Volevo condividere con voi un mio progetto. All'inizio di gennaio ho iniziato la costruzione di una macchina fotografica in legno, del tipo di quelle con cui Talbot eseguì i suoi calotipi. Lo scopo era quello di rieseguire appunto quelle prime immagini, tornando materialmente agli albori della nascita della Fotografia.
Ho quindi rimesso in funzione il mio tavolo da lavoro, rispolverando seghetti, colle, mordenti e vernici. Il primo passo è stato quello di costruire l'obiettivo. Mi sono così procurato da un ottico due lenti da occhiale da 3 diottrie ciascuna. Con i dati di lunghezza focale ed angolo di copertura di questo semplice obiettivo, sono passato al progetto di tutti gli elementi ed alla loro realizzazione pratica, sfruttando tutti i momenti liberi delle mie giornate. Qualche giorno fa ho terminato l'impresa.
Nell'immagine che segue, i tre moduli: a sinistra quello col vetro smerigliato per la messa a fuoco e l'inquadratura, al centro quello con l'obiettivo (in basso il tappo copriobiettivo e due diaframmi; il terzo, un f/8, è sulla lente frontale); a destra il modulo "chassì" destinato a contenere la carta sensibile:
Un primo piano del modulo portaottica:
ed un primo piano del modulo col vetro smerigliato:
(segue)
Il modulo "chassì" col volet abbassato:
Il modulo col vetro smerigliato è inserito all'interno del modulo portaobiettivo. Sul basamento si vede la scala per le distanze e sul secondo modulo il riferimento per la messa a fuoco:
Lo chassì è inserito nel modulo portaottica:
(segue)
Il volet è sollevato e la macchina è in fase di esposizione:
Una immagine dal vetro smerigliato di ciò che si vede dal terrazzino di casa:
(segue)
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:25 AM
Ho quindi rimesso in funzione il mio tavolo da lavoro, rispolverando seghetti, colle, mordenti e vernici. Il primo passo è stato quello di costruire l'obiettivo. Mi sono così procurato da un ottico due lenti da occhiale da 3 diottrie ciascuna. Con i dati di lunghezza focale ed angolo di copertura di questo semplice obiettivo, sono passato al progetto di tutti gli elementi ed alla loro realizzazione pratica, sfruttando tutti i momenti liberi delle mie giornate. Qualche giorno fa ho terminato l'impresa.
Nell'immagine che segue, i tre moduli: a sinistra quello col vetro smerigliato per la messa a fuoco e l'inquadratura, al centro quello con l'obiettivo (in basso il tappo copriobiettivo e due diaframmi; il terzo, un f/8, è sulla lente frontale); a destra il modulo "chassì" destinato a contenere la carta sensibile:
Un primo piano del modulo portaottica:
ed un primo piano del modulo col vetro smerigliato:
(segue)
Il modulo "chassì" col volet abbassato:
Il modulo col vetro smerigliato è inserito all'interno del modulo portaobiettivo. Sul basamento si vede la scala per le distanze e sul secondo modulo il riferimento per la messa a fuoco:
Lo chassì è inserito nel modulo portaottica:
(segue)
Il volet è sollevato e la macchina è in fase di esposizione:
Una immagine dal vetro smerigliato di ciò che si vede dal terrazzino di casa:
(segue)
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:25 AM
Enrico complimenti, hai fatto proprio una bella cosa!
In un mondo ormai che và, verso la più alta tecnologia, quello che hai realizzato tu, mi sembra "Fantastico".
Bravo
Ciao
Salvo
In un mondo ormai che và, verso la più alta tecnologia, quello che hai realizzato tu, mi sembra "Fantastico".
Bravo
Ciao
Salvo
Oggi la giornata non è delle migliori: il cielo è coperto ed i contrasti sono bassi. Ma non ho saputo resistere. Ho ritagliato un rettangolo di 13 x 14 cm (il formato della mia macchina ) e l'ho immerso in una soluzione debole di sale da cucina. L'ho asciugato con il phon. Per ripetere in tutto il procedimento di Talbot, ho preso una candela (non vi racconto cosa mi ha detto mia moglie quando mi ha visto salire le scale con la candela accesa...) ed al suo debole lume ho passato sulla carta qualche pennellata di una soluzione di nutrato d'argento, tornando ad asciugare il tutto col phon. Ho quindi inserito la carta nello chassì. Ho posizionato la macchina sul terrazzino, ho messo a fuoco, notando la posizione del riferimento, ho estratto il modulo col vetro smerigliato e vi ho sostituito lo chassì, facendo coincidere il suo riferimento di messa a fuoco con il primo. Ho alzato il volet. DOpo un'ora ed un quarto ho ritirato il tutto. Si è trattato di un primo esperimento il cui scopo è stato, fra l'altro, quello di qvere una stima della sensibilità della carta per poter aggiustare successivamente il tiro con l'esposizione. La luce della scena era tale da darmi, con la D200, una esposizione di 1/250 ad f/8 e 400 ISO.
