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La Carta Fotografica
Se la pellicola rivive ... le carte da stampa non possono morire!
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DEREGISTRATO
Messaggio: #1
Sembra che la pellicola, specie in B&W, stia vivendo quasi una seconda giovinezza.
Per tutti coloro che amano completare il processo con la stampa da ingranditore, mi permetto di trascrivere qualcosa sulle carte, informazioni tratte da vecchi appunti di camera oscura e testi divulgativi di qualche anno fa, che spero vorrete arricchire con le vostre esperienze, correggendo anche eventuali miei errori.
Classificazione delle carte da stampa.
Le carte da stampa si classificano:
1) in base al supporto, cioè carte baritate o politenate
2) in base al contrasto, da gradazione 0 (morbidissima) a gradazione 5 (molto contrastata);
3) in base al tono, cioè neutro, caldo, freddo
3) in base alla superficie, cioè lucide, matt, semi-matt, perla.
Carte baritate o politenate
Le carte baritate sono rivestite da uno strato di solfato di bario, che si frappone tra il supporto e l'emulsione; questo strato intermedio impedisce all'emulsione di penetrare tra le fibre della carta ed "illumina" i bianchi.
Le baritate, per via dell'unico strato di solfato di bario, tendono ad accartocciarsi durante l'asciugatura e richiedono di essere spianate con un rullo su una superficie solida e levigata, oppure di essere "smaltate" (se si desidera una superficie lucida) con la smaltatrice (vecchio attrezzo all'epoca anche molto costoso!). Inoltre, assorbono i bagni più lentamente (con tempi di immersione mediamente superiori rispetto alle politenate) e, soprattutto, li eliminano altrettanto lentamente, tanto da imporre lo sgocciolamento tra sviluppo, arresto e fissaggio e tempi di lavaggio praticamente biblici!
Le carte politenate sono invece interamente rivestite di polietilene; il supporto, quindi, non si accartoccia, nè si impregna di liquidi, per cui non è necessaria la smaltatura (in verità è assolutamente controindicata: il polietilene, con il calore .... vi lascio immaginare!), i tempi di immersione nei liquidi sono più contenuto ed il lavaggio si conclude in tempo ragionevole; l'asciugatura, infine, è assai semplice e non richiede particolari cautele.
La gradazione delle carte
Come già detto, la gradazione della carta viene espressa da un numero compreso tra 0 e 5. Normalmente si usa la carta n° 2 o n° 3, a secondo che si stampi in luce diffusa o condensata, sempre che il negativo presenti una corretta e quanto più possibile estesa gamma tonale. Invece, qualora il negativo sia eccessivamente "morbido", si potrà tentare di riprendere questo suo difetto usando una carta di gradazione più elevata (n° 4 oppure, in casi estremi, n° 5), così come, all'inverso, per un negativo eccessivamente contrastato si potrà tentare con una cartà di gradazione più bassa (n° 1, quasi mai la n° 0!). La carta di gradazione 1 è inoltre indicata per i provini a contatto.
Il massimo della comodità e del risparmio, ovviamente, è acquistare ed usare le carte a contrasto variabile: basta cambiare i filtri ed il gioco è fatto!
Toni freddi, toni caldi e toni neutri
Questa qualità si riferisce alla tonalità di riproduzione dei neri, che può tuttavia essere influenzata anche dal tipo di rivelatore usato e dalla sua dluizione.
