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[NIKON HISTORY] - La Nikon 28ti del 1994
gioiello ottico, meccanico e di design dalla vita effimera
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marco cavina
Messaggio: #1
Oggi è molto in voga la piccola compattina digitale dalle dimensioni lillipuziane,
meglio se con obiettivo grandangolare, per immortalare certi momenti della vita dove
non sia possibile portarsi al seguito il pesante corredo "ufficiale": sport estremi, arrampicate,
gite in montagna, camminate estenuanti su sentieri difficili, uscite in mountain bike o in barca:
quel piccolo oggettino magico risparmia i patemi per l'ammiraglia e trova posto ovunque;
volgendo lo sguardo al recente passato, ci fu una intensa primavera che vide sbocciare
molti apparecchi fotografici compatti costruiti con insoliti criteri di qualità e finitura e parimenti
dotati di obiettivi di focale fissa - solitamente grandangolari - con prestazioni ottiche e
luminosità in grado di competere con quelle dei migliori sistemi reflex: questa nuova nicchia,
le compatte di prestigio, fu inaugurata dalla Contax T by Kyocera, nel momento in cui un
forsennato trend economico stava per accendere la miccia di un decennio folle votato al
consumismo sfrenato, dove tutto sembrava possibile ed il kitsch, l'ostentazione fine a
se stessa facevano vendere come il pane articoli di lusso d'ogni genere...

La Contax T presentava un raffinato corpo rifinito in titanio, con obiettivo Zeiss Sonnar
38mm f/2,8 T* retrattile, minuscolo telemetro miniaturizzato e la ciliegina sulla torta
costituita dal pulsante di scatto a prova di usura, realizzato in zaffiro ricristallizzato
"Romande" (una specialità Kyocera, gigante dei materiali minerali high-tech): quanto
bastava per fare sognare la nuova generazione di appassionati dal portafoglio gonfio;
poco alla volta ci si rese conto che la Contax T non era solo uno status symbol da
esibire come un Breguet complicato ma produceva anche eccellenti fotografie, quasi
incredibili per un apparecchio così piccolo e semplice: l'idea Leica "piccola macchina,
grandi fotografie" veniva ribadita con forza, e molti costruttori vollero cimentarsi in
questo settore: la stessa Kyocera lanciò l'evoluzione Contax T2, con l'identico Sonnar
38mm f/2,8 dotato di autofocus ad oltre 100 steps e flash incorporato; la Ricoh
mise in commercio la piccolissima GR-1 dotata di un 28mm f/2,8 GR con superfici
asferiche e così sofisticato e performante che venne prodotto anche in montatura Leica
a vite; la Minolta sfornò la sua meraviglia in titanio TC-1, a sua volta dotata di un Rokkor
28mm f/3,5 dalle eccellenti prestazioni e con la finezza dei diaframmi ad inserimento
perfettamente circolari, per un bo-keh magnifico; la Franke & Heidecke rispolverò il
classico e sempreverde modello 35, creando opzioni celebrative rutilanti di Oro, Platino
e Titanio, dotate dello stagionato ma ancora validissimo Sonnar HFT 40mm f/2,8.

Il parossismo generale di quegli anni portò ad eccessi quasi patologici, e non di rado
queste compatte avevano un prezzo di listino equivalente ad un paio di mensilità; in
questo contesto la Nikon arrivò con un leggero ritardo che le diede il tempo di progettare
due fra i più significativi gioielli nel campo del design e delle prestazioni ottiche che
la storia della fotografia possa annoverare: la Nikon 35Ti e la Nikon 28Ti, lanciate
rispettivamente nel 1993 e 1994: si tratta di apparecchi costruiti attorno ad un nitido
parallelepipedo rivestito in lastra di Titanio calandrata (attenzione, Titanio massiccio,
non una "infarinatura" di Titanio eloxato come nel caso delle Contax T), dotati di
esposizione automatica a priorità di diaframmi o programmata gestita da un avanzato
sistema Matrix a 6 zone (formalmente lo stesso adottato all'epoca dall'ammiraglia F5),
autofocus attivo ad infrarossi con la bellezza di 833 steps di messa a fuoco, flash
incorporato ed un incredibile display analogico sulla calotta superiore gestito da
lancette su scale numeriche che farebbe invidia al quadrante di un cronografo; a questo
e ad altri dettagli di contorno come il datario incorporato ed il sistema di cornici per
il formato panorama faceva da contrappunto una coppia di obiettivi di altissima
qualità, costruiti senza compromessi basandosi su schemi simmetrici, in grado di
rivaleggiare con le migliori ottiche a focale fissa per reflex; la Nikon 35Ti utilizzava un
Nikkor 35mm f/2,8 a 6 lenti in 4 gruppi "telephoto type" simmetrico, mentre la Nikon
28Ti, riconoscibile per la livrea nera anzichè champagne, era equipaggiata con un
Nikkor 28mm f/2,8 a 7 lenti in 4 gruppi tipo "abiogonal" non retrofocus, una
combinazione di qualità costruttiva, angolo di campo, compattezza e prestazioni
che tracciavano realmente nuovi standard....