Ho sbirciato alla luce della solita condela e, perbacco, qualcosa si vedeva!
Senza effettuare il fissaggio (Talbot stabilizzava i suoi negativi con una soluzione forte di sale da cucina; solo dopo, su consiglio di Herschel, utilizzò il tiosolfato di sodio), ne ho fatto una scansione:
E' un negativo leggero, sottoesposto, ma qualcosa si vede.
Ne ho tratto un positivo con Photoshop:
Non è una immagine eccezionale, si notano le pennellate e le grinze della carta, ma si vedono anche i rami dell'albero, il comignolo e le falde dei tetti ricoperti di neve. Qualcuno potrebbe dire che "è una vera schifezza ), ma Niepce non ottenne di meglio con la sua fotografia su bitume di Giudea. Ora si tratta di perfezionare il procedimento e di fare altre prove. Questa è l'immagine presa con la D200 dallo stesso punto:
In tempi dominati dal digitale e da una tecnologia molto avanzata, è bello ripetere i tentativi e ripercorrere le strade degli antichi pionieri e l'emozione è forte.
Un saluto
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:37 AM
Ho sbirciato alla luce della solita condela e, perbacco, qualcosa si vedeva!
Senza effettuare il fissaggio (Talbot stabilizzava i suoi negativi con una soluzione forte di sale da cucina; solo dopo, su consiglio di Herschel, utilizzò il tiosolfato di sodio), ne ho fatto una scansione:
E' un negativo leggero, sottoesposto, ma qualcosa si vede.
Ne ho tratto un positivo con Photoshop:
Non è una immagine eccezionale, si notano le pennellate e le grinze della carta, ma si vedono anche i rami dell'albero, il comignolo e le falde dei tetti ricoperti di neve. Qualcuno potrebbe dire che "è una vera schifezza ), ma Niepce non ottenne di meglio con la sua fotografia su bitume di Giudea. Ora si tratta di perfezionare il procedimento e di fare altre prove. Questa è l'immagine presa con la D200 dallo stesso punto:
In tempi dominati dal digitale e da una tecnologia molto avanzata, è bello ripetere i tentativi e ripercorrere le strade degli antichi pionieri e l'emozione è forte.
Un saluto
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:37 AM
affascinante.....
Complimenti, Enrico, per l'idea e per la manualità.
Bell'oggetto e interessante esperimento. Affascinante, direi anch'io. Facci seguire gli sviluppi, mi interessa molto.
In tempi dominati dal digitale e da una tecnologia molto avanzata, è bello ripetere i tentativi e ripercorrere le strade degli antichi pionieri e l'emozione
Già. Proprio qualche giorno fa, sistemando un po' di cose, mi sono venuti in mano i volumi del "Manuale teorico-pratico di chimica fotografica per il prof. Rodolfo Namias, ed.1921" che ho la fortuna di possedere. Mi sono soffermato a leggere qualche pagina. Incantato, quasi come un romanzo...
Messaggio modificato da toad il Jan 26 2007, 05:56 PM
Bell'oggetto e interessante esperimento. Affascinante, direi anch'io. Facci seguire gli sviluppi, mi interessa molto.
In tempi dominati dal digitale e da una tecnologia molto avanzata, è bello ripetere i tentativi e ripercorrere le strade degli antichi pionieri e l'emozione
Già. Proprio qualche giorno fa, sistemando un po' di cose, mi sono venuti in mano i volumi del "Manuale teorico-pratico di chimica fotografica per il prof. Rodolfo Namias, ed.1921" che ho la fortuna di possedere. Mi sono soffermato a leggere qualche pagina. Incantato, quasi come un romanzo...
Messaggio modificato da toad il Jan 26 2007, 05:56 PM
Proprio qualche giorno fa, sistemando un po' di cose, mi sono venuti in mano i volumi del "Manuale teorico-pratico di chimica fotografica per il prof. Rodolfo Namias, ed.1921" che ho la fortuna di possedere. Mi sono soffermato a leggere qualche pagina. Incantato, quasi come un romanzo...