La superficie delle carte
Le carte con superficie lucida presentano un aspetto, per così dire, "speculare"; le matt e le semi-matt, invece, si caratterizzano per l'aspetto più o meno "opaco", mentre le perla sono appositamente lavorate per presentare un aspetto elaborato, quasi da "filigrana".
Cos'altro aggiungere sulle carte? Hmm ... sì, ci sono Lampadina.gif
Difetto di reciprocità: come per le pellicole, anche per le carte l'esposizione ridotta o prolungata oltre un certo tempo produce l'effetto Schwarzshild; non vi è quindi recirpocità e l'esposizione deve essere corretta.
Sensibilità spettrale: le carte da stampa B&W sono sensibili solo ad una porzione dello spettro, generalmente alla luce blu ed un pò, talvolta, al verde. Ecco perchè in CO basta una tenue luce rossa per non restare ... all'oscuro biggrin.gif !
Sensibilità nominale: è espressa (ma non sempre i fabbricanti la indicano) in valori ANSI oppure ISO P; ovviamente, è un valore completamente diverso rispetto a quello delle pellicole, con le quali ha nulla a che vedere!
La giusta coppia "carta-rivelatore"
Per lo sviluppo delle pellicole l'influenza del rivelatore è molto più marcata. Anche nella fase di stampa, tuttavia, scegliere un certo tipo di rivelatore piuttosto che un altro in relazione alla carta usata può condizionare il risultato finale. A tale proposito bisogna tenere presente che quasi tutti i rivelatori, salvo diversa indicazione del produttore, danno sulla stampa finale neri dal tono neutro; questo accade ovviamente alla diluizione standard, in quanto se i limiti consigliati nelle istruzioni vengono superati aumentando la diluizione (e quindi anche il tempo di sviluppo) si otterranno un contrasto più contenuto e neri che tendono alla tonalità calda.
Il rivelatore deve essere usato ad una diluizione tale da generare tempi di sviluppo sufficienti per eventuali, ed a volte necessari, interventi manuali di sviluppo (c.d. "sviluppo selettivo", che si ottiene riscaldando o raffreddando parti della carta con vari metodi per renderli soggetti a differenti risultati); se si usa un rivelatore "speed", oppure uno normale ma con alto rapporto di diluizione, i tempi saranno così rapidi da non consentire acuna possibilità di intervento (e ciao ciao creatività!).
E allora ... quale carta scelgo? E con quale rivelatore?
E' la domanda da un milione di dollari, quella che molti di voi si porranno dopo avere letto questo mio sproloquio. Ed io son qui per darvi l'unica risposta possibile ... e cioè che una risposta non esiste!
Ebbene si, per ottenere una stampa di qualità che faccia "schizzar fuori" il soggetto non c'è una regola di carattere generale, ma bisogna acquisire ed imparare ad usare in camera oscura le stesse capacità di "prefigurazione del risultato" che ci sono così care in fase di ripresa. La scelta del supporto, della superficie, del contrasto e dei toni vanno fatte di volta in volta sulla base del negativo prescelto (punto di partenza: un buon esame del nagativo e dei buoni provini a contatto, seguiti da un buon provino d'esposizione) e sulla base del risultato che vogliamo raggiungere.
Per le prime volte sembrerà fatica sprecata, poi con l'esperienza alcune cose si cominceranno a dare per scontate e sarà anche possibile riconoscere "ad occhio" cosa ci serve per una piccola, grande stampa finale!
Buona Nikon a tutti voi.
Vincenzo

