sono "naturali", ma il prodotto del lavoro dell'uomo... sono già, esse stesse, "segno dell'uomo".
Per inciso, trovo interessante che chi fotografa "al massimo" un villaggio immerso nella foresta o un agriturismo immerso nella campagna sia qui definito "Chi ama la Natura"... il che implica che l'altro tipo, quello che fotografa città e piramidi e cattedrali, NON la ama. Senza arrivare a questo estremo, sul quale comunque esorterei a riflettere, è però chiaro che "l'interesse principale" non è lo stesso per le due categorie di fotografi: uno è interessato appunto alla Natura e alla sua bellezza primigenia, l'altro all'uomo ed ai suoi segni.

Abbiamo quindi qui definito un altro tipo di "paesaggio": il segno dell'uomo. Ed ecco che questa distinzione delinea, ai miei occhi, una "sottosezione" del paesaggio: il segno dell'uomo, o il paesaggio che lo contiene, nel quale però il segno dell'uomo assume un ruolo di soggetto. E questa ha a sua volta una serie di "sottospecie": il paesaggio urbano é certamente una di queste.

Cito dal Garzanti:

QUOTE
Lemma paesaggio Sillabazione/Fonetica [pa-e-Sàg-gio] Etimologia Deriv. di paese, sul modello del fr. paysage Vedi Sinonimi e contrari
Definizione s. m.
1 aspetto di un luogo, di un territorio quale appare quando lo si abbraccia con lo sguardo: un paesaggio ridente, pittoresco, brullo, animato; ammirare il paesaggio; godere le bellezze del paesaggio
2 (geog.) particolare conformazione di un territorio che risulta dall'insieme degli aspetti fisici, biologici e antropici: paesaggio marino, montano, desertico, glaciale, urbano | tutela del paesaggio, (dir.) il principio giuridico e l'insieme delle norme a difesa dell'ambiente naturale e dei beni culturali, storici, artistici che vi sono inseriti
3 pittura, fotografia che ha per soggetto un paesaggio; anche, il genere artistico costituito da tali opere: un paesaggio di Cézanne; il paesaggio nella pittura fiorentina, veneta, fiamminga.

Sinonimi/Contrari 1 Sin. panorama, vista, veduta
2 Sin. ambiente, territorio.


Siamo di fronte alle distinzioni del punto 2: l'accezione "geografica" del paesaggio.

QUOTE(manis @ Sep 21 2008, 12:35 AM) *
Quello che interessa invece a pochi è forse il vero paesaggio che in fondo è casa nostra, i nostri paesi più o meno anonimi o le nostre periferie. Queste vengono prese in considerazione solo quando devono fare da sfondo a denunce sociali o a situazioni di degrado.
Il pensiero di uno dei miliardi di signor Rossi che abitano un paese qualunque di fronte ad una foto di paesaggio "reale" potrebbe essere: "Ma che foto brutta e banale, sembrano le case di fronte alla mia" e non si rende conto che quelle ritratte SONO le case di fronte alla sua. E forse è proprio per il rifiuto del moderno signor Rossi di vedere ciò che tutti i giorni guarda, che il termine paesaggio ha perso per strada la presenza dell'uomo.....


E qui Manis definisce "vero", "reale", solo il paesaggio urbano: "i nostri paesi più o meno anonimi e le nostre periferie", "le case di fronte alla mia".
Mi permetto di dissentire.
Ma questo ci offre uno spunto di riflessione... Riallacciandomi proprio a quanto Manis dice nel primo paragrafo del suo intervento, mi permetto di suggerire che il "moderno sig. Rossi" forse rifiuta di vedere ciò che tutti i giorni guarda perché questo è irrimediabilmente brutto. smile.gif

In ogni caso, visto che la domanda iniziale é "Cos'é un Paesaggio?", mi piace accettare la definizione al n° 1 della citazione del Garzanti: "L'aspetto di un luogo, di un territorio (qualsiasi luogo o territorio) quale appare quando lo si abbraccia con lo sguardo". Ovvero, un paesaggio é, in qualche modo, una "visione d'insieme", indipendentemente da quale sia la sua "sotto-categoria" di appartenenza.

Sempre per spiegarmi con un esempio...

IPB Immagine

Sono elementi naturali... ma NON é un "paesaggio".

Questo, invece...

IPB Immagine

...E' "paesaggio urbano". smile.gif

Ma a questo punto mi urge una "contro-domanda"...

Dobbiamo davvero suddividere tutto per categorie?

Ciao,
Davide
tide
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 07:24 AM) *
Ma a questo punto mi urge una "contro-domanda"...

Dobbiamo davvero suddividere tutto per categorie?

Tanti spunti interessanti in un solo post...
Inizio dall'ultimo.

Non è che lo dobbiamo fare, pare che non riusciamo a fare a meno di farlo perché pare che il nostro cervello funzioni così e l'intento non è ovviamente quello di mettere in ordine i cassetti della scrivania.

Come sempre, la prima delle mie preoccupazioni è quella calarmi nei panni del lettore e comprendere quali meccanismi scattano quando egli si trova di fronte a una mia immagine.
Ovvio che se l'immagine l'ho realizzata per me, come quando tempesto di scatti la mia adorata nipotina, tutto questo non ha senso, ma quando realizzo un'immagine con un intento narrativo o informativo, ovvero affido all'immagine stessa un contenuto da mediare (ad esempio se realizzo un reportage), se non voglio essere frainteso nella lettura del contenuto stesso devo essere quanto più cosciente possibile di "come verrò letto".