Grazi Salvo, Fabio, Toad. Vecchi manuali... Mio padre era un fotoamatore. Anch'io ho la fortuna di possedere qualche vecchio libro:
Ricettario fotografico del dott. Luigi Sassi ed. 1923 e "Fotografia per dilettanti" del dott. Giovanni Muffone, edizione 1925, tutti della Hoepli.
E' studiando il passato che si comprende il presente, e questo anche in Fotografia.
Enrico
Ciao, Enrico. E' davvero interessante. Credo che dovresti pensare di preparare un testo ad uso scolastico. Un insieme di esperienze da proporre.
Così, almeno, non ti divertiresti solo tu!
Apeiron
Così, almeno, non ti divertiresti solo tu!
Apeiron
Ciao, Enrico. E' davvero interessante. Credo che dovresti pensare di preparare un testo ad uso scolastico. Un insieme di esperienze da proporre.
Così, almeno, non ti divertiresti solo tu!
Apeiron
Ciao Apeiron. Che piacere risentirti!
A proposito del testo, ci sei andato vicino. In effetti, ho preparato una conferenza FIAF (faccio parte del Dipartimento Attività Culturali) dal titolo "dall'argento al silicio", sulla storia dell'evoluzione dei materiali sensibili. Ho preparato delle diapositive e delle animazioni per accompagnare le serate presso i circoli, ma mi è sembrato opportuno arricchirle con qualcosa di pratico. Ho costruito così una camera ottica, di quelle in uso dai pittori del 700 ed ho pensato poi a questa realizzazione.
Un abbraccio
Enrico
Grande Enrico!
complimenti...
che esperimento spettacolare, appassionante...
ciao
simone cesana
che esperimento spettacolare, appassionante...
ciao
simone cesana
Molto bello, interessante e istruttivo.
Io sposterei il tutto in tecniche fotografiche!
Io sposterei il tutto in tecniche fotografiche!
Ciao Apeiron. Che piacere risentirti!
A proposito del testo, ci sei andato vicino. In effetti, ho preparato una conferenza FIAF (faccio parte del Dipartimento Attività Culturali) dal titolo "dall'argento al silicio", sulla storia dell'evoluzione dei materiali sensibili. Ho preparato delle diapositive e delle animazioni per accompagnare le serate presso i circoli, ma mi è sembrato opportuno arricchirle con qualcosa di pratico. Ho costruito così una camera ottica, di quelle in uso dai pittori del 700 ed ho pensato poi a questa realizzazione.
Un abbraccio
Enrico
Lodevole, caro Enrico. Mi piacerebbe partecipare. Mi divertirei un mondo, di sicuro.
I vedutisti la utilizzarono per le riprese prospettiche, infatti.
Forse sarebbe interessante proporre al tuo pubblico proprio la versione per la ripresa prospettica, come anticipazione della ripresa fotografica. Nella versione reflex, non dovrebbe essere difficile prevedere un vetro smerigliato sul lato superiore della scatola. Sul vetro, potrebbero sistemare un foglietto di lucido e sperimentare lo schizzo prospettico.
Forse potresti proporre anche la costruzione di una serie di camere ottiche reflex con focali diverse, così da poter cogliere la diversa resa prospettica in funzione della diversa focale.
Enrico, ma dove le tieni queste conferenze?
Apeiron
I vedutisti la utilizzarono per le riprese prospettiche, infatti.
Forse sarebbe interessante proporre al tuo pubblico proprio la versione per la ripresa prospettica, come anticipazione della ripresa fotografica. Nella versione reflex, non dovrebbe essere difficile prevedere un vetro smerigliato sul lato superiore della scatola. Sul vetro, potrebbero sistemare un foglietto di lucido e sperimentare lo schizzo prospettico.
Forse potresti proporre anche la costruzione di una serie di camere ottiche reflex con focali diverse, così da poter cogliere la diversa resa prospettica in funzione della diversa focale.
Enrico, ma dove le tieni queste conferenze?
Apeiron
Forse sarebbe interessante proporre al tuo pubblico proprio la versione per la ripresa prospettica, come anticipazione della ripresa fotografica. Nella versione reflex, non dovrebbe essere difficile prevedere un vetro smerigliato sul lato superiore della scatola. Sul vetro, potrebbero sistemare un foglietto di lucido e sperimentare lo schizzo prospettico.