A spegnere parzialmente gli entusiasmi ci pensò la stessa Nikon, proponendo gli
apparecchi ad un prezzo di vendita da autentico salasso, e nel momento della massima
"lievitazione" dei prezzi, ai tempi del Deutsche Mark alle stelle e della Lira che usciva
dal serpente monetario europeo, il listino della più costosa 28Ti superava di slancio
i tre milioni di Lire (naturalmente la politica dell'importatore ci metteva del suo, se
posso permettermi la "frecciatina postuma"); ciò nonostante furono molti i professionisti
ed amatori evoluti che affiancarono al loro importante corredo Nikon un esemplare di
35Ti, apparecchio più versatile grazie al suo 35mm, restando inevitabilmente stupiti
per le sue prestazioni "in linea" con il corredo di serie A, mentre la 28Ti fu più difficile
da collocare: il suo grandangolare fisso da 76° allontanava gli utenti che prevedevano
un utilizzo generico, e d'altro canto non furono molti quelli disposti ad azzardare un
gioiellino di quel prezzo su cenge di roccia o in trekking mozzafiato... Le vendite in sordina
convinsero il management della Nikon a togliere di produzione la "bellezza nera" dopo
appena un anno, ed in pratica la 28Ti fu costruita solamente nel 1994 in meno di
15.000 esemplari (la mia è una delle ultime, acquistata come giacenza invenduta nel
1995, affrontando un lungo viaggio in auto, e reca la matricola 12.365).

Design, qualità costruttiva, efficacia operativa, resa ottica eccellente, rarità: tutte
caratteristiche che tratteggiano un autentico instant-classic, oggi molto ricercato
da amatori e collezionisti, cosa insolita per una compatta del recentissimo passato;
ho quindi pensato ad una profilatura a 360° che rendesse omaggio a questo
piccolo capolavoro, arricchita da inedite informazioni sulla sua dotazione ottica,
mai divulgate ufficialmente dalla Casa madre: schema ottico, correzione delle aberrazioni
e persino gli MTF ad f/2,8 ed f/5,6 con modalità standard che confermano le
incredibili prestazioni di questa fuoriclasse. Andiamo ?


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Signori, la celebre Nikon 28Ti ! Il profilo esteriore non concede spazio a fronzoli o
voli pindarici particolari, ma l'eleganza, la razionalità e la qualità costruttiva sono
palpabili; l'apparecchio si differenzia dalla sorella 35Ti per la finitura in nero martellato
sul Titanio.


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La pulizia minimalista del frontale è ingentilita da sapienti curve; nella parte superiore
sono presenti le due finestre del telemetro elettronico, che includono nel loro interasse
il proiettore IR per l'assistenza AF ed una seconda fonte luminosa che funge da dispositivo
anti-occhi rossi e da timer per l'autoscatto; sulla destra troviamo la finestra del mirino tipo
Albada, le cui cornicette prendono luce da una griglia in plastica opaca applicata al tettuccio;
la continuità formale del motivo è completata dal piccolo flash incorporato, la cui potenza
- a causa dei 76° sulla diagonale coperti dall'ottica - si limita ad NG 8 a 100 ISO.


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Sulla sommità del monolite nero di Kubrickiana memoria appaiono alcuni dei comandi
principali, come l'interruttore generale coassiale al pulsante di scatto ed una rotella
attivabile col pollice destro per il controllo manuale della messa a fuoco, un dettaglio
ispirato a quello presente sulla Contax T2.


