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NikonClub.it Community _ TEMI _ L'immagine E Il Titolo

Inviato da: enrico il Jul 6 2006, 03:56 PM

La discussione è partita dalle risposte seguite ad un ritratto di Andrea nella sezione "Ritratto e Glamour", dal titolo "Portatore di Cristo" che invito ad andare a vedere.

Il succo del problema, che mi piacerebbe venisse discusso, è in questa mia risposta al tread, che trascrivo:

"La discussione si fa interessante e mi fa riflettere sul rapporto fra titolo ed immagine. Io ritengo che l'immagine sia fondamentale e cerco sempre di non aggiungervi titoli perchè, sempre a mio avviso, l'immagine deve parlare da sè. Quando c'è, il titolo deve solo costituire un aiuto alla lettura di un significato che, tuttavia, è nella e dell'immagine.
Se nella bella foto di Andrea il titolo fosse stato: "Restauratore al lavoro", vi avremmo visto la concentrazione di un artigiano artista con gli occhi fissi sull'opera da ripristinare.
Il titolo può rivelarsi quindi un elemento pericoloso, capace di stravolgere il senso di una foto. Oppure è importante per leggerla correttamente?
Che ne pensate?"
Enrico

Inviato da: toad il Jul 6 2006, 04:00 PM

Un altro spunto di riflessione potrebbe essere http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=36869 thread.

Inviato da: enrico il Jul 6 2006, 04:06 PM

QUOTE(toad @ Jul 6 2006, 04:00 PM)
Un altro spunto di riflessione potrebbe essere http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=36869 thread.
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Grazie, segnalazione interessante.
Enrico

Inviato da: photoflavio il Jul 6 2006, 04:13 PM

Enrico,
mi permetto di segnalarti http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=13920&view=findpost&p=167575 discussione aperta dal buon Nico, a mio avviso una delle più interessanti in assoluto lette su questo forum. Tra le tante cose di cui si discusse, ad un certo punto (msg 64...) si iniziò a parlare del rapporto esistente tra le foto e le didascalie di accompagnamento... Se non ho male interpretato è lo stesso argomento da te sollevato qui.

Ai tempi la stampai e la rilessi con attenzione evidenziando le parti più interessanti. Sono convinto che troverai anche tu materiale interessante su cui poter poi discutere qui.

Un caro saluto biggrin.gif
Flavio


Inviato da: enrico il Jul 6 2006, 04:28 PM

Grazie Flavio.
Enrico

Inviato da: apeiron il Jul 10 2006, 10:01 PM

Penso anch'io, come te Enrico, che un titolo possa orientare la lettura di una immagine.
Ma, nello stesso tempo, mi domando se questo è sempre e comunque vero.
Quando guardo una fotografia, anche se con titolo o didascalia, il mio occhio è irresistibilmente attratto da ciò che "vede" in quanto immagine, seguendo in un istante l'insieme dei segni. Solo dopo cerca conferma,in un titolo o in una didascalia.Non accade mai viceversa, mi pare.
Sarebbe interessante sperimentare, in un processo di graduale riduzione dell'immagine e ingrandimento del titolo, fino a quando ciò è vero. Vale a dire fino a quando continuiamo a "vedere" prima l'immagine. Forse ci sarebbe da rimanere stupiti.
Quale fotografia ha bisogno di un titolo? Anche questa potrebbe essere una buona domanda.
Esiste cioé una fotografia il cui "debole" messaggio debba essere orientato e attivato attraverso un titolo?
E quale fotografia non ne ha bisogno?
E ancora, quando posso dire di aver "colto" il messaggio complessivo di una fotografia? Quando so esprimere il suo contenuto? Cioé quando sono in grado di comunicarlo attraverso il linguaggio, oppure molto prima, ancora prima che il processo del pensiero sia intervenuto e abbia trasformato "quella" fotografia in un testo. Esiste cioé una "immediatezza della percezione", che però possa diventare traccia per una possibile lettura, conoscenza...?
Apeiron

Inviato da: maurizioricceri il Jul 10 2006, 10:21 PM

Se posso permettermi,credo che leggere a priori un titolo,equivale già a dare uno spunto di lettura di ciò che ancora non vediamo,ma che ci aspettimo.Forse una foto dovrebbe essere libera di trasmettere quall'emotività che ognuno è capace di recepire nel momento in cui la guarda,con il prorio stato d'animo,e non indirizzato da quelle che erano le intenzioni di chi le ha scattate. .... hmmm.gif chissà se sono riuscito a farmi capire ??

Inviato da: apeiron il Jul 10 2006, 10:43 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 10 2006, 10:21 PM)
Se posso permettermi,credo che leggere a priori un titolo,equivale già a dare uno spunto di lettura di ciò che ancora non vediamo,ma che ci aspettimo.Forse una foto dovrebbe essere libera di trasmettere quall'emotività che ognuno è capace di recepire nel momento in cui la guarda,con il prorio stato d'animo,e non indirizzato da quelle che erano le intenzioni di chi le ha scattate. .... hmmm.gif chissà se sono riuscito a farmi capire ??
*


Perfettamente, Maurizio.
Sono d'accordo con te e con Enrico. Mi pare che anche lui sia più o meno di questa opinione.
A me interessava però spingere la questione un po' più in là. Mi chiedevo se e quando una fotografia può fare a meno di titoli e didascalie.
Penso anche, tuttavia, che il tema proposto da Enrico abbia a che vedere con quell'idea di "purismo" della fotografia alla quale in molti siamo legati.Andrebbe approfondito.
Apeiron

Inviato da: maurizioricceri il Jul 10 2006, 10:57 PM

La fotografia ,credo,è una passione condivisa che lega tra se le persone,il purismo è un elemento principale,ma strettamente soggettivo,una stessa foto,penso,che a seconda di chi la guarda puo trasmettere contemporaneamente..ilarità..tristezza...noia..ma anche assolutamente niente.

Inviato da: Al_fa il Jul 10 2006, 10:58 PM

il titolo può anche essere un inganno, ricordatelo

user posted image

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 07:30 AM

Scusate se intervengo con ritardo, ma sono stato fuori.
Io credo nella fotografia come linguaggio, e quindi come mezzo di comunicazione, vale a dire come uno strumento per trasmettere ad altri il proprio pensiero e le proprie emozioni. Certo, non dico che sia cosa facile, per due motivi:

1 - quanto l'autore è capace di comunicare attraverso la fotografia? Cioè, quanto conosce del linguaggio fotografico e con quale efficacia riesce ad utilizzarlo? E' un po' la stessa cosa della scrittura. Ci sono persone che hanno pensieri ed idee profonde ma non riescono a comunicarlo per mancanza di capacità nel linguaggio verbale.

2 - quanto sappiamo leggere una fotografia? E' lo stesso problema del punto 1, ma rivolto al fruitore della foto.

L'idea che l'autore intende esprimere attraverso la fotografia, riesce a passare tanto più quanto più autore e fruitore dell'immagine sono padroni di questo particolare linguaggio.
Come ha intuito Apeiron, anch'io sono per il purusmo in fotografia e penso che una immagine debba parlare da sola. Credo, ma è solo una mia convinzione, che il titolo a volte serve per colmare una carenza comunicativa nel campo dell'immagine (carenza dell'autore o che l'autore pensa possa esserci nel fruitore).
Se un linguaggio, quello fotografico, avesse necessità di appoggiarsi ad un altro linguaggio, quello verbale, ammetterebbe una sua debolezza, una sua carenza strutturale. Io non credo che tale carenza risieda nel linguaggio fotografico, quanto nella scarsa cultura fotografica della gente, cultura fotografica che la scuola dovrebbe invece sviluppare, visto che si dedica con impegno al linguiaggio "concettuale", come lo chiama il Taddei, ed al linguaggio iconico (pittura), ma quasi nulla ad una forma di espressione nella quale siammo completamente e continuamente immersi.

Il fatto che ciascuno in una foto percepisca sensazioni sue proprie e ci veda significati che sorgono nella sua testa e che magari non erano nella testa dell'autore, è vero. Ed è anche bello godere di certe sensazioni estetiche e di certe impressioni. Ma saper leggere una foto è a mio avviso, andare oltre e saper riconoscere ciò che è nostro e ciò che è dell'autore. Solo così la fotografia diviene comunicazione.
Non so che ne pensate voi.

Un caro saluto
Enrico

Inviato da: apeiron il Jul 11 2006, 08:19 AM

E' proverbiale il ritardo della scuola nel recepire le necessità di una formazione in linea con le esigenze di una moderna formazione. Sappiamo bene quanto, soprattutto la scuola di base credo, sia ancora fortemente debitrice nei confronti di una visione crociana della cultura.
Tuttavia, Enrico, la scuola, in quanto costituita da persone, non è insensibile alle novità, alle proposte che abbiano senso e spessore. Voglio sperare quindi che sempre più spazio trovi nella scuola quella cultura visiva di cui tu parli, fino ad oggi considerata secondaria se non superflua.
La comunocazione visiva è territorio ancora giovane rispetto alla cultura umanistica di lunghissima tradizione. Molto c'è ancora da fare, io credo. hmmm.gif
Apeiron

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 09:45 AM

QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 08:19 AM)
E' proverbiale il ritardo della scuola nel recepire le necessità di una formazione in linea con le esigenze di una moderna formazione. Sappiamo bene quanto, soprattutto la scuola di base credo, sia ancora fortemente debitrice nei confronti di una visione crociana della cultura.
Tuttavia, Enrico, la scuola, in quanto costituita da persone, non è insensibile alle novità, alle proposte che abbiano senso e spessore. Voglio sperare quindi che sempre più spazio trovi nella scuola quella cultura visiva di cui tu parli,  fino ad oggi considerata secondaria se non superflua.
La comunocazione visiva è territorio ancora giovane rispetto alla cultura umanistica di lunghissima tradizione. Molto c'è ancora da fare, io credo. hmmm.gif
Apeiron
*



Concordo in pieno.
Io nella scuola ci lavoro (insegno fisica e chimica) e cerco di fare la mia parte per quanto riguarda la cultura dell'immagine. Intanto, nel laboratorio di chimica, per le reazioni di doppio scambio, faccio usare nitrato d'argento e cloruro di sodio. Il precipitato di cloruro d'argento lo uso per impregnare i dischetti di carta da filtro e, mettendovi sopra degli oggetti ed esponendo il tutto alla luce, ne faccio ricavare delle impronte. Parto così, dallo stupore suscitato nei ragazzi per parlar loro (in corsi pomeridiani) di fotografia e linguaggio fotografico. Alla fine dell'anno ciascuno partecipa con sue immagini ad una mostra collettiva.
Enrico



 

Inviato da: apeiron il Jul 11 2006, 10:10 AM

Ottima idea, questa di Enrico, di far sperimentare agli studenti gli effetti della luce sui materiali sensibili. Tanto più che in questo modo l'esperienza viene fatta collettivamente, "alla luce", eliminando quell'aspetto "tecnico", a volte di ostacolo, che la camera oscura può suscitare.
Apeiron

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 10:21 AM

QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 10:10 AM)
Ottima idea, questa di Enrico, di far sperimentare agli studenti gli effetti della luce sui materiali sensibili. Tanto più che in questo modo l'esperienza viene fatta collettivamente, "alla luce", eliminando quell'aspetto "tecnico", a volte di ostacolo, che la camera oscura può suscitare.
Apeiron
*



Aspetto tecnico affascinante che il digitale sta piano piano uccidendo. Non ho niente contro il digitale, ho acquistato da poco la D 200..., ma l'odore dell'iposolfito, la fioca luce giallo-verde sulle bacinelle, i negativi appesi ad asciugare hanno un fascino che i bit non hanno.
Ma stiamo uscendo fuori tema ohmy.gif
Enrico

Inviato da: PAS il Jul 11 2006, 10:48 AM

Ritorniamo in tema: Il ruolo di un eventuale titolo nella foto.
Bello spunto di discussione e riflessione
Prima di dire la mia, vi propongo un piccolo test con una foto storica di Don McCullin.
Oltre ad essere una foto stupenda è decisamente esplicativa

user posted image

A questa foto è attribuito universalmente un titolo: “metalmeccanico al primo turno”
Bene supponete per un’attimo di non averla mai vista:
Considerando o meno il titolo nel contesto di lettura dell’immagine, l’effetto su di voi è lo stesso?
smile.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 11 2006, 11:07 AM

Ciao Enrico,penso che nel guardare una foto,anche incosciamente ,sono principalmente due gli elementi che ci colpiscono,uno dato dalla composizione estetica,dovuta all'aspetto tecnico,ovvero decentralità del soggetto,intensità luminosa,contrasti etc etc,e questo è un aspetto che più o meno può essere comune a tutti,ma man mano che ciò viene memorizzato ,di conseguenza ,come un filo conduttore,ne veniamo anche implicati emotivamente,vuoi per un particolare, per una somiglianza ad una persona o paesaggio a noi familiare, vuoi per lo sguardo di un bambino , o anche solo per una tonalità vivace o scura della composizione,ci trasmette delle emozioni che sono soggettive ma anche temporali ,dipendenti dal nostro stato d'animo.Non so se a te è mai capitato di guardare una stessa fotografia a distanza di tempo e coglierne aspetti che ,probabilmente per uno stato di ansia o di euforia,prima non eri riuscito a cogliere.
Una didascalia che accompagna una immagine così come l'ha voluta immortalare l'autore,è sicuramente un valido aiuto per capire lo stato d'animo dell'autore, ma qui entriamo (credo ) in un altro campo che diverge dalla foto in se stessa.
Con la speranza di essere riuscito a trasmetterti il mio pensiero,ti saluto con amicizia.

