Segnalo a tutta la comunità questo splendido articolo pubblicato On-Line da "Le Inchieste di Repubblica" sulla professione del Reporter.
Le immagini parlano da sole e toccano il cuore di tutti gli appassionati di questa professione.
Attendo qualche vostra considerazione e commento sull'argomento.
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/09/22/news/scatti_di_guerra-88554675/
Mi è capitato di leggere questo articolo proprio qualche giorno fa. Devo dire che ero stata catturata proprio dalla forza delle immagini che parlano da sole.
Che dire? Io ritengo che quella del fotoreporter sia una vocazione. Ci si sente chiamati ad essere nei punti più caldi della storia dei nostri giorni per poter testimoniare, far conoscere al mondo la realtà quella vera, senza filtri e senza censure. E' inevitabile che questo sia rischioso, ma in un certo senso credo che anche chi ha perso la vita per questo, ha dato voce a chi altrimenti rimarrebbe dimenticato, in silenzio.
Riflettevo tempo fa proprio su questo, sulla fotografia e sul realismo. La fotografia è nata in concomitanza con un genere (o uno stile) letterario se volete, che è il Naturalismo francese (Zola su tutti) e il Verismo in Italia (Verga). Quindi è un po' nata dall'esigenza della stessa letteratura di quel periodo, di raccontare una verità nuda e cruda, di alcune realtà sociali mai considerate prima. Ecco, penso che questo ruolo della fotografia non sia mai morto, ed è per questo che in alcuni è ancora viva questa forza, che spinge a lasciare tutto e provare a raccontare storie anche pericolose, ma vere, anche se sa benissimo che sta rischiando.
Ecco, penso sia impossibile dire se questo sia giusto o sbagliato, forse è sbagliato che si muoia per una cosa del genere. Ma tutto questo è solo un mio commento, un'analisi della situazione. E credo che una vocazione non si possa tenere chiusa in fondo al cuore, si parte e basta.
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