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Se forma, aspetto e configurazione generale della Nikon 28Ti non avevano stupito nessuno, diamo
un'occhiata al display analogico multifunzionale presente al centro della calotta superiore: è un vero
lampo di genio, o si ama o si odia: personalmente l'ho adorato fin dal primo contatto: la prima Nikon 35Ti
arrivata all'importatore fu assegnata al rappresentante della mia regione, che il giorno dopo era in visita ad un
famoso rivenditore; ero presente anch'io e fui il primo a maneggiare quella primizia: appena vidi questo
display rimasi senza fiato ed il desiderio di possesso compulsivo mi avvolse completamente, lasciandomi
senza fiato! Il nitido quadrante che fa invidia ad un orologio complicato fornisce in un solo colpo d'occhio
una marea di informazioni: esposizione programmata (se inserita), diaframma selezionato, distanza di messa
a fuoco impostata, blocco manuale su infinito, staratura esposimetrica intenzionale, macchina scarica, numero
di fotogrammi esposti, pellicola in fase di riavvolgimento, posa T in funzione (con scala che indica i secondi
di esposizione), apparecchio scarico: difficilmente un display LCD potrebbe relazionare con una sola, rapida
occhiata, su tanti parametri, ed il gusto retrò di questo squisito dettaglio gratifica anche il "passatista" incallito
che accoglie sempre con sospetto gli ultimi strilli della tecnica. Per gli incontentabili c'è persino una micro-lampadina
ad ore 12 che illumina il display con una luce calda e radente, oserei dire quasi "intima"... Se è vero che la vita
non è solo prassi e raziocinio, questo display è una delle piccole gioie che allargano il cuore, un colpo di
teatro molto azzardato ma di sicuro effetto.


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L'interruttore generale coassiale al pulsante di scatto riecheggia forme e prassi
comuni sulle ammiraglie Nikon e dispone della posizione OFF di spegnimento,
P che attiva l'esposizione automatica programmata, A che predispone l'apparecchio
a priorità di diaframmi e T che indica la posa lunga, fino ad un massimo ammesso di
600 secondi; la progressione dei secondi, come in un vero e proprio orologio, è
indicata dalla sfera del display ad ore 12, sulla scala destinata al contafotogrammi:
completata la posa lunga, la sfera indica nuovamente i fotogrammi residui; la rotella
zigrinata sulla destra non serve solamente per impostare le distanze di messa a fuoco
manuali, ma in modalità Program consente la variazione rapida delle coppie tempo-
diaframma equivalenti, una caratteristica teoricamente molto interessante penalizzata
dal fatto che nel mirino viene visualizzato soltanto uno dei due valori in gioco.
Notare in dettaglio l'elegante finitura in nero martellato su lastra di Titanio massiccio.



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Sul lato sinistro della calotta sono presenti tre pulsanti dal design molto elegante
che completano l'interfaccia manuale: il primo dall'altro consente di passare alla
messa a fuoco manuale (gestita dalla rotella zigrinata sul lato opposto, basandosi
sulla scala metrica del display), il secondo attiva l'autoscatto ed accende sia la
piccola lampadina nel display sia un sistema di illuminazione a luce rossa nella
griglia plastica di sinistra, adibito alla visualizzazione a contrasto delle cornicette
del mirino: in questo modo anche queste ultime vengono illuminate con luce rossa
e sono perfettamente visibili con luce scarsa; infine, il terzo pulsante attiva la
staratura intenzionale dell'esposimetro, unico sistema per intervenire creativamente
sull'esposizione, visto che non esiste la modalità manuale, non è previsto un blocco
di memoria esposimetrico (forse l'unico grande limite dell'apparecchio) e la sensibilità
ISO viene letta automaticamente col codice DX; la staratura è visualizzabile sul display
analogico principale ed è possibile nell'intervallo + / - 2 EV; probabilmente la presenza
del lussuoso e sofisticato sistema di esposizione intelligente Matrix a sei zone è stato
considerato sufficiente per ottenere in ogni caso esposizioni corrette, anche se il mio
esemplare fornisce letture un po' abbondanti, perfette per i negativi ma utilizzando
diapositive a bassa sensibilità dovevo mantenere una staratura di - 0,7 EV per ottenere
la saturazione voluta; all'estremità sinistra è presente la già citata griglia in plastica
opaca che fornisce luce al mirino, nella quale è stato inserito un minuscolo display LCD
con i dati relativi al dorso data incorporato, che può essere escluso (in tal caso compare
la scritta OFF) od utilizzato con varie combinazioni, visualizzate sul display stesso che
serve anche per impostare alcune personalizzazioni delle funzioni, descritte poi in
dettaglio.