P.S.: a presto, se vi interessa, con i piccoli trucchi di "manualità" in CO: flashing, vignettatura, sviluppo selettivo ed altro ancora ... sono alla portata di tutti ed aiutano ad ottenere i risultati che desideriamo.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #2
repetita iuvant, grazie
attendo prossimi sproloqui messicano.gif
simone_chiari
Messaggio: #3
grazie mille aspetto il seguito
ciao
Simone
zonaradioattiva
Messaggio: #4
QUOTE(VinMac @ Mar 14 2013, 06:19 PM) *
P.S.: a presto, se vi interessa, con i piccoli trucchi di "manualità" in CO: flashing, vignettatura, sviluppo selettivo ed altro ancora ... sono alla portata di tutti ed aiutano ad ottenere i risultati che desideriamo.



visto che hai gettato l'esca adesso ci speghi anche Flashing,vignettatura e sviluppo selettivo...... questi sconosciuti .... laugh.gif
Francesco_Costantini
Messaggio: #5
Io non ho mai stampato in casa, ma sto cercando di sistemare un angolo per farlo, e queste informazioni mi sono più che utili.
Grazie tante, anch'io aspetto il seguito, come gli altri.

Francesco
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #6
Riprendiamo a parlare di CO e, in particolare, della seconda parte del processo, cioè la stampa (la prima è lo sviluppo del negativo, ed una volta vi era anche una terza parte, costituita dal ritocco, ma questa ormai è archeofotografia).
Prima di esaminare alcune semplici ma significative tecniche di stampa (creative e/o correttive), è però necessario toccare alcuni punti - spesso trascurati - sulla valutazione del negativo.
Se consideriamo tutte le possibili combinazioni di esposizione e sviluppo, avremo in tutto 9 differenti possibilità, graficamente evidenziate nella seguente tabella (cosiderate le colonne contrassegnate dalle lettere A, B e C e le righe dai numeri 1, 2 e 3).
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.