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 01:24 PM

QUOTE(PAS @ Jul 11 2006, 10:48 AM)
Ritorniamo in tema: Il ruolo di un eventuale titolo nella foto.
Bello spunto di discussione e riflessione
Prima di dire la mia, vi propongo un piccolo test con una foto storica di Don McCullin.
Oltre ad essere una foto stupenda è decisamente esplicativa

user posted image

A questa foto è attribuito universalmente un titolo: “metalmeccanico al primo turno”
Bene supponete per un’attimo di non averla mai vista:
Considerando o meno il titolo nel contesto di lettura dell’immagine, l’effetto su di voi è lo stesso?
smile.gif
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Ciao,
bellissima immagine. Ce la puoi postare a maggior risoluzione?
Se non mi avessi indicato il titolo, io vi avrei letto di una persona adulta che si dirige verso un complesso industriale. Vi avrei letto l'intenzione dell'autore di "raccontare" un'atmosfera pesante, resa con una immagine a toni bassi, cupi. E' chiara l'intenzione dell'autore, nel porre la persona in primo piano e di spalle, circoscritto da linee di fuga prospettiche che convergono all'orizzonte, di mostrare quelle fabbriche come la meta del personaggio, unico nella scena.
In ogni caso, la lettura non sarebbe stata in contrasto con il titolo. Avrei evitato qualsiasi "integrazione psicologica", vale a dire immagini e riferimenti che potessero affiorare nella mia mente, indotti dall'immagine, ma non dell'immagine. Ed è proprio il rischio delle integrazioni psicologiche che può ostacolare la lettura della foto.
Il titolo? Specifica trattarsi di un metalmeccanico, quindi un di dipendente del complesso industriale, cosa forse intuibile, probabile, ma non estrapolabile dalla foto. Al primo turno fornisce una indicazione del momento del giorno. Il tipo di luce lascia capire che si tratta di un momento della giornata col sole basso sull'orizzonte; ma potrebbe essere al mattino (come ci dice l'autore), oppure anche al tardo pomeriggio.
Il discorso è che la fotografia ed il linguaggio concettuale, sono due ambiti diversi attraverso i quali poter comunicare. Alcuni concetti non sono comunicabili con l'immagine, come per altri versi una descrizione non può sostituire una fotografia.
Una sequenza di immagini può comunicare meglio un messaggio ma, anche se apprezzo i portfolio, resto un purista e mi piace di più la foto singola.
E' un po' lo stesso discorso del cinema muto e dell'avvento del sonoro. Oggi il cinema fa uso di più canali di comunicazioni (immagine, parlato, musiche). Leggevo di qualche esperimento sugli odori.
Ma qui entriamo nel campo della multimedialità. Certo che così è più facile comunicare.
Il titolo tende a rendere "multimediale" la fotografia.
Molto spesso può chiarire il messaggio dell'autore, ma credo che la vera foto parli da sé. Questa bellissma che ci hai postato, credo che avrebbe mantenuto tutta la sua forza anche senza il titolo.
Un altro punto su cui mi induci a riflettere, è che il titolo potrebbe anche essere fuorviante. Chi mi dice (non in questa foto, ma in una qualunque foto) che non sia messo a bella posta per fornire una chiave di lettura, parzialmente o totalmente diversa e fuorviante, dal vero significato di ciò che è rappresentato? Della verità che era dinanzi all'obiettivo quando il fotografo ha premuto il pulsante di scatto?
Nella foto tematica, in effetti, il fotografo può utilizzare il soggetto per esprimere una sua idea. In questo caso il soggetto ed il contesto diventano come la creta per lo scultore, materia grezza per esprimere "altro". Ma questo il fotografo lo fa con la scelta di una particolare inquadratura, di una particolare luce, angolazione di ripresa ecc.
Enrico


Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 01:51 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 11 2006, 11:07 AM)
Ciao Enrico,penso che nel guardare una foto,anche incosciamente ,sono principalmente due gli elementi che ci colpiscono,uno dato dalla composizione estetica,dovuta all'aspetto tecnico,ovvero decentralità del soggetto,intensità luminosa,contrasti etc etc,e questo è un aspetto che più o meno può essere comune a tutti,ma man mano che ciò viene memorizzato ,di conseguenza ,come un filo conduttore,ne veniamo anche implicati emotivamente,vuoi per un particolare, per una somiglianza ad una persona o paesaggio a noi familiare, vuoi per lo sguardo di un bambino , o anche solo per una tonalità vivace o scura della composizione,ci trasmette delle emozioni che sono soggettive ma anche temporali ,dipendenti dal nostro stato d'animo.Non so se a te è mai capitato di guardare una stessa fotografia a distanza di tempo e coglierne aspetti che ,probabilmente per uno stato di ansia o di euforia,prima non eri riuscito a cogliere.
Una didascalia che accompagna una immagine così come l'ha voluta immortalare l'autore,è sicuramente un valido aiuto per capire lo stato d'animo dell'autore, ma qui entriamo (credo ) in un altro campo che diverge dalla foto in se stessa.
Con la speranza di essere riuscito a trasmetterti il mio pensiero,ti saluto con amicizia.
*



Ciao Maurizio,
condivido appieno il tuo pensiero. Anche a me una foto fa sorgere sensazioni ed emozioni che dipendono dal mio vissuto, dalle esperienze che ho avuto nella vita, dagli studi che ho fatto, dallo stato d'animo del momento. Però, quando leggo una foto, vado alla ricerca degli elementi oggettivi, che sono poi le scelte tecniche e compositive dell'autore, per risalire a ciò che voleva comunicarci. Mi spiego meglio.
Nella prima delle due foto sotto, Doisneau ha scelto un punto di vista particolare per mettere in relazione le due statue, attribuendo a quella che ha posto di proposito in primo piano ed al bordo sinistro del quadro (dalla scrittura siamo condizionati anche nell'immagine a procedere da sinistra a destra e quindi la statua sulla destra appare a maggior ragione meta dello sguardo della prima), un intento malizioso che nella realtà non esiste. Chi passeggi per quel giardino, vede solo una serie di statue poste ad intervalli regolari.
Nella seconda, un altro autore ha fotografato Picasso, ponendo al centro del quadro un occhio e cancellando nell'ombra l'altro. E' quel solo, acuto occhio che esprime l'essenza del grande pittore, abituato a cogliere con acutezza la realtà e ad esprimerla nei suoi quadri.
Quindi il fotografo fa delle scelte tecniche e compositive particolari. Se le sappiamo leggere, mettendo da parte le nostre integrazioni psicologiche, abbiamo la possibilità di arrivare all'idea dell'autore.
Certo, non è importante solo il saper leggere una immagine; lo è altrettanto saperla scrivere. Avevo un amico che mi mostrava alcune sue foto, descrivendomele con entusiasmo. Stava cominciando a fotografare da poco e le foto non mi dicevano niente, ma mi rendevo conto che per lui erano degli appunti che gli ricordavano dei momenti e delle scene che lo avevano estasiato. Ma le sue foto non riuscivano a comunicare queste sue sensazioni.
D'altra parte, come non è facile la fotografia, non lo è altrettanto la scrittura. Dante Alighieri non si può dire che non sapesse scrivere: ma quanti saggi sono sorti sui suoi scritti, quanti commentatori si son dati da fare per cercare di chiarire certi punti oscuri del suo dire? E di quante poesie non riusciamo a cogliere il significato se non possediamo una cultura adeguata?
Ciao
Enrico




 

Inviato da: PAS il Jul 11 2006, 02:35 PM

QUOTE(enrico @ Jul 11 2006, 02:24 PM)
Ciao,
bellissima immagine. Ce la puoi postare a maggior risoluzione?
....
*


Ciao
Vedo se riesco a recuperarla più risoluta

QUOTE
....
Un altro punto su cui mi induci a riflettere, è che il titolo potrebbe anche essere fuorviante. Chi mi dice (non in questa foto, ma in una qualunque foto) che non sia messo a bella posta per fornire una chiave di lettura, parzialmente o totalmente diversa e fuorviante, dal vero significato di ciò che è rappresentato? Della verità che era dinanzi all'obiettivo quando il fotografo ha premuto il pulsante di scatto?


Il titolo ad una immagine è di solito assegnato dall’autore.
Perché spesso l’autore di una foto sente questa necessità?
Vedo due possibili motivazioni:

1 - Fornire a chi la osserverà una chiave di lettura, probabilmente quella che l’autore desidera sia utilizzata per apprezzare appieno l’immagine.
Non mettendo il titolo l’autore teme forse che la lettura sia sviata da interpretazioni soggettive denunciando così una sua presunta debolezza espressiva.

2 - Aggiungere un rafforzativo con lo scopo di estendere la lettura dell’immagine oltre la sensazione visiva.

Ammirando la foto di McCullin ho avuto sensazioni simili alle tue, ma con una predominante valutazione di aspetti tecnici e compositivi.
Leggendo il titolo poi ho pensato ad una famiglia, lasciata nel sonno delle prime ore del mattino, in silenzio, ad una vita fatta di giornate tutte uguali che ormai non ha altro scopo che quel percorso solitario della quale è diventato quasi la metafora.
Ciao


Inviato da: PAS il Jul 11 2006, 02:45 PM

Provo così
Ciao



 

Inviato da: bluemonia il Jul 11 2006, 03:02 PM

secondo me il titolo rafforza un'immagine e la rende unica, tende a dare un certo "spessore" alla foto.
Sinceramente mi piacicono di più le foto con il titolo, non so dirvi bene il perchè, ma ci vedo qualcosa di più personale, la chiave di lettura del suo autore..
che secondo me non denuncia una debolezza espressiva, ma indirizza verso la giusta chiave di lettura.
ognuno interpreta attravero la sua esperienza e la sua cultura, la prima è soggettiva, la seconda è oggettiva per un certo numero di persone e in un certo spazio luogo/temporale.. poi ci sono dei simboli, delle immagini che invece hanno il medesimo significato in quasi tutto il mondo, ma sono davvero troppo pochi, persino i colori vengono interpretati in modo diverso dalle diverse culture.. e allora come si fa a dare un messaggio oggettivo per tutti??? è quasi impossibile.. un titolo potrebbe aiutare in questo intento.. o comunque ci potrebbe raccontare qualcosa di più, qualcosa che nella foto non c'è, ma che c'è stata nel momento dello scatto... e quando è così (cioè che non c'è un titolo esplicito) mi piace di più, perchè mi regala un'immagine e mi lascia spazio per interpretarla a mio modo, ma con un elemento in più: il titolo.

Ps
bella discussione! smile.gif



Inviato da: apeiron il Jul 11 2006, 04:03 PM

L'immagine sublime di Don, scelta da PAS, è quanto mai rappresentativa del fatto che, almeno in questi casi di altissimo livello, il titolo possa apparire superfluo.
Che cosa potrebbe portarci fuori tema nel tentare di descrivere questa straordinaria immagine?
Senza il supporto del titolo, davvero potremmo incorrere in una lettura tanto lontana dalle intenzioni di MacCullin così che solo il titolo ci conduce in maniera inequivocabile al soggetto di questa fotografia?
Non sono sicuro poi che il titolo nasca sempre da una precisa intenzione dell'autore di una immagine. Non vanno sottovalutate le esigenze editoriali, le quali sono assolutamente e giustamente rigide in fatto di pubblicazioni.
Ciao,
apeiron

Inviato da: PAS il Jul 11 2006, 04:20 PM

QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 05:03 PM)
.....
Che cosa potrebbe portarci fuori tema nel tentare di descrivere questa straordinaria immagine?
....
*



Infatti non ho parlato di rischio di fuori tema, bensì di un possibile desiderio dell’autore di aprire, tramite la sintesi di un titolo, la porta sul particolare mondo che ha generato l’immagine.
Ciao
smile.gif


Inviato da: maurizioricceri il Jul 11 2006, 04:30 PM

Personalmente ritengo che avere a priori una chiave di lettura,serva solo a verificare,che l'autore ,sia riuscito a trasmettere in quell'immagine la Sua emotività,di quel momento,e sulla riuscita o meno dell'intento si può anche discutere. Ma una bella foto anonima(senza titolo)deve riuscire a trasmettere emozione in chi la guarda, farLo sentire parte del contesto raffigurato.A me, la foto "metalmeccanico al primo turno " fa venire in mente la canzone di Modugno "l'uomo in frak"un senso di tristezza,di solitudine, di emarginazione....mentre per quello che ne sappiamo,quell'uomo potrebbe essere il metalmeccanico più sereno di tutta la fabbrica.