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La Nikon 28Ti colta in istantanea mentre focheggia ed espone col flash: la distanza
dal soggetto posto nel riferimento al centro del mirino viene letta non appena si sfiora
il pulsante di scatto e viene memorizzata per tutto il tempo in cui si esercita la pressione
col dito, ma la regolazione vera e propria dell'obiettivo ha luogo solamente quando
premiamo con maggior decisione, dando avvio all'esposizione; questo consente di
risparmiare l'energia fornita dalla batteria al Litio da 3V tipo DL123A o CR123A
ma crea un certo ritardo allo scatto; la messa a fuoco avviene su ben 833 steps, un
numero davvero ragguardevole (la famosa Contax T2 si ferma a poco più di 100) che
garantisce una regolazione molto precisa e le distanze utilizzabili vanno da infinito ad
appena 40cm, un valore che aumenta drasticamente la versatilità dell'apparecchio
in spazi angusti; dal momento che l'autofocus è assistito ad infrarossi, il sistema
potrebbe essere ingannato fotografando attraverso vetrate e finestrini, pertanto
è disponibile una posizione manuale di blocco su infinito (indicata dal logo grafico
delle montagne) che risolve il problema. Il piccolo flash può operare in tre modalità:
sempre spento, sempre attivo o azionabile a discrezione dell'apparecchio, in automatico.



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Azionando l'illuminazione attiva dal pulsante sulla calotta si accende una forte
fonte di illuminazione nel "pozzetto luce" per il mirino che proietta la luce rossa
sulle cornici dell'inquadratura; questo dispositivo è intelligente e collegato alla
lettura esposimetrica: quando ci troviamo in condizioni di luce molto forte, il
cui abbagliamento potrebbe parimenti rendere poco visibili le cornici, l'intensità
della sorgente di luce rossa aumenta decisamente, facilitando la visione degli
indici di campo anche in queste condizioni: tutti dettagli molto raffinati, in linea
con la classe dell'apparecchio.



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Il dorso della 28Ti è molto pulito e presenta pochi dettagli: la consueta
finestra d'ispezione per il tipo di film inserito, il mirino, due pulsanti
per attivare e programmare il datario a sovrimpressione ed il comando
per inserire le due ghigliottine per il formato panorama 13x36mm, una
concessione alla moda del momento che oggi fa davvero sorridere.



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Ispirandosi alla "caposcuola" Contax T2, anche l'obiettivo della Nikon 28Ti
viene retratto in posizione di riposo all'interno del corpo macchina, protetto
da un'antina scorrevole; accendendo l'apparecchio l'antina scorre lateralmente
e l'obiettivo viene proiettato fuori in posizione di ripresa, collocando il gruppo
ottico al tiraggio corretto, come l'animazione evidenzia.


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Sul fianco destro del corpo è presente il dispositivo di apertura del dorso, dotato di
presa di forza girevole e collassabile in posizione di riposo; il dispositivo non dispone
di un blocco di sicurezza vero e proprio, ma occorre esercitare un notevole sforzo
affinchè il meccanismo scatti, sufficiente ad evitare aperture accidentali.



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Il fondello della macchina, parimenti in lastra di Titanio calandrata, presenta tre punzonature
in rilievo che fungono da appoggio per evitare abrasioni al carter; in questa zona sono
collocati l'attacco per cavalletto con la classica filettatura da 1/4", il pulsantino per il
riavvolgimento manuale del film solo parzialmente esposto (in condizioni normali l'operazione
si avvia automaticamente quando termina la pellicola) ed il coperchio ammovibile che chiude
il pozzetto della batteria, dotato di una complessa micromeccanica di fermo che richiede
precisione e delicatezza in fase di serraggio.



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Sullo spigolo inferiore destro è ricavato uno scasso per il fermo
della cinghia di sicurezza, fornita in dotazione.



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L'interno della macchina con l'obiettivo in posizione di riposo (apparecchio spento)
ed estratto (apparecchio acceso); in questa zona nascosta, come sovente avviene
nelle compatte, il livello di finitura appare inferiore all'esterno: in particolare, stonano
il rocchetto ricevente e la forcella di riavvolgimento realizzati in plastica economica,
la spartana scatolatura dell'alloggiamento per il rullino e l'aspetto "artigianale" della serie
di linguette adottate per centrare e tenere il sede il caricatore; sotto la dima inferiore
del piano focale, a destra, è visibile un dispositivo di "tasto" che conferma all'apparecchio
il corretto avanzamento del film, probabilmente utilizzato per avanzare automaticamente
il nuovo caricatore fino al primo fotogramma.



