Chi ha visto l'altro mio post "Sulle orme dei pionieri della fotografia" sa già che mi affascina tutto ciò che è "storia" della fotografia. Con questo, non rinnego certo il progresso e mi interessa anche tutto ciò che è moderno . Ma tornare indietro nel tempo significa scoprire le radici della fotografia per meglio comprenderne l'anima e l'evoluzione.
Propongo quindi di inserire immagini di tutto ciò che ha a che fare con il passato della fotografia: libri, obiettivi, macchine ed accessori. Possibilmente con dei commenti informativi.
Comincio con quel che ho io, ripromettendomi di fare un salto in soffitta per vedere se trovo altro materiale:
E' una edizione (la nona) del 1925, di cm 11 x 15 e di 484 pagine. La sto rileggendo per la seconda volta.
Stesso formato del volumetto precedente, sesta edizione 1923, 399 pagine.
Chassì per lastre formato 9 x 12, con riduttore per pellicole piane 6.5 x 9.
Torchietto per stampa a contatto "Verafix - Zeiss/Ikon"
Obiettivo inizi 900 "Simplex Rapid Aplanat".
Enrico
Nel libro del Sassi, ho trovato delle cartoline di un importante studio fotografico di Bologna dove, per un certo periodo, ha lavorato mio padre da ragazzo:
Come si può vederel l'attività fotografica dello studio spaziava in molti campi, dal ritratto alla foto industriale. I tempi di Daguerre non erano lontani e vi si leggono dei riferimenti alla Francia:
"Scuola di Parigi"
"Medaglia d'oro 1° grado, Parigi 1927"
Nello stemma c'è scritto in alto:
"Le immagini mie son rose"
ed in basso:
"Il blasone del Graziani, Maestro Eccellentissimo ne l'arte della Fotografia"
E' interessante il numero di telefono: "20-12"; bastavano due numeri in un'epoca dove pochi lo possedevano.
La busta che conteneva le due cartoline.
Si respira un'aria antica...
Enrico
materiale interessantissimo di grande valore storico e dicumentaristico.Enrico, potresti allestire un museo.
Maurizio
Ciao Maurizio, ciao Riccardo.
Un museo... magari! Ho del materiale di mio padre che ho avuto cura di conservare.
La closter di cui mostro le immagini è degli anni 50 - 60. Me la dette mio padre (era sua) quando iniziai a fotografare. Non è vecchissima, ma la mostro ugualmente. E' una macchina a telemetro. La scala dei tempi è una vecchia scala: 1/25 - 1/50 - 1/100 - 1/300, valori non più in uso.
La ghiera della sensibilità non riporta gli ISO ma gli ASA e i DIN
E' una macchina che può essere considerata relativamente moderna, una sorella minore della Leica.
Cerco una macchina a soffietto che ho in soffitta e che ho usato: una macchina a lastre.
Ma chissà quanti fotoamatori conservano qualche vecchio cimelio. Spero che rispondano all'appello.
Un saluto
Enrico
Da un viaggio in soffitta:
Macchina a cassetta Zeiss Ikon. Pellicole in rullo formato 6 x 9. La lamina bianca che sporge sulla sinistra serve per variare i diaframmi (tre fori di diverso diametro, praticati sulla lamina stessa. Per la messa a fuoco, se su infinito, niente sull'obiettivo. Due lenti a corredo che si incastrano nel foro che contiene l'obiettivo servono rispettivamente per i gruppi e per i ritratti. L'otturatore è comandato da una leva, visibile sulla faccia superiore, in corrispondenza dell'obiettivo. La chiavetta dietro serve per l'avanzamento della pellicola. I due "oblò" presso l'obiettivo sono le lenti di due mirini, validi l'uno per le riprese in formato verticale, l'altro per quelle in formato orizzontale:
Enrico
Mentre aspetto vostri contributi, continuo con quello che ho:
Macchina a soffietto "Bergheil", per lastre di formato 9 x 12 cm. Il soffietto è a "doppio allungamento", vale a dire che è possibile portare la distanza dell'obiettivo dalla lastra a due volte la distanza focale, fino ad ottenere un rapporto di riproduzione di 1:1, praticamente una macchina buona anche per la macrofotografia
Oltre alla messa a fuoco e composizione attraverso il vetro smerigliato, per la qual cosa la macchina deve essere montata sul treppiede, rgazie al mirino laterale composto da una lente divergente e da un'asta di mira, è possibile scattare delle istantanee a mano libera. Per far questo, si inserisce lo chassì, si solleva il volet, si inquadra attraverso il mirino, si scatta, si riabbassa il volet. E si è pronti per un'altra ripresa: basta togliere lo chassì, inserirne uno nuovo e ripetere il tutto: una raffica di un fotogramma ogni minuto!
Ho il massimo rispetto per questa macchina cui tengo molto e con la quale ho eseguito dei trucchi, quando ancora non esisteva Photoshop.
Questa macchina permette il decentramento dell'obiettivo.
Sotto, io moltiplicato per otto. Quando si andava a ballare, raccontavo che eravamo otto fratelli gemelli. Poi mostravo la foto. C'era qualcuna che ci credeva
Grande Enrico!!!!