Ora, di fronte a una figura la prima reazione che (più o meno consciamente) una persona si pone è «Che cos'è?» e immediatamente dopo cerca di darsi una risposta.
La domanda del titolo "Cos'è un paesaggio?" potrebbe essere riformulata in "Che cosa, un potenziale lettore, identifica come paesaggio?"

Sciolto questo nodo, in seconda battuta nascono altri interrogativi; una volta "riconosciuto" il paesaggio quali sono gli elementi che si vanno a cercare, quali sono i contenuti che si possono affidare a una figura di paesaggio, etc.
In "Via Livorno", ad esempio, ho volutamente tentato di realizzare dei paesaggi "fastidiosi" perché volevo mediassero il "fastidio" che provoca a me passare oggi per quella strada.


Secondo punto...
In molti dei passaggi tuoi e di Manis mi pare di capire che uomo e natura vengano interpretati come due entità separate, a seconda dei casi in conflitto fra loro o alla ricerca di un'armonia che permetta loro di coesistere.
È un punto di vista diffuso e molto "moderno", ma che non condivido. L'uomo, in barba al suo delirio di onnipotenza, è parte della natura, è un suo prodotto e, nei suoi comportamenti, anche quando non sembra non può fare a meno di sottostare alle sue leggi.
Da questa prospettiva non c'è molta differenza fra una foto delle strade affollate di New York e quella di uno stormo di pinguini sulla banchisa.


Terzo punto...
gli esempi fotografici che hai postato...
D'accordo al 100% e ribadisco la parte finale del mio precedente intervento

r.
tide
Mi è scappato un errore di battitura che rende illeggibile il testo, scusate

QUOTE(tide @ Sep 21 2008, 08:12 AM) *
di fronte a una figura la prima domanda che (più o meno consciamente) una persona si pone è «Che cos'è?» e immediatamente dopo cerca di darsi una risposta.

davidebaroni
QUOTE(tide @ Sep 21 2008, 08:12 AM) *
(cut)
Non è che lo dobbiamo fare, pare che non riusciamo a fare a meno di farlo perché pare che il nostro cervello funzioni così e l'intento non è ovviamente quello di mettere in ordine i cassetti della scrivania.
(cut)
Secondo punto...
In molti dei passaggi tuoi e di Manis mi pare di capire che uomo e natura vengano interpretati come due entità separate, a seconda dei casi in conflitto fra loro o alla ricerca di un'armonia che permetta loro di coesistere.
È un punto di vista diffuso e molto "moderno", ma che non condivido. L'uomo, in barba al suo delirio di onnipotenza, è parte della natura, è un suo prodotto e, nei suoi comportamenti, anche quando non sembra non può fare a meno di sottostare alle sue leggi.
Da questa prospettiva non c'è molta differenza fra una foto delle strade affollate di New York e quella di uno stormo di pinguini sulla banchisa.

Terzo punto...
gli esempi fotografici che hai postato...
D'accordo al 100% e ribadisco la parte finale del mio precedente intervento

r.


Grazie degli spunti di riflessione, che anche nel tuo post non mancano certo.

Ho quotato i tre punti che mi toccano più da vicino.

Primo punto: è vero, il cervello "categorizza" automaticamente, gli serve proprio per "mettere ordine" nelle sue rappresentazioni del mondo e per creare collegamenti, analogie, generalizzazioni.
Ma, in questo caso come in quasi tutti gli altri, la stessa cosa può appartenere a (o rientrare in) molte categorie diverse... e allora mi torna la stessa domanda: è davvero "necessario", o almeno "utile", suddividere le immagini per categorie? Probabilmente lo é per fini di archiviazione... e in questo caso, ogni foto avrà diversi "tag": uno per ogni possibile "categoria di appartenenenza". Ma tu chiedi "cosa voi lettori identificate come un paesaggio?", e a questo mi pare di aver risposto, per quanto mi riguarda, e mi pare pure che siamo d'accordo: "paesaggio" è una visione d'insieme, non importa (ai fini della categorizzazione) se di una strada di New York o della banchisa polare o di un angolo di foresta amazzonica o di qualsiasi altra cosa.