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Il piano focale con le antine scorrevoli del formato panorama in posizione;
questo dispositivo maschera all'origine il formato 24x36mm riducendolo
a 13x36mm, un accessorio che all'epoca della progettazione della 28Ti
era molto in voga (esistevano persino maschere da applicare all'otturatore
di reflex di marca!), al punto che i laboratori si attrezzarono per il riconoscimento
e la stampa automatica di questo formato "panoramico"... In realtà è solo
un'inutile complicazione meccanica, dal momento che la stessa immagine
la si può ottenere stampando la porzione centrale di un fotogramma standard:
l'unica applicazione utile potrebbe essere la realizzazione diretta di diapositive
mascherate, ma la fessura sul lato destro dell'antina inferiore proietta l'immagine
nella zona da mascherare, ed il risultato è inutilizzabile.

Per quanto riguarda il dorso datario, voglio attirare la vostra attenzione sulle due immagini proposte
qui sopra e sulla coppia di piccole feritoie che si trovano nel montante a sinistra della finestra del
piano focale; per quanto sia insolito, la sovrimpressione luminosa dei dati sulla pellicola proviene
proprio da queste feritoie; in grado di proiettare una sola matrice alfanumerica per volta, per cui
la funzione è perfettamente sincronizzata con l'avanzamento del film, e le singole cifre vengono
impressionate una ad una in rapida successione mentre il fotogramma sta avanzando dopo l'esposizione!
La coppia di feritoie serve a garantire la funzione sia in formato 24x36 che in formato panorama:
infatti noterete che quando le antine di mascheratura sono in posizione di riposo resta aperta la
feritoia superiore, mentre con le antine del panorama in posizione si scopre quella inferiore,
destinata ad impressionare il fotogramma nella posizione opportuna.

Già l'idea di sincronizzare il tempo reale la "stampa" di singole matrici mentre il film avanza a
velocità fulminea sembra un cimento di grande complessità (ed immagino che il sensore di "tasto"
già descritto abbia un ruolo importante in questo campo), ma questo è nulla rispetto ai segreti
che si celano dietro l'apparenza: la matrice attiva che illumina il fotogramma non si trova subito
dietro le feritoie, ma in posizione orizzontale e molto più in altro, ed il trasferimento di dati
avviene con un diabolico sistema ottico a proiezione, più o meno come avveniva nel famoso
medical-Nikkor 200mm f/5,6 per trasferire sul film il promemoria relativo al numero del
fotogramma o al rapporto di riproduzione utilizzato... Gli schemi che seguono derivano dal
progetto originale di questo particolare e fanno capire quanto impegno e quanta tecnologia
è stata profusa in questo piccolo parallelepipedo nero!



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Senza scendere troppo nei dettagli (o vi procuro l'emicrania!), la matrice originale viene
proiettata in uno splitter che sdoppia l'immagine e la invia su due vettori affiancati
fino a due piccoli moduli con la parte superiore modellata in modo da focalizzare
l'immagine aerea su una superficie argentata a 45° che la riflette nella feritoia, esattamente
a fuoco sul film; noterete, nello schema a sinistra della seconda fila, i componenti 11, 11a,
13a, 41 e 41a collegati alle antine del formato panorama: quando queste ultime scendono
in posizione di lavoro, questi componenti spostano la maschera 41 e posizionano la feritoia
41b davanti al prisma corrispondente alla giusta posizione per ciascun formato, garantendo
l'impressione dei dati nell'angolo di ciascun fotogramma, sia convenzionale che panoramico!
L'ingegnoso e complicato sistema lascia intendere quanto fosse all'epoca considerato importante
il "gadget" delle antine panoramiche, se un team di ben quattro ingegneri e matematici della Nikon,
alcuni dei quali celebrati, ha spremuto le meningi per risolvere questo complesso problema; in
seconda istanza, nel progetto compare il nome di Motoyuki Ohtake, matematico che ha calcolato
sia l'obiettivo Nikkor da 28mm montato su questo apparecchio sia quello da 35mm in dotazione
alla sorella Nikon 35Ti: probabilmente Ohtake si è occupato della parte ottica dei dispositivi
legati al datario, ma la sua presenza anche in questo pool suggerisce che egli abbia seguito con
grande coinvolgimento e responsabilità personale l'intero progetto 35Ti - 28Ti, additandolo come
uno dei padri di questo sistema.