Non tutte queste combinazioni, ovviamente, danno risultati utili; in particolare, quelle "stampabili" sono, oltre ovviamente alla B2 (esposizione corretta & sviluppo corretto), la A3 (sottoesposizione e sovrasviluppo), normalmente usata ogni qualvolta "tiriamo" una pellicola, e la C1 (sovraesposizione & sottosviluppo), meglio conosciuta con il famoso e comune detto "esporre per le ombre e sviluppare per le luci".
Innanzitutto, sfatiamo un mito: i casi B2 sono veramente rari. Infatti, perchè un negativo sia correttamente esposto "di per sè", è necessario che lo scarto di luminosità tra le ombre e le alte luci della scena sia contenuto entro la gamma tonale della pellicola (e che l'esposizione sia misurata con esposimetro separato a luce incidente, aggiungo io!). Svilupparlo correttamente - cioè in definitiva con un pò più di attenzione e precisione - non è poi difficilissimo, ma rimane comunque il fatto che le scene con uno scarto di luminosità contenuto nei 5 o 6 EV, specie all'aperto ed in alcune ore della giornata, sono veramente rare.
Sui casi A3 si è ampiamente dibattuto sul Forum, e non è necessario aggiungere altro se non ricordare che si ottiene normalmente un negativo più denso e più contrastato per via dello sviluppo prolungato.
I casi C1 sono invece particolarmente interessanti perchè aiutano la pellicola ad "incassare" ampi scarti di luminosità; le ombre sono sempre leggibili, grazie alla sovraesposizione, e le alte luci vengono bruciate solo in parte, grazie al sottosviluppo (ma solo su questo argomento si potrebbe aprire un altro topic!).
E qui una prima sintesi: i B2 vanno solitamente stampati su carta di gradazione compresa tra 2 e 3, a secondo del tipo di ingranditore usato, gli A3 su carta di gradazione da 2,5 a 1 ed i C1 su carta da 2,5 a 4.
Questo, ovviamente, vale in linea di principio ed al solo fine di compensare le opposte tendenze del negativo; nulla vieta - per creatività o gusto personale - di seguire strade diverse.
I negativi vanno "provinati", cioè stampati a contatto su carta di gradazione 1, e poi osservati, possibilmente con una lente contafili; questo serve ad orientarsi sul taglio da dare alla scena, a rilevare eventuali difetti di trattamento del negativo cui porre rimedio in fase di stampa, ed a ragionare sulle tecniche di esposizione e sul tipo di carta da scegliere per la stampa finale.
E qui un secondo momento di sintesi: il tipo di superficie (lucida, matt, semi-matt, perla) va scelto in base al tipo di soggetto dell'immagine. Una foto sportiva, una ripresa d'architettura d'esterni o una scena ritratta all'interno di una fabbrica o di un'officina richiedono solitamente la superficie lucida (da senso di modernità, immediatezza e dinamicità, con una chiara lettura dei dettagli); un ritratto o un paesaggio, solitamente, richiedono una matt o semi-matt (per il ritratto anche una perla), mentre una per una foto glamour spesso si preferisce una perla.
Realizzati ed esaminati i provini a contatto, si passa al provino di esposizione; qui il negativo non viene più lavorato in strisce da sei nel torchietto a contatto, ma viene proiettato singolarmente sul piano di stampa, con l'apertura di diaframma ed alle dimensioni di ingrandimento più o meno prescelte per la stampa finale. Solo che, al posto di un intero foglio di carta, si usa una striscia appositamente ritagliata, larga 3 o 4 cm., disposta trasversalmente lungo l'immagine (in questi casi il marginatore aiuta). Con un cartoncino nero si scoprono via via porzioni della striscia, senza variare il tempo di esposizione che deve rimanere della stessa quantità.
Così, se si usa un tempo di 4 secondi sempre con lo stesso diaframma e si espongono sei porzioni della striscia, si avranno sei parti così esposte: 24'', 20'', 16'', 12'', 8'' e 4''.
Ovviamente, il tempo di provinatura ed il numero di porzioni può essere scelto di volta in volta, se combiano le esigenze.
Alla fine, sviluppata a fondo e bene la striscia, si seglie il tempo che si ritiene più corretto per una stampa ideale, o quello che gli si avvicina di più (si usa una striscia e non un intero foglio per risparmiare, ma per chi lo desidera, soprattutto per le prime volte, forse un foglio intero è preferibile!).
Ora vediamo come è possibile intervenire in fase di stampa per migliorare il risultato finale con qualche semplice tecnica.
Esposizione selettiva
Il negativo può presentare scarti di lumiosità tali da perdere dettagli nelle ombre o nelle alte luci, se stampato con esposizione omogenea in ogni sua parte. La tecnica dell'esposizione selettiva viene in nostro aiuto, permettendoci di esporre tali parti con tempi diversi.
Come fare?
Semplicissimo! E' sufficiente munirsi di un cartoncino spesso abbastanza da fermare la luce e durante l'esposizione frapporlo per un certo periodo di tempo tra l'obiettivo ed il foglio posto sul piano di stampa. Così facendo, una parte dell'immagine riceverà più luce ed un'altra meno, tanto da compensare gli scarti di luminosità del negativo. Se la tecnica tende ad ottenere parti più scure, si chiama vignettatura, se tende invece ad ottenere parti più chiare, mascheratura (il riferimento è ad una maggiore o minore chiarezza rispetto al tempo di esposizione standard individuato tramite il provino di esposizione).