Inviato da: maurizioricceri il Jul 11 2006, 04:47 PM

QUOTE(enrico @ Jul 11 2006, 01:51 PM)
Ciao Maurizio,
condivido appieno il tuo pensiero. Anche a me una foto fa sorgere sensazioni ed emozioni che dipendono dal mio vissuto, dalle esperienze che ho avuto nella vita, dagli studi che ho fatto, dallo stato d'animo del momento. Però, quando leggo una foto, vado alla ricerca degli elementi oggettivi, che sono poi le scelte tecniche e compositive dell'autore, per risalire a ciò che voleva comunicarci. Mi spiego meglio.
Nella prima delle due foto sotto, Doisneau ha scelto un punto di vista particolare per mettere in relazione le due statue, attribuendo a quella che ha posto di proposito in primo piano ed al bordo sinistro del quadro (dalla scrittura siamo condizionati anche nell'immagine a procedere da sinistra a destra e quindi la statua sulla destra appare a maggior ragione meta dello sguardo della prima), un intento malizioso che nella realtà non esiste. Chi passeggi per quel giardino, vede solo una serie di statue poste ad intervalli regolari.
Nella seconda, un altro autore ha fotografato Picasso, ponendo al centro del quadro un occhio e cancellando nell'ombra l'altro. E' quel solo, acuto occhio che esprime l'essenza del grande pittore, abituato a cogliere con acutezza la realtà e ad esprimerla nei suoi quadri.
Quindi il fotografo fa delle scelte tecniche e compositive particolari. Se le sappiamo leggere, mettendo da parte le nostre integrazioni psicologiche, abbiamo la possibilità di arrivare all'idea dell'autore.
Certo, non è importante solo il saper leggere una immagine; lo è altrettanto saperla scrivere. Avevo un amico che mi mostrava alcune sue foto, descrivendomele con entusiasmo. Stava cominciando a fotografare da poco e le foto non mi dicevano niente, ma mi rendevo conto che per lui erano degli appunti che gli ricordavano dei momenti e delle scene che lo avevano estasiato. Ma le sue foto non riuscivano a comunicare queste sue sensazioni.
D'altra parte, come non è facile la fotografia, non lo è altrettanto la scrittura. Dante Alighieri non si può dire che non sapesse scrivere: ma quanti saggi sono sorti sui suoi scritti, quanti commentatori si son dati da fare per cercare di chiarire certi punti oscuri del suo dire? E di quante poesie non riusciamo a cogliere il significato se non possediamo una cultura adeguata?
Ciao
Enrico
*


Ciò che tu dici è estremamente veritiero,ma ciò può anche non essere condiviso ! mi spiego meglio con un banale esempio " Perchè mentre ammiro un quadro devo per forza essere affiancato da uno "Sgarbi" che tenacemenyte mi vuol far vedere ciò che vede lui ?? (altrimenti si incazza pure "" biggrin.gif )lasciatemi il libero arbitrio di valutare dal MIO punto di vista. come già ho cercato di dire,credo,che siano due faccie di una stessa medaglia,ovvero" l'interpretazione che voleva attribuire l'autore" e l'emotività che la foto riesce a produrre,quanto riesce a coinvolgerti nello spaccato di una TUA vita vissuta.....ciao

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 05:47 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 11 2006, 04:30 PM)
Personalmente ritengo che avere a priori una chiave di lettura,serva solo a verificare,che l'autore ,sia riuscito a trasmettere in quell'immagine la Sua  emotività,di quel momento,e sulla riuscita o meno dell'intento si può anche discutere. Ma una bella foto anonima(senza titolo)deve riuscire a trasmettere emozione in chi la guarda, farLo sentire parte del contesto raffigurato.A me, la foto "metalmeccanico al primo turno " fa venire in mente la canzone di Modugno "l'uomo in frak"un senso di tristezza,di solitudine, di emarginazione....mentre per quello che ne sappiamo,quell'uomo potrebbe essere il metalmeccanico più sereno di tutta la fabbrica.
*



Perfetto Maurizio,
hai centrato il problema. "...per quello che ne sappiamo,quell'uomo potrebbe essere il metalmeccanico più sereno di tutta la fabbrica". In una foto documentaria, il significato della "foto" deve coincidere col significato della "cosa" rappresentata. In una foto "tematica", come questa, il significato della foto è "l'idea" del suo autore. L'autore, come constati anche tu, ci trasmette un senso di oppressione, tramite le sue scelte tecnico-espressive.

Poi la foto (in generale) ha due aspetti:

1 - il messaggio che veicola: fotografia come linguaggio

2 - le emozioni, multiformi che suscita nei fruitori e che possono essere anche diverse da quelle provate dall'autore

Al punto 1 la fotografia è comunicazione ed il destinatario riceve un messaggio da parte dell'autore.

Al punto 2 la fotografia è solo uno stimolo per un "messaggio" che viene dall'interno stesso del fruitore, messaggio a questo punto imprevedibile ed incontrollabile dall'autore dell'immagine.

Per me tutte e due le cose sono vere, si tratta di filtrare ciò che viene da noi da ciò che viene dall'autore.

Questo tema ho visto ricorre spesso anche in altri tread. I punti di vista si possono riassumere in questi due:

a - io non credo che la fotografia sia comunicazione; è impossibile risalire a ciò che l'autore voleva dirmi, quindi mi limito a godere delle sensazioni che l'immagine mi suscita: negazione dell'esistenza stessa di un "linguaggio fotografico".

b - attraverso l'analisi dell'immagine, analisi non sempre facile, è possibile risalire all'idea dell'autore e questo è possibile, tanto più quanto più l'autore è bravo a scrivere ed il "lettore" è bravo a leggere: accettazione della fotografia come linguaggio.

Il punto b è quello in cui mi ritrovo ed è il punto che non esclude le sensazioni personali che la foto contemporaneamente suscita, diverse, in ciascuno di noi.
L'importante, ripeto, è saper filtrare e separare le due cose.

Enrico

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 05:53 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 11 2006, 04:47 PM)
...lasciatemi il libero arbitrio di valutare dal MIO punto di vista. come già ho cercato di dire,credo,che siano due faccie di una stessa medaglia,ovvero" l'interpretazione che voleva attribuire l'autore" e l'emotività che la foto riesce a produrre,quanto riesce a coinvolgerti nello spaccato di una TUA vita vissuta.....ciao
*



Vedo che, in fondo, la pensiamo allo stesso modo smile.gif
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 11 2006, 10:30 PM

QUOTE(enrico @ Jul 11 2006, 05:53 PM)
Vedo che, in fondo, la pensiamo allo stesso modo  smile.gif
Enrico
*


Certi Enrico sono perfettamente in accordo con quello che dici. wink.gif poi accettiamo anche pareri discordi !!l'importante è mettersi in discussione con democrazia e risppetto verso le altrui idde. ciaooooooo

Inviato da: enrico il Jul 11 2006, 11:17 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 11 2006, 10:30 PM)
Certi Enrico sono perfettamente in accordo con quello che dici.  wink.gif  poi accettiamo anche pareri discordi !!l'importante è mettersi in discussione con democrazia e risppetto verso le altrui idde. ciaooooooo
*



Il massimo rispetto. Ci mancherebbe. Se ciascuno di noi non si mettesse in discussione e non riflettesse sui contributi degli altri... addio comunicazione! biggrin.gif
Ciao
Enrico

Inviato da: PAS il Jul 12 2006, 02:05 AM

QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 05:03 PM)
L'immagine sublime di Don, scelta da PAS, è quanto mai rappresentativa del fatto che, almeno in questi casi  di altissimo livello, il titolo possa apparire superfluo.
.....
*



Bene,
questo dà spunto per proseguire nel piccolo test:
supponiamo che alla foto di McCullin fossero stati attribuiti altri titoli quali ad esempio:

<< barbone in periferia >>
<< smog >>
<< civiltà indistriale >>
<< Yorkshire sunshine >>
ecc.

Ovviamente la valutazione tecnica ed estetica dell’immagine non ne sarebbe stata influenzata ma i diversi titoli non avrebbero aperto altre prospettive di lettura? Avremmo invece continuato imperterriti a considerarlo un “metalmeccanico al primo turno?”

Quindi è proprio vero che:
QUOTE
….il titolo possa essere superfluo…..

?
hmmm.gif hmmm.gif

Inviato da: enrico il Jul 12 2006, 08:11 AM

QUOTE(PAS @ Jul 12 2006, 02:05 AM)
Bene,
questo dà spunto per proseguire nel piccolo test:
supponiamo che alla foto di McCullin fossero stati attribuiti altri titoli quali ad esempio:

<< barbone in periferia >>
<< smog >>
<< civiltà indistriale >>
<< Yorkshire sunshine >>
ecc.

Ovviamente la valutazione tecnica ed estetica dell’immagine non ne sarebbe stata influenzata ma i diversi titoli non avrebbero aperto altre prospettive di lettura? Avremmo invece continuato imperterriti a considerarlo un “metalmeccanico al primo turno?”

Quindi è proprio vero che:

?
hmmm.gif  hmmm.gif
*



Ed il cerchio si chiude. Siamo tornati allo spunto (la bella immagine di Andrea) dal quale è nata questa discussione: "Portatore di Cristo" che mi permetto di riproporre. Cosa vi avremmo visto se il titolo fosse stato "Restauratore al lavoro"?
Allora il titolo è veramente un fattore delicato in una immagine, se è capace di stravolgerne il senso. Il Taddei di cui ho letto i libri (soprattutto la "Lettura strutturale della fotografia") e che per me è forse il più grande in questo campo, cerca, con un metodo di un rigore di cui non ho trovato riscontro in altri autori, esegue la "lettura" di una foto, a partire esclusivamente dagli elementi interni alla stessa, fermandosi all'informazione ad essi legata. Ne risulta una lettura "onesta" e nella quale tutti gli autori cui, per controprova, è stata mostrata, si sono ritrovati.
Io credo che una foto veramente "grande", possa parlare da sola, senza bisogno del titolo. Tuttavia, poichè l'intento è dell'autore, se egli ritiene di indirizzarne la lettura in un certo verso mediante un titolo particolare, non trovo niente da obiettare, tranne forse sospettare una certa debolezza dell'immagine o una mancanza di fiducia in se stesso del fotogafo (sono solo opinioni personali, intendiamoci, e poi dipende da foto a foto). Un conto è però un titolo dato alla foto dall'Autore, un altro è invece quello di un titolo dato da altri (casa editrice, giornale), in alcuni casi volto a falsificare la realtà per fini ideologici o altro. E quì forse è oltremodo opportuno imparare a leggere le immagini in modo oggettivo, per non lasciarsi ingannare.
Enrico
Enrico

Inviato da: enrico il Jul 12 2006, 08:13 AM

Ho dimenticato di inserire l'immagine di Andrea. Scusate, forse è l'età... mad.gif
Enrico


 

Inviato da: Franco_ il Jul 12 2006, 09:12 AM

Una fotografia può avere molte chiavi di lettura, che variano da osservatore ad osservatore e condizionate dalla sua cultura, preparazione, sensibilità, stato d'animo, sesso, età ...

Assegnando il titolo (non un titolo), l'autore impone una particolare chiave di lettura: la sua.

Il difetto delle foto con il titolo è che normalmente si legge prima il titolo e poi si osserva la foto (questo è maggiormente evidente sul web dove spesso, per vedere la foto, è necessario cliccare sul titolo): in questo caso è inevitabile che il titolo possa influenzare la lettura della fotografia.

Molto meglio, secondo me, è vedere prima una foto e poi, se c'è, leggere il titolo (come nel caso di libri o mostre); in questo caso l'osservatore legge la foto con la propria chiave di lettura e poi, eventualmente, la confronta con quella scelta dall'autore; a volte questa lettura ne esce rafforzata (il titolo è assonante con le sensazione provate) altre volte ne esce contrastata e qui spesso si apre/può aprire un confronto interiore tra le due chiavi di lettura, che spinge l'osservatore ad interrogarsi più profondamente sul perchè delle diverse interpretazioni.

Concludo con una riflessione: oggi viviamo in un mondo dove tutto è catalogato e spesso l'etichetta catalogatrice finisce per diventare titolo. Del resto è meglio avere a che fare con "_DSC5284.NEF" o con "Solitudine" ?

Inviato da: enrico il Jul 12 2006, 09:20 AM

Ciao Franco!
Ben risentito.
Enrico

Inviato da: Franco_ il Jul 12 2006, 09:39 AM

Ciao Enrico, mi fa piacere parlare con te, questa discussione è interessante.

Adesso devo uscire, a rileggerti più tardi wink.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 10:55 AM

QUOTE(PAS @ Jul 12 2006, 02:05 AM)
Bene,
questo dà spunto per proseguire nel piccolo test:
supponiamo che alla foto di McCullin fossero stati attribuiti altri titoli quali ad esempio:

<< barbone in periferia >>
<< smog >>
<< civiltà indistriale >>
<< Yorkshire sunshine >>
ecc.

Ovviamente la valutazione tecnica ed estetica dell’immagine non ne sarebbe stata influenzata ma i diversi titoli non avrebbero aperto altre prospettive di lettura? Avremmo invece continuato imperterriti a considerarlo un “metalmeccanico al primo turno?”

Quindi è proprio vero che:

?
hmmm.gif  hmmm.gif
*


credo che questi "titoli " da te suggeriti,siano (a mio modesto avviso)più eloquenti,
in quel contesto,osservare una persona solitaria,rattrappito nel proprio cappotto,mani in tasca ,al di fuori di un complesso in piena attività (ciminiere fumanti) non mi dà l'idea di uno che vada ad un cambio di turno lavorativo,ma piuttosto di un vagabondo senza meta nè parte.

