Sabato scorso.
Sopralluogo con Giallo (graditissima visita !) sul Monte Grappa.
Il massiccio fu teatro di scontri immani tra il novembre 1917 e l'ottobre 1918.
Alcuni rapidi appunti miei; poi spazio alle impressioni del mio eccellente compagno.
PS. Ho lasciato visibile un granello di polvere sul sensore della D3; lo toglierò con calma.
Partiamo col sole, in vetta finiamo dentro una nuvola. La Via degli eroi:
Ripariamo nella galleria che trafora, con uno sviluppo di cinque chilometri, la "nave" sommitale: uno dei 122 cannoni ivi incavernati ( altri 3000 costellavano, dalle due parti, gli acrocori e le valli del massiccio):
Riusciamo dall'antro.
Uno squarcio di azzurro (l'unico) sul Sacrario italiano:
Attendiamo a lungo, invano.
Le Dolomiti non si lasciano vedere.
Scendiamo verso Feltre, inondata di luce:
Il santuario di S. Vittore:
E uno scorcio dai suoi bastioni:
Abbiamo scavalcato longitudinalmente i due fronti opposti.
Doverosa una visita al suggestivo cimitero Austro-Tedesco di Quero.
Precedo Giallo (sullo sfondo) lungo il prato di accesso:
4161 nomi di caduti nel libro di rame, sotto una lama di luce dall'alto:
Sono sepolti tutti assieme, sotto un tappeto di bacche rosse, sul fianco di questa trincea:
Sopralluogo con Giallo (graditissima visita !) sul Monte Grappa.
Il massiccio fu teatro di scontri immani tra il novembre 1917 e l'ottobre 1918.
Alcuni rapidi appunti miei; poi spazio alle impressioni del mio eccellente compagno.
PS. Ho lasciato visibile un granello di polvere sul sensore della D3; lo toglierò con calma.
Partiamo col sole, in vetta finiamo dentro una nuvola. La Via degli eroi:
Ripariamo nella galleria che trafora, con uno sviluppo di cinque chilometri, la "nave" sommitale: uno dei 122 cannoni ivi incavernati ( altri 3000 costellavano, dalle due parti, gli acrocori e le valli del massiccio):
Riusciamo dall'antro.
Uno squarcio di azzurro (l'unico) sul Sacrario italiano:
Attendiamo a lungo, invano.
Le Dolomiti non si lasciano vedere.
Scendiamo verso Feltre, inondata di luce:
Il santuario di S. Vittore:
E uno scorcio dai suoi bastioni:
Abbiamo scavalcato longitudinalmente i due fronti opposti.
Doverosa una visita al suggestivo cimitero Austro-Tedesco di Quero.
Precedo Giallo (sullo sfondo) lungo il prato di accesso:
4161 nomi di caduti nel libro di rame, sotto una lama di luce dall'alto:
Sono sepolti tutti assieme, sotto un tappeto di bacche rosse, sul fianco di questa trincea:
eccomi qua!
Rubando il tempo grazie alla comprensione ed accondiscendenza di mia moglie, sabato mattina mi sono alzato alle 5, ed alle 9:30 suonavo al campanello del mio amico Gianni da Montebelluna.
Un'improvvisata per andare insieme a fare qualche foto sul Monte Grappa, teatro della più epica battaglia sul fronte italiano nel conflitto del 15-18.
Dopo il disastro di Caporetto (ottobre '17), le nostre truppe riuscirono a riorganizzarsi ed a costituire un estremo fronte di difesa su quelle alture, sul vicino altopiano di Asiago, sul Montello e sul Piave.
Nel giugno '18 l'estremo tentativo degli austriaci di dilagare in pianura generò uno scontro titanico che in breve tempo lasciò su quelle terre decine di migliaia di morti, di entrambi gli schieramenti.
Gli alpini riuscirono a resistere, e vincemmo la guerra, caso più unico che raro nei conflitti successivi alla caduta dell'impero romano.
Visitare quei luoghi, soprattutto grazie all'autorevole amico Gianni, fonte inesauribile di informazioni, dall'aneddotico alla sintesi strategica, è stato non soltanto interessante, ma commovente.