E qui arriviamo al secondo punto... biggrin.gif

Non so Manis, ma io personalmente non vedo "l'uomo" come "un'entità separata dalla Natura". O meglio, penso che l'uomo sia "nato" come parte integrante della natura... e se lo sia dimenticato, ponendosi de facto in contrapposizione con essa, come (per tornare ad un vocabolo che ho usato in un intervento precedente) un cancro fa parte dell'organismo che lo ospita... e lo porta nondimeno alla morte.
Il delirio di onnipotenza dell'uomo, che giustamente richiami, è esattamente ciò che "fa la differenza". I pinguini sulla banchisa SONO "diversi" dalla folla a New York, e la differenza è che non hanno costruito New York... biggrin.gif
Spero che ci siamo entrambi resi conto che questa parte del discorso non ha niente a che fare con la classificazione di una foto come paesaggio o meno. Ha invece a che fare con "cosa si sceglie di fotografare, come e perché". A me interessa fotografare "la Natura SENZA l'uomo", o almeno senza le sue opere permanenti, perché penso che queste "opere permanenti" (le città, i grattacieli, i monumenti...) siano appunto l'espressione ed il frutto di quel delirio di onnipotenza, e NON la "parte naturale" dell'uomo.
E, come ho detto in precedenza, tendo a considerarli "brutti". smile.gif
Mostrare il mondo come avrebbe potuto essere, come (forse) avrebbe dovuto essere, è per me un modo di mostrare a me stesso ed agli altri qualcosa da preservare, da rispettare, da perseguire. Preferisco farlo così piuttosto che mostrare cosa "evitare" facendo foto di denuncia, e ho i miei buoni motivi per preferirlo... anche se sono un po' lunghi da spiegare.
Così come è lungo da spiegare il perché credo fermamente che "l'uomo" (che è una grandissima generalizzazione: c'é uomo e uomo, un "metropolitano" broker d'affari di NY é diverso da un mercante della casbah di Marrakech ed entrambi sono diversi da un Boscimane o un Masai o un indio Kayapò), così come lo intendiamo noi, quello della nostra cultura, condivida lo stile di vita, l'atteggiamento, probabilmente il terrore di Caino... e la sua maledizione. smile.gif
Ora, questo discorso forse può spiegare, a te e a chi sia interessato, il perché io personalmente intendo il paesaggio come lo intendo, e lo fotografo come lo fotografo.
Chi invece ritrae il paesaggio urbano, periferie, centri storici, monumenti, street, whatever, ha probabilmente un altro approccio. L'uomo (e la sua opera) è più "al centro" della sua rappresentazione del mondo. Mostra, in un certo qual modo, come "centrale" l'elemento umano, e il "resto" gli é in un certo senso asservito... Una semplice questione di priorità. smile.gif

Il che ci porta al terzo punto, e in particolare a questo:

QUOTE
Se questo fosse vero le chiavi di lettura di un panorama incontaminato e di uno street metropolitano ripreso con un superwide sarebbero identiche. A variare sarebbe solo la percentuale di spazio ingombrata dall'uomo.
Ancora una volta sarebbero quindi angolo di campo, profondità e punto di ripresa i fattori determinanti per il "riconoscimento" e l'approccio istintivo a una figura.


E su questo mi trovi d'accordo al 100%.

Ciao,
Davide
PAS
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 09:03 AM) *
Grazie degli spunti di riflessione, che anche nel tuo post non mancano certo.

Ho quotato i tre punti che mi toccano più da vicino.

Primo punto: è vero, il cervello "categorizza" automaticamente, gli serve proprio per "mettere ordine" nelle sue rappresentazioni del mondo e per creare collegamenti, analogie, generalizzazioni.
Ma, in questo caso come in quasi tutti gli altri, la stessa cosa può appartenere a (o rientrare in) molte categorie diverse... e allora mi torna la stessa domanda: è davvero "necessario", o almeno "utile", suddividere le immagini per categorie? Probabilmente lo é per fini di archiviazione... e in questo caso, ogni foto avrà diversi "tag": uno per ogni possibile "categoria di appartenenenza". Ma tu chiedi "cosa voi lettori identificate come un paesaggio?", e a questo mi pare di aver risposto, per quanto mi riguarda, e mi pare pure che siamo d'accordo: "paesaggio" è una visione d'insieme, non importa (ai fini della categorizzazione) se di una strada di New York o della banchisa polare o di un angolo di foresta amazzonica o di qualsiasi altra cosa.

E qui arriviamo al secondo punto... biggrin.gif

Non so Manis, ma io personalmente non vedo "l'uomo" come "un'entità separata dalla Natura". O meglio, penso che l'uomo sia "nato" come parte integrante della natura... e se lo sia dimenticato, ponendosi de facto in contrapposizione con essa, come (per tornare ad un vocabolo che ho usato in un intervento precedente) un cancro fa parte dell'organismo che lo ospita... e lo porta nondimeno alla morte.
Il delirio di onnipotenza dell'uomo, che giustamente richiami, è esattamente ciò che "fa la differenza". I pinguini sulla banchisa SONO "diversi" dalla folla a New York, e la differenza è che non hanno costruito New York... biggrin.gif
Spero che ci siamo entrambi resi conto che questa parte del discorso non ha niente a che fare con la classificazione di una foto come paesaggio o meno. Ha invece a che fare con "cosa si sceglie di fotografare, come e perché". A me interessa fotografare "la Natura SENZA l'uomo", o almeno senza le sue opere permanenti, perché penso che queste "opere permanenti" (le città, i grattacieli, i monumenti...) siano appunto l'espressione ed il frutto di quel delirio di onnipotenza, e NON la "parte naturale" dell'uomo.
E, come ho detto in precedenza, tendo a considerarli "brutti". smile.gif
Mostrare il mondo come avrebbe potuto essere, come (forse) avrebbe dovuto essere, è per me un modo di mostrare a me stesso ed agli altri qualcosa da preservare, da rispettare, da perseguire. Preferisco farlo così piuttosto che mostrare cosa "evitare" facendo foto di denuncia, e ho i miei buoni motivi per preferirlo... anche se sono un po' lunghi da spiegare.
Così come è lungo da spiegare il perché credo fermamente che "l'uomo" (che è una grandissima generalizzazione: c'é uomo e uomo, un "metropolitano" broker d'affari di NY é diverso da un mercante della casbah di Marrakech ed entrambi sono diversi da un Boscimane o un Masai o un indio Kayapò), così come lo intendiamo noi, quello della nostra cultura, condivida lo stile di vita, l'atteggiamento, probabilmente il terrore di Caino... e la sua maledizione. smile.gif
Ora, questo discorso forse può spiegare, a te e a chi sia interessato, il perché io personalmente intendo il paesaggio come lo intendo, e lo fotografo come lo fotografo.
Chi invece ritrae il paesaggio urbano, periferie, centri storici, monumenti, street, whatever, ha probabilmente un altro approccio. L'uomo (e la sua opera) è più "al centro" della sua rappresentazione del mondo. Mostra, in un certo qual modo, come "centrale" l'elemento umano, e il "resto" gli é in un certo senso asservito... Una semplice questione di priorità. smile.gif