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 11:06 AM

QUOTE(enrico @ Jul 12 2006, 08:13 AM)
Ho dimenticato di inserire l'immagine di Andrea. Scusate, forse è l'età... mad.gif
Enrico
*


Al di là della bella foto che non è da mettere in discussione,anziche un "portatore di Crisrto ", a me ,pare più un "portatore di angoscia "una persona intenta in una profonda riflessione,uno che sta cercando di mettere ordine nei propri pensieri,sguardo fisso nel vuoto,mente isolata dal contesto che lo circonda.....

Inviato da: enrico il Jul 12 2006, 11:57 AM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 12 2006, 10:55 AM)
credo che questi "titoli " da te suggeriti,siano (a mio modesto avviso)più eloquenti,
in quel contesto,osservare una persona solitaria,rattrappito nel proprio cappotto,mani in tasca ,al di fuori di un complesso in piena attività (ciminiere fumanti) non mi dà l'idea di uno che vada ad un cambio di turno lavorativo,ma piuttosto di un vagabondo senza meta nè parte.
*



A me, le linee di fuga della staccionata a destra e del bordo della strada a sinistra che avvolgono il personaggio e la sua postura, non danno l'idea di un vagabondo senza meta, mi danno invece l'impressione di uno che va con decisione in un posto preciso verso l'orizzonte. Opinioni smile.gif
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 03:20 PM

QUOTE(enrico @ Jul 12 2006, 11:57 AM)
A me, le linee di fuga della staccionata a destra e del bordo della strada a sinistra che avvolgono il personaggio e la sua postura, non danno l'idea di un vagabondo senza meta, mi danno invece l'impressione di uno che va con decisione in un posto preciso verso l'orizzonte. Opinioni smile.gif
Enrico
*


Rispetto la tua opinione Enrico,come vedi ,la stesso foto ci suggerisce chiavi di lettura diverse,sono proprio quelle linee di fuga della staccionata e della strada ,le ciminiere fumanti, mi fanno pensare ad un complesso industriale attivo e vivo che nella mia immginazione,esalta maggiormente l'emarginazione del personaggio estraneo e incurante della realtà che lo circonda,come diceva Nodugno " ha l'aspetto trasandato,malinconico ed assente". Chissà ? hmmm.gif : magari è il propietario della fabbraca ?? blink.gif
ciao saluti...

Inviato da: PAS il Jul 12 2006, 08:14 PM

E’ ovvio che la mia carrellata di titoli “alternativi” alla foto di McCullin è da considerarsi solo una provocazione per sottolineare un aspetto della lettura dell’immagine (solo di certe immagini) di cui sono del tutto convinto:

Il titolo può costituire la sintesi di un messaggio che diventa parte integrante dell’immagine e ne orienta e forse condiziona la lettura.

Ne più ne meno di ciò che avviene in altri ambiti dell’arte
Faccio un esempio alto, ma solo per spiegarmi meglio:
Picasso (e non un’editore) ha attribuito ad una sua opera un titolo: Guernica
Penso sia universalmente accettato che il titolo costituisca parte integrante di quell’opera e ne orienti e condizioni la lettura.

Ovvio che non è sempre così:
Per la macro di una farfalla forse il titolo potrebbe essere superfluo
smile.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 08:36 PM

QUOTE(PAS @ Jul 12 2006, 08:14 PM)
E’ ovvio che la mia carrellata di titoli “alternativi” alla foto di McCullin è da considerarsi solo una provocazione per sottolineare un aspetto della lettura dell’immagine (solo di certe immagini) di cui sono del tutto convinto:

Il titolo può costituire la sintesi di un messaggio che diventa parte integrante dell’immagine e ne orienta e forse condiziona la lettura.

Ne più ne meno di ciò che avviene in altri ambiti dell’arte
Faccio un esempio alto, ma solo per spiegarmi meglio:
Picasso (e non un’editore) ha attribuito ad una sua opera un titolo: Guernica
Penso sia universalmente accettato che il titolo costituisca parte integrante di quell’opera e ne orienti e condizioni la lettura.

Ovvio che non è sempre così:
Per la macro di una farfalla forse il titolo potrebbe essere superfluo
smile.gif
*


Ovviamente Pas concordo con quello che dici,il titolo può diventare parte integrante dell'immagine,in particolr modo in una opera d'arte universalmente riconosciuta,dove il titolo definisce solo e solo quella opera d'arte,con un riferimento ben preciso,in cui vi è anche la chiave di lettura di un particolare momento dell'autore,ma questo,credo,non deve condizionare il MIO modo di interpretare l'immagine. Voglio dire,se guardo una immagine,cerco di interpretarne i colori,le curve,le espressioni,il contesto generale che suggerisce e stimola le mie percezioni,poi,se vogliamo,possiamo anche discutere del "perchè " l'autore abbia voluto cogliere quel particolare momento,e immedesimarci nella psiche dell'autore,ma qui entriamo in un altro campo,almeno credo. wink.gif che ne pensi ??

Inviato da: PAS il Jul 12 2006, 08:52 PM

Maurizio ritengo vi siano due livelli di lettura (o valutazione) di un’immagine fotografica.

Un primo livello inerente la tecnica con cui è stata eseguita. E qui si intrecciano regole canoniche di composizione e tecnica di ripresa, preferenze estetiche soggettive, ecc.
Questo primo livello è influenzato poco o nulla da un eventuale titolo.

Un secondo livello riguarda un messaggio più profondo che l’autore vuole comunicarci con l’immagine e che spesso va oltre l’immagine stessa, quasi a voler superare il limite fisico di un singolo fotogramma, e proporci l’intero “film” dal quale è stato idealmente estratto.
Ovvero coinvolgerci soprattutto emotivamente nella sua scelta di quel soggetto e di quel contesto.
E qui il titolo può divenire veramente fondamentale.
smile.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 08:53 PM

Poi...un girasole è un girasole comunque,anche quello dipinto da Van Gogh,unica differenza che il Suo vale miliardi,il mio nessuno lo vuole.Con questo,non ho la presunzione di mettermi al Suo pari,ma solo per dire che ognuno di Noi ,ha dentro di se,quel potenziale per trasmettere delle emozioni,ma lasciamo che ognuno sia libero di recepirle a modo suo.....ciao

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 08:58 PM

QUOTE(PAS @ Jul 12 2006, 08:52 PM)
Maurizio ritengo vi siano due livelli di lettura (o valutazione) di un’immagine fotografica.

Un primo livello inerente la tecnica con cui è stata eseguita. E qui si intrecciano regole canoniche di composizione e tecnica di ripresa, preferenze estetiche soggettive, ecc.
Questo primo livello è influenzato poco o nulla da un eventuale titolo.

Un secondo livello riguarda un messaggio più profondo che l’autore vuole comunicarci con l’immagine e che spesso va oltre l’immagine stessa, quasi a voler superare il limite fisico di un singolo fotogramma, e proporci l’intero “film” dal quale è stato idealmente estratto.
Ovvero coinvolgerci soprattutto emotivamente nella sua scelta di quel soggetto e di quel contesto.
E qui il titolo può divenire veramente fondamentale.
smile.gif
*


Pas, siamo perfettamente daccordo,volevo solo sottolineare che quello che tu chiami "secondo livello"sposta la discussione dall'immagine all'autore,non meno interessante,ma esula da quelli che sono i canoni fotografici.

Inviato da: PAS il Jul 12 2006, 09:05 PM

Ovvio che una valutazione tecnica può essere “asettica” e basata solo su regole più o meno codificate. Richiede pertanto da parte del fruitore dell’immagine “solo” un buon livello di cultura fotografica.

Per recepire invece ciò che l’autore ci vuole comunicare (titolo compreso) occorre qualcosa in più.
smile.gif

Inviato da: Franco_ il Jul 12 2006, 09:16 PM

QUOTE(PAS @ Jul 12 2006, 10:05 PM)
Ovvio che una valutazione tecnica può essere “asettica” e basata solo su regole più o meno codificate. Richiede pertanto da parte del fruitore dell’immagine “solo” un buon livello di cultura fotografica.

Per recepire invece ciò che l’autore ci vuole comunicare (titolo compreso) occorre qualcosa in più.
smile.gif
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Ciao Valerio,
ho seguito attentamente questa discussione e sono perfettamente d'accordo con te (e non è la prima volta visto che sto ancora meditando sulla riflessione che hai aperto una decina di giorni fa al bar Pollice.gif ).

Inviato da: enrico il Jul 12 2006, 09:22 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 12 2006, 08:58 PM)
Pas, siamo perfettamente daccordo,volevo solo sottolineare che quello che tu chiami "secondo livello"sposta la discussione dall'immagine all'autore,non meno interessante,ma esula da quelli che sono i canoni fotografici.
*



Maurizio,
ma il primo livello della foto, quello che il Taddei chiama dell'informazione materiale, cioè le scelte tecniche, la luce, l'inquadratura, l'angolazione, la composizione, riflettono delle precise scelte dell'autore, scelte condizionate "dall'idea" dello stesso. Non si possono scindere le due cose. Quando ti lasci prendere dalle sensazioni che la foto ti procura, e sei liberissimo di farlo, osservi la foto come "oggetto". Quando inizi a pensare all'autore e cerchi di capire perchè ha fotografato a quel modo quel soggetto, cosa gli passava per al mente, cosa quel soggetto ha suscitato in lui, cosa ci ha voluto trasmettere, allora osservi la foto come "segno", cioè come "qualcosa che stà per qualcos'altro", come messaggio quindi.
Ciao
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 09:23 PM

.... Pollice.gif siamo sulla stessa lunghezza d'onda !!!

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 10:04 PM

QUOTE(enrico @ Jul 12 2006, 09:22 PM)
Maurizio,
ma il primo livello della foto, quello che il Taddei chiama dell'informazione materiale, cioè le scelte tecniche, la luce, l'inquadratura, l'angolazione, la composizione, riflettono delle precise scelte dell'autore, scelte condizionate "dall'idea" dello stesso. Non si possono scindere le due cose. Quando ti lasci prendere dalle sensazioni che la foto ti procura, e sei liberissimo di farlo, osservi la foto come "oggetto". Quando inizi a pensare all'autore e cerchi di capire perchè ha fotografato a quel modo quel soggetto, cosa gli passava per al mente, cosa quel soggetto ha suscitato in lui, cosa ci ha voluto trasmettere, allora osservi la foto come "segno", cioè come "qualcosa che stà per qualcos'altro", come messaggio quindi.
Ciao
Enrico
*


Concordo Enrico,in fondo con parole diverse ,stiamo affermando la medesima valutazione.L'aspetto tecnico è una informazione materiale, l'aspetto "segno " è un qualcosa che spazia nella dimensione umana,nei meandri del nostro subincoscio proiettato nell'immagine..una poesia....un quadro....un poema...il nostro bisogno di " COMUNICARE ". Come disse Macchiavelli ?.." il fine giustifica i mezzi ! " almeno in questa tipologia.

Inviato da: enrico il Jul 12 2006, 10:21 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 12 2006, 10:04 PM)
Concordo Enrico,in fondo con parole diverse ,stiamo affermando la medesima valutazione.L'aspetto tecnico è una informazione materiale, l'aspetto "segno " è un qualcosa che spazia nella dimensione umana,nei meandri del nostro subincoscio proiettato nell'immagine..una poesia....un quadro....un poema...il nostro bisogno di " COMUNICARE ". Come disse Macchiavelli  ?.." il fine giustifica i mezzi ! " almeno in questa tipologia.
*



La comunicazione, quanto è importante per l'uomo riuscire a comunicare. Ed è quello che stiamo facendo pigiando sulla tastiera del PC, parlando di fotografia attraverso un altro linguaggio. Che forza la tecnologia che mette insieme persone che altrimenti forse non si sarebbero mai conosciute.
Buona notte Maurizio.
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 12 2006, 10:33 PM

QUOTE(enrico @ Jul 12 2006, 10:21 PM)
La comunicazione, quanto è importante per l'uomo riuscire a comunicare. Ed è quello che stiamo facendo pigiando sulla tastiera del PC, parlando di fotografia attraverso un altro linguaggio. Che forza la tecnologia che mette insieme persone che altrimenti forse non si sarebbero mai conosciute.
Buona notte Maurizio.
Enrico
*


Buona notte Enrico,è un piacere dialogare con te.