Accorgimenti: il cartoncino va tenuto all'incirca a metà tra l'obiettivo ed il piano di stampa, per evitare di produrre ombre nette che si traducono in brusche variazioni di luminosità sulla stampa; per lo stesso motivo, il cartoncino va inoltre leggermente mosso con piccoli movimenti lenti e circolari. Nel tempo e con l'esperienza, si possono ritagliare cartoncini di forme diverse (circolari, triangolari, con un foro al centro), utili per risolvere la maggior parte delle diverse situazioni. Quando bisogna lavorare di fino al centro dell'immagine, per sorreggere il cartoncino senza creare ombre in altre parti della stampa si può usare del fil di ferro.
Cenni storici: gli stampatori professionisti decidevano quale mascheratura o vignettatura usare già in fase di esame dei provini a contatto, separando con un pennarello le varie zone e riportando su ciascuna gli scarti di esposizione da riprodurre in fase di stampa (ecco perchè erano chiamati "maestri" stampatori!).
Flashing
Questa è un pò più complicata e serve a recuperare la perdita di dettaglio nelle alte luci. Sul negativo, le alte luci "pelate" (non "bruciate", perchè in questo caso vi è totale assenza di dettaglio e, dove il dettaglio non c'è, non può essere recuperato!) comportano una notevolissima perdita di dettaglio, in quanto annerite al punto tale da lasciar passare verso la stampa una quantità di luce assolutamente insufficiente. Ed allora ecco che una brevissima "pre-esposizione" del foglio di carta, ovviamente senza negativo inserito nell'ingranditore, serve a creare dei "sub-germi" di argento metallico pronti a rendere qualche dettaglio in più all'atto della stampa finale; insomma, si pre-sensibilizza il foglio in modo tale da ottenere quello che altrimenti non sarebbe visibile.
Regole da seguire: il "flashing" deve essere effettivamente brevissimo e fatto con luce bianca a bassa intensità, tanto da non "velare" l'immagine finale. E' questo aspetto a rendere la tecnica più complicata dell'esposizione selettiva, ed è per questo motivo che - prima di procedere alla stampa finale con il "flashing" - si dovrebbe fare un provino con il metodo della striscia, come detto sopra, ma in questo caso sempre senza negativo inserito. Deve essere cioè un provino a strisce senza immagini proiettate, finalizzato a verificare qual è (con quel determinato rapporto di ingrandimento a quel determinato diaframma) il tempo massimo di esposizione alla luce che la carta può incassare senza velarsi (altrimenti avremmo alla fine una stampa ricca solo ... di grigi!). Solitamente, si tratta di 2 o 3 secondi al massimo.
Sviluppo selettivo
Il principio è il medesimo dell'esposizione selettiva, ma qui, più che nel campo della correzione dell'immagine, siamo in quello della sperimentazione e della creatività. Si tratta di una tecnica che obbliga ad immergere le mani nella bacinella di sviluppo, per cui, innanzitutto, bisogna munirsi di guanti in lattice da chirurgo, per evitare la tossicità dei prodotti chimici. Si tratta in definitiva di "accelerare" (mediante sfregatura con le mani della parte interessata), ovvero di "rallentare" (mediante utilizzo di piccoli cubetti di ghiaccio sempre sulla parte interessata) il processo di sviluppo. Si otterranno così parti dell'immagini sovrasviluppate (dove il calore dello sfregamento ha accelerato il processo) o sottosviluppate (dove le basse temperature lo hanno rallentato), ed il tutto secondo il vostro gusto creativo!
Pensate, ad esempio, ad un ritratto correttamente esposto e sviluppato, nel quale tutto intorno al soggetto viene usato lo sviluppo selettivo per esaltare o stemperare l'ambiente circostante. Appetibile, vero?
Regola da seguire: l'intervento selettivo deve avere inizio non appena la carta è stata immersa nello sviluppo, altrimenti il risultato potrebbe essere ininfluente.
Solarizzazione
E' una tecnica che porta ad una parziale inversione dell'immagine sulla stampa, producendo un'immagine negativa sovrapposta a quella positiva. Dal punto di vista tecnico è molto semplice: si tratta di sottoporre il foglio di carta, all'incirca alla metà o ai due terzi del suo sviluppo, ad una breve, seconda esposizione. La durata di questa seconda esposizione determinerò la prevalenza dell'immagine: positiva rispetto alla negativa, se la seconda esposizione è brevissima, negativa rispetto alla positiva, se la seconda esposizione è breve.
Per la seconda esposizione si può poggiare la bacinella al piano di stampa dell'ingranditore ed usare il suo fascio di luce.
Questa tecnica non va bene per tutti i soggetti, ne valorizza solo alcuni con un effetto molto piacevole. E' però molto facile da padroneggiare, con un minimo di esperienza.