Il che ci porta al terzo punto, e in particolare a questo:
E su questo mi trovi d'accordo al 100%.

Ciao,
Davide


Rispettabilissimo e condivisibile quanto quotato, ma pongo un altro dubbio?
Il pescatore delle Laccadive che improvvisamente viene messo nelle condizioni tecniche di esprimere la sua creatività fotografando paesaggi, probabilmente sarebbe annoiato da spiagge deserte e più attratto dal ritrarre quello che noi consideriamo delirio di onnipotenza dell’uomo.

Ovvio, che la domanda iniziale era “cosa intendi per paesaggio” e tu hai espresso la tua preferenza
Ma in molte nostre risposte temo vi sia, netta, l’influenza di una visione “occidentale” della fotografia con relativo corredo di nostalgie ed idiosincrasie.
Tramonto
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 09:03 AM) *
...
Mostrare il mondo come avrebbe potuto essere, come (forse) avrebbe dovuto essere, è per me un modo di mostrare a me stesso ed agli altri qualcosa da preservare, da rispettare, da perseguire ...

La fisica moderna ci insegna che l'osservazione perturba l'oggetto della stessa. E da lì viene il Principio di Indeterminazione, per cui io non posso conoscere al contempo posizione ed energia di una particella senza una qualche incertezza.
Fare un foto perturba l'ambiente. Senza industrie che producono sensori, vetri ottici e che assemblano i vari componenti, senza microprocessori e monitor, senza chi trasporta le materie prime, fotocamere e obiettivi non ci sarebbe l'immagine attuale (una volta c'era anche l'industria chimica con le sue emulsioni, pellicole e bagni di sviluppo ...). L'uomo c'è sempre, col suo carico di emissioni di gas serra (per fare una reflex ci vuole tanta energia ...) e altro. Anche quando ci piace di pensare e dar da vedere che non c'è.
Nell'ottocento i fotografi di paesaggio hanno svolto un ruolo non trascurabile sulla tutela di ambienti incontaminati. Pensiamo a William Henry Jackson che attraversò il West portando a dorso di mulo le sue lastre fotografiche supportate su vetro e che contribuirono a decretare che Yellowstone diventasse Parco Nazionale.
Oggi le cose sono più complesse e il ruolo dell'immagine di Natura rischia di perdere il ruolo che aveva un secolo e mezzo fa ...
Tramonto
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 09:03 AM) *
...A me interessa fotografare "la Natura SENZA l'uomo", o almeno senza le sue opere permanenti, perché penso che queste "opere permanenti" (le città, i grattacieli, i monumenti...) siano appunto l'espressione ed il frutto di quel delirio di onnipotenza, e NON la "parte naturale" dell'uomo.
E, come ho detto in precedenza, tendo a considerarli "brutti".

Ma le città, i grattacieli (alcuni) e i monumenti non sono configurabili tra le attività "creative" dell'uomo, come lo è la fotografia? La creatività dell'uomo non apparterrebbe dunque - secondo te - alla "parte naturale" dell'uomo.
Rispetto le tue idee, ma sono profondamente convinto del contrario.
Così come mi spavento nel sentire che un uomo di Manhattan è diverso da un Masai. La diversità sta alla base del razzismo. Il broker e il pastore etiope o il cacciatore dell'Amazzonia non sono diversi. E' diverso il modo con cui curano i propri interessi (che non è detto che siano coincidenti). Bada, non sto accusando nessuno di alcunché. Sto solo dicendo che prire le questioni in un certo modo comporta certi "rischi". Una certa "cultura" rischia di ottenere gli effetti opposti a quelli che si prefigge (o perlomeno dichiara) di ottenere.
davidebaroni
QUOTE(PAS @ Sep 21 2008, 12:09 PM) *
Rispettabilissimo e condivisibile quanto quotato, ma pongo un altro dubbio?
Il pescatore delle Laccadive che improvvisamente viene messo nelle condizioni tecniche di esprimere la sua creatività fotografando paesaggi, probabilmente sarebbe annoiato da spiagge deserte e più attratto dal ritrarre quello che noi consideriamo delirio di onnipotenza dell'uomo.

Ovvio, che la domanda iniziale era "cosa intendi per paesaggio" e tu hai espresso la tua preferenza
Ma in molte nostre risposte temo vi sia, netta, l'influenza di una visione "occidentale" della fotografia con relativo corredo di nostalgie ed idiosincrasie.