So bene che gli scatti che seguono non possono nemmeno rendere vagamente l'idea del dramma e del sacrificio di tantissimi e per lo più anonimi soldati.
Il tempo, soprattutto in vetta, era ventoso e nuovoloso, e mi ha impedito di vedere alcune delle propaggini del gruppo montuoso, teatro di scontri memorabili.
Tuttavia quel clima estremamente variabile mi ha consentito di apprezzare di più il fatto che non si era lì soltanto per portare a casa qualche cartolina: il sacrario in pietra chiara, battuto dal vento ed immerso nel silenzio, costituisce ancora, pur nella retorica architettura del ventennio che seguì di poco la fine del primo conflitto, un suggestivo ed imponente tributo ai tanti soldati, per lo più alpini, ai quali ancora dobbiamo la nostra libertà, tante volte così male impiegata.
Qui uno scatto all'interno della galleria Vittorio Emanuele, strumento di difesa realizzato in tempi miracolosamente rapidi, mentre gli austriaci, con base a Felstre, già attaccavano le prime pendici del monte Tomatico, difeso ad oltranza dai Montebellunesi per consentire alle altre truppe d'avere il tempo di attestarsi sul nucleo centrale di difesa
Appena fuori dalla galleria, una cinquantina di metri sotto il livello del sacrario, il vento muove rapidamente le nubi sul versante che dà sul Piave, in un alternarsi di luci ed ombre
Dopo breve percorso in salita, si giunge alla base del sacrario: è una serie di enormi anelli in marmo, ove sono ricavate nicchie: in ogni nicchia riposano i resti di un soldato di cui è stato possibile conoscere l'identità; in ciascuna delle nicchie un po' più alte sono conservate invece le vestigia di 100 soldati ignoti.
il tempo continuava a cambiare, alternandosi il sole e le nuvole, mentre io e Gianni salivamo lungo l'ampia gradinata del sacrario
e qui, quasi in cima, ecco Gianni che mi precede, con un gilet che accenna discretamente alle sue preferenze circa l'attrezzatura di ripresa...
uno scorcio dalle scalinate, marmo e nuvole
Dal sommo del sacrario, una sorta di viale conduce fino ad una piccola costruzione sovrastata dalla bandiera.
Sui lati del percorso, si ergono cippi su ognuno dei quali è scolpito il nome di una delle cime del Grappa sulle quali sono state combattute le battaglie più feroci: Col Moschin, Pertica e tante altre circa le quali Gianni mi spiegava ogni dettaglio
Questa serie di scatti è invece centrata sul fronte austriaco e - al di là del contenuto paesaggistico - testimonia dell'intensità della battaglia: dopo 90 anni, sulle pendici verdi si vedono ancora le ferite procurate dall'artiglieria: tutte le macchie scure corrispondono ad altrettante devastazioni di granate...
In sostanza, quando una delle due parti riusciva a prevalere su una vetta, cominciava a subire il pesantissimo martellamento dell'artiglieria nemica, che culminava quasi sempre con il totale eccidio dei "vincitori", con la riconquista della vetta ed il nuovo bombardamento da parte dell'artiglieria avversa.
uno dei tanti pezzi d'artiglieria che si rivelarono indispensabili alla battaglia, o meglio, al massacro che colpì ambedue gli schieramenti.
il vento ed il silenzio furono protagonisti di quei momenti passati in vetta
Il massiccio del Grappa si estende per chilometri e chilometri quadrati, ed ha grossomodo la forma di una mano aperta, con una specie di altopiano centrale da cui si dipartono diverse dorsali, ciascuna delle quali fu teatro di attacchi e resistenze all'ultimo sangue.
Ogni stradina e sentiero era costantemente battuto dal tiro d'artiglieria: una colonna austriaca di 500 rincalzi che marciava verso la prima linea, in una notte fu ridotta a soli 40 effettivi giunti alla meta.
Nei pressi di una delle tante trincee scavate sulla dorsale centrale
Un improvviso fronte nuvoloso ci impedì la vista dal punto dal quale sarebbe stato possibile ricostruire tutti gli scenari principali della battaglia: mi dovetti accontentare di scattare al simpatico nuvolone....