Questo è il secondo sproloquio, ed io chiudo qui. Ho cercato di essere il più possibile sintetico, parlando solo dell'indispensabile.
A voi per integrazioni, contributi e correzioni.
Buona Nikon e buona stampa a tutti.
Vincenzo
magullo
Messaggio: #7
Grazie mille
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #8
QUOTE(VinMac @ Mar 15 2013, 10:01 AM) *
...
Se consideriamo tutte le possibili combinazioni di esposizione e sviluppo, avremo in tutto 9 differenti possibilità, graficamente evidenziate nella seguente tabella (cosiderate le colonne contrassegnate dalle lettere A, B e C e le righe dai numeri 1, 2 e 3).
...

Scusate per l'errore di battuta: è esattamente al contrario, dovete consierare le righe contrassegnate dalle lettere A, B e C, e le colonne dai numeri 1, 2 e 3, altrimenti la lettura della tabella non torna ed i casi citati non coincidono!
Scusatemi ancora e grazie per la comprensione!
Vincenzo
Francesco_Costantini
Messaggio: #9
Molto, molto interessante.
Sto salvando tutto su un file word che poi stamperò e conserverò...
Grazie davvero.

Francesco
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #10
Torno brevemente sul flashing perchè ho trascurato di precisare un aspetto che, per coloro che sono interessati a sperimentarlo, può essere importante.
La luce a bassa intensità si può ottenere portando la testa dell'ingranditore al massimo del rapporto di riproduzione, cioè il più in alto possibile sulla colonna, e chiudendo al massimo il diaframma dell'obiettivo.
Spesso è sufficiente, ma se non lo è i rimedi sono purtroppo più complicati.
Vincenzo
nikoneffemme
Messaggio: #11
una persona abbastanza esperta di c.o. mi ha detto che il tempo minimo di esposizione della carta dovrebbe essere di 10 secondi, meglio non scendere troppo sotto questo tempo. Non ho chiesto il perche' pero'.
Su altri testi ho letto anche di 4 secondi.
cosa ne pensate?
_Federico_
Messaggio: #12
Messaggio per i moderatori: non si potrebbe mettere questa discussione tra quelle in evidenza in cima alla pagina del forum?

Grazie all'autore per il contributo prezioso.
ZoSo74
Nikonista
Messaggio: #13
QUOTE(nikoneffemme @ Feb 3 2014, 12:07 AM) *
una persona abbastanza esperta di c.o. mi ha detto che il tempo minimo di esposizione della carta dovrebbe essere di 10 secondi, meglio non scendere troppo sotto questo tempo. Non ho chiesto il perche' pero'.
Su altri testi ho letto anche di 4 secondi.
cosa ne pensate?


Non esiste una regola... è semplicemente un problema pratico.
Più il tempo è breve più divente impossibile fare modifiche di precisione e men che meno bruciature e schermature.

A 4 secondi, 1 secondo di schermatura equivale già a mezzo stop!
A 30 secondi, 1 secondo di schermatura equivale a 1/15 di stop... quindi si può lavorare molto più facilmente.

Tempi sotto i 10 secondi andrebbero usati proprio quando non c'è alternativa... ad esempio per stampe molto piccole. Se escono quei tempi con stampe 20x30 e si è già chiuso il diaframma al massimo probabilmente significa che la lampada dell'ingranditore è troppo potente e va sostituita... wink.gif
nikoneffemme
Messaggio: #14
QUOTE(ZoSo74 @ Feb 3 2014, 11:48 AM) *
Non esiste una regola... è semplicemente un problema pratico.
.....
Tempi sotto i 10 secondi andrebbero usati proprio quando non c'è alternativa...


chiarissimo!
ma chiedo, a me e' capitato di chiudere tutto il diaframma e usare tempi brevi per foto notturne, con molte parti buie da "riportare" un po' in luce. e' una prassi normale? o anche in questo caso c'e' qualcosa che non va?
Ricapitolando quindi la domanda e': per foto notturne con poche parti in luce, e' prassi corretta tempi brevi+chiusura diaframma?
ZoSo74
Nikonista
Messaggio: #15
QUOTE(nikoneffemme @ Feb 4 2014, 11:48 AM) *
chiarissimo!
ma chiedo, a me e' capitato di chiudere tutto il diaframma e usare tempi brevi per foto notturne, con molte parti buie da "riportare" un po' in luce. e' una prassi normale? o anche in questo caso c'e' qualcosa che non va?
Ricapitolando quindi la domanda e': per foto notturne con poche parti in luce, e' prassi corretta tempi brevi+chiusura diaframma?


Se l'esposizione allo scatto è giusta il tempo di esposizione in stampa non cambia... sia che sia giorno o notte o qualunque cosa.
Se stai dicendo che le tue foto erano volutamente sottoesposte, allora vanno "sovraesposte" in stampa, o per meglio dire, i tempi di esposizione dovranno essere più brevi.
Se hai sottoesposto di 1 stop, i tempi di stampa si dimezzano.
Se hai sottoesposto di 2 stop, i tempi sono 1/4 rispetto al "normale".
Quindi si fa presto ad avere tempi molto brevi. wink.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #16
QUOTE(ZoSo74 @ Feb 4 2014, 03:52 PM) *
...
Se stai dicendo che le tue foto erano volutamente sottoesposte, allora vanno "sovraesposte" in stampa, o per meglio dire, i tempi di esposizione dovranno essere più brevi.
...