Scusa, Valerio... non vedo in che modo la presunta noia del pescatore delle Laccadive sia in contrasto con quanto detto finora. smile.gif
Mi pare che abbiamo fatto nostra la definizione: "Paesaggio = visione d'insieme", come (e mi ripeto) nella citazione dal Garzanti: "L'aspetto di un luogo, di un territorio (qualsiasi luogo o territorio) quale appare quando lo si abbraccia con lo sguardo"

Il suddetto pescatore delle Laccadive, anche nel caso che sia annoiato dalle "solite" spiagge deserte, semplicemente scatterà foto di altri tipi di paesaggio... ma questo riguarda il "cosa fotografo, come e perché", cioé in un certo senso il "contenuto", non la definizione... Può anche darsi che il suddetto pescatore continui a fotografare spiagge deserte, perché é quello che conosce. Che ne sappiamo noi? Cambierebbe questo una iota nella definizione di "paesaggio"?
Onestamente, non credo. biggrin.gif

Ora, sperando di essere chiaro nell'esprimere quello che, comunque, resta un mio personale punto di vista: se "paesaggio" é "L'aspetto di un luogo, di un territorio (qualsiasi luogo o territorio) quale appare quando lo si abbraccia con lo sguardo", allora non ha alcuna importanza di quale luogo si tratti ai fini della attribuzione di categoria... la caratteristica che ne definisce la rappresentazione come "paesaggio" è quella citata, e non ha nulla a che fare con il "contenuto".
Poi c'é chi preferisce certi tipi di luoghi e chi ne preferisce altri. Questo fa parte delle idiosincrasie personali, delle cose che spingono me a fotografare quello che fotografo io e te a fotografare quello che fotografi tu... ma, a condizione che siano tutti "luoghi" e pure tutte "visioni d'insieme", allora sono tutti "paesaggi". smile.gif

IMHO, naturalmente.

Ciao,
Davide
davidebaroni
Tramonto, ti ho risposto in MP, perché mi sembra che stiamo esulando dal tema iniziale. Ma una cosa te la dico anche qui...

QUOTE(Tramonto @ Sep 21 2008, 12:58 PM) *
(cut)
Così come mi spavento nel sentire che un uomo di Manhattan è diverso da un Masai. La diversità sta alla base del razzismo. Il broker e il pastore etiope o il cacciatore dell'Amazzonia non sono diversi. E' diverso il modo con cui curano i propri interessi (che non è detto che siano coincidenti).


No, Tramonto... SONO diversi, pur restando tutti loro esseri umani a pieno titolo. E non perché io sia razzista (non lo sono), ma perché vivono in MONDI diversi. Almeno interiormente... e anche esteriormente. I "valori" di un cacciatore Masai NON sono quelli di un broker di Wall Street. La visione del mondo di un cacciatore nomade, di un pastore seminomade e di un economista stanziale industrializzato non sono le stesse... non si assomigliano neppure.
Non c'é da spaventarsi: la diversità è una risorsa, non qualcosa da temere. E' la paura della diversità a stare alla base del razzismo, non la diversità in sé. smile.gif

Tutto questo non ha nulla a che fare con la domanda iniziale... mentre ha tutto a che fare con le idee personali. E poiché so molto bene che quando si arriva a toccare il livello dei sistemi di valori e convinzioni delle persone si entra in un campo minato, restiamo in temi collegati alla domanda originaria, vuoi? smile.gif
Ciao,
Davide
Tramonto
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 01:49 PM) *
Non c'é da spaventarsi: la diversità è una risorsa, non qualcosa da temere. E' la paura della diversità a stare alla base del razzismo, non la diversità in sé. smile.gif

Certamente. Convengo con te. Non vorrei però che si attribuissero "qualità" alle diversità. La diversità è sicuramente una risorsa che - a mio avviso - rimane tale se i diversi sono tutti allo stesso livello. Se l'uomo che vive a contatto con la Natura diventasse "migliore" di uno che fa finanza a NYC, beh ecco questo mi preoccuperebbe un po' ...
Mi scuso per l'off-topic e raccolgo l'invito a rientrare in tema (ora vado a leggermi l'MP). Sono ovviamente d'accordo con te sulla definizione che hai dato di paesaggio: "L'aspetto di un luogo, di un territorio (qualsiasi luogo o territorio) quale appare quando lo si abbraccia con lo sguardo", e ovviamente sposo la tua idea che non ha alcuna importanza di quale luogo si tratti ai fini della attribuzione di categoria...
Ma questo era già detto, forse in modo meno chiaro, nel mio primo intervento smile.gif .
davidebaroni
QUOTE(Tramonto @ Sep 21 2008, 02:07 PM) *
Certamente. Convengo con te. Non vorrei però che si attribuissero "qualità" alle diversità. La diversità è sicuramente una risorsa che - a mio avviso - rimane tale se i diversi sono tutti allo stesso livello. Se l'uomo che vive a contatto con la Natura diventasse "migliore" di uno che fa finanza a NYC, o viceversa, beh ecco questo mi preoccuperebbe un po' ...


Giusto per chiudere l'escursione OT, e chiarire fino in fondo il mio pensiero, mi sono permesso di aggiungere una semplice coppia di parole nella tua frase... wink.gif

Sul resto, siamo d'accordo! Pollice.gif

Ciao,
Davide
PAS
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 01:16 PM) *
Scusa, Valerio... non vedo in che modo la presunta noia del pescatore delle Laccadive sia in contrasto con quanto detto finora. smile.gif
Mi pare che abbiamo fatto nostra la definizione: "Paesaggio = visione d'insieme", come (e mi ripeto) nella citazione dal Garzanti: "L'aspetto di un luogo, di un territorio (qualsiasi luogo o territorio) quale appare quando lo si abbraccia con lo sguardo"
...


