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Etica Fotografica
Fino a che punto si può chiamare foto?
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giovist
Messaggio: #1
Ciao a tutti!

Girovagando su questo pregevolissimo forum vedo spesso bellissime immagini modificate pesantemente in post produzione. Ferma restando la bellezza del risultato finale, mi chiedo: fino a che punto un'immagine modificata in post produzone si può ancora definire fotografia e non grafica?

Io ho fotografato sia su pellicola che, adesso, in digitale. Non ho mai sviluppato fotografie, ma immagino che anche i fotografi dell'era pre-digitale operavano qualche modifica o aggiustamento in fase di sviluppo. Credo però che il digitale consenta di andare molto oltre.

Mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero. Quello di fotografi di lunga data che hanno scattato per anni su pellicola, come quello di fotografi giovani che sono "nati in digitale".

Grazie a tutti quelli che vorranno esprimersi!
enrico
Messaggio: #2
Ciao.
Quesito assai interessante. Il Taddei distingue fra immagine tecnica ed immagine iconica:
Immagine tecnica , immagine ottenuta tramite uno strumento, la macchina, che può essere regolata, se ne può modificare il punto di vista ecc, ma è comunque di produrre una immagine, anche se lo scatto dovesse avvenire casualmente. E' necessario che ci sia però qualcosa davanti all'obiettivo al momento dello scatto.
Immagine iconica , immagine prodotta da uno strumento guidato dalla mano. Una matita, un pennello da soli non possono che produrre una macchia, una striscia se dovessero cadere sul foglio. L'immagine iconica per essere prodotta non ha bisogno di un soggetto presente davanti all'autore. Può benissimo essere una immagine mentale e può essere prodotta all'interno di una stanza completamente vuota.
Ho un amico che si diverte a produrre quelle che lui chiama "fotografie", disegnando su un foglio di carta sensibile mediante un pennello intriso di sviluppo e poi esponendo alla luce. Quelle non sono fotografie: è grafica pura ed il fatto che usi un supporto e dei prodotti "fotografici" non significa nulla.
Il tuo quesito è quindi particolarmente interessante. Attraverso il mouse, noi interveniamo manualmente sull'immagine. Quando facciamo delle selezioni, quando usiamo il timbro clone, quando..., noi interveniamo guidando con il mouse (e quindi con la mano) uno strumento elettronico, stiamo in effetti facendo della grafica. Questo se l'intervento è pesante e l'immagine viene modificata in maniera piuttosto pesante. Se interveniamo invece in maniera leggera, per modificare il contrasto, la luminosità o il bilanciamento cromatico, credo che rimaniamo in campo fotografico e non facciamo altro che ripetere in campo elettronico quello che nel laboratorio chimico facevamo con le carte a contrasto variabile, con le strisce di prova o, per la foto a colori, con la regolazione della filtratura. A volte il confine fra la fotografia e la "fotografica" può essere sottile.
Enrico
matmat
Messaggio: #3
secondo il mio parere la forografia nasce dalla genialità di chi la crea e quindi dallo scatto che si è voluto fare o ricercare, spesso è anche frutto della fortuna di cogliere una determinata situazione col proprio obbiettivo...

per me che uso la pellicola, la post produzione può essere far correggere i toni, sovra o sottoesporre o, come spesso mi è capitato, dover cambiare laboratorio fotografico perchè chi ci lavorava sapeva solo mettere i rullini nella macchina e fare lo scontrino!

col digitale invece si può costruire quello che si vuole, a quel punto però si va in una eccessiva post produzione e in un'alterazione completa dell'immagine che fa cadere i presupposti iniziali...

cmq penso che un margine netto fra fotografia e grafica non si possa stabilire!
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #4
Il mio lavoro è quello di raccontare alla gente quello che succede, utilizzando la scrittura.
Il lavoro di un romanziere è quello di raccontare alle stesse persone, sempre usando la scrittura, qualcosa che non è accaduto, ma che è frutto della sua arte.
Il lavoro di un poeta è quello di utilizzare la scrittura per creare suggestioni, emozioni.
E' sempre e comunque scrittura.
Il problema si pone, nella scrittura come nella fotografia, quando si confondono i piani: quando si usa l'artificio, che è alla base dell'espressione artistica, per propalare come vero qualcosa che non lo è.
La postproduzione è sempre esistita: la pratico tutt'ora, in camera oscura, giocando sulla gradazione delle carte, sulla durata dello sviluppo e dell'agitazione, operando bruciature e mascherature, tagliando l'immagine in sede di stampa e spuntinando.
In digitale, la regolazione di livelli e contrasto ha sostanzialmente la stessa funzione, la funzione "timbro" di Photoshop è l'equivalente informatico della spuntinatura.
Il problema non è di per sè "etico", perchè una fotografia mal esposta e mal inquadrata, ancorchè pesantemente ritoccata, resterà sempre una brutta fotografia. Questo se affrontiamo il problema dal punto di vista estetico, o artistico.
Diverso il discorso se, con la fotografia, pretendo di fare informazione.
Se altero l'immagine in modo da stravolgerne il significato informativo allora compio un atto deontologicamente e culturalmente (a volte anche penalmente) scorretto.
Diego
giovist
Messaggio: #5
Grazie per i vostri pensieri, molto interessanti!

Probabilmente un vago confine tra fotografia e "fotografica" lo si può individuare tra la realtà così come appare agli occhi e quella modificata.

Certo anche in questo caso si potrebbe obiettare che non tutti vedono la realtà con gli stessi occhi. La vista di ognuno di noi viene "messa a fuoco" da sentimenti diversi. Un cielo plumbeo è plumbeo per tutti, ma a qualcuno può dare un senso di oppressione e tristezza, ad altri un senso di magnificenza. Perciò, se in post produzione ne esaltiamo la componente "oppressiva" un osservatore giudicherà la foto rispettosa della realtà vista ad occhio nudo, l'altro no.

Forse l'unico vero confine è quello tracciato da tembokidogo. Tutto sta nell'uso che si deve fare dell'immagine finale. Se l'obiettivo è quello di ornare la parete di una stanza, la post produzione usata a piacimento non disturberà, se la foto dovrà essere pubblicata su una rivista scientifica... beh... le cose cambiano!

Ancora grazie a tutti!
biga1
Messaggio: #6
Secondo il mio pensiero sia la fotografia analogica e digitale si cerca di comunicare dei propri sentimenti che ci crircodanno attorno a noi, anche modificando in postproduzione grazie alle nuove tecnologie. unsure.gif
 
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