Le nostre speranze di avere l'agognata visione panoramica dello scenario andavano scemando assieme a quelle dell'ignota visitatrice di abbronzarsi...sullo sfondo, il sacrario con le bandiere austriaca ed italiana
Sulla via del ritorno, si apre uno squarcio tra le nubi, ed appare il m. Palòn (Gianni, se ho sbagliato, non volermene) con una costruzione militare ancora in piedi, che all'epoca serviva per dirigere il tiro dell'artiglieria; sullo sfondo, appena accennata, un'ansa del Piave
Con un'ottica più corta, ancora il Palòn, tra cielo azzurro e nubi fosche
L'amico, un po' sconsolato per non esser stato in grado, causa meteo, di mostrarmi e spiegarmi l'intero scenario: ma in realtà io ero contentissimo anche così. D'accordo, la parte descrittivo-didascalica è stata per forza di cose contenuta, ma l'atmosfera, la suggestione e - lo ammetto - la commozione per quei tempi tragici ed eroici, c'era tutta.
Un ultimo scorcio sull'altopiano di Asiago (spero!!!), teatro di una battaglia assai più breve, dopo la quale gli austriaci decisero di concentrare gli sforzi sul Grappa ed il Piave.
Rubando il tempo grazie alla comprensione ed accondiscendenza di mia moglie, sabato mattina mi sono alzato alle 5, ed alle 9:30 suonavo al campanello del mio amico Gianni da Montebelluna.
Un'improvvisata per andare insieme a fare qualche foto sul Monte Grappa, teatro della più epica battaglia sul fronte italiano nel conflitto del 15-18.
Dopo il disastro di Caporetto (ottobre '17), le nostre truppe riuscirono a riorganizzarsi ed a costituire un estremo fronte di difesa su quelle alture, sul vicino altopiano di Asiago, sul Montello e sul Piave.
Nel giugno '18 l'estremo tentativo degli austriaci di dilagare in pianura generò uno scontro titanico che in breve tempo lasciò su quelle terre decine di migliaia di morti, di entrambi gli schieramenti.
Gli alpini riuscirono a resistere, e vincemmo la guerra, caso più unico che raro nei conflitti successivi alla caduta dell'impero romano.
Visitare quei luoghi, soprattutto grazie all'autorevole amico Gianni, fonte inesauribile di informazioni, dall'aneddotico alla sintesi strategica, è stato non soltanto interessante, ma commovente.
So bene che gli scatti che seguono non possono nemmeno rendere vagamente l'idea del dramma e del sacrificio di tantissimi e per lo più anonimi soldati.
Il tempo, soprattutto in vetta, era ventoso e nuovoloso, e mi ha impedito di vedere alcune delle propaggini del gruppo montuoso, teatro di scontri memorabili.
Tuttavia quel clima estremamente variabile mi ha consentito di apprezzare di più il fatto che non si era lì soltanto per portare a casa qualche cartolina: il sacrario in pietra chiara, battuto dal vento ed immerso nel silenzio, costituisce ancora, pur nella retorica architettura del ventennio che seguì di poco la fine del primo conflitto, un suggestivo ed imponente tributo ai tanti soldati, per lo più alpini, ai quali ancora dobbiamo la nostra libertà, tante volte così male impiegata.
Qui uno scatto all'interno della galleria Vittorio Emanuele, strumento di difesa realizzato in tempi miracolosamente rapidi, mentre gli austriaci, con base a Felstre, già attaccavano le prime pendici del monte Tomatico, difeso ad oltranza dai Montebellunesi per consentire alle altre truppe d'avere il tempo di attestarsi sul nucleo centrale di difesa
Appena fuori dalla galleria, una cinquantina di metri sotto il livello del sacrario, il vento muove rapidamente le nubi sul versante che dà sul Piave, in un alternarsi di luci ed ombre
Dopo breve percorso in salita, si giunge alla base del sacrario: è una serie di enormi anelli in marmo, ove sono ricavate nicchie: in ogni nicchia riposano i resti di un soldato di cui è stato possibile conoscere l'identità; in ciascuna delle nicchie un po' più alte sono conservate invece le vestigia di 100 soldati ignoti.