Forse potresti proporre anche la costruzione di una serie di camere ottiche reflex con focali diverse, così da poter cogliere la diversa resa prospettica in funzione della diversa focale.
Enrico, ma dove le tieni queste conferenze?
Apeiron
Già fatto Apeiron, a dicembre. Poiché la Fotografia in fondo è nata quando l'Ottica e la Chimica si sono incontrate, ho pensato di partire proprio dala camera ottica.
Il modello chiuso:
Aperto:
Una veduta dal vetro smerigliato (sempre dal terrazzino di casa, ma verso nord):
Per quanto riguarda la parte chimica, ho preparato il necessario per mostrare una reazione di precipitazione mescolando una soluzione di cloruro di sodio ed una di nitrato d'argento. La reazione è spettacolare perchè, da due soluzioni incolori, si forma immediatamente un precipitato bianco di cloruro d'argento. Il nitrato d'argento è fotosensibile, ma molto poco, mentre il cloruro d'argento lo è molto di più. E poi è questa la reazione mediante la quale ancora oggi si fanno precipitare all'interno della gelatina gli alogenuri d'argento.
.
L'ultima conferenza a Fara S. Martino sulla lettura strutturale della fotografia. Vado dove mi chiamano i circoli FIAF e quando sono libero dagli altri impegni. Fra un paio d'anni me ne vado in pensione ed avrò più tempo da dedicare alla fotografia.
Ciao
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:50 AM
Enrico dire che sei un MITO è dire poco, qualche giorno mi farò una passeggiata per assistere come discente ad una delle tua interessantissime lezioni.
Così,magari .. ci scrocco anche un caffè !!!
Ciao ed auguri per i tuoi esperimenti....Maurizio
Così,magari .. ci scrocco anche un caffè !!!
Ciao ed auguri per i tuoi esperimenti....Maurizio
Deliziose queste cose. Congratulazioni, Enrico.
Apeiron
Apeiron
Molto bello, interessante e istruttivo.
Io sposterei il tutto in tecniche fotografiche!
Concordo, e mi permetto di effettuare lo spostamento "invadendo" il campo dei miei colleghi NPU che spero non me ne vorranno.
Ma questa ricerca merita una visibiltà maggiore ed un plauso per il lavoro svolto da Enrico.
Se non lo hai ancora visitato, quando passi da queste parti questo è imperdibile.
Un appassionato come te potrebbe non voler più venir via ...
Grazie a tutti. Siete davvero molto gentili.
ENrico
ENrico
Enrico credo che quello veramente gentile sei tu e ringrazio l'amico Toad che mi ha segnalato questa discussione che mi era sfuggita e che ora seguirò.
Complimenti Enrico e grazie per condividre con noi questa tua esperienza.
Complimenti Enrico e grazie per condividre con noi questa tua esperienza.
Caro Enrico
In quest'epoca dominata dalla tecnologia, dalla ricerca di sensori sempre più grandi e densi di pixel, di automatismi e servomeccanismi... fa davvero piacere immaginare qualcuno, te in questo caso, intento a rsipolverare la sapienza originale degli inizi, i primi tentatiti dell'uomo di asservire la luce ai suoi scopi, di catturare il tempo... a ricordare che alla base di tutto, alla fine, c'è l'uomo, la sua manualità, la sua voglia di scoprire e di sperimentare. Quella foto raggrinzita e appena leggibile, è una delle più belle e suggestive che abbia visto negli ultimi tempi.
Ricordo molti anni fa (oltre 15, credo) in un numero di "Fotografare" c'era la descrizione per la costruzione di una fotocamera persino priva di lente e di vetro smerigliato, col solo forellino, credo si dica stenopeico... e già allora la fotografia cominciava la sua deriva elettronica, e faceva piacere vedere esperimenti del genere... oggi poi!
ciao
Mauro
In quest'epoca dominata dalla tecnologia, dalla ricerca di sensori sempre più grandi e densi di pixel, di automatismi e servomeccanismi... fa davvero piacere immaginare qualcuno, te in questo caso, intento a rsipolverare la sapienza originale degli inizi, i primi tentatiti dell'uomo di asservire la luce ai suoi scopi, di catturare il tempo... a ricordare che alla base di tutto, alla fine, c'è l'uomo, la sua manualità, la sua voglia di scoprire e di sperimentare. Quella foto raggrinzita e appena leggibile, è una delle più belle e suggestive che abbia visto negli ultimi tempi.
