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Foto Naturalistica: Temi E Problemi
Ovvero: quando vi capita, voi come fate?
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DEREGISTRATO
Messaggio: #1
La discussione sulle foto agli animali, molto partecipata, mi ha indotto a lanciare questa "provocazione" ph34r.gif : al di là del "dove" (abbiamo visto che, con un po' di buona volontà e di fantasia, la risposta può essere "ovunque") e del "con che cosa" (supertele da nababbo, zoom entry level magari duplicato), proviamo a chiederci - e a raccontarci - "come" e "perchè"! Già nel vecchio forum abbiamo sfiorato l'argomento, ora, visto il numero degli interessati a questo affascinante aspetto della fotografia, mi piacerebbe condividere esperienze tecniche, ma non solo: come altri generi, forse più di altri, la fotografia naturalistica implica una serie di considerazioni di tipo "etico" (per esempio il rispetto dell'ambiente e degli animali, che non possono essere visti solo come "soggetti") e di conoscenze che, certamente, ciascuno di noi ha elaborato e raccolto nella sua esperienza sul campo. Una discussione in cui condividere le nostre esperienze, ma anche i dubbi, che possa davvero essere utile a tutti. Che dite, ci proviamo?
biggrin.gif Ciao a tutti
Diego
zalacchia
Messaggio: #2
La fotografia naturalistica richiede un approccio un pò particolare, la diffidenza del soggetto porta a pensare che per questo genere di foto occorrano supertele spaziali e parchi faunistici di prim'ordine.
Personalmente ho riscontrato che una buona conoscenza del territorio e del soggetto da fotografare porta risultati migliori rispetto ad un approccio "tecnologico".
Mi spiego: se andiamo a farci una paseggiata armati con il ns. bel supertele tipo "800mm/2,8 e fotocamera Mippon F7 da 25 fot.sec." in un ambiente che non conosciamo, difficilmente porteremo a casa delle immagini veramente belle.
Personalmente dopo qualche ricognizione sul posto cerco di avere più informazioni possibili, oltre che sulla fauna, anche sulle condizioni di illuminazione della zona che andrò a visitare.
es. se cammino lungo un fiume o se devo costruire un capanno vedrò di stare sulla sponda giusta oppure eviterò che il capanno abbia il suo lato di caccia in controluce.
Altra buona norma è conoscere il territorio e la Fauna ascoltando i "vecchi" del posto, i cacciatori e perchè no i "bracconieri", molto esperti nel non farsi vedere...anche dalle guardie. Questi ultimi sono in genere persone del posto che conoscono il territorio meglio di chiunque altro, sono a contatto della fauna tutto l'anno in quanto non seguono il calendario venatorio.
Purtoppo questo richiede molto tempo ma vi assicuro che appaga molto di più. smile.gif
a volte questo "molto tempo" vuole dire anni.
Ciao Stefano Z.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #3
Perfettamente d'accordo sulla necessità di "ricognizione", meno sulle "fonti" unsure.gif , e ti spiego perchè: forse per lo stesso motivo per cui mi sono sempre rifiutato di accettare la definizione di "caccia" fotografica, che presuppone sempre un concetto (anche se incruento) di predazione. Personalmente ho praticato la foto naturalistica, sia nelle paludi della Pianura padana come nei parchi delle Alpi, come nelle safane africane sempre con intenti prevalentemente documentaristici. L'approccio fra il fotonaturalista e il cacciatore (peggio, il bracconiere) si differenzia proprio al momento del click rolleyes.gif (bang mad.gif ) dopo che ho scattato alla nitticora, alla marmotta o al leopardo, se sono stato attento e capace come un bravo ( mad.gif ) cacciatore, l'animale continuerà tranquillamente in tutte le sue attività, così come il resto dell'ambiente non verrà turbato: e altri fotonaturalisti potranno godere dello stesso privilegio. Lo sparo spezza la vita dell'animale, provoca un fuggi fuggi generale, ingenera diffidenza (a lungo termine) nei compagni di branco: in una parola, rompe l'equilibrio. Non mi addentro in considerazioni etiche sull'attività venatoria, tema decisamente off topic anche se credo si sia capito come la penso...
Al di là di questa divagazione, penso che una guida al riconoscimento degli animali (soprattutto se si fotografano uccelli) e un buon binocolo siano indispensabili, così come un taccuino di campo nel quale annotare le condizioni (non solo tecniche) in cui è stato effettuato lo scatto.
Ciao
Diego
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #4
Sono d'accordo sulla necessità che un fotonaturalista sia fornito non solo di ottiche che gli consentano di fotografare il soggetto ma anche di un buon binocolo con cui poter studiare in distanza il comportamento dell'animale e eventualmente anche il percorso migliore per il suo avvicinamento. Vorrei solo aggiungere che dopo aver scattato la o le foto sarebbe buona norma andarsene con la stessa discrezione con cui si è arrivati per non lasciare di noi un ricordo poco piacevole!
Fabio Blanco
Messaggio: #5
Ciao a tutti, come ben sapete la fotografia naturalistica è la mia passine nella passione.
Ore passete al freddo e all'umido di un capanno con lo sguardo che scruta tra le fessure alla ricerca di un movimento tra cespugli e canne, orecchie tese a intercettare fruscii o lontani suoni, zanzare, che sfruttando la tua necessità di non farti notare, ti succhiano sangue e ti procurano fastidiosi pruriti.
Tutte queste difficoltà superate per la soddisfazione di portare a casa... un'immagine che rappresenta in 1/1000 di secondo le fatiche di una intera giornata.
Ma la soddisfazione è tanta: condividere per alcuni momenti la natura che ci circonda con l'animale che abbiamo fotografato è indescrivibile.
La soddisfazione intrinseca certo non può essere capita da tutti, spesso l'immagine di un martin pescatore o di un ungulato non rendono giustizia alla difficoltà dell'appostamento.
Io proprio per amore di questa difficoltà preferisco le foto ornitologiche, anche se le lunghe salite per i monti (altro mio ambiente naturale) mi danno grosse soddisfazioni.

Le mie giornate iniziano già la sera prima, quando controllo l'attrezzatura, la pongo tutta sul letto (come America Gigolò) e scegliendola la ripongo nello zainoe. Per tutta la notte poi fantastico sugli scatti che la giornata successiva mi regalerà.

Il mattino dopo la poesia incomincia di buon'ora...

(fine prima parte)
ag_adrar
Messaggio: #6
Provo a raccontarvi una mia esp.:
ad un certo punto, dopo anche un bel corso di fotonaturalismo, mi armo di tutto punto e addiritura decido (ero nel delta del Po) di fare appostamenti e ripari...
risultato:
N rullini (molti) scattati ad Aironi rossi, Nittcore, Tarabusi e Falchi pescatori... peccato che solo alcuni scatti (pochi davvero), occupassero almeno il 50% (che è ancora pochino) del fotogramma... e scattavo con un 300 tamron duplicato...

Ora, credo che scattare ai volatili sia una delle questioni + complesse da realizzare.
Diverso è quando hai ungulati, felini, pachidermi... ma se scatti da noi, con la carenza di soggetti che c'è... beh, o hai 44 giorni di posta con fotocellule, 6 flash e 3 corpi "armati" per lo scatto o credo ci sia poco da fare...

pessimista?

ciao
Ag
zalacchia
Messaggio: #7
La distanza fotografo-soggetto è da sempre la maggior difficoltà da superare.
La tecnica di avvicinamento va studiata e valutata a lungo.
Personalmente credo sia opportuno costruire il capanno molto prima del suo utilizzo, almeno 3/4 settimane.
Buona cosa è anche avvisare il Corpo Forestale della zona, così da evitare sanzioni o peggio la rimozione del nascondiglio, loro stessi spesso sanno dare buoni consigli sulle zone.
Naturalmente raccontare loro del vostro progetto e regalare qualche foto non può che aumentare la loro disponibilità.
Ciao Stefano Z.
Fabio Blanco
Messaggio: #8
Seconda Parte:

Due ore prima dell'alba la sveglia suona, stacco tutti gli accumulatori dai carica batterie (ormai il digitale comanda nella mia vita) e indosso la "tenuta mimetica" con pantaloni antistrappo, antivento, antipioggia e antisfiga cool.gif .
Carico in macchina lo zaino con l'attrezzatura e le cibarie (ben separete l'una dalle altre tongue.gif ) e parto per la destinazione.
Giunto nel luogo destinato mi insedio nel nascondiglio prescelto, sia esso capanno preesistente, masso con annesso cespuglio o telo mimetico piazzato uno due giorni prima.
Incomincia l'attesa che si inganna verificando, per l'ennesima volta, l'attrezzatura pulendo le lenti controllando la luce il cielo sperando che non si alzi il vento.
Già il vento, perchè può piovere a dirotto o quasi, ma se si alza il vento puoi tornare a casa perchè raramente si riuscirà a fotografare qualcosa.
Piazzo la macchina sul monopiede impostandola su priorità di diaframma, se ho poca luce, e priorità di tempi a 1/640 se la luminosità lo permette, misurazione della luce su spot con compensazione a +1/3 di spot in particolar modo se le mie "prede" sono dei volatili, non importa se lo sfondo viene sottoesposto è la livrea del volatile il soggetto del mio interesse.
Incomincio ad aspettare fiducioso, scrutando il cielo e la terra nell'attesa di un segno un movimento un suono.
E dopo 4 ore di appostamento, stando attento a respirare lontano dalle feritoie del mio rifugio per non segnalare la mia presenza con gli sbuffi del mio fiato, e fotografando solo comuni aironi cenerini ed un furtivo martin pescatore ecco che tra la vegetazione più fitta un movimento mi attrae: indirizzo la bocca del mio 300 f/4 verso il canneto ed ecco la forma del raro e schivo Tarabuso che si sposta tra le canne: due scatti in raffica e poi scompare così come è comparso. A nulla vale aspettare non tornerà, ma la soddisfazione è tanta e la giornata passata immobile, al freddo e all’umido è stata semplicemente grandiosa… il ritorno a casa è euforico.
E se il risultato per molti è semplicemente un “xxx” per altri racconta l’attesa, la fatica e il successo di un’avventura.

Ed ecco il risultato:
Fabio Blanco
Messaggio: #9
Cioè:
Immagine(i) allegate
Immagine Allegata
 
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #10
E bravo Fabio. Prima di tutto voglio dirti che la foto è davvero bella ed efficace e racconta molto di quello che è costata wink.gif . Ma oltre a questo ho volontariamente aspettato la seconda puntata del racconto per dirti che il tuo modo di raccontare è davvero fenomenale biggrin.gif . Sembra di essere con te e di vederti all'opera. Soprattutto per chi ha passato le stesse avventurose emozioni, per chi capisce quanto si suda e si fatica per uno scatto, quando ci si riesce perchè molto spesso neanche quello, è bello trovare qualcuno che riesce anche a raccontarle con la tua efficacia, perfino il resoconto dei preparativi è così puntuale che ci fa tornare alla mente gesti consueti che a volte sfuggono ma che sono altrettanto importanti. Insomma ragazzi abbiamo trovato un altro Andrea :bouncy:
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #11
Per Blanco se fotografi come scrivi, o scrivi come fotografi sei OK bravo... rolleyes.gif rolleyes.gif rolleyes.gif

Curioso il Tarabuso e i pantaloni antisfiga... mi piace anche l'idea di Zalacchia di coinvolgere quelli del CFdS... bravo e diplomatico... :bouncy: :bouncy: :bouncy:
morgan
Messaggio: #12
Penso che sia più facile impallinare un animale selvatico che fotografarlo: per questo per praticare questo tipo di fotografia bisogna avere abilità, pazienza, cultura naturalistica, conoscere le abitudini degli animali, sapere in anticipo da che distanza sarà possibile fotografarli, scegliere il momento migliore per l'appostamento e non ultimo una buona dose di allenamento perchè raggiungere le zone stabilite il più delle volte richiede ore ed ore di cammino.
Saluti ph34r.gif

My photo.net page
morgan
Messaggio: #13
Penso che sia più facile impallinare un animale selvatico che fotografarlo: per questo per praticare questo tipo di fotografia bisogna avere abilità, pazienza, cultura naturalistica, conoscere le abitudini degli animali, sapere in anticipo da che distanza sarà possibile fotografarli, scegliere il momento migliore per l'appostamento e non ultimo una buona dose di allenamento perchè raggiungere le zone stabilite il più delle volte richiede ore ed ore di cammino.
Saluti ph34r.gif

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