Hai avuto una bellissima idea aprendo questa discussione, ci stai mostrando delle ottime cose .
Anch'io ho diverse cosette carine da mostrare, per ora comincio con questa Goerz a soffietto.
Un saluto, Alessandro.
Ciao Alessandro,
grazie per il tuo contributo! Bella macchina. Mi sembra di capire che utilizzi pellicole in rullo e quell'anellino pieghevole serve per l'avanzamento? Il mirino immagino possa ruotare di 90° per riprese in formato orizzontale. Dacci conferma.
ENrico
Continuo (ormai mi è rimasta poca roba purtroppo ):
Obiettivo Compur. Notate la scala dei tempi che segue la vecchia numerazione.
Oltre alla posa B (bulb), c'è anche la posa T (time). A sinistra il cursore per la regolazione del diaframma. Delle due levette, una serve per armare l'otturatore, l'altra per farlo scattare. Mio padre usava porvi in corrispondenza un contatto elettrico che azionava l'accensione del magnesio. Quando passò ai bulbi con filamento di magnesio, ne aveva ancora qualche boccettina che mi regalò. La usavo per farlo brillare in momenti particolari dei miei spettacoli di magia. Da giovane mi dilettavo in giochi di prestigio.
Spesso al vocabolo “macchina da museo” associamo una valenza negativa di qualcosa di scarsa utilità, buona solo per un nostalgico collezionismo.
E’ invece la genesi dell’attuale tecnologia, dell’evoluzione di idee e soluzioni che, quasi in un processo darwiniano, hanno portato alle fotocamere ed alle ottiche che oggi teniamo tra le mani.
Un processo importantissimo per capire il perché si siano affermate determinate soluzioni tecnologiche, oltre che per ammirare l’ingegnosità dei pionieri della fotografia.
E’ una bellissima idea Enrico questo topic, me lo gusterò con piacere anche se non ho materiale da proporre a parte la Kodak Retinette di mio padre con la quale ho imparato a premere il pulsante.
Benissimo,
ottimo lavoro. E' così che si fa, descrizione accurata dell'oggetto e tu non potevi fare di meglio. Gli scaffali di questo museo virtuale cominciano piano piano a riempirsi di oggetti preziosi.
Grazie
ENrico
Non vedo l'ora che tu apra quel baule. Quanto prima dovrò fare un salto nella soffitta della casa paterna. Anche lì c'è un baule...
Ciao Toad
Enrico
Una "Microlampo" della Ferrania, parabola apribile e richiudibile facendone ruotare i "petali". Funziona con particolari lampadine con innesto a baionetta, contenenti un filamento di magnesio in atmosfera di ossigeno (ho anche quelle). All'interno del vetro, c'è una "pennellata" di una sostanza che diventa rosa in presenza di umidità. In tal caso la lampada non andava usata perchè poteva "esplodere".
i bauli delle meraviglie !!! aspettiamo di conoscerne il contenuto.
Maurizio
Un autoscatto "Autoknips IV - Made in Germany". Si avvitava sulla filettatura del pulsante di scatto, si caricava ruotando in senso antiorario la levetta col cerchio rosso e si bloccava con la levetta laterale. Con la stessa levetta lo si faceva partire. Il tempo si regolava ruotando di più o di meno la prima levetta. Un perno usciva gradualmente fino a far scattare l'otturatore della macchina.
Una "chicca": Note fotografiche del maggio 1935, numero dedicato alla fotografia a colori, ma la rivista contiene solo immagini in bianco e nero. Costo una lira e mezza.
Oltre alla copertina, riproduco una pagina interna che contiene l'inizio di un articolo di Alfredo Ornano sulla fotografia a colori. Leggetelo, è un vero tuffo nei primordi del colore.
Enrico
Note Fotografiche dell'agosto 1935. Riporto anche una pagina interna relativa alla XXIII esposizione della Società Fotografica Subalpina, il più antico Circolo Fotografico d'Italia. Un'altra pagina di storia.
Enrico
Enrico, toccherà a anche a me aprire un baule e prendere la vecchia portatile 6x9 che fu il regalo dei diciott'anni di mia madre...
Intanto hai citato la Società Fotografica Subalpina, viva e vegeta anche oggi visto che ne faccio parte e ne ho frequentato il corso di fotografia. Nel 35 il presidente, uno di quelli più vivaci e intraprendenti era un tal Schiapparelli, qui in un autoritratto:
Enrico complimenti,
hai davvero un piccolo museo e sono veramente felice che tu abbia voluto condividere questi pezzi di storia della fotografia con noi.
Ti faccio inoltre i complimenti per l'amore e la passione con cui sai e vuoi raccontare questa storia.
Un saluto, Alessandro.
Corriere dei Piccoli, 23 luglio 1911!
L'oturatore è azionato dall'aria compressa da una peretta di gomma.
E questa inserzione è del Corriere dei Piccoli del 13 agosto 1911. Cosa stavate facendo in quella data?
Enrico ci stai mostrando delle vere chicche.