Infatti non ho scritto che sia in contrasto tongue.gif

Il dubbio che volevo insinuare andando a disturbare il mio amico pescatore biggrin.gif è su una eccessiva generalizzazione della definizione di paesaggio, così come sta uscendo dagli ultimi interventi.
La definizione del Garzanti può valere come esercizio semantico ma è tanto generica per il fotografo quanto inutile.
Una definizione che, alla fine della fiera, lascia senza risposta la domanda iniziale. Domanda che non era “cosa mi piace fotografare quando faccio paesaggio”.
Però piano piano si arriva lì. wink.gif

Provocatoriamente:
Non esiste una definizione univoca di paesaggio. Ovvero possiamo metterci in pace la coscienza appellandoci al Consiglio d’Europa o al Garzanti o all’origine etimologica per eleggerne una.
Ma ciò che conta sarà ciò che ciascuno di noi assocerà a “paesaggio” quando premerà il pulsante dopo aver inquadrato o quando sfoglierà un album fotografico.
Associazione che ciascuno di noi si costruirà, con la consuetudine, con esperienza, con l’interazione
Una summa di associazioni che nel medesimo ambito socioculturale potrà sviluppare affinità sempre più strette, tanto da dar vita ad un intendere comune della classificazione (e forse è questo che si voleva sondare con la domanda iniziale)
Classificazione che comunque resta sempre individuale.
Tramonto
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 02:21 PM) *
... mi sono permesso di aggiungere una semplice coppia di parole nella tua frase... wink.gif

Hai fatto benissimo! Grazie Pollice.gif
Ciao!
davidebaroni
QUOTE(PAS @ Sep 21 2008, 04:15 PM) *
(cut)
Classificazione che comunque resta sempre individuale.


Affermazione che condivido, e che rende a mio (provocatorio) avviso inutile, se non a fini filosofici o (come già detto) di archiviazione, la ricerca stessa di una definizione... biggrin.gif

Il fatto é che il limite da te esplicitato è comune a TUTTO il linguaggio parlato. Se chiedi a un pubblico di descrivere per iscritto una MELA (oggetto fisico), avrai tante descrizioni diverse quante sono le persone. Se dici "paesaggio", è la stessa cosa, anzi peggio, perché si parla di un concetto. Per questo la definizione è giocoforza "generica" e generalizzata: la si formula in modo da includere quante più possibili definizioni individuali... Non dimentichiamo che quello che si cerca di solito, in questi casi, è "una definizione condivisa", e quindi si cerca di evitare una diatriba infinita del tipo "ah, no, questo non è XY, perché manca questa cosa"... Più generica la definizione, più probabile che ognuno possa "riconoscervisi". smile.gif

Al di là di questo, e forse avvicinandomi ad una risposta soggettiva alla domanda iniziale: io, come potenziale lettore a cui va bene la definizione del Garzanti, "classifico" come paesaggi anche foto che personalmente non scatterei mai, in quanto non corrispondenti a "quello che mi piace ritrarre come paesaggio"... Semplicemente, non sono i paesaggi che scatterei io. Ma sono paesaggi lo stesso. smile.gif

Ciao,
Davide
Marco Pacini

Life is a bound
The nights are very incredible
Bound is a life
The landscapes are memorable


(P.C. 2008)

wink.gif

m.
tide
QUOTE(Tramonto @ Sep 21 2008, 02:07 PM) *
l'invito a rientrare in tema...

Sinceramente non trovo che questi interventi siano fuori tema, ma forse solo perché ho formulato la domanda iniziale in modo impreciso.

Alla luce di quanto è emerso dalla discussione (non sto a quotare tutti gli interventi) la frase "Cos'è un paesaggio?" può tranquilamente trasformarsi in "Che caratteristiche deve avere una figura perché il nostro cervello la riconosca istintivamente come paesaggio?"

Le interpretazioni personali sono a questo punto importanti, così come le motivazioni che contribuiscono a formarle.
Infatti
QUOTE(twinsouls @ Sep 21 2008, 05:03 PM) *
la definizione è giocoforza "generica" e generalizzata: la si formula in modo da includere quante più possibili definizioni individuali...


L'unica anomalia è forse rappresentata dal fatto che, essendo tutti (chi più chi meno) "produttori di figure" si tende inevitabilmente a spostare la questione su
QUOTE(PAS @ Sep 21 2008, 04:15 PM) *
“cosa mi piace fotografare quando faccio paesaggioâ€.

ma questo, in un contesto come il nostro, ci sta tutto, perché se da un lato è vero che l'insieme di ciò che amiamo fotografare è più piccolo dell'insieme di ciò che riconosciamo, è altrettanto vero che l'abitudine alla pratica della ripresa ha fatto emergere le nostre motivazioni dallo strato inconscio del nostro pensiero.