Fra l'altro Ohtake ha studiato in modo approfondito il modo di trasformare la luce di una sorgente
puntiforme in illuminazione uniforme grazie a griglie trattate a lente di Fresnel, ed il retaggio di queste
ricerche emerge dalla particolare struttura della griglia in plastica sul tettuccio, proprio adibita a
"pozzo luce".


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Il dorso dell'apparecchio incorpora un pressapellicola di adeguate dimensioni
e dotato di un raffinato sistema di precarico, utile a mantenere la pellicola
uniformemente posizionata sul piano focale, sfruttando così al 100% le
eccellenti prestazioni dell'obiettivo, il quale, vista la corta focale con struttura
simmetrica, si trova così vicino al film da garantire una tolleranza quasi nulla
per eventuali errori di posizionamento della pellicola. L'apparecchio dispone
di un sistema di caricamento facilitato (basta posizionare l'esca del film all'altezza
della linea di fede rossa e chiudere il dorso), e sia sul dorso che a lato del rocchetto
ricevente sono visibili i rulli che guidano il film, ben congegnati e costruiti;
i più attenti avranno notato come nel pressapellicola non sia presente la classica
feritoia che consente al display del dorso data di impressionare il film, dal momento
che la funzione è gestita dall'insolito e complesso sistema appena descritto.



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abyss
Messaggio: #2
Grazie dell'articolo, Marco Pollice.gif
Questo modello è uno di quei gioiellini che ogni appassionato vorrebbe provare e maneggare un po'.
Il display superiore, in particolare, è veramente piacevolissimo, stupefacente ohmy.gif
decarolisalfredo
Messaggio: #3
Avrei voluto acquistare la 35 quando uscì, ma è capitata in un momento di svalutazione della lira (lo si faceva di tanto in tanto per vendere meglio all'estero) ed il prezzo di un milione di lire mi ha scoraggiato.

Ogni tanto mi riguardo ancora la brochure.
magullo
Messaggio: #4
Fantastico, semplicemente super. Costano ancora un sacco di soldi, sulla baia se ne trovano.
mrnikomat
Messaggio: #5
Quest'articolo, letto un paio di anni fa, mi ha convinto e ho preso la 35 Ti per "un tozzo di pane" rispetto al valore dell'epoca....
L'ho provata per un po' di mesi:

il microcontrasto mi sembra incredibile
http://www2.nital.it/uploads/ori/200907/ga...to35TikdkCN.jpg

i colori che rende eccellenti (2/3 di stop di sottoesposizione)
http://www1.nital.it/uploads/ori/200907/ga...isuperia200.jpg

il Matrix gestisce luci stranissime senza il minimo problema
http://www1.nital.it/uploads/ori/200907/ga...le35TikdkCN.jpg

Il tutto nonostante le mie capacità fotografiche limitate......
Dio benedica il digitale.......
Un saluto.
Davide

Messaggio modificato da mrnikomat il Feb 22 2010, 08:03 PM
Lutz!
Messaggio: #6
Splendido contributo... Penso tu sia il miglior recensore di macchine fotografiche e lenti che abbia mai scritto in Italia...

Fantastico apparecchio... un gioiello di meccanica di cui solo grazie a te son venuto a sapere...
Einar Paul
Messaggio: #7
Grazie Marco, un articolo bellissimo, ben scritto e straordinariamente dettagliato.

Un abbraccio
Einar
gianfranco357
Messaggio: #8
QUOTE(Einar Paul @ Jun 4 2010, 01:22 PM) *
Grazie Marco, un articolo bellissimo, ben scritto e straordinariamente dettagliato.

Un abbraccio
Einar


Forse sarò l'ultimo della fila ma il tuo articolo sulla "35" mi ha fatto incuriosire molto e dopo varie aste andate a monte non solo in Italia sono riuscito a prendere una "35" nuova, e ora, con il gioiello in mano poso confermare tutto quello che hai scritto in modo estremamente professionale.
un grazie a Marco Cavina che da lustro a questo già illustre forum.

ora devo trovare la "28"

saluti a tutti

Gianfranco 357
gianlucabocci
Messaggio: #9
Voglio anch'io ringraziare Marco Cavina per questo splendido articolo sulle piccole Ti! Dopo averlo letto mi sono messo anch'io a caccia e dopo mesi di "appostamenti" ho preso una 35Ti da un venditore spagnolo ad un prezzo davvero ottimo (170 caffè)! messicano.gif
 
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