Ricordo molti anni fa (oltre 15, credo) in un numero di "Fotografare" c'era la descrizione per la costruzione di una fotocamera persino priva di lente e di vetro smerigliato, col solo forellino, credo si dica stenopeico... e già allora la fotografia cominciava la sua deriva elettronica, e faceva piacere vedere esperimenti del genere... oggi poi!
ciao
Mauro
Cari amici,
questa mattina ho rimesso in funzione la macchina calotipica. Ho aumentato l'esposizione a due ore, anche in considerazione che per un po' è uscito un bel sole. Ho letto che Talbot smise di fare i suoi esperimenti nella stagione invernale a causa dei tempi di posa troppo lunghi, per riprenderli al sole dell'estate.
Questa volta ho voluto utilizzare, considerate le grinze del primo supporto, qualcosa di più consistente, così ho utilizzato un cartoncino liscio da disegno. Questa volta il risultato è decisamente migliore del primo e si notano con chiarezza molti elementi del fabbricato, dei balconi e si vede bene perfino una parabola televisiva. Unico inconveniente è che delle zone non hanno preso le sostanze chimiche. Probabilmente la colpa è del cartoncino liscio e del metodo che ho usato per trattarlo. Infatti nel negativo ci sono delle zone completamente bianche (nere nel positivo).
Cercherò di perfezionare la parte chimica dell'esperienza. Domattina acquisto due pennelli più larghi e morbidi e delle puntine da disegno con le quali stendere la carta su di un supporto di compensato, per evitare che raggrinzisca, una volta sottoposta alla soluzione di sale e di nitrato d'argento. Userò di nuovo la carta del blocco per schizzi perchè più assorbente. Preparerò le soluzioni con più attenzione, utilizzando acqua distillata anziché quella del rubinetto e ne porterò la concentrazione per entrambe a 0,01 moli per litro e non "a naso" come ho fatto fin'ora. Vi mostrerò poi i risultati.
Questa che segue è la scena ripresa dallo stesso punto di vista con la D200 ma, ditemi quel che volete, preferisco le due immagini precedenti, anche se ancora non sono perfette.
Un saluto
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:04 PM
questa mattina ho rimesso in funzione la macchina calotipica. Ho aumentato l'esposizione a due ore, anche in considerazione che per un po' è uscito un bel sole. Ho letto che Talbot smise di fare i suoi esperimenti nella stagione invernale a causa dei tempi di posa troppo lunghi, per riprenderli al sole dell'estate.
Questa volta ho voluto utilizzare, considerate le grinze del primo supporto, qualcosa di più consistente, così ho utilizzato un cartoncino liscio da disegno. Questa volta il risultato è decisamente migliore del primo e si notano con chiarezza molti elementi del fabbricato, dei balconi e si vede bene perfino una parabola televisiva. Unico inconveniente è che delle zone non hanno preso le sostanze chimiche. Probabilmente la colpa è del cartoncino liscio e del metodo che ho usato per trattarlo. Infatti nel negativo ci sono delle zone completamente bianche (nere nel positivo).
Cercherò di perfezionare la parte chimica dell'esperienza. Domattina acquisto due pennelli più larghi e morbidi e delle puntine da disegno con le quali stendere la carta su di un supporto di compensato, per evitare che raggrinzisca, una volta sottoposta alla soluzione di sale e di nitrato d'argento. Userò di nuovo la carta del blocco per schizzi perchè più assorbente. Preparerò le soluzioni con più attenzione, utilizzando acqua distillata anziché quella del rubinetto e ne porterò la concentrazione per entrambe a 0,01 moli per litro e non "a naso" come ho fatto fin'ora. Vi mostrerò poi i risultati.
Questa che segue è la scena ripresa dallo stesso punto di vista con la D200 ma, ditemi quel che volete, preferisco le due immagini precedenti, anche se ancora non sono perfette.
Un saluto
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:04 PM
[quote name='enrico' ]
Questa che segue è la scena ripresa dallo stesso punto di vista con la D200 ma, ditemi quel che volete, preferisco le due immagini precedenti, anche se ancora non sono perfette.
Sono proprio d'accordo, Enrico. Provo a immaginare la delusione, lo stupore, la meraviglia, la gioia, di Niépce, Daguerre, Talbot..., alle origini di questa incredibile avventura.