In realtà l'affermazione "a me, quando faccio paesaggio, piace fotografare xyz" contiene tanto la risposta alla prima domanda, quanto un accenno di esplorazione alla seconda parte della questione che sollevavo in precedenza, e cioè: quali sono i contenuti che posso far mediare alla fotografia di paesaggio?

r.
tide
Su questa questione ho delle opinioni, che però sono tutte da confrontare e da verificare.

posto di suddividere la mia capacità di comunicare su tre piani differenti e cioè:

- un piano relazionale, che uso per scambiare segnali sul mio essere soggettivo, ovvero su come sono fatto e mi sento io (sono assonnato, affamato, arrabbiato, etc.)
- un piano informativo, che uso per scambiare informazioni, appunto, sulla mia percezione della realtà oggettiva che mi circonda.
- un piano narrativo, che uso per trasferire conoscenza in modo astratto

penso che la figura di paesaggio, così come è stato descritto (visione ampia e profonda della terra accessibile dal mio punto di osservazione), ben si presti a veicolare contenuti che appartengono alla seconda categoria e cioè al piano informativo.
ovvio che anche l'informazione non può prescindere da un certo livello di soggettività, perché è la realtà che mi circonda ad essere oggettiva, non la mia percezione della stessa (es. la marmotta che fischia per informare il branco ha percepito un pericolo che non è affatto detto che esista realmente)
Dalla scelta del punto di osservazione di ognuno di coloro che hanno descritto il proprio modo di raffigurare il paesaggio emerge infatti forte e chiara una precisa percezione del mondo circostante (banalizzando il suo intervento, Davide dice: «fotografo la spiaggia deserta perché New York è brutta»).
La visione ampia e profonda, inoltre, che permette di includere nella composizione una quantità di dettagli che, sempre per citare Davide, solo insieme diventano soggetto, ben si presta alla raffigurazione del "Mondo che ci circonda".

r.
carlo.dainese
Provo a condividere la mia, in quanto il mio stile di vita mi porta vivere il più possibile all'aria aperta e soprattutto sui monti. Il mio primo approccio con la fotografia non l'ho avuta con le persone vicine ma con il paesaggio. Cos'è quindi per me il paesaggio? Le definizioni mi lasciano indifferente, certo è che se parlo con qualcuno per telefono e dovessi spiegargli che cosa intendo io per paesaggio probabilmente direi: tutto quello con cui interagisco e che ha per soggetto principale l'imponenza della natura. In contrasto con la piccolezza delle strutture create dall'uomo, fossero anche mega strutture di Gibsoniana memoria. Poi direi: "vai a vederti le mie foto sul sito" valgono più di tutte le parole che posso dire. E la presenza o meno dell'elemento umano? per me certamente può essere presente, anzi lo rende concreto. Se ci sono io che lo fotografo allora ci può stare chiunque altro (magari non tutti possono stare sulla vetta di un monte, però qualcuno sì, ci riuscirebbe). ma credo che focalizzando i discorso, approfondendolo, si arrivi al senso della specifica foto. Se voglio mettere in evidenza la piccolezza dell'uomo rispetto la madre natura fotografo in un certo modo e l'elemento umano lo metto a tesi; se m'incanta uno scorcio selvaggio (il "wilderness" che fa tanto uomini-colti-di-mondo) allora non ci faccio entrare il traliccio. Se mi colpisce e voglio trasmettere agli altri attraverso la foto il rapporto uomo-natura magari il podere coltivato o la baita (nuova o fatiscente non importa) trova il suo spazio sul sensore. Generalizzando trovo quindi che il paesaggio di un fotografo sia personale, dipende dal suo stile (che non ritengo espressione tecnica) e non debba essere inteso ugualmente da tutti. Si dica pure il "paesaggio di Renoir" o quello di "Ansel Adams" ma non il paesaggio è "estrattod a Treccani o quant'altro."
Augh ho parlato!
PAS
OT a margine, prendendo spunto dall’intervento di Carlo:
Trovo che queste discussioni, al di là dello stimolante confronto di opinioni, abbiano un loro peculiare valore:
Quello di contribuire a conoscersi meglio, come fotografi, ma soprattutto come persone.
Superando l’aridità di un nick e di un avatar.
Grazie agli intervenuti.
Fine OT
manis
QUOTE(tide @ Sep 22 2008, 07:36 AM) *
posto di suddividere la mia capacità di comunicare su tre piani differenti e cioè:

- un piano relazionale, che uso per scambiare segnali sul mio essere soggettivo, ovvero su come sono fatto e mi sento io (sono assonnato, affamato, arrabbiato, etc.)
- un piano informativo, che uso per scambiare informazioni, appunto, sulla mia percezione della realtà oggettiva che mi circonda.
- un piano narrativo, che uso per trasferire conoscenza in modo astratto

penso che la figura di paesaggio, così come è stato descritto (visione ampia e profonda della terra accessibile dal mio punto di osservazione), ben si presti a veicolare contenuti che appartengono alla seconda categoria e cioè al piano informativo.


Il paesaggio così interpretato è vero che ben si presta a veicolare contenuti su di un piano puramente informativo, ma è quasi sempre focalizzato sulla percezione del fotografo stesso piuttosto che sulla realtà oggettiva del luogo. Provo a fare qualche esempio per chiarire il mio pensiero.

Le fotografie relative al movimento "new topographics" americano avevano l'intento di riprodurre in maniera il più possibile "oggettiva" il territorio (in quel caso che comprendesse tracce della presenza dell'uomo) cercando di evitare il più possibile un'interpretazione personale. Lo stesso tipo di "oggettività" si riscontra nell'immenso lavoro di catalogazione portato avanti da Bernd and Hilla Becher.
Un'altro esempio di rappresentazione dei luoghi che cerca di essere "oggettivo" senza lasciarsi influenzare da facili estetismi è anche il più recente lavoro di Gabriele Basilico su Beirut.

