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L'isola Che Non C'era
diario di una giornata passata all'Asinara
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Akirosawa
Messaggio: #1
L’isola che non c’era.

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(L'Asinara vista dalle pendici di Capo Falcone, Stintino)

Che era qui, sotto gli occhi di tutti ma era come se non ci fosse. Ci lavorava da carabiniere il padre di un mio compagno di scuola e non ne parlava mai di quella che chiamavano sa domo e su Diaulu, la casa del Diavolo, appena era sulla terraferma le girava le spalle.
Perché l’Asinara è stata un villaggio di pescatori per poco e poi avamposto militare, campo di concentramento, stazione di quarantena, sanatorio, luogo di confino e carcere, tanto carcere.
Ora è un parco ed è tornata. Può mostrare al mondo la sua bellezza lasciata quasi intatta e selvaggia da secoli di “uso diverso”, i suoi endemismi sia floreali che faunistici (gli asini bianchi, i più famosi di tutti) e ovunque le tracce di una sofferenza profonda, assoluta, giusta o ingiusta che fosse. Perché se arrivavi qui con una condanna, era per essere dimenticato.

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(una delle tante calette appena fuori da Cala Reale)

Ci sono molti modi per visitare il parco (noi abbiamo noleggiato una microcar elettrica) e molte chiavi di lettura a cui l’Asinara si offre. Banalmente, stando l’isola proprio di fronte a una delle spiagge più belle del mondo, la Pelosa, si potrebbe essere tentati di ricercarne qua i colori e l’incanto senza possibilmente tutto l’affollamento che c’è di là. Ma qui gli angoli più belli e incontaminati sono per fortuna sotto un protezione integrale e assoluta e venire all’Asinara solo per farsi un bagno rischia di lasciare l’amaro in bocca. E comunque ogni pietra di quest’isola ricorda cos’era e ciò che ha passato. Se si arriva da Stintino il primo impatto è il carcere di massima sicurezza di Fornelli sovrastato dal Castellaccio e se invece sbarchi da Porto Torres sei subito in mezzo al Lazzaretto e alle sue camerate gigantesche e poco più in alto alla tua sinistra c’è l’Ossario dei prigionieri della Grande guerra.

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(l'unica strada in cemento che attraversa l'isola per tutta la sua lunghezza e che spesso è proibito abbandonare anche a piedi)

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(gli asinelli sono ovunque a passeggio sull'isola; quelli albini, i più caratteristici, sono molto timidi)

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(Cala Reale è dominata dalle strutture dell'ex centro medico, un paio delle quali oggi recuperate per l'unico bar ristorante dell'isola)

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(la cappella dove sono conservati i resti di una parte dei soldati austroungarici catturati dai Serbi durante la Grande Guerra e poi "ceduti" all'Italia)

E continuerà così per tutto il giorno, la Storia, spesso una brutta storia, a sovrapporsi e a nascondersi ai colori di una natura a cui non siamo più abituati, ai tanti animali che spesso non sanno di dover temere l’uomo e al mare che ti circonda ovunque ti giri, minaccioso o dolce, cupo o incredibilmente cristallino a secondo dell’ora del giorno o dell’umore del sole e del vento e delle nuvole.

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(le zone a protezione integrale danno un'idea di come dovevano essere le coste di buona parte della Sardegna agli inizi degli anni sessanta, prima del turismo di massa e della cementificazione senza regole)

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(la costa ovest dell'isola, direttamente sul mare aperto e in faccia al maestrale

La Storia che è fatta di episodi che potevano accadere solo qui, come l’unico evaso certificato dall’Asinara, quel Matteo Boe che per alcuni è ancora leggenda, che si è buttato in acqua sfidando gli squali e nuotando fino alla Corsica o non si è manco bagnato perché lo attendevano col motoscafo sulla riva. Di certo c’è solo che ha ottenuto non si sa come (favori, minacce, paura, rispetto) il regime di delinquente comune (quelli che sull’isola durante il giorno giravano praticamente liberi per rientrare in cella solo la sera) e all’Asinara non si è più visto; catturato dopo anni di latitanza e molti altri reati finirà in un carcere del Continente, dove il suo nome non potrà più aprirgli tutte le porte.