Inviato da: apeiron il Jul 12 2006, 11:04 PM

Questa discussione sta andando bene, eh Enrico? Mi fa molto piacere. Interessante e bella davvero.
Ritorno alla questione.
Sull'utilità di un titolo a fornire gli elementi essenziali per guidare allalettura di una fotografia, non abbiamo dubbi. Il problema però è anche quello di stabilire se la fotografia ne abbia sempre bisogno, se cioè la fotografia non possa "spiegarsi da sé".
Torno per un istante alla foto di MacCullin. E' davvero decisivo per cogliere il messaggio di quella fotografia sapere che il titolo èMetalmeccanico al primo turno ? E se fosse, come PAS suggerisce, Smog oppure Paesaggio industriale...?
Il carattere evocativo di quella fotografia non consente possibilità di scelta alla nostra percezione immediata. Ciò che si percepisce rimanda inequivocabilmente a una difficoltà, a un disagio, quantomeno a un paesaggio urbano non idilliaco. Certo, il titolo di Don pone in primo piano la figura umana ma la sua fotografia, prima ancora del titolo, ne testimonia quella presenza in una perfetta corrispondenza.
Nulla in quella immagine può portarci troppo lontano. Nemmeno un titolo fuorviante, che so, "Vacanza a Brighton", perché coglieremmo immediatamente lo stridore.
ohmy.gif
Penso alla fotografia di Larry Burrows. Avremmo dubbi o difficoltà interpretative se le sue foto fossero sprovviste di titoli?
Diverso è il discorso per altri generi fotografici-
Concludo sottolineando la qualità notevole di questa discussione. Enrico è una garanzia!
Ciao, apeiron

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 07:39 AM

QUOTE(apeiron @ Jul 12 2006, 11:04 PM)
Questa discussione sta andando bene, eh Enrico? Mi fa molto piacere. Interessante e bella davvero.
Ritorno alla questione.
Sull'utilità di un titolo a fornire gli elementi essenziali per guidare allalettura di una fotografia, non abbiamo dubbi. Il problema però è anche quello di stabilire se la fotografia ne abbia sempre bisogno, se cioè la fotografia non possa "spiegarsi da sé".
Torno per un istante alla foto di MacCullin. E' davvero decisivo per cogliere il messaggio di quella fotografia sapere che il titolo èMetalmeccanico al primo turno ? E se fosse, come PAS suggerisce, Smog oppure Paesaggio industriale...?
Il carattere evocativo di quella fotografia non consente possibilità di scelta alla nostra percezione immediata. Ciò che si percepisce rimanda inequivocabilmente a una difficoltà, a un disagio, quantomeno a un paesaggio urbano non idilliaco. Certo, il titolo di Don pone in primo piano la figura umana ma la sua fotografia, prima ancora del titolo, ne testimonia quella presenza in una perfetta corrispondenza.
Nulla in quella immagine può portarci troppo lontano. Nemmeno un titolo fuorviante, che so, "Vacanza a Brighton", perché coglieremmo immediatamente lo stridore.
ohmy.gif
Penso alla fotografia di Larry Burrows. Avremmo dubbi o difficoltà interpretative se le sue foto fossero sprovviste di titoli?
Diverso è il discorso per altri generi fotografici-
Concludo sottolineando la qualità notevole di questa discussione. Enrico è una garanzia!
Ciao, apeiron
*



Ciao Apeiron,
è sempre un piacere sentirti e leggere il tuo pensiero, sempre profondo ed interessante.
E' vero, certe fotografie parlano da sè, senza bisogno di alcun titolo. Colui che ci riesce, è senz'altro un grande Fotografo. E chissà quanti ce ne sono, sconosciuti, che fotografano solo per diletto ed hanno le loro immagini nascoste in qualche cassetto. Colui che ci riesce, ha un rapporto profondo con la fotografia, inteso senz'altro come padronanza tecnica e di linguaggio, ma possiede soprattutto grandi qualità umane che lo spingono a riflettere sugli aspetti della vita e dell'uomo. Riesce a comunicare ed a creare capolavori solo chi ha qualcosa di interessante e di profondo da dire, frutto di un pensiero e di una riflessione che va oltre la macchina fotografica. Chi è "Fotografo", anche se ha la macchina a casa, continua a fotografare con gli occhi sempre, quando è per strada, sull'auto, seduto a riposare su di una panchina. Osserva e pensa. Si fotografa con la mente prima che con la macchina. Ogni anno mi arriva un calendario di pittori che, avendo perso le mani, dipingono con la bocca o con il piede. Sono immagini bellissime ed a mia figlia che si stupiva di come si potesse, ho ricordato che in fondo non è con la mano (o con la bocca o col piede) che si dipinge, ma con il cervello e con il cuore. Lo stesso vale per la Fotografia. Oggi si corre verso le ultime fotocamere, gli aggiornamenti del firmware, quasi che con una macchina più avanzata si possano fare foto più belle, e ci dimentichiamo che alcuni capolavori del passato sono stati realizzati con macchine di legno e con lastre al collodio...
Un saluto
Enrico

Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 11:13 AM

D’accordissimo su ciò che dite.

Ma propongo un altro spunto di riflessione.

Come avrete capito mi piace provocare (nel senso buono ovviamente) perché ritengo che non sia positivo restare cristallizzati nelle nostre certezze, ma occorra mantenerle vive, mettendole continuamente in discussione.

Bene:
Perchè non vedere il titolo di una foto come l’integrazione di due forme espressive (immagine e parola) in un unico intento artistico.
Detta in altre parole, perché l’autore non possa sentire la necessità di creare questa specie di sinergia, non per rafforzare un messaggio che ritiene debole, bensì perché il titolo è la sintesi del suo pensiero e della sua emozione al momento dello scatto?

Ergo:
il titolo come parte integrante dell'immagine?
smile.gif

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 11:44 AM

QUOTE(PAS @ Jul 13 2006, 11:13 AM)
D’accordissimo su ciò che dite.

Ma propongo un altro spunto di riflessione.

Come avrete capito mi piace provocare (nel senso buono ovviamente) perché ritengo che non sia positivo restare cristallizzati nelle nostre certezze, ma occorra mantenerle vive, mettendole continuamente in discussione.

Bene:
Perchè non vedere il titolo di una foto come l’integrazione di due forme espressive (immagine e parola) in un unico intento artistico.
Detta in altre parole, perché l’autore non possa sentire la necessità di creare questa specie di sinergia, non per rafforzare un messaggio che ritiene debole, bensì perché il titolo è la sintesi del suo pensiero e della sua emozione al momento dello scatto?

Ergo:
il titolo come parte integrante dell'immagine?
smile.gif

Interessante.
Io credo però che così si entri nel campo della multimedialità, anche se si tratta di solo due o tre parole. Si utilizzano insieme due diversi linguaggi, quello concettuale e quello contornuale. Proviamo un esperiemto? Vale a dire, postiamo qualche immagine significativa senza titolo e poi ciascuno di noi prova a leggerla. A quel punto chi l'ha proposta, ne comunica il titolo e si discute.
Ciao
Enrico
*



Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 12:11 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 12:44 PM)
.....
Proviamo un esperiemto? Vale a dire, postiamo qualche immagine significativa senza titolo e poi ciascuno di noi prova a leggerla. A quel punto chi l'ha proposta, ne comunica il titolo e si discute.
....
*



In questi casi sono sempre pronto
Un esempio discusso vale più di mille parole.

Inizio io
(non guardate la qualità perchè è una dia del lontano 1992 scansionata di recente)

user posted image




Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 12:32 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 12:44 PM)
...
Io credo però che così si entri nel campo della multimedialità, anche se si tratta di solo due o tre parole....
*



Multimedialità è un termine recente, che ci porta a specifiche opportunità tecnologiche.

Preferisco il termine sinergia (anche se un po’ inflazionato).

Pensa un attimo Enrico:
Se al sublime dipinto di Edward Munch fosse associato il titolo “la disperazione” anziché “L’URLO” non pensi ne avrebbe perso un po' in forza? (pur essendo entrambi i titoli più che pertinenti)

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 01:18 PM

QUOTE(PAS @ Jul 13 2006, 12:32 PM)
Multimedialità è un termine recente, che ci porta a specifiche opportunità tecnologiche.

Preferisco il termine sinergia (anche se un po’ inflazionato).

Pensa un attimo Enrico:
Se al sublime dipinto di Edward Munch fosse associato il titolo “la disperazione” anziché “L’URLO” non pensi ne avrebbe perso un po' in forza? (pur essendo entrambi i titoli più che pertinenti)
*



Chissà,
forse il titolo viene in un certo senso "modellato" dal contenuto, l'oggetto cui si riferisce, come accade per il nome: ci sembra bello se portato da una persona che stimiamo e che ci piace e viceversa. Forse ci saremmo abituati anche a "disperazione", anche se quest'ultimo termine esprime uno stato d'animo, esternato da quell'urlo, mentre "L'urlo" esprime il fatto fisico, oggetto di percezione, che esprime uno statod'animo di angoscia e di disperazione.
ENrico
Enrico

Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 01:26 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 02:18 PM)
......
Forse ci saremmo abituati anche a "disperazione", anche se quest'ultimo termine esprime uno stato d'animo, esternato da quell'urlo, mentre "L'urlo" esprime il fatto fisico, oggetto di percezione, che esprime uno statod'animo di angoscia e di disperazione.
....
*



Infatti Pollice.gif …..e qui sta il nocciolo del ruolo del titolo.

“disperazione” porta ad un atteggiamento più riflessivo da parte del fruitore

“urlo” è un pugno nello stomaco che quasi lo proietta emotivamente dentro al dipinto



Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 01:29 PM

QUOTE(PAS @ Jul 13 2006, 12:11 PM)
In questi casi sono sempre pronto
Un esempio discusso vale più di mille parole.

Inizio io
(non guardate la qualità perchè è una dia del lontano 1992 scansionata di recente)

user posted image
*



Bella immagine,
provo a leggerla:
una persona anziana, accovacciata al bordo di una strada, con un bastone ed un fardello posato a fianco. Fardello, bastone e vestiti denotano povertà. La signora sta fumando una sigaretta e lo fa con un gesto quasi elegante. Il suo sguardo è fiero ed esprime dignità e sicurezza.
Il fotografo la sta scrutando attraverso il mirino e lei scruta il fotografo con grande serenità.
Credo che l'autore abbia voluto esprimere, o meglio raccontare, proprio questa povertà portata con dignità. Poi avrebbe potuto anche aggiungere un titolo per esprimere questa sensazione ed il titolo poteva essere efficace o meno ad esprimere i suoi sentimenti, di fronte al personaggio che lo ha spinto a premere il pulsante di scatto. Oppure il titolo avrebbe potuto aggiungere ulteriori informazioni sul luogo e sull'anziana signora, non rilevabili attraverso l'immagine.
Ma per me, quel che dice la foto, è già molto. Un'altra osservazione: in questa foto c'è la presenza del fotografo, perchè c'è una relazione di comunicazione silenziosa fra lui ed il soggetto. La foto racconta anche di questo incontro.

Enrico

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 01:54 PM

Dimenticavo una considerazione importante circa la foto di PAS, considerazione che ho fatto ma che ho dimenticato di riportare:
Il fotografo si è abbassato, portandosi allo stesso livello della donna. Ha scelto di proposito un punto di vista basso; non l'ha ripresa dall'alto, schiacciandola sullo sofondo della strada. Lo avrebbe fatto se le sue sensazioni fossero state di commiserazione e di pietà o avesse voluto rimarcare la precarietà di quell'esistenza. Portare il punto di vista allo stesso livello del soggetto è segno del rispetto suscitato dalla donna. Forse non gli sarà sembrato opportuno al momento, ma credo che, se avesse potuto, il fotografo si sarebbe sdraiato per abbassare ancor di più il punto di ripresa e far sovrastare la donna, aumentando la sensazione di fierezza e dignità nel fruitore della foto.
Enrico

Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 03:22 PM

Ottima analisi, Enrico, fatta con grande sensibilità e che ha colto completamente nel segno.
Aggiungo alcuni dati alla foto che fa parte di una serie esposta a Bologna negli anni della guerra nei Balcani.
La feci sulle gradinate del secolare ponte di Mostar, nell’Erzegovina, ponte poi abbattuto a cannonate durante la guerra e la donna è una Rom di ceppo slavo (probabilmente Kalderash).
“Rom” significa uomo e ciò la dice lunga sulla loro fierezza.


Alla foto diedi un titolo:

<<Chi sei?>>

Proprio per sottolineare la fierezza, quasi la sfida con cui si poneva nei confronti di chi le si avvicinava. Chiede l’elemosina ma non tende la mano, né espone alcun contenitore, eppure bastava quello sguardo ad indurre molti a chinarsi e dargli la moneta, che nascondeva prontamente sotto le vesti.

<<Chi sei?>> pareva quasi mi dicessero quegli occhi quasi beffardi quando scattai.
Questa domanda silenziosa, a cui non diedi risposta, volli accompagnasse indissolubilmente quello sguardo e divenisse il titolo della foto.

Il thread sta diventando uno dei più interessanti sviluppati ultimamente.

Ora altre vostre proposte!


Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 08:03 PM

Ne propongo una io.
Enrico


 

Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 08:33 PM

Molto bella!

L’ancestrale simbiosi tra città dei vivi e città dei morti.

Il fotografo ha voluto proporla mettendo in primo piano la città dei morti.
Il primo piano enfatizza la sua collocazione più bassa rispetto alla città dei vivi.

Alto richiama precarietà, basso richiama stabilità La stabilità di una condizione definitiva

Inoltre ha voluto insistere sulla croce rivolta verso il borgo, non casualmente e qui vi possono essere varie interpretazioni: dall’ammonimento al desiderio di mantenere lo sguardo sullo stato precedente con struggente nostalgia.

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 08:51 PM

QUOTE(PAS @ Jul 13 2006, 08:33 PM)
Molto bella!

L’ancestrale simbiosi tra città dei vivi e città dei morti.