Nel procedimento "positivo-negativo-positivo" la sottoesposizione della pellicola, se non è stata programmata e quindi corretta in fase di sviluppo (aumentando i tempi o la temperatura del trattamento), può essere effettivamente corretta in fase di stampa, anche se con forti limiti.
Il negativo sottoesposto, cioè quello che ha ricevuto meno luce di quella che avrebbe dovuto, si presenta poco denso e poco contrastato, con perdite di dettaglio molto accentuata o addirittura totale nelle basse luci (cioè le zone più scure della ripresa, che diventano le aree più chiare sul negativo).
I sali d'argento, infatti, avendo ricevuto poca luce si trasformeranno solo in minima parte in argento metallico ed il negativo tenderà a lasciar passare, sotto l'ingranditore, più luce di quella che dovrebbe.
Da questo la necessità di utilizzare diaframmi più chiusi o tempi più brevi rispetto ad uno relativo alla stessa scena, ma correttamente esposto.
A questo si può anche aggiungere la necessità di usare carta di maggiore gradazione, per recuperare la perdita di contrasto.
In ogni caso consiglio di non utilizzare mai per la stampa negativi eccessivamente sottoesposti o sovraesposti accidentalmente (e quindi senza correzione in fase di sviluppo); il risultato è quasi sempre deludente.
Ottenere un negativo della giusta densità è sempre importante perché dalla densità dipende in larghissima misura la qualità della stampa da ingranditore.
Buona Nikon a tutti.
Vincenzo

P.S.: so che sembrerò eccessivamente pignolo, ma con riferimento alla fase di stampa non è tecnicamente corretto parlare di sottoesposizione o sovraesposizione del negativo rispetto alla scena; il negativo viene valutato solo in base alla sua densità (che può dipendere non solo dalla giusta quantità di luce, ma anche dal trattamento, dalla sua conservazione, o da altri motivi ancora) e, rispetto alla densità del negativo, si valuta la corretta o meno esposizione della stampa.
nikoneffemme
Messaggio: #17
proseguo su questo post perche' mi sembra attinente a chiarire i miei dubbi da neofita della camera oscura.
quando si stampano i provini, con le strisce esposte ai tempi diversi (4,8,12...) dove si puo' abbreviare? ad esempio io eseguo i tre bagni, sviluppo, arresto, fissaggio. ma sono necessari? nel senso il fissaggio si puo' evitare visto che e' un provino?
altra domanda basica...quando posso accendere la luce per vedere il risultato? nel bagno del fissaggio ad es. posso gia' accendere?
scusate le domande, ho fatto un breve corso ma eravamo una classe numerosa ed era difficile acquisire alcuni meccanismi.
grazie.
Tiziano Ghidorsi
Messaggio: #18
QUOTE(nikoneffemme @ Feb 13 2014, 01:40 PM) *
proseguo su questo post perche' mi sembra attinente a chiarire i miei dubbi da neofita della camera oscura.
quando si stampano i provini, con le strisce esposte ai tempi diversi (4,8,12...) dove si puo' abbreviare? ad esempio io eseguo i tre bagni, sviluppo, arresto, fissaggio. ma sono necessari? nel senso il fissaggio si puo' evitare visto che e' un provino?
altra domanda basica...quando posso accendere la luce per vedere il risultato? nel bagno del fissaggio ad es. posso gia' accendere?
scusate le domande, ho fatto un breve corso ma eravamo una classe numerosa ed era difficile acquisire alcuni meccanismi.
grazie.


Senza il fissaggio l'immagine non si stabilizza e seppur lentamente prosegue la sua esposizione,
quindi ti troveresti la stampa dei provini col passare del tempo piena di macchie di aloni e con un progressivo inscurimento.
Le zone non esposte devono essere rimosse. Esempio se tu non passassi nel bagno di fissaggio una pellicola,
vedresti, le zone che debbono diventare trasparenti ancora occupate dalla emulsione ovvero non trasparenti.
Tiziano
nikoneffemme
Messaggio: #19
QUOTE(Tiziano Ghidorsi @ Feb 13 2014, 03:32 PM) *
Senza il fissaggio l'immagine non si stabilizza e seppur lentamente prosegue la sua esposizione,
quindi ti troveresti la stampa dei provini col passare del tempo piena di macchie di aloni e con un progressivo inscurimento.
Le zone non esposte devono essere rimosse. Esempio se tu non passassi nel bagno di fissaggio una pellicola,
vedresti, le zone che debbono diventare trasparenti ancora occupate dalla emulsione ovvero non trasparenti.
Tiziano