il tempo continuava a cambiare, alternandosi il sole e le nuvole, mentre io e Gianni salivamo lungo l'ampia gradinata del sacrario
e qui, quasi in cima, ecco Gianni che mi precede, con un gilet che accenna discretamente alle sue preferenze circa l'attrezzatura di ripresa...
uno scorcio dalle scalinate, marmo e nuvole
Dal sommo del sacrario, una sorta di viale conduce fino ad una piccola costruzione sovrastata dalla bandiera.
Sui lati del percorso, si ergono cippi su ognuno dei quali è scolpito il nome di una delle cime del Grappa sulle quali sono state combattute le battaglie più feroci: Col Moschin, Pertica e tante altre circa le quali Gianni mi spiegava ogni dettaglio
Questa serie di scatti è invece centrata sul fronte austriaco e - al di là del contenuto paesaggistico - testimonia dell'intensità della battaglia: dopo 90 anni, sulle pendici verdi si vedono ancora le ferite procurate dall'artiglieria: tutte le macchie scure corrispondono ad altrettante devastazioni di granate...
In sostanza, quando una delle due parti riusciva a prevalere su una vetta, cominciava a subire il pesantissimo martellamento dell'artiglieria nemica, che culminava quasi sempre con il totale eccidio dei "vincitori", con la riconquista della vetta ed il nuovo bombardamento da parte dell'artiglieria avversa.
uno dei tanti pezzi d'artiglieria che si rivelarono indispensabili alla battaglia, o meglio, al massacro che colpì ambedue gli schieramenti.
il vento ed il silenzio furono protagonisti di quei momenti passati in vetta
Il massiccio del Grappa si estende per chilometri e chilometri quadrati, ed ha grossomodo la forma di una mano aperta, con una specie di altopiano centrale da cui si dipartono diverse dorsali, ciascuna delle quali fu teatro di attacchi e resistenze all'ultimo sangue.
Ogni stradina e sentiero era costantemente battuto dal tiro d'artiglieria: una colonna austriaca di 500 rincalzi che marciava verso la prima linea, in una notte fu ridotta a soli 40 effettivi giunti alla meta.
Nei pressi di una delle tante trincee scavate sulla dorsale centrale
Un improvviso fronte nuvoloso ci impedì la vista dal punto dal quale sarebbe stato possibile ricostruire tutti gli scenari principali della battaglia: mi dovetti accontentare di scattare al simpatico nuvolone....
Le nostre speranze di avere l'agognata visione panoramica dello scenario andavano scemando assieme a quelle dell'ignota visitatrice di abbronzarsi...sullo sfondo, il sacrario con le bandiere austriaca ed italiana
Sulla via del ritorno, si apre uno squarcio tra le nubi, ed appare il m. Palòn (Gianni, se ho sbagliato, non volermene) con una costruzione militare ancora in piedi, che all'epoca serviva per dirigere il tiro dell'artiglieria; sullo sfondo, appena accennata, un'ansa del Piave
Con un'ottica più corta, ancora il Palòn, tra cielo azzurro e nubi fosche
L'amico, un po' sconsolato per non esser stato in grado, causa meteo, di mostrarmi e spiegarmi l'intero scenario: ma in realtà io ero contentissimo anche così. D'accordo, la parte descrittivo-didascalica è stata per forza di cose contenuta, ma l'atmosfera, la suggestione e - lo ammetto - la commozione per quei tempi tragici ed eroici, c'era tutta.
Un ultimo scorcio sull'altopiano di Asiago (spero!!!), teatro di una battaglia assai più breve, dopo la quale gli austriaci decisero di concentrare gli sforzi sul Grappa ed il Piave.
Proseguo nel racconto: scesi dalla vetta, abbiamo percorso in auto la strada costruita all'epoca dagli austriaci, in direzione Feltre.