Il fotografo ha voluto proporla mettendo in primo piano la città dei morti.
Il primo piano enfatizza la sua collocazione più bassa rispetto alla città dei vivi.

Alto richiama precarietà, basso richiama stabilità La stabilità di una condizione definitiva

Inoltre ha voluto insistere sulla croce rivolta verso il borgo, non casualmente e qui vi possono essere varie interpretazioni: dall’ammonimento al desiderio di mantenere lo sguardo sullo stato precedente con struggente nostalgia.
*



Condivido la tua analisi. La foto è di Vitaliano Bassetti e si intitola semplicemente "Cimitero a Manarola", dando una indicazione di luogo e ponendo in relazione nell'immagine, due realtà collegate nel mondo reale. Bassetti mette in primo piano quella che si tende a dimenticare, a nascondere. Contravvenendo opportunamente alla regola dei terzi, il fotografo ha tagliato nettamente in due l'immagine, dando uguale peso alle due zone ed alle due condizioni.
Perfetto PAS. Anche in questa immagine il titolo è un di più.
Ne propongo un'altra. Forse la conosci, è una immagine famosa. L'analisi dell'immagine è ovviamente aperta a tutti, e sarebbe interessante ascoltare più opinioni.
Enrico



 

Inviato da: maurizioricceri il Jul 13 2006, 09:27 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 01:54 PM)
Dimenticavo una considerazione importante circa la foto di PAS, considerazione che ho fatto ma che ho dimenticato di riportare:
Il fotografo si è abbassato, portandosi allo stesso livello della donna. Ha scelto di proposito un punto di vista basso; non l'ha ripresa dall'alto, schiacciandola sullo sofondo della strada. Lo avrebbe fatto se le sue sensazioni fossero state di commiserazione e di pietà o avesse voluto rimarcare la precarietà di quell'esistenza. Portare il punto di vista allo stesso livello del soggetto è segno del rispetto suscitato dalla donna. Forse non gli sarà sembrato opportuno al momento, ma credo che, se avesse potuto, il fotografo si sarebbe sdraiato per abbassare ancor di più il punto di ripresa e far sovrastare la donna, aumentando la sensazione di fierezza e dignità nel fruitore della foto.
Enrico
*



toc..toc....permesso ?? mi avete invitato a nozze e...non potevo mancare a questo appuntamento !!!
ADORO questo thread !
Valerio che dirti ? come sempre ,anche in questa non hai smentito la tua professionalità, bravo ,molto bravo nel cogliere quel tocco magico.
Ho voluto innanzitutto osservare la foto,in modo da non poter essere minimamente influenzato da altri giudizi,e per non ripetere una lettura già scritta,mi limito a dire soltanto ...Bravo Enrico ! hai letto nella mia mente ??Perfetta ,incontestabile ,determinata e molto appropriata l'analisi da te enunciata vorrei,se posso,solo aggiungere una piccola considerazione.L a retrospettiva della DONNA ,altera nella Sua fierezza e dignità,acquista ancor più risalto da quel << chi sei ? >>che come ci racconta Valerio, è quella contestualità di clima di guerra dove l'espressione somatica ,definisce in modo eclatante quella diffidenza giustamente generalizzata e non celata ,ma che non traspare affatto dal volto della DONNA. hmmm.gif Merito di Valerio ?? unsure.gif comunque è stato molto bravo .

Inviato da: maurizioricceri il Jul 13 2006, 09:50 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 08:03 PM)
Ne propongo una io.
Enrico
*



L'eterna constestualità e continuità tra la vita e la morte,in primo piano l'una,con la sua deferente stabilità,inoppugnabile,seriosa,messa su un pian contiguo ma inferiore ,quasi a volerLa esorcizzare,a tenerLa lontana ma presente,non a caso, credo che l'autore, abbia non voluto inquadrare un angusto sentiero che collega le due realtà.

Inviato da: PAS il Jul 13 2006, 10:19 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 13 2006, 10:27 PM)
.....
La retrospettiva della DONNA ,altera nella Sua fierezza e dignità,acquista ancor più risalto da quel << chi sei ? >>
....
*



Maurizio ti sono grato di aver colto questo aspetto, in perfetta sintonia con il mio intendimento.
Pollice.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 13 2006, 10:19 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 08:51 PM)
Condivido la tua analisi. La foto è di Vitaliano Bassetti e si intitola semplicemente "Cimitero a Manarola", dando una indicazione di luogo e ponendo in relazione nell'immagine, due realtà collegate nel mondo reale. Bassetti mette in primo piano quella che si tende a dimenticare, a nascondere. Contravvenendo opportunamente alla regola dei terzi, il fotografo ha tagliato nettamente in due l'immagine, dando uguale peso alle due zone ed alle due condizioni.
Perfetto PAS. Anche in questa immagine il titolo è un di più.
Ne propongo un'altra. Forse la conosci, è una immagine famosa. L'analisi dell'immagine è ovviamente aperta a tutti, e sarebbe interessante ascoltare più opinioni.
Enrico
*


Una lunga fila di persone,silenziose,ordinate,ognuna con il suo "strumento " di vita in mano,tenuto quasi con indifferenza,ma ben saldo,uno strumento misero ma importante per la propria sopravvivenza,non importa come sia,piatto di carta,piatto fondo,piatto piano..non importa,bisogna arrivare a domani! che tristezza !! huh.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 13 2006, 10:22 PM

QUOTE(PAS @ Jul 13 2006, 10:19 PM)
Maurizio ti sono grato di aver colto questo aspetto, in perfetta sintonia con il mio intendimento.
Pollice.gif
*


hmmm.gif ....ma se mi hai telefonato per farmelo scrivere !!!!!!!! biggrin.gif biggrin.gif
ciao..un salutone Pollice.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 13 2006, 11:32 PM

Vecchi tristi ricordi...


 

Inviato da: maurizioricceri il Jul 13 2006, 11:34 PM

...............


 

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 11:49 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 13 2006, 10:19 PM)
Una lunga fila di persone,silenziose,ordinate,ognuna con il suo "strumento " di vita in mano,tenuto quasi con indifferenza,ma ben saldo,uno strumento misero ma  importante per la propria sopravvivenza,non importa come sia,piatto di carta,piatto fondo,piatto piano..non importa,bisogna arrivare a domani! che tristezza !! huh.gif
*



Ciao Maurizio, la foto è di Walker Evans, di quando lavorava per la FSA (Farm Security Administration) ai tempi della grande crisi dell'America rurale. Faceva parte di una schiera di giovani fotografi che documentò le condizioni degli agricoltori e le loro fotografie contribuirono alla promulgazione di leggi in loro favore. La fotografia è del 1937 e fu scattata a Forrest City, nell'Arkansas. Si intitola: "L'ora del pasto". La foto documenta la distribuzione del cibo in un campo profughi. E' significativo come l'autore non abbia inquadrato i volti, ma solo il dettaglio delle mani e delle scodelle, con quel tanto che basta per far percepire l'immobilità e la paziente ed ordinata attesa di quella povera gente.
Ma perché quelle che colpiscono di più sono le foto che ci conducono al dolore e alla tristezza? Questo potrebbe essere il motivo di un altra discussione. Cercherò di trovarne qualcuna che esprima gioia perché, grazie a Dio, anche questa è una condizione dell'uomo.
Enrico

Inviato da: enrico il Jul 13 2006, 11:58 PM

Ciao Maurizio,
ho appena inviato un messaggio e mi sono accorto che nel frattempo hai inserito due foto. Vedo che sei in linea... nottambulo anche tu.
La prima foto è una foto "vecchia", segnata dal tempo. Il documento di una catastrofe. Potrebbe essere l'effetto di un terremoto. La foto è di carattere esclusivamente documentario, come anche la seconda. Vale a dire che il fotografo si è messo più dalla parte dell'evento che di una sua interpretazione. L'inquadratura mette in evidenza le rovine, le macerie del dopo. La presenza della neve rivela l'inclemenza della natura e le condizioni ancora più tristi dei sopravvissuti di cui non c'è traccia nell'immagine.
Anche la seconda è di tipo documentario. Non si vedono gli effetti dell'alluvione e del fango, le case sullo sfondo sono integre. Il fotografo si è però preoccupato, mediante la scelta dell'inquadratura, dell'angolazione di ripresa e del punto di vista, di evidenziare il fango ed i detriti con i quali ha riempito una elevata percentuale della superficie del quadro.
Buona notte
Enrico

Inviato da: enrico il Jul 14 2006, 12:11 AM

Un tema più allegro l'ho trovato. La qualità non è alta, ma ci interessa altro.
Enrico


 

Inviato da: apeiron il Jul 14 2006, 01:35 PM

Aggiungo una riflessione alle vostre, Enrico, Maurizio, Valerio, Franco..., su questo bel thread che mi appare sempre più il migliore omaggio che si possa fare alla fotografia, e mi complimento con voi.
guru.gif
Trovo interessante la questione proposta da PAS: immagine e titolo come unica espressione di un progetto organico.
Tuttavia, la perfetta corrispondenza fra immagine e parola, che pure, per molti versi, potrebbe rappresentare l'obiettivo ultimo dell'opera fotografica, nel senso di totale coincidenza fra progetto e risultato, non è priva di problemi.
Anche in questo caso, io credo, si deve guardare al problema senza pretesa di univocità.
Per me, che coltivo l'idea della fotografia come "testo" oltre che come testimonianza (fino al limite estremo di testimonianza che, forse, può essere l'album di famiglia), la fotografia in quanto testo è, innanzitutto, organizzazione di dati.
Ma lì,dove riconosciamo una organizzazione, vige sicuramente un sistema di convenzioni. Ragione per cui, "quella" foto dovrebbe contenere le informazioni necessarie per la sua lettura.
Sostengo la totale autonomia della fotografia e, per questo, mi domando se la parola, senza dubbio utile per la sua stessa comprensione (della fotografia), ne comprometta il suo statuto di autonomia.
Il fotografo che con il suo occhio porta testimonianza attraverso la fotografia, non setaccia il reale per trovare una immagine da far aderire ad un titolo, ad un progetto. Anche se questo potrebbe essere un utilissimo esrcizio progettuale e di sintesi.
Semmai, a quel reale, filtrato ovviamente dal suo occhio personale, aggiunge, solo dopo però, una brevissima, silenziosa, quasi muta parola: il titolo.
In un saggio nemmeno troppo datato, un docente di Storia e critica cinematogr. pone questa domanda, intorno alla quale ruotano le varie posizioni e, forse, anche quelle di questa discussione: "la fotografia mi parla della realtà che riprende e a cui costantemente mi rinvia come alla fonte del suo significato, o mi parla di una realtà che viene da essa riconfigurata con tutti gli"strumenti" di cui dispone? .
smile.gif smile.gif
Apeiron

Inviato da: enrico il Jul 14 2006, 02:44 PM

QUOTE(apeiron @ Jul 14 2006, 01:35 PM)
Semmai, a quel reale, filtrato ovviamente dal suo occhio personale, aggiunge, solo dopo però, una brevissima, silenziosa, quasi muta parola: il titolo.
.

Apeiron
*



Pollice.gif

Enrico

Inviato da: PAS il Jul 14 2006, 03:17 PM

QUOTE(apeiron @ Jul 14 2006, 02:35 PM)
......
Il fotografo che con il suo occhio porta testimonianza attraverso la fotografia, non setaccia il reale per trovare una immagine da far aderire ad un titolo, ad un progetto. Anche se questo potrebbe essere un utilissimo esrcizio progettuale e di sintesi.
.......
*



Sono d'accordo...infatti penso che nessuno abbia sostenuto questo, anzi……
……è esattamente il contrario di ciò che andavo ipotizzando più sopra:

Non una foto che si adatta ad un titolo che, a sua volta, sintetizza un progetto preconfezionato, bensì un titolo come sintesi verbale di ciò che il fotografo ha visto (e soprattutto “sentito”) un attimo prima di premere il pulsante.

L’esempio che ho proposto andava in questa direzione.

Un titolo che è quasi una ulteriore pennellata all’immagine per aiutarla nel suo intento artistico e/o espressivo.

Ovviamente non tutte ne necessitano…anzi molte ne possono fare tranquillamente a meno, ma alcune ne traggono veramente forza.
smile.gif


Inviato da: apeiron il Jul 14 2006, 03:26 PM

[quote=PAS,Jul 14 2006, 03:17 PM]
....
un attimo prima di premere il pulsante.



...Un attimo dopo aver premuto il pulsante...
smile.gif
Apeiron

Inviato da: PAS il Jul 14 2006, 03:38 PM

A proposito, se ne sta parlando anche http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=36869

Scorrendo le foto ed i titoli che hanno loro attribuito gli autori, si possono percepire le varie sfumature: dal titolo-forzatura, al titolo-ovvio a quello improbabile, fino alla vera e propria pennellata che completa e rafforza l’immagine.
smile.gif

Inviato da: PAS il Jul 14 2006, 03:48 PM

[quote=apeiron,Jul 14 2006, 04:26 PM]
[quote=PAS,Jul 14 2006, 03:17 PM]
....
un attimo prima di premere il pulsante.
...Un attimo dopo aver premuto il pulsante...
smile.gif
Apeiron

*

[/quote]

Quando decido di premere il pulsante ho completato il processo, con il fissare l’immagine e relativo corredo emotivo.

