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Messaggio: #1
Condivido un po' di pensieri in un'area come il Nikonclub che mi appartiene solo perché ho una Nikon - non che altri spazi mi appartengano di più, o che io appartenga a loro, è che mi è capitato di lasciare delle righe qui ...

Tutto parte da un lavoro che sto facendo ora su Francesca Woodman, usando il mio corpo perché non ho una modella ma anche perché questo era quello che faceva Francesca. Abbiamo anche delle situazioni biografiche in comune, ma non è questo il senso, se non di una sfida ché certe cose 'in epoca adulta' le si lascia 'da parte' e 'si cresce', cosa che nella creatività invece non dovrebbe esistere.

La cosa interessante, mentre faccio quel che riesco (da quaranta a 13-22, da ragazza a uomo, certo che devo lavorare sull'"essenza" e non sulla forma) e vedo cose su vari social network di fotografia, è che se sto a quel che dice Débord (che significa dalla parte della mia esperienza, non dalla parte di quel che mi raccontano) io devo chiedermi (non è una scelta di campo, mi è venuto spontaneo, mi sono innamorato della fotografia con Barthes e Moriyama): è possibile fare una foto al di fuori della rassicurazione che offre la 'bella foto'?

Se vedo le foto di Jacob Aue Sobol, penso di sì. Se vedo le foto di molte donne/ragazze che si mettono sotto la lente, vedo un intrecciarsi di incrostazioni culturali, loro e mie nella lettura, che potrebbero essere interessanti se mi dessi a un blob fotografico. Se vedo le foto di Francesca o di Cindy Sherman - o di Mark Morrisroe - vedo fotografia 'pura' come quella di Ansel Adams o di Edward Weston (ho uno scatto di me alla Imogen Cunningham, ma a parte i crampi per farmela, poi me ne hanno pubblicata su carta in Canadà una che sembra uscita da una tela di Hopper, che va benissimo).

Ps
Se vedo le foto di molti colleghi uomini, vedo potere, intelligenza e al massimo qualche po' di ironia.

Vi lascio queste riflessioni che so sembreranno (non metto l'aggettivo per non indirizzare questo dispositivo in una direzione rassicurante con degli eventuali dinieghi) mentre cerco/attendo connessioni/idee per il mio prossimo scatto. Prima o poi toglierò ancora altre foto fatte prima di questo aprile, che non mi corrispondono più, anche se l'idea di fare la notte di giorno (più o meno, non prendetemi alla lettera) era una esigenza, che aveva proprio a che fare - certo, a trentanove anni e con una macchina fotografica fresca risultano per forza ingenue - con la questione di cosa si esperisce mentre si fa/si guarda una foto, che non è, lo sa bene la mia Francesca, come guardarsi un motion picture.

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