Lungo il "cammino" ho immortalato quest'albero solitario
Giunti a Feltre, il cielo si era liberato dai nuvoloni, e ne abbiamo approfittato per qualche scatto in questa elegante cittadina circondata dalle montagne; anche la toponomastica risente della pur breve dominazione imperiale
Qui la piazza principale, purtroppo "imballata" nei ponteggi per una ristrutturazione in corso; con un po' di taglierina ho isolato un contesto ancora libero
in un cortiletto, un eccentrico insieme di oggetti crea un insolito patchwork
una classica composizione alla quale non riesco mai a rinunciare
ho notato un ragazzetto sfaccendato che si affacciava all'uscio della bottega paterna ad osservare il passaggio; non faceva caso a me, che l'ho immortalato con il "normale"
uno scatto rubato in un baretto, dove ci siamo fermati un attimo, ma senza smettere di fotografare
Lungo il "cammino" ho immortalato quest'albero solitario
Giunti a Feltre, il cielo si era liberato dai nuvoloni, e ne abbiamo approfittato per qualche scatto in questa elegante cittadina circondata dalle montagne; anche la toponomastica risente della pur breve dominazione imperiale
Qui la piazza principale, purtroppo "imballata" nei ponteggi per una ristrutturazione in corso; con un po' di taglierina ho isolato un contesto ancora libero
in un cortiletto, un eccentrico insieme di oggetti crea un insolito patchwork
una classica composizione alla quale non riesco mai a rinunciare
ho notato un ragazzetto sfaccendato che si affacciava all'uscio della bottega paterna ad osservare il passaggio; non faceva caso a me, che l'ho immortalato con il "normale"
uno scatto rubato in un baretto, dove ci siamo fermati un attimo, ma senza smettere di fotografare
ai moderatori: per errore la mia prima risposta è stata duplicata: potete eliminare la seconda? Grazie! Giallo
ok, grazie. ora vado avanti...
... di questa avevo già dato un'anticipazione: sempre nel famoso barettino, un gruppo di ragazzi allegri e spensierati chiacchieravano tranquillamente
uno scatto per le vie di Feltre
...e rieccoci in pista, per visitare il monastero di S.Vittore, appena fuori dalla città.
Vi si accede tramite una scalinata; il monastero è posto su uno sperone di roccia, dal quale si domina la vallata sottostante
All'interno, un elegante chiostro invita alla meditazione ed alla contemplazione
non resisto mai a questi geometrici chiaroscuri
un ultimo saluto al monastero...
... e via, in auto, per tornare a casa.
Ma durante il tragitto, ancora una deviazione: il cimitero militare austro-tedesco. Chi all'epoca perse la battaglia non merita meno ammirazione di chi la vinse. Lo stile del mausoleo austriaco è completamente diverso dai "fasti" del sacrario italiano; posto in posizione appartata, in una valletta dalla quale veniva diretto il tiro dell'artiglieria, si erge una costruzione sobria, austera, essenziale nel suo ricordarci la tragedia nella quale l'Europa consumò il proprio suicidio
Gianni, al solito, mi precede sul praticello, mantenuto con cura certosina
... fino ad arrivare al cimitero, con una grande croce di legno che lo sovrasta
attraverso una stretta scalinata, veniamo introdotti in un ambiente scurissimo, illuminato soltanto da una piccola apertura circolare nel soffitto a cupola: esattamente sotto l'apertura, un piccolo altare sovrastato da un libro di bronzo, con incisi i nomi di tutti i soldati austriaci e tedeschi che riposano nel piccolo cimitero; l'atmosfera è completamente diversa dal sacrario italiano, anche se il destino ha accomunato questi soldati
lapidaria e discreta anche l'iscrizione sulla pietra posta sopra la fossa comune che conserva i resti mortali di oltre 3000 soldati
da questa piccola feritoia veniva diretto il tiro dell'artiglieria contro le nostre truppe
ma adesso c'è un simbolo di pace ad indicare una speranza per le contraddizioni di allora e di oggi
Un gioco di luce nel breve cammino verso l'auto mi intriga, nonostante la difficoltà di centrare la giusta esposizione
E' ormai tardi, e comincio a sentire il peso della levataccia matturina e del viaggio in auto. Guardando nel monitor della fotocamera, scopro molti errori e dubito delle mie capacità di focheggiare col telemetro; Gianni pazientemente collabora per un test al ristorante, con il 50 1,4 a tutta apertura...