“dopo” mi serve solo per riporre la macchina fotografica.
smile.gif

Inviato da: apeiron il Jul 14 2006, 04:03 PM

QUOTE(PAS @ Jul 14 2006, 03:48 PM)
Quando decido di premere il pulsante ho completato il processo, con il fissare l’immagine e relativo corredo emotivo.

“dopo” mi serve solo per riporre la macchina fotografica.
smile.gif
*




Sicuro?
In quell'istante in cui tu riponi la macchina, altri continuano... e producono le cose migliori. smile.gif
Apeiron

Inviato da: PAS il Jul 14 2006, 04:18 PM

Il “riporre” è solo figurativo, nel senso che il processo principale avviene prima.

Non parlo ovviamente di successive attività di trattamento dell’immagine che possono migliorare ed enfatizzare ciò che si è carpito ma che riguardano l’aspetto tecnico.

L’eventuale titolo deve nascere nello stesso istante in cui nasce l’immagine.
smile.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 08:51 PM

QUOTE(PAS @ Jul 13 2006, 10:19 PM)
Maurizio ti sono grato di aver colto questo aspetto, in perfetta sintonia con il mio intendimento.
Pollice.gif
*


Vaerio non poteva che essere così,la donna non osteggia minimamente il suo stato di povertà,si erge fiera della sua condizione,le manca solo un lungo bocchino in cui è infilzata la sigaretta,mi piacerebbe invece sapere le TUE emozioni di fronte quella donna che sostiene il tuo sguardo,con coraggio e rassegnazione allo stesso tempo,sguardo fiero e dritto ma anche intimamente conscia del contesto in cui si trova,con sguardo privo di paura osserva l'avvicinarsi di uno sconosciuto,con una strana cosa in mano,che pare un terribile strumento di distruzione,con un tubo lungo e nero puntato su di lei,ma lei nella sua consapevole fragilità sembra serenamente rassegnata quasi a voler chiedere << chi sei ?....sei la morte ? sono pronta. >>

Inviato da: enrico il Jul 14 2006, 08:59 PM

QUOTE(enrico @ Jul 14 2006, 12:11 AM)
Un tema più allegro l'ho trovato. La qualità non è alta, ma ci interessa altro.
Enrico
*



Nessun commento alla mia ultima immagine di qualche post sopra?
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 09:14 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 11:49 PM)

Ma perché quelle che colpiscono di più sono le foto che ci conducono al dolore e alla tristezza?
Enrico
*



Questa è un'altra bella e interessante discussione !! Sicuramente per lo stesso motivo che nei giornali o trasmissioni radio/tv,le cattive notizie sono quasi sempre in prima pagina e fanno maggiore clamore,fanno aumentare le vendite e gli ascolti,chissà !! probabilmente per un innato senso egoistico insito nell'essere umano per esercizzare la cattive sorte...le disgrazie...le catastrofi...i delitti. etc etc quasi come a dire " sai Enrico è morto tizio...c'è stato un tremendo terremoto a canicattì...Caio ho ucciso Sempronio...il tal dei tali è stato arrestato.." ma io sono solo un referente,te le stò raccontando perchè con me non hanno niente a che vedere,sono cose che succedono agli altri,sono lungi da me e dal Mio momdo che mi circonda! L'egoismo umano è sempre portato a pensare che gli avvenimenti spiacevoli riguardano sempre altre persone a mai noi stessi.Così pure nelle foto che ritraggono situazioni di miseria,di sofferenza,di disagio,vengono sempre osservate con ammirazione mista ad un senso di distacco,di lontanaza,quasi con il timore di esserne coinvolti .

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 09:35 PM

QUOTE(enrico @ Jul 13 2006, 11:58 PM)
Ciao Maurizio,
ho appena inviato un messaggio e mi sono accorto che nel frattempo hai inserito due foto. Vedo che sei in linea... nottambulo anche tu.
La prima foto è una foto "vecchia", segnata dal tempo. Il documento di una catastrofe. Potrebbe essere l'effetto di un terremoto. La foto è di carattere esclusivamente documentario, come anche la seconda. Vale a dire che il fotografo si è messo più dalla parte dell'evento che di una sua interpretazione. L'inquadratura mette in evidenza le rovine, le macerie del dopo. La presenza della neve rivela l'inclemenza della natura e le condizioni ancora più tristi dei sopravvissuti di cui non c'è traccia nell'immagine.
Anche la seconda è di tipo documentario. Non si vedono gli effetti dell'alluvione e del fango, le case sullo sfondo sono integre. Il fotografo si è però preoccupato, mediante la scelta dell'inquadratura, dell'angolazione di ripresa e del punto di vista, di evidenziare il fango ed i detriti con i quali ha riempito una elevata percentuale della superficie del quadro.
Buona notte
Enrico
*


Ciao Marcello,avevo messo da parte queste due foto per postarle,in un altra discussione,in cui si parlava di vigili del fuoco,invece trovandomele tra le mani ,ho pensato di postarle qui,sono duie foto,che a prescindere dal basso livello qualitativo,sono state scattate con delle misere Kodak usa e getta,d'altronde non mi sentivo di portare la mia F801 in quel contesto,soprattutto perchè ero andato per lavorare e non per fotografare,la prima riguarda il terremoto della Basilicata ed è stata scattata a Pescopagano,l'altra,più recente, riguarda l'alluvione di Sarno,quel fiume di fango che tu vedi,in realtà ha abbattuto e sommerso una serie di villette che si trovavano in quel canalone,come si evince da quel tetto che si intravede,sommerso dal fango e detriti vari,sulla sinistra della foto,non volevano avere valore documentaristico,ma solo imprimere su carta un disastro della stupidaggine umana.Come sempre una foto è sempre parte di stiria di vita.

Inviato da: enrico il Jul 14 2006, 10:47 PM

Maurizio,
non importa la macchina o la qualità della foto. Hai fatto delle scelte precise, documentando in un certo modo un avvenimento che hai vissuto. Si tratta solo di leggere delle immagini e non è obbligatorio che siano dei capolavori.
Con simpatia
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 10:47 PM

QUOTE(enrico @ Jul 14 2006, 02:44 PM)
Pollice.gif

Enrico
*


Pollice.gif concordo in pieno ed aggiungo" l'inserimento di un titolo deve aprire all'osservatore uno scenario di lettura,lasciando poi all'interpretazione soggettiva,
di scavare nei meandri più stimolanti"

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 10:52 PM



fino alla vera e propria pennellata che completa e rafforza l’immagine

..e da queste ne escono le vere Opere d'arte..... Pollice.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 10:57 PM

QUOTE(PAS @ Jul 14 2006, 03:48 PM)
Quando decido di premere il pulsante ho completato il processo, con il fissare l’immagine e relativo corredo emotivo.

“dopo” mi serve solo per riporre la macchina fotografica.
smile.gif
*


Non sempre Valerio,ha volte vi sono delle situazioni,che spingono quell'irrefrenabile bisogno di lasciarne traccia, e che continuano a rimuginare nel pensiero e nell'anima.

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 11:15 PM

QUOTE(enrico @ Jul 14 2006, 12:11 AM)
Un tema più allegro l'ho trovato. La qualità non è alta, ma ci interessa altro.
Enrico
*


Ciao Enrico,hai mantenuto fede alla promessa,di questa foto mi piace la spontaneità,la sobrietà,l'enfasi di un incontro lungamente atteso,la gioa che trasmettono i protagonisti nel momento immediatamente antecedente l'abbraccio della persona aspettata con trepidazione,l'esuberanza dell'affetto,i soggetti si librano nell'aria,tutti sollevati da terra con quel loro movimento etereo,evanescente ,pronti anche a spiccare il volo per non lasciarsi sfuggire e anticipare il momento esaltante e sublime dell ricongiungimento.Mi mette allegria,trasmette la serenità ed il calore di una famiglia unita.

Inviato da: enrico il Jul 14 2006, 11:24 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 14 2006, 11:15 PM)
Ciao Enrico,hai mantenuto fede alla promessa,di questa foto mi piace la spontaneità,la sobrietà,l'enfasi di un incontro lungamente atteso,la gioa che trasmettono i protagonisti nel momento immediatamente antecedente l'abbraccio della persona aspettata con trepidazione,l'esuberanza dell'affetto,i soggetti si librano nell'aria,tutti sollevati da terra con quel loro movimento etereo,evanescente ,pronti anche a spiccare il volo per non lasciarsi sfuggire e anticipare il momento esaltante e sublime dell ricongiungimento.Mi mette allegria,trasmette la serenità ed il calore di una famiglia unita.
*



Maurizio,
non ricordo l'autore, ma la foto documenta il ritorno di un reduce dal Vietnam. Il fotografo non ha ripreso il soldato se non di spalle ed includendone solo una parte nel quadro perché, come hai detto bene tu, il soggetto qui è al gioia, la gioia di coloro che possono riabbracciarlo. Le informazioni: soldato, Vietnam, aggiungono delle informazioni alla foto, ma nulla al soggetto che è appunto questa esplosione di contentezza e di felicità. Quella donna che gli è più vicina e che gli spalanca le braccia, potrebbe essere la moglie, la sorella, la fidanzata, un'amica, che importa?
Gli stati d'animo sono espressi con estrema efficacia. Mi ha colpito ciò che ha detto Apeiron: si scatta la foto, il titolo viene dopo, è il frutto di una riflessione successiva. L'immagine è tutta nello scatto, nelle scelte espressive scaturite dall'emozione provata di fronte all'evento.
Ciao
ENrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 11:25 PM

QUOTE(PAS @ Jul 14 2006, 03:17 PM)
Sono d'accordo...infatti penso che nessuno abbia sostenuto questo, anzi……
……è esattamente il contrario di ciò che andavo ipotizzando più sopra:

Non una foto che si adatta ad un titolo che, a sua volta, sintetizza un progetto preconfezionato, bensì un titolo come sintesi verbale di ciò che il fotografo ha visto (e soprattutto “sentito”) un attimo prima di premere il pulsante.

L’esempio che ho proposto andava in questa direzione.

Un titolo che è quasi una ulteriore pennellata all’immagine per aiutarla nel suo intento artistico e/o espressivo.

Ovviamente non tutte ne necessitano…anzi molte ne possono fare tranquillamente a meno, ma alcune ne traggono veramente forza.
smile.gif
*


Il voler adattare una foto ad un titolo già confezionato è come ristrutturare un qualcosa di già esistente,ne priva della spontaneità,è voler come risultato un prodotto già stabilito nei suoi canoni,ne toglie quel tocco magico ,che solo l'imprevisto può dare.è una commissione che non ti lascia campo libero di interpretazione.

Inviato da: maurizioricceri il Jul 14 2006, 11:28 PM

[quote=apeiron,Jul 14 2006, 03:26 PM]
[quote=PAS,Jul 14 2006, 03:17 PM]
....
un attimo prima di premere il pulsante.
...Un attimo dopo aver premuto il pulsante...
smile.gif
Apeiron

*

[/quote]
E' quell'attimo magico e lunghissimo frazioni di secondo in cui l'implosione delle emozioni esplode in tutta la sua creatività. biggrin.gif

Inviato da: apeiron il Jul 14 2006, 11:46 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 14 2006, 11:25 PM)
Il voler adattare una foto ad un titolo già confezionato  è come ristrutturare un qualcosa di già esistente,ne priva della spontaneità,è voler come risultato un prodotto già stabilito nei suoi canoni,ne toglie quel tocco magico ,che solo l'imprevisto può dare.è una commissione che non ti lascia campo libero di interpretazione.
*



L'imprevisto è una delle categorie del Moderno che più mi affascinano. E' per me emozionante quando ne sento parlare.
Edouard Boubat ha fatto dell'imprevisto la sua poetica fotografica. Contrasto ha pubblicato di recente un volume molto bello, Edouard Boubat, Fotografie, anche se non all'altezza della mostra di Padova dell'anno scorso. Credo ti piacerebbe, Maurizio. rolleyes.gif
Apeiron

Inviato da: maurizioricceri il Jul 15 2006, 12:44 AM

Sono quasi le due..è tardi...domani è un'altro giorno..si vedrà !! buona notte a tutti i nottambuli.