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(L'Asinara vista dalla spiaggia della Pelosa sembra distare solo poche bracciate a nuoto, ma è un tratto di mare con forti correnti e qualche squalo)

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(i corridoi del carcere di Fornelli con le celle destinate ai prigionieri in regime di massima sicurezza)

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(l'interno di una cella)

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(una cella dentro le altre celle ospitava la sala del barbiere, di modo che se qualche detenuto si fosse impossessato delle forbici o del rasoio non ne avrebbe tratto alcun vantaggio)

O come quando a finire in “prigione” perché lo Stato non aveva altro modo per garantire loro la sicurezza furono i giudici Falcone e Borsellino, portati in gran segreto a Cala d’Oliva per preparare il maxi processo alla mafia, a due passi dal bunker in cui quello stesso Stato cercava di cancellare dalla Storia il detenuto dell’Asinara per eccellenza, quel Raffaele Cutolo boss dei boss e per questo rinchiuso in quel buco “dove neanche Dio poteva entrare”, buco che dopo di lui ospiterà anche Totò Riina, che i giudici Falcone e Borsellino poi li aveva uccisi.

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(la cella che ospitò Raffaele Cutolo prima e Totò Riina poi nel bunker di Cala d'Oliva; c'era l'acqua corrente ma non la luce elettrica)

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(il "cortile" adiacente la cella dove il detenuto poteva trascorrere l'ora d'aria; la griglia sulla sommità serviva per scongiurare eventuali fughe in elicottero)

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(i camminamenti per le guardie sul perimetro del bunker; c'erano fino a sei secondini per un unico carcerato)

O come, ritornando alla fresca aria del mare, il cannone di Cala d’Oliva, che forse però difendeva il Castellaccio o era solo una preda di guerra di qualche nave affondata, ma comunque alcuni operai provarono a farlo evadere spacciandolo per ferrovecchio e invece furono scoperti al momento di andar via e così il cannone ora è per sempre qui, perfettamente inutile davanti al mare e baciato dal sole.

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(la torre aragonese e il cannone di Cala d'Oliva, la prima da sempre a guardia della baia e il secondo aggiunto per gusto estetico)

Così come resterà per sempre qui malgrado fosse innocente Costantino Gargano, reo di essere fervente socialista ai tempi del fascismo e per questo accusato di un omicidio mai commesso. Condannato a 18 anni di reclusione, venne deportato all’Asinara dopo i primi quattro anni passati in altre carceri e da qui a casa non fece mai ritorno. Nel 1960 una commissione stabilì con certezza la sua innocenza, ma non poté stabilire nulla sulle circostanze della sua morte o sul luogo della sua sepoltura.

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(i corridoi del carcere di Fornelli con le celle riservate ai delinquenti "comuni"; ospiteranno gli antifascisti prima e i brigatisti rossi poi)

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(il cortile per l'ora d'aria dei prigionieri non sottoposti a regime di massima sicurezza nel carcere di Fornelli)

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(la desolata piana che era l'ultima cosa che i detenuti vedevano prima di entrare a Fornelli; ha scritto Carmelo Musumeci nelle sue memorie (cfr. "Gli uomini ombra e altri racconti") che appena prima ti chiedevi come mai non c'erano muri e appena dopo capivi che non servivano)

Ripeto, si può visitare l’Asinara per godere della sua natura, per trovare con poco sforzo uno splendido angolo di mare dove passare una giornata a mollo in una quasi perfetta solitudine, ma io a guardare solo il lato splendente di questa luna non ci sono riuscito.
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(poco prima di Cala d'Oliva è impossibile resistere alla tentazione di un bagno appena esce il sole)

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(tra gli abitanti dell'isola che non temono l'uomo ci sono di sicuro i pesci, che per un po' circondano curiosi ogni nuovo bagnante)