Apeiron
Questa che segue è la scena ripresa dallo stesso punto di vista con la D200 ma, ditemi quel che volete, preferisco le due immagini precedenti, anche se ancora non sono perfette.
Sono proprio d'accordo, Enrico. Provo a immaginare la delusione, lo stupore, la meraviglia, la gioia, di Niépce, Daguerre, Talbot..., alle origini di questa incredibile avventura.
Apeiron
Grandi miglioramenti e in pochi giorni, Enrico... se vai avanti così credo che farai uscire la D3 prima di Nikon .
Scherzi a parte, trovo molto istruttivo quello che stai facendo; sarebbe bello illustrare queste tue esperienze nelle scuole, in un solo colpo si potrebbero trattare ottica, chimica, disegno e "applicazioni tecniche" (non so come si chiamano oggi)
Continuo a seguire con interesse gli sviluppi di questa interessante esperienza (credo proprio che alla fine dovrai preparare un Experience )
Alle prossime puntate
Franco
Scherzi a parte, trovo molto istruttivo quello che stai facendo; sarebbe bello illustrare queste tue esperienze nelle scuole, in un solo colpo si potrebbero trattare ottica, chimica, disegno e "applicazioni tecniche" (non so come si chiamano oggi)
Continuo a seguire con interesse gli sviluppi di questa interessante esperienza (credo proprio che alla fine dovrai preparare un Experience )
Alle prossime puntate
Franco
...
Scherzi a parte, trovo molto istruttivo quello che stai facendo; sarebbe bello illustrare queste tue esperienze nelle scuole, in un solo colpo si potrebbero trattare ottica, chimica, disegno e "applicazioni tecniche" (non so come si chiamano oggi)
...
Stai parlando della Scuola di Fotografia, dove appunto nella formazione vengono trattati tutti gli argomenti che hai elencato, e molto di più.
Ho apprezzato particolarmente il lavoro di Enrico, appunto perché a suo tempo, durante la scuola, mettevamo in pratica le nozioni multidisciplinari via via acquisite, per consolidarle.
Bella lezione Professor Enrico ... !
Cari amici,
la parte ottica non mi crea problemi. Devo lavorare sulla parte chimica. La procedura è quella di bagnare la carta con una soluzione di sale da cucina (cloruro di sodio). Una volta asciutta, passo col pennello una soluzione di nitrato d'argento. Ciò crea dei fini precipitati di cloruro d'argento insolubile fra le fibre della carta (e nitrato di sodio solubile).
Mi propongo alcuni obiettivi:
a - produrre una distribuzione del cloruro d'argento il più uniforme possibile perché non si formino chiazze di diversa densità e macchie.
Mediante delle prove, vedrò se è meglio immergere totalmente la carta nella soluzione di cloruro di sodio (come ho fatto fin'ora) o passare anche questa col pennello (usando naturalmente un pennello diverso per ogni soluzione).
b - Vedere quali sono le concentrazioni più adatte e in che rapporto debbono stare. Talbot scoprì che la carta diventava più sensibile se si utilizzava una soluzione debole di sale da cucina ed una forte di nitrato d'argento. Si tratta di indicazioni qualitative (debole quanto? forte quanto?) da stabilire quantitativamente mediante delle prove. Se la concentrazione del sale da cucina invece prevale, la carta perde sensibilità; Talbot infatti usava agli inizi come stabilizzatore (non si può parlare di fissaggio perchè così non si eliminava il cloruro non colpito dalla luce), una soluzione forte di sale da cucina dopo l'esposizione.
In queste prove, ripeto i suoi primi procedimenti: praticamente sto usando una carta ad "annerimento diretto". Fu Talbot infatti a scoprire in seguito l'immagine latente ed a svilupparla con l'acido gallico. Non so se tale acido si trovi ancora oggi. Allora si estraeva dalle galle e dalla pianta di sommacco. Ho chiesto ad un amico farmacista di vedere se si trova.
Pare che Talbot abbia saputo delle proprietà dell'acido gallico da una comunicazione di un certo reverendo Reade la cui storia è gustosa. Reade stava ripetendo gli esperimenti di Wedgwood col nitrato d'argento per i quali questi utilizzava il cuoio perchè risultava più sensibile della carta. Così Reade utilizzò un paio di guanti di capretto che la moglie gentilmente gli diede. Ma alla seconda richiesta la signora giustamente si rifiutò. Pensando che la maggior sensibilità della pelle rispetto alla carta dipendesse dalle sostanze usate per la concia, pensò bene di "conciare" la carta. Allora per la concia si usava l'acido gallico...