Vediamo che ne pensi dell'oggetto che posto adesso....
E già, e un telemetro per leica prima serie.
I primi modelli Leica erano sprovvisti di telemetro che esisteva come accessorio da inserire sulla slitta porta accessori.
Vista anteriore, sono visibili il mirino e la ghiera metrica per la messa a fuoco.
Vista posteriore.
Leica I sprovvista di telemetro.
Un saluto, Alessandro.
Alessandro,
bellissimo oggetto! Ma è tua anche la Leica?
Questo telemetro è un capolavoro.
Grazie del contributo.
ENrico
Enrico, sto seguendo questo 3d e ne sono rimasto affascinato.
Complimenti e soprattutto un Grazie per aver condiso tanto materiale di così grande interesse; un vero tesoro.
un saluto
Bruno
Alcune monografie. Non c'è la data su, ma credo siano degli anni 40:
Di questa, ho scannerizzato una pagina interna:
Enrico
Nel Pleistocene avevo avviato una discussione utilizzando le foto di famiglia per un esame delle foto d'uso tra fine Ottocento e primi Novecento. Non so se possa giovarti: ecco il http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=6218.
Nel Pleistocene avevo avviato una discussione utilizzando le foto di famiglia per un esame delle foto d'uso tra fine Ottocento e primi Novecento. Non so se possa giovarti: ecco il http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=6218.
Ho appena fatto un salto nella soffitta della casa paterna:
E' un vecchio riflettore per lampade "survoltate", vale a dire, lampade ad incandescenza da 250 o 500 W, calcolate per una tensione inferiore a quella di rete. Facevano molta luce, ma avevano vita breve. In alto c'è un supporto al quale si poteva fissare un telaio circolare con una mussola verde (non sono riuscito a ritrovarla). Probabilmente serviva, sia per diffondere meglio la luce, sia per assorbire parte delle radiazioni rosse della luce artificiale, quando si voleva evitare una troppo chiara resa della carnagione. L'ho usata da ragazzo, ma papà l'aveva da tempo. In basso c'è un manico per orientarla.
Allego la foto della targhetta.
Un saluto
Enrico
accolgo volentieri l'invito di Enrico e postole medesime foto già inserite nell'altra discussione
l'interno della fotocamera con tanto di terghetta a ricordo della pellicola
attacco filettato x il cavalletto
vista dall'alto diuno dei due vetri smerigliati x la visione della ripresa, i due fori sopra l'ottica servono a permettere la visione su due vetri smerigliati, uno per le riprese verticali e uno per quelle orizzontali
vista laterale con il secondo vetro smerigliato, le due levette sono uno per lo scatto con un tempo fisso e l'altra è una posa b a funzionamento manule. non ho invece idea di cosa faccia quella leva di carica in alto.
vista frontale con ottica e i due mirini
naturalmente l'accrocco funziona perfettamente, anche se non ho avuto modo di farci delle foto .
Grazie Marcelus,
aspettiamo altro materiale.
Enrico
Ecco come la fotografia entrò nella mia famiglia: nel '37 mia nonna era incinta di mia madre e mio nonno andò a comprare questa portatile 6x9, una Zeiss Ikon Nettar per pellicola 120, con l'intenzione di immortalare mia mamma appena nata. Già pittore di professione si innamorò anche della fotografia e da allora, ogni tanto, riponeva i pennelli per prendere la macchina fotografica.
Allora la tua passione per la fotografia ha radici lontane
Grazie per il tuo contributo.
Enrico
Ho rovistato un po' nella mia libreria ed ho trovato dei volumetti editi dalla casa editrice (non credo esista ancora) "Poligono". L'autore è il grande Alfredo Ornano.
Una parte sono di mio padre, altri li ordinai io quando mi prese la passione per la fotografia, in seguito alla visione di una immagine nella rivista "Note fotografiche", sempre di mio padre. Era una immagine (che riporto) intitolata "Il re delle foreste tedesche". Mi affascinò immediatamente. Vi sentii la profondità della foresta, l'ombra, il senso di protezione. L'immagine coinvolse non solo la vista, ma tutti i sensi. Capii allora cosa era la Fotografia e mi misi a leggere tutto ciò che aveva mio padre ed iniziai a fotografare, costruendomi una camera oscura in soffitta.
"Il ritratto in fotografia" è una edizione del 1945, un anno prima della mia nascita!
"Il trattamento del negativo" è del 1946. vi si parla anche di sensitometria e ci sono diverse tavole con le curve caratteristiche delle pellicole. Non avevo ancora studiato i logaritmi e ricordo che lo rilessi diverse volte senza capirci molto. Devo anche alla Fotografia il mio interesse per la matematica ed i miei risultati a scuola . Appena studiati i logaritmi, potei apprezzare appieno la profondità di quel manualetto.
"Il paesaggio" è del 1950
"Impariamo a fotografare" del 1951. Riporto anche una pagina interna dove c'è lo schema della macchina fotografica...
L'ultimo che ho è del 1953 "Gli ingrandimenti". Quanti ricordi e quante emozioni!
Un saluto
Enrico
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