Inviato da: maurizioricceri il Jul 15 2006, 10:37 AM

QUOTE(apeiron @ Jul 14 2006, 11:46 PM)
L'imprevisto è una delle categorie del Moderno che più mi affascinano. E' per me emozionante quando ne sento parlare.
Edouard Boubat ha fatto dell'imprevisto la sua poetica fotografica.  Contrasto ha pubblicato di recente un volume molto bello, Edouard Boubat, Fotografie, anche se non all'altezza della mostra di Padova dell'anno scorso. Credo ti piacerebbe, Maurizio. rolleyes.gif
Apeiron
*


Grazie apeiron, faccio un salto in libreria a vedere se lo trovo,l'imprevisto è sempre emozionante e intrigante. Pollice.gif

Inviato da: enrico il Jul 15 2006, 10:43 AM

QUOTE(apeiron @ Jul 14 2006, 11:46 PM)
L'imprevisto è una delle categorie del Moderno che più mi affascinano. E' per me emozionante quando ne sento parlare.
Edouard Boubat ha fatto dell'imprevisto la sua poetica fotografica.  Contrasto ha pubblicato di recente un volume molto bello, Edouard Boubat, Fotografie, anche se non all'altezza della mostra di Padova dell'anno scorso. Credo ti piacerebbe, Maurizio. rolleyes.gif
Apeiron
*



Ciao Apeiron,
ci potresti parlare di questa "poetica dell'imprevisto?"
Grazie
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 15 2006, 10:44 AM

QUOTE(enrico @ Jul 14 2006, 11:24 PM)
Maurizio,
non ricordo l'autore, ma la foto documenta il ritorno di un reduce dal Vietnam. Il fotografo non ha ripreso il soldato se non di spalle ed includendone solo una parte nel quadro perché, come hai detto bene tu, il soggetto qui è al gioia, la gioia di coloro che possono riabbracciarlo. Le informazioni: soldato, Vietnam, aggiungono delle informazioni alla foto, ma nulla al soggetto che è appunto questa esplosione di contentezza e di felicità. Quella donna che gli è più vicina e che gli spalanca le braccia, potrebbe essere la moglie, la sorella, la fidanzata, un'amica, che importa?
Gli stati d'animo sono espressi con estrema efficacia. Mi ha colpito ciò che ha detto Apeiron: si scatta la foto, il titolo viene dopo, è il frutto di una riflessione successiva. L'immagine è tutta nello scatto, nelle scelte espressive scaturite dall'emozione provata di fronte all'evento.
Ciao
ENrico
*



Mi piace la rilevanza in secondo piano del reduce,non è lui il soggetto principale del contesto.Un titolo come "reduce" o semplicemente "soldato",come ogni titolo deve solo limitarsi a fornire ed indirizzare verso una chiave di lettura ,ma mai condizionarlo.Ci viene offerta una chiave,ma poi tocca all'osservatore trovare la serratura per aprire la porta allo scenario .

Inviato da: enrico il Jul 15 2006, 11:44 AM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 15 2006, 10:44 AM)
Mi piace la rilevanza in secondo piano del reduce,non è lui il soggetto principale del contesto.Un titolo come "reduce" o semplicemente "soldato",come ogni titolo deve solo limitarsi a fornire ed indirizzare verso una chiave di lettura ,ma mai condizionarlo.Ci viene offerta una chiave,ma poi tocca all'osservatore trovare la serratura per aprire la porta allo scenario .
*



Chissà Maurizio, se lo scatto originale inseriva completamente il soldato nell'inquadratura ed il tagliarlo e relegarlo sul bordo sinistro dell'immagine sia stata una scelta successiva. Mi pongo questo problema, perchè questa eventualità se ne trascina dietro altre e molto interessanti, collegate in un certo senso al titolo di questa discussione.
Nel caso ipotizzato, l'immagine diviene il risultato di una riflessione successiva allo scatto. Una manipolazione a posteriori per centrare meglio il significato evocato dall'evento nell'autore ( e questo sarebbe il caso) o un significato (magari in altre foto), nato dall'osservazione successiva della foto da parte dell'autore. In quest'ultimo caso, è come se l'autore abbia fatto un secondo scatto, senza macchina fotografica, ad un soggetto che non è il reale ma una sua riproduzione.
C'è di che riflettere. In questo stesso "alveo" si può collocare la scelta a posteriori di un titolo.
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 15 2006, 03:31 PM

QUOTE(enrico @ Jul 15 2006, 11:44 AM)
Chissà Maurizio, se lo scatto originale inseriva completamente il soldato nell'inquadratura ed il tagliarlo e relegarlo sul bordo sinistro dell'immagine sia stata una scelta successiva. Mi pongo questo problema, perchè questa eventualità se ne trascina dietro altre e molto interessanti, collegate in un certo senso al titolo di questa discussione.
Nel caso ipotizzato, l'immagine diviene il risultato di una riflessione successiva allo scatto. Una manipolazione a posteriori per centrare meglio il significato evocato dall'evento nell'autore ( e questo sarebbe il caso) o un significato (magari in altre foto), nato dall'osservazione successiva della foto da parte dell'autore. In quest'ultimo caso, è come se l'autore abbia fatto un secondo scatto, senza macchina fotografica, ad un soggetto che non è il reale ma una sua riproduzione.
C'è di che riflettere. In questo stesso "alveo" si può collocare la scelta a posteriori di un titolo.
Enrico
*



Giusto,Enrico,non sappiamo chi sia questo reduce,per quanto ne sappiamo,potrebbe essere stato rimpatriato per aver perso una gamba od un braccio...chissà ? i quel caso quel particolare avrebbe suscitato emozioni diverse,di pena,di rabbia nei riguardi della guerra,di sofferenza,di afflizione,di condanna alle atrocità e comunque avrebbe spostato il fulcro dell'attenzione.Questa PP visiva ha comunque il senno di poi,dove deciderne il taglio,la rilevanza ,il contrasto per dare maggior evidenza ad un dettaglio,e qui riconosco appieno l'importanza della PP materiale(cosa che io ancora non mi dedico)ed a tal riguardo mi trovavo in dessenso con Pas,quando qualche posta precedente affermava che "quando decido di premere il pulsante ho terminato il processo......il resto serve solo per riporre la macchia ".A me capita spesso di rivedere una foto e cogliere un particolare a cui non avevo dato la giusta importanza,un particolare improvviso che stravolge completamente quello che voleva essere il senso originario dell'inquadratura o del significato storico ,culturale o documentaristico.E qui prende rilevanza il titolo,quella semolice parola ,che come ho già detto ,deve servire ad indirizzare a cogliere un determinato aspetto ma mai a condizionarlo.Le nostre emozioni devono essere libere di reagire liberamente ,rispondere soggettivamente alla provocazione,non eseguire un compito guidate dall'intendimento specifico dell'autore,altrimenti diventiamo come le "comari" che piangevano a richiesta ,ai funerali.Essere critici significa valutare oggettivamente,se poi dobbiano pubblicizzare un certo prodotto lasciamoci guidare nell'esaltazione di ciò che non ci appatiene.Mi fermo qui...ci si potrebbe sedere intorno ad un tavolo ed andare avanti ore ..ore..e ore,magari con una bella zuppa di pesce ed un fiasco di vino bianco davanti. biggrin.gif biggrin.gif

Inviato da: maurizioricceri il Jul 15 2006, 03:41 PM

...e qui torniamo sempre al quesito importante. Il titolo deve essere solo un orientamento ?? o una forzatura alla lettura ??? blink.gif blink.gif

Inviato da: enrico il Jul 15 2006, 03:59 PM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 15 2006, 03:31 PM)
magari con una bella zuppa di pesce ed un fiasco di vino bianco davanti. biggrin.gif  biggrin.gif
*



Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif
Enrico

Inviato da: apeiron il Jul 15 2006, 07:46 PM

QUOTE(enrico @ Jul 15 2006, 10:43 AM)
Ciao Apeiron,
ci potresti parlare di questa "poetica dell'imprevisto?"
Grazie
Enrico
*



Ciao Enrico, è sempre pericoloso. C'è il rischio di risultare mortalmente noiosi. Ci provo brevemente.
"Una parte essenziale e la caratteristica della bellezza". E' Baudelaire, al forse quale dobbiamo la stessa idea di Modernità, non come categoria storica ma estetico-filosofica.
Mi fermo immediatamente. rolleyes.gif
Riporto solo uno straordinario passaggio di Edouard Boubat, per me tra coloro che hanno saputo magistralmente dare alla fotografia un'espressione moderna:

"Quando il tempo ci opprime, talvolta è un secondo a salvarci. E' il miracolo dell'attimo: essere, vedere, o scattare una foto. La foto è lì, si raccoglie come un ciottolo sulla spiaggia: talvolta aspetta anni come la Bella Addormentata nel Bosco. Rendiamo grazie all'oblio e all'incontro.Abbiamo evocato giardini, rive, finestre, volti. Oggi sappiamo che è l'attimo a salvarci, in realtà l'attimo non invecchia. Nel corso della mia vita ho notato che tutto si intreccia negli incontri, i nostri colpi di cuore. Attimi senza appuntamento, senza calcolo. Rendiamo grazie all'imprevisto, alla spontaneità"
Apeiron smile.gif

Inviato da: enrico il Jul 15 2006, 08:06 PM

QUOTE(apeiron @ Jul 15 2006, 07:46 PM)
Ciao Enrico, è sempre pericoloso. C'è il rischio di risultare mortalmente noiosi. Ci provo brevemente.
"Una parte essenziale e la caratteristica della bellezza". E' Baudelaire, al forse quale dobbiamo la stessa idea di Modernità, non come categoria storica ma estetico-filosofica.
Mi fermo immediatamente.  rolleyes.gif
Riporto solo uno straordinario passaggio di Edouard Boubat, per me tra coloro che hanno saputo magistralmente dare alla fotografia un'espressione moderna:

"Quando il tempo ci opprime, talvolta è un secondo a salvarci. E' il miracolo dell'attimo: essere, vedere, o scattare una foto. La foto è lì, si raccoglie come un ciottolo sulla spiaggia: talvolta aspetta anni come la Bella Addormentata nel Bosco. Rendiamo grazie all'oblio e all'incontro.Abbiamo evocato giardini, rive, finestre, volti. Oggi sappiamo che è l'attimo a salvarci, in realtà l'attimo non invecchia. Nel corso della mia vita ho notato che tutto si intreccia negli incontri, i nostri colpi di cuore. Attimi senza appuntamento, senza calcolo. Rendiamo grazie all'imprevisto, alla spontaneità" 
Apeiron smile.gif
*


Quindi Apeiron, l'imprevisto è un qualcosa di inaspettato che ci salva dalla noia. L'imprevisto è la vita. Se tutto fosse prevedibile, il mondo sarebbe una macchina e noi stessi saremmo delle macchine. L'imprevisto è quindi ciò che ci desta e ci apre allo stupore. E' così? Ho inteso bene?
Questa discussione sta prendendo una piega veramente interessante. In fondo la Fotografia, quella vera, non è anche filosofia?
ENrico


Inviato da: maurizioricceri il Jul 16 2006, 09:39 AM

QUOTE(enrico @ Jul 15 2006, 03:59 PM)
Pollice.gif  Pollice.gif  Pollice.gif
Enrico
*


Tre fiaschi ?? No problem?? biggrin.gif

Inviato da: enrico il Jul 16 2006, 09:49 AM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 16 2006, 09:39 AM)
Tre fiaschi ?? No problem?? biggrin.gif
*



Si, ma poi guidi tu? biggrin.gif biggrin.gif biggrin.gif
Buona domenica
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 16 2006, 10:09 AM

QUOTE(enrico @ Jul 15 2006, 08:06 PM)

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Credo che il concetto sia proprio quello, In fondo la vita è spesso una routine,un susseguirsi macchinalmente delle stesse azioni,mangiare,bere,dormire,lavorare,quella monotonia quotidiana ripetitiva che ci opprime ,che ci rende spesso apatici a ciò che ci circonda,e questa prevedibilità della quotidianetà ci rende simili a robot di una socialità spesso noiosa come tutti i suoi doveri.Concetto espresso molto bene nel vecchio film di Charlie Chaplin,in cui siamo ingranaggio di una lunghissima catena di montaggio.poi improvvisamente accade l'imprevisto,la nostra attenzione viene attratta da un particolare,magari insignificante per altri,ma nella nostra mente,quel particolare subisce una metamorfosi,fino a ieri passato inosservato,oggi ci suscita emozioni,interesse,ricordi,curiosità e nasce l'irrefrenabile voglia di poterlo riprendere,immortalarlo in una foto che fa parte di quel lungo catalogo della nostra vita,e come dici tu Marcello,diventa una folosofia,perchè ,in fondo ,la foto non è altro che la filosofia della nostra vita,con i suoi ricordi,le sue stimolazioni.Le foto sono come tante tappe di uno stesso filo conduttore che riporta la mente ad eventi ,si passati,ma che comunque fanno parte di Noi,sono parte integrante del nostro vissuto.La foto è l'attimo dell'imprevisto,sia esso piacevole e meno,comunque sempre reale senza rimpianti nè negazione di tale evento.

Inviato da: enrico il Jul 16 2006, 10:28 AM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 16 2006, 10:09 AM)
... come dici tu Marcello,diventa una folosofia,...
*



Si, ma io mi chiamo Enrico... dei tre fiaschi, quanti ne sono rimasti?... biggrin.gif
Con simpatia
Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 16 2006, 10:36 AM

QUOTE(enrico @ Jul 16 2006, 10:28 AM)
Si, ma io mi chiamo Enrico... dei tre fiaschi, quanti ne sono rimasti?...  biggrin.gif
Con simpatia
Enrico
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Scusami...vedo che anche ieri ho usato il nome Marcello...da dove è uscito proprio non lo so !!!forse la vecchiaia....Ciao ENRICO...buona domenica

Inviato da: enrico il Jul 16 2006, 11:06 AM

QUOTE(maurizioricceri @ Jul 16 2006, 10:36 AM)
Scusami...vedo che anche ieri ho usato il nome Marcello...da dove è uscito proprio non lo so !!!forse la vecchiaia....Ciao ENRICO...buona domenica
*



Cominciamo con le offese... io ho tre anni più di te! huh.