QUOTE(Antonio Canetti @ Nov 10 2016, 04:41 PM)
la Nikon è già non Nikon : è del gruppo Mitsubishi, passare dal controllo da questa o dall'altra può essere relativo.
Anotnio
certo e condivido, ma questo bisognerebbe farlo capire a chi pensa solo agli utili, e purtroppo solo il pensare agli utili ci sta portando su una brutta strada.
Antonio
Ormai azionisti, fondi pensione e di investimento mirano solo a quello, pressando e ricattando lavoratori e pure le aziende più deboli a monte e a valle nella catena. Se non trovano da inzuppare, se ne vanno e addio prodotto e produttori. In questo moto senza senso, vediamo prodotti sempre più indistinti ed anche con difetti, dovuto al ridotto tempo di progetto e messa a punto ed anche all'affannosa ricerca del nuovo da parte dei clienti (nella ricerca e sviluppo è da 15 anni che non impariamo a fare cose che non sapevamo fare prima...tempi e costi a parte).
Nikon deve ristrutturare. Il prodotto è indietro in settori chiave (video, mirrorless, ergonomia/peso, aspetti ottici ignorati). Canon da tempo ha creato fabbriche automatizzate in Giappone per componenti critici ed anche assemblaggi e, inutile a dirsi, un prodotto "made in China" deve avere un prezzo cinese, non puoi venderlo a prezzo tedesco o USA. In sè il lavoro non diminuirà, ma a certe condizioni.
Il progettista, lo stesso manager, il factotum aziendale, l'assistenza non possono essere sostituiti tecnicamente, il lavoro di catena si ridurrà, ma aumenterà spaventosamente la richiesta di software/firmware per apparati (a produttività bassissima!)e automazione e qualcuno, skilled, sarà assorbito. Altri saranno assunti per la logistica, la formazione, il controllo, la sicurezza.
Il problema è un altro. Se queste persone saranno retribuite bene (rispetto agli azionisti) potranno comprare e far comprare ad altri, se no l'intero ciclo diventa vizioso, con prodotti costosi e ormai invendibili a molti, tanti scoraggiati e improduttivi, sovrapproduzione e mancanza di essenziale e catastrofe sociale per "egoismo". Sarebbe la marxiana crisi del capitalismo. Tra l'altro, l'idea socialista ("ognuno abbia secondo i suoi bisogni", ovvero mangia un po' di più chi si muove di più, ma le calorie finali non variano di molto) è proprio quella dell'equilibrio in un mondo senza spinta innovativa e gestione massimamente efficiente (profitti non necessari oltre ai bisogni individuali, controllo statale di tutto per saltare le catene di comando, pianificazione sonnolenta, tanto "domani è un altro giorno...").
Ricordo ancora l'equilibrio sociale tedesco, con sindacati nei CdA, accordi collettivi nel bene e nel male, condivisione degli utili. Lavorare è una necessità oggi per guadagnare/campare, domani forse diventerà un divertimento per pochi, che devono guadagnare per far mangiare gli altri in una redistribuzione a tavolino.
Si arriverà forse ad un salario minimo di cittadinanza, perché tutti devono poter avere il necessario, crescente pure nel tempo, e spendere (non risparmiare, siamo all'equilibrio) per comprare quello che si produce. Forse avremo più tempo per le famiglie, gli hobby e, perché no, per qualche idea per far ripartire il mercato. Oggi si lavora troppo e male, con poco ritorno.
A presto
Elio