Vedrò anche se, asportando mediante lavaggio il nitrato di sodio solubile, aumenta la sensibilità.
In effetti il primo (e molto prima di Talbot) a fissare l'immagine di una camera oscura, fu Niepce che però abbandonò l'impresa, sia perchè non riuscì a renderla stabile, sia perchè i toni risultavano invertiti e si dedicò a trovare una sostanza che alla luce non annerisse ma imbianchisse.
Più avanti, ho pensato di preparare della carta all'albumina.
Sono convinto che un conto è studiare la storia della fotografia, un conto è riviverla. Le emozioni che ciò mi procura, valgono bene tutta la fatica ed il tempo che ciò richiede.
Per evitare che la carta raggrinzi, ho preparato un supporto di compensato sul quale stenderla.
Appena ho tempo, faccio un'altra prova di esposizione.
Un saluto
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:14 PM
la parte ottica non mi crea problemi. Devo lavorare sulla parte chimica. La procedura è quella di bagnare la carta con una soluzione di sale da cucina (cloruro di sodio). Una volta asciutta, passo col pennello una soluzione di nitrato d'argento. Ciò crea dei fini precipitati di cloruro d'argento insolubile fra le fibre della carta (e nitrato di sodio solubile).
Mi propongo alcuni obiettivi:
a - produrre una distribuzione del cloruro d'argento il più uniforme possibile perché non si formino chiazze di diversa densità e macchie.
Mediante delle prove, vedrò se è meglio immergere totalmente la carta nella soluzione di cloruro di sodio (come ho fatto fin'ora) o passare anche questa col pennello (usando naturalmente un pennello diverso per ogni soluzione).
b - Vedere quali sono le concentrazioni più adatte e in che rapporto debbono stare. Talbot scoprì che la carta diventava più sensibile se si utilizzava una soluzione debole di sale da cucina ed una forte di nitrato d'argento. Si tratta di indicazioni qualitative (debole quanto? forte quanto?) da stabilire quantitativamente mediante delle prove. Se la concentrazione del sale da cucina invece prevale, la carta perde sensibilità; Talbot infatti usava agli inizi come stabilizzatore (non si può parlare di fissaggio perchè così non si eliminava il cloruro non colpito dalla luce), una soluzione forte di sale da cucina dopo l'esposizione.
In queste prove, ripeto i suoi primi procedimenti: praticamente sto usando una carta ad "annerimento diretto". Fu Talbot infatti a scoprire in seguito l'immagine latente ed a svilupparla con l'acido gallico. Non so se tale acido si trovi ancora oggi. Allora si estraeva dalle galle e dalla pianta di sommacco. Ho chiesto ad un amico farmacista di vedere se si trova.
Pare che Talbot abbia saputo delle proprietà dell'acido gallico da una comunicazione di un certo reverendo Reade la cui storia è gustosa. Reade stava ripetendo gli esperimenti di Wedgwood col nitrato d'argento per i quali questi utilizzava il cuoio perchè risultava più sensibile della carta. Così Reade utilizzò un paio di guanti di capretto che la moglie gentilmente gli diede. Ma alla seconda richiesta la signora giustamente si rifiutò. Pensando che la maggior sensibilità della pelle rispetto alla carta dipendesse dalle sostanze usate per la concia, pensò bene di "conciare" la carta. Allora per la concia si usava l'acido gallico...
Vedrò anche se, asportando mediante lavaggio il nitrato di sodio solubile, aumenta la sensibilità.
In effetti il primo (e molto prima di Talbot) a fissare l'immagine di una camera oscura, fu Niepce che però abbandonò l'impresa, sia perchè non riuscì a renderla stabile, sia perchè i toni risultavano invertiti e si dedicò a trovare una sostanza che alla luce non annerisse ma imbianchisse.
Più avanti, ho pensato di preparare della carta all'albumina.
Sono convinto che un conto è studiare la storia della fotografia, un conto è riviverla. Le emozioni che ciò mi procura, valgono bene tutta la fatica ed il tempo che ciò richiede.
Per evitare che la carta raggrinzi, ho preparato un supporto di compensato sul quale stenderla.
Appena ho tempo, faccio un'altra prova di esposizione.
Un saluto
Enrico
Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:14 PM