E poi, prima di giungere al sospirato giaciglio in un confortevole albergo sul Montello, scatto un ultima foto al tramonto su quello scenario glorioso.
Prima o poi conto di tornarci. Grazie per la pazienza e complimenti a chi è arrivato fin qui!
Giallo
ok, grazie. ora vado avanti...
... di questa avevo già dato un'anticipazione: sempre nel famoso barettino, un gruppo di ragazzi allegri e spensierati chiacchieravano tranquillamente
uno scatto per le vie di Feltre
...e rieccoci in pista, per visitare il monastero di S.Vittore, appena fuori dalla città.
Vi si accede tramite una scalinata; il monastero è posto su uno sperone di roccia, dal quale si domina la vallata sottostante
All'interno, un elegante chiostro invita alla meditazione ed alla contemplazione
non resisto mai a questi geometrici chiaroscuri
un ultimo saluto al monastero...
... e via, in auto, per tornare a casa.
Ma durante il tragitto, ancora una deviazione: il cimitero militare austro-tedesco. Chi all'epoca perse la battaglia non merita meno ammirazione di chi la vinse. Lo stile del mausoleo austriaco è completamente diverso dai "fasti" del sacrario italiano; posto in posizione appartata, in una valletta dalla quale veniva diretto il tiro dell'artiglieria, si erge una costruzione sobria, austera, essenziale nel suo ricordarci la tragedia nella quale l'Europa consumò il proprio suicidio
Gianni, al solito, mi precede sul praticello, mantenuto con cura certosina
... fino ad arrivare al cimitero, con una grande croce di legno che lo sovrasta
attraverso una stretta scalinata, veniamo introdotti in un ambiente scurissimo, illuminato soltanto da una piccola apertura circolare nel soffitto a cupola: esattamente sotto l'apertura, un piccolo altare sovrastato da un libro di bronzo, con incisi i nomi di tutti i soldati austriaci e tedeschi che riposano nel piccolo cimitero; l'atmosfera è completamente diversa dal sacrario italiano, anche se il destino ha accomunato questi soldati
lapidaria e discreta anche l'iscrizione sulla pietra posta sopra la fossa comune che conserva i resti mortali di oltre 3000 soldati
da questa piccola feritoia veniva diretto il tiro dell'artiglieria contro le nostre truppe
ma adesso c'è un simbolo di pace ad indicare una speranza per le contraddizioni di allora e di oggi
Un gioco di luce nel breve cammino verso l'auto mi intriga, nonostante la difficoltà di centrare la giusta esposizione
E' ormai tardi, e comincio a sentire il peso della levataccia matturina e del viaggio in auto. Guardando nel monitor della fotocamera, scopro molti errori e dubito delle mie capacità di focheggiare col telemetro; Gianni pazientemente collabora per un test al ristorante, con il 50 1,4 a tutta apertura...
E poi, prima di giungere al sospirato giaciglio in un confortevole albergo sul Montello, scatto un ultima foto al tramonto su quello scenario glorioso.
Prima o poi conto di tornarci. Grazie per la pazienza e complimenti a chi è arrivato fin qui!
Giallo
Non avevo mai visto il sacrario senza neve.
Mi complimento per gli scatti e tra tutti alcuni hanno un passo in più, ma probabilmente dipende dai gusti personali.
Saluti
Mi complimento per gli scatti e tra tutti alcuni hanno un passo in più, ma probabilmente dipende dai gusti personali.
Saluti
Complimentissimi a tutti e due. Racconto fotografico perfetto e le foto si commentano da sole
Sandro
Sandro
Bravi!
Le foto mi piacciono molto. Sono semplici, essenziali, e per questo cariche, dense. Non c'è stato bisogno (almeno così mi sembra) di particolari tecniche di pp. L'unica cosa che vi chiedo è: in alcune foto in controluce, avete schiarito in pp o sono tutte immagini "nature". Questa ad esempio:
http://xs128.xs.to/xs128/08234/168200805mgrappa-59118.jpg
http://xs128.xs.to/xs128/08234/168200805mgrappa-59118.jpg
Le foto mi piacciono molto. Sono semplici, essenziali, e per questo cariche, dense. Non c'è stato bisogno (almeno così mi sembra) di particolari tecniche di pp. L'unica cosa che vi chiedo è: in alcune foto in controluce, avete schiarito in pp o sono tutte immagini "nature". Questa ad esempio:
Quella foto è di Giallo. Non so risponderti.
Per quanto riguarda le mie postate (e non), nessuno "schiarimento" in PP.
Quella foto è di Giallo. Non so risponderti.
Per quanto riguarda le mie postate (e non), nessuno "schiarimento" in PP.
Per quanto riguarda le mie postate (e non), nessuno "schiarimento" in PP.
Fammi vedere qualche foto con il 180; non sono mai stato sul Grappa, ma lo scenario di guerra è molto simile a quello di Monte Piana e Monte Pianto che conosco come le mie tasche.
(Vuote dopo la D3 )
Sandro
Fammi vedere qualche foto con il 180; non sono mai stato sul Grappa, ma lo scenario di guerra è molto simile a quello di Monte Piana e Monte Pianto che conosco come le mie tasche.
(Vuote dopo la D3 )
Sandro
(Vuote dopo la D3 )
Sandro
Il Grappa è molto diverso dal Monte Piana: è un acrocoro vasto 800 Km quadrati, fatto di una serie di linee di cresta disposte a raggera (le più verso nord) e infulcrate sulla vetta, separate tra loro da valli profonde.
Più che un 180, per avere una visione esauriente del campo di battaglia servirebbe un 14mm.
In questa occasione, quasi tutto era coperto dalle nubi.
Per dartene un'idea (parziale), ti posto una foto scattata qualche mese fa (con 17mm) che riprende dalla vetta la sola dorsale più "famosa" ( Croce dei Lebi, Col dell'Orso, Valderoa, Salaroli, Fontanasecca, Tomatico). Ce n'è un'altra decina tutt'attorno, da Bassano a Feltre, dal Brenta al Piave.
Messaggio modificato da giannizadra il Jun 5 2008, 08:59 PM
Bravi entrambi, belle foto, atmosfera coinvolgente, commenti sobri.
Giovanni
Giovanni
Il Grappa è molto diverso dal Monte Piana: è un acrocoro vasto 800 Km quadrati, fatto di una serie di linee di cresta disposte a raggera (le più verso nord) e infulcrate sulla vetta, separate tra loro da valli profonde.
Più che un 180, per avere una visione esauriente del campo di battaglia servirebbe un 14mm.
In questa occasione, quasi tutto era coperto dalle nubi.
Per dartene un'idea (parziale), ti posto una foto scattata qualche mese fa (con 17mm) che riprende dalla vetta la sola dorsale più "famosa" ( Croce dei Lebi, Col dell'Orso, Valderoa, Salaroli, Fontanasecca, Tomatico). Ce n'è un'altra decina tutt'attorno, da Bassano a Feltre, dal Brenta al Piave.
Più che un 180, per avere una visione esauriente del campo di battaglia servirebbe un 14mm.
In questa occasione, quasi tutto era coperto dalle nubi.
Per dartene un'idea (parziale), ti posto una foto scattata qualche mese fa (con 17mm) che riprende dalla vetta la sola dorsale più "famosa" ( Croce dei Lebi, Col dell'Orso, Valderoa, Salaroli, Fontanasecca, Tomatico). Ce n'è un'altra decina tutt'attorno, da Bassano a Feltre, dal Brenta al Piave.
Grazie della disponibilità, dagli scatti di Giallo sembrava uno scenario di guerra simile a Monte Piana, invece mi rendo conto che è enormemente più vasto. (Bellissima anche la foto inserita con la panorimica). Ho chiesto di vedere qualche cosa con il 180 per trarre spunto di foto da fare in questi frangenti con un'ottica che sta entusiasmando anche me.
Ciao, Sandro
P.S. Certo che anche la Leica M8 non scherza
Splendide foto e complimenti sia a Gianni che a Giallo bellissimo reportage. Ho apprezato moltisismo anche il commento delle presentazioni.
Bravissimi
Dario
Bravissimi
Dario
Ho chiesto di vedere qualche cosa con il 180 per trarre spunto di foto da fare in questi frangenti con un'ottica che sta entusiasmando anche me.
L'idea era di usarlo molto, dalla vetta.
Purtroppo, la nuvola che ci ha avvolti lo ha reso pressoché inutilizzabile per mancanza di ...soggetti..
L'ho potuto impiegare solo per questo fugace squarcio verso la dorsale di M. Palon (era un formidabile covo di artiglierie italiane che battevano la giunzione Grappa-Piave; il fiume si vede ):
E per qualche dettaglio:
Peccato, anche perché il 180 su D3 è un vero spettacolo.
Messaggio modificato da giannizadra il Jun 6 2008, 08:39 AM
Le foto mi piacciono molto. Sono semplici, essenziali, e per questo cariche, dense. Non c'è stato bisogno (almeno così mi sembra) di particolari tecniche di pp. L'unica cosa che vi chiedo è: in alcune foto in controluce, avete schiarito in pp o sono tutte immagini "nature". Questa ad esempio:
http://xs128.xs.to/xs128/08234/168200805mgrappa-59118.jpg
http://xs128.xs.to/xs128/08234/168200805mgrappa-59118.jpg
Certo, Zebra, in questa ed in alcune altre ho schiarito un po' le ombre in PP.
Nonostante il controluce, avevo volutamente esposto per le luci, per evitare di bruciarle troppo ottenendo un'immagine slavata.
In pp (meglio, in sede di conversione del RAW) ho corretto "tirando su" un po' le ombre, cercando un difficile compromesso.
Buona luce.
Un reportage ricco con alcune foto in evidenza.
Vedo che avete avuto condizioni di luce molto variabili, gestendole sempre al meglio.
Complimenti
Vedo che avete avuto condizioni di luce molto variabili, gestendole sempre al meglio.
Complimenti
Un reportage emozionante, da rimanere a bocca aperta, un omaggio doveroso a quei poveri figli strappati dalle famiglie e mandati a difendere quella patria che noi riconosciamo soltanto quando ci sono i mondiali di calcio.
Grazie per averla condivisa con noi!
Grazie per averla condivisa con noi!
Belli i tagli , gran reportage al solito di Gianni e Giallo , peccato per un paio su cui le nuvole hanno dato davvero fastidio , ma li nessuo di noi puo' farci nulla.
Sempre bello apprezzare i vostri lavori.
Sempre bello apprezzare i vostri lavori.
Peccato, anche perché il 180 su D3 è un vero spettacolo.
Ti ringrazio della disponibilità, il 180 va veramente alla grande un peccato le condizioni atmosferiche che non ti hanno permesso d'usarlo.
Sandro
P.S. Ho notato la macchia sul sensore (quella che mi dicevi), se come penso è quella con quell'alone circolare penso che sia meglio farla togliere ad un buon centro d'assistenza.
Ciao
Un interessantissimo reportage a quattro mani....e che mani. Testi ed immagini di ottima fattura
Complimenti ad entrambi
Franco
Complimenti ad entrambi
Franco
Bel reportage con tante foto!
Complimenti a entrambi anche per l'interessante testo che le accompagna.
ciao
Complimenti a entrambi anche per l'interessante testo che le accompagna.
ciao
P.S. Ho notato la macchia sul sensore (quella che mi dicevi), se come penso è quella con quell'alone circolare penso che sia meglio farla togliere ad un buon centro d'assistenza.
E' stato il regalo di un 200-400 (non mio) in postazione fissa, su cui ho innestato la D3.
Provvederò io col liquido e il marchingegno adatti.
Dopo essermi fatto coraggio...
Messaggio modificato da giannizadra il Jun 6 2008, 05:03 PM
complimenti a entrambi per le belle foto.
ciao
ciao
Racconto sobrio, misurato ed intenso, con delle splendide immagini.
Grazie ad entrambi.
Grazie ad entrambi.