perfetto, ma la luce (sempre nel caso di provini, che mi servono solo per valutare l'esposizione) posso accenderla gia' durante il fissaggio?
p.s. non vorrei sembrare frettoloso, che magari e' contario alla filosofia della camera oscura, ma vado in un posto a pagamento, quindi ogni minuto e' oro smile.gif
lhawy
Messaggio: #20
grazie per questa apprezzatissima condivisione!
ZoSo74
Nikonista
Messaggio: #21
QUOTE(nikoneffemme @ Feb 13 2014, 05:08 PM) *
perfetto, ma la luce (sempre nel caso di provini, che mi servono solo per valutare l'esposizione) posso accenderla gia' durante il fissaggio?
p.s. non vorrei sembrare frettoloso, che magari e' contario alla filosofia della camera oscura, ma vado in un posto a pagamento, quindi ogni minuto e' oro smile.gif


Certo, lo puoi fare... anzi, molti accendono la luce già dopo una 30na di secondi dall'immersione nel fissaggio, praticamente (pare) non si corrono rischi.
Per i provini poi puoi ovviamente risparmiare sul lavaggio... smile.gif
Tiziano Ghidorsi
Messaggio: #22
QUOTE(nikoneffemme @ Feb 13 2014, 05:08 PM) *
perfetto, ma la luce (sempre nel caso di provini, che mi servono solo per valutare l'esposizione) posso accenderla gia' durante il fissaggio?
p.s. non vorrei sembrare frettoloso, che magari e' contario alla filosofia della camera oscura, ma vado in un posto a pagamento, quindi ogni minuto e' oro smile.gif



Si con prudenza almeno dopo 30 secondi.
Il massimo sarebbe nel bagno di lavaggio dopo lo sviluppo diluire acido acetico glaciale per
bloccare lo sviluppo. Mi sembra che il rapporto sia 1/15 o 1/30 non ricordo bene.
Il cosiddetto bagno di arresto di circa 30 secondi
L'acido acetico glaciale è acquistabile credo ancora in farmacia ed ha un costo irrisorio rispetto
a bagni di arresto già preconfezionati.
Ciao

Messaggio modificato da Tiziano Ghidorsi il Feb 14 2014, 08:37 AM
nikoneffemme
Messaggio: #23
Stampare un negativo 35mm nel formato 30x40 (quindi non nel 24x30) e' un problema? o sgrana troppo?
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #24
QUOTE(nikoneffemme @ Feb 25 2014, 01:09 PM) *
Stampare un negativo 35mm nel formato 30x40 (quindi non nel 24x30) e' un problema? o sgrana troppo?

Potrebbe anche, soprattutto se la pellicola è di sensibilità medio-alta o se è stata "tirata" in sviluppo perché esposta ad una sensibilità superiore a quella nominale. Insomma, in tutti quei casi in cui la pellicola presenta "di suo" una consistente e ben visibile granularità.
Tieni presente, comunque, che in questi casi una maggiore granulosità dell'immagine stampata è compensata dalla maggiore distanza di visione alla quale una stampa di queste dimensioni è di solito osservata.
La granulosità della stampa, peraltro, può dipendere anche da fattori diversi dalla pellicola e dal rapporto di ingrandimento, quali il contrasto della carta, la qualità dell'ottica ed il tipo di sorgente luminosa.
Comunque, come diceva Lucio Battisti in una sua notissima canzone, "lo scopriremo solo ... stampando!!" smile.gif .
Buona Nikon a te.
Vincenzo
ZoSo74
Nikonista
Messaggio: #25
...comunque lo "sgrana troppo" di un ingrandimento da stampa tradizionale non è così brutto a vedersi, anzi...
Poi dipende da che risultato uno cerca...

 
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