Un approccio invece a mio parere molto diverso, se non diametralmente opposto, è la fotografia paesaggistica come la si intende "normalmente" che ha il suo massimo rappresentante in Ansel Adams. Questo tipo di fotografia non ha il solo scopo di informare su di un luogo, ma tende sempre ad esaltare la bellezza del luogo stesso ed a veicolare la percezione del fotografo che è sempre di stupore/ammirazione/contemplazione ecc,
Questo per dire che credo che le fotografie di paesaggio che vogliano comunicare informazioni su di un luogo in modo per quanto possibile "oggettivo" siano molto differenti da quelle che hanno un intento estetico.

Oltre che su di un piano informativo penso che le fotografie di paesaggio funzionino bene anche su di un piano relazionale. A questo proposito eccovi un link al progetto Scene di passaggio in cui l'autore utilizza molte fotografie di paesaggio per raccontare un suo percorso personale,

Riguardo al mio post precedente volevo specificare che non metto in contrapposizione l'uomo e la natura e che concordo con il fatto che l'uomo faccia ovviamente parte della natura. Quello che credo siano invece contrapposti sono i prodotti dell'uomo e quelli della natura. Le forme prodotte dall'uomo sono fatte di linee rette, spigoli e forme regolari che non si trovato in natura, ed anche i materiali utilizzati come il cemento, l'asfalto, l'acciaio, il vetro ecc. sono tipici delle costruzioni umane.


tide
Personalmente non credo nell'oggettività pura dell'informazione, perché questa implicherebbe lo svincolamento totale dalla percezione di chi sta informando, cosa che considero impossibile.
Per essere "puramente oggettivi" sarebbe addirittura necessario "non scegliere" su che cosa informare (perché anche tale scelta è soggettiva), ovvero informare su tutto, e per informare su tutto sarebbe necessario "conoscere" tutto.
Persino il tentativo di essere "quanto più oggettivo possibile", invece, si direbbe essere frutto della percezione dell'autore.
Però questa volta credo di essere veramente OT tongue.gif
r.
PAS
QUOTE(manis @ Sep 21 2008, 12:35 AM) *
La fotografia di paesaggio credo che sia stata sempre più associata con il passare degli anni ad elementi naturali in cui l'uomo o i segni della sua presenza non sono necessari o anzi meglio se completamente assenti per non turbare la "sacralità" dei luoghi naturali, perfetti in quanto fatti da Dio in persona e non contaminati dall'uomo.
Quante volte cercando di cogliere l'infinita bellezza di un tramonto o di un paesaggio alpino ci siamo infastiditi per la presenza di un traliccio elettrico, di un viadotto o di un'altra costruzione dell'uomo che rovinavano irrimediabilmente la poetica bellezza del luogo ?



QUOTE(manis @ Sep 22 2008, 02:18 PM) *

Riguardo al mio post precedente volevo specificare che non metto in contrapposizione l'uomo e la natura e che concordo con il fatto che l'uomo faccia ovviamente parte della natura. Quello che credo siano invece contrapposti sono i prodotti dell'uomo e quelli della natura. Le forme prodotte dall'uomo sono fatte di linee rette, spigoli e forme regolari che non si trovato in natura, ed anche i materiali utilizzati come il cemento, l'asfalto, l'acciaio, il vetro ecc. sono tipici delle costruzioni umane.


Quindi manis, questo dovrebbe essere escluso dalla classificazione di “paesaggio”?

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Beh l’uomo è parte della natura e poiché ciò che costruisce lo fa partendo da elementi che trova sul pianeta, i suoi prodotti sono essi stessi parte della natura.
Più o meno come un alveare, che sorge solo per opera di uno sciame di api, alterando biologicamente elementi naturali e modificando l’aspetto dell’ambiente preesistente..
La differenza è la consapevolezza.
Consapevolezza che dall’evoluzione biologica ha consentito all’uomo anche l’evoluzione tecnologica.
Estremizzando:
Un alieno senza contaminazioni antropocentrica o antropofobica che giungesse sulla terra e decidesse di ritrarre paesaggi non farebbe probabilmente differenza tra un termitaio ed un edificio di Manhattan (a parte le dimensioni biggrin.gif ), entrambi sono prodotti da abitanti del pianeta e di questo fanno parte.

Per il resto concordo con Roberto sull’inesistenza dell’oggettività nell’informazione.
tide
Rieccomi...
Scusate, stavo appiccicato a "fotoschiopp" tentando di mettere in pratica quanto si diceva qui, applicandolo al mio modo di usare la fotografia, che non è sicuramente ortodosso, ma è il mio e tant'è.

Riassumendo, quindi...
Paesaggio; visione della terra nel senso più lato, quanto pù larga e profonda possibile dal mio punto di osservazione, mostrata al prossimo con l'intenzione di informarlo sulla mia percezione della realtà oggettiva che mi circonda, senza la benché minima intenzione di essere o apparire oggettivo (confesso che non mi ha mai nemmeno sfiorato l'idea tongue.gif)

Boh....
A me è uscito questo...
ci avrò preso?

SOTTO VUOTO SPINTO #3
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Grazie a tutti,
è stato interessante e, a tratti, divertente.

Bye all, ora vado in letargo.
Robi
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