Settemila morti di tifo e colera nei primi tre mesi di prigionia solo tra i soldati austroungarici della Grande Guerra (i dannati dell’Asinara), poi gli antifascisti italiani, libici, perfino i nobili etiopi destituiti durante il Ventennio e poi tutti i delinquenti più pericolosi della mia giovinezza (Cutolo, Boe e Riina certo, ma anche Vallanzasca, Badalementi, Curcio, Brusca, Musumeci) tutti rinchiusi qui e azzerati. Azzerati, non trovo un altro termine così assoluto. Perché “ci sono le carceri, poi ci sono le brutte carceri e poi c’è l’Asinara”.
Quella stessa Asinara che pure è stato il luogo più bello del mondo per i figli delle guardie carcerarie che dopo un’infanzia spensierata sull’isola erano “costretti” a frequentare le scuole superiori della terraferma. E a noi i loro racconti sembravano una vacanza infinita, un’estate perenne che sempre si infrangeva in quel “peccato che voi non ci potete venire”.

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(intorno a Cala Reale è un susseguirsi di costruzioni diroccate e ricoveri improvvisati per asini; era il regno dei giochi per i miei ex compagni di scuola, costretti in casa solo quando qualche detenuto mancava l'appello serale)

Così quest’isola mi restituisce la suggestione di essere “viva”, di non essere un luogo nel mondo in cui sono successe tutte queste cose, ma l’unico luogo al mondo dove tutto questo poteva e doveva succedere, una calamita capace di raccogliere nel meglio della natura il peggio degli uomini.
E quando alla fine del giorno ci ritroviamo di nuovo sul traghetto per Porto Torres, facendo la conta delle foto scattate, delle cose viste e delle emozioni provate, un po’ capisco il padre del mio compagno di scuola che appena poteva all’Asinara, a sa domo e su Diaulu come la chiamavano, le voltava le spalle. E che la sua famiglia lui lì non ce l’ha mai portata.

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dnovanta
Messaggio: #2
sole squillante, mare cristallino, panorami da cartolina, e angoscia a condire un racconto che sembra fare a botte con le immagini, almeno quelle dei panorami e della natura cosi' "pura". Mi piace moltissimo. Un dualismo perfetto, un testa e croce con una moneta che non si ferma di girare!
Ottimo lavoro, complimenti!

Bi
Fabio Chiappara
Messaggio: #3
QUOTE(dnovanta @ Feb 2 2018, 11:23 PM) *
sole squillante, mare cristallino, panorami da cartolina, e angoscia a condire un racconto che sembra fare a botte con le immagini, almeno quelle dei panorami e della natura cosi' "pura". Mi piace moltissimo. Un dualismo perfetto, un testa e croce con una moneta che non si ferma di girare!
Ottimo lavoro, complimenti!

Bi


Condivido in pieno quanto detto da Bianca. Grazie per aver condiviso questo lavoro con noi.

Fabio
maxter
Messaggio: #4
Grazie mille dell'ottimo articolo e delle belle foto. Mi intriga molto quell'isola, dal punto divista storico sicuramente ma penso che anche dal punto di vista naturalistico possa essere molto interessante.
Akirosawa
Messaggio: #5
Vi ringrazio per l'apprezzamento. Spero di non aver dato l'idea che non si possa passare una bella giornata all'Asinara, tutt'altro. L'unica nota dolente della nostra visita è stata che uno dei modi per visitare il parco è unirsi a un gruppo di un altra cinquantina di turisti e tutti insieme girare l'isola a bordo di quei trenini gommati che ora si trovano anche dentro i centri commerciali. Ci eravamo appena sistemati in una splendida caletta per fare il bagno quando appunto il trenino si è fermato e ci ha scaricato addosso "l'orda barbarica". Tolto questo "incidente", la giornata è stata veramente appagante. Certo, per chi come me è nato e cresciuto con l'Asinara davanti è impossibile non farsi condizionare dalla sua storia perché un po' sai di farne parte, in fondo è stata l'orizzonte della mia finestra per vent'anni
aldosartori
Messaggio: #6
Bel lavoro, immagini accompagnate da didascalie che ben raccontano il tutto.
A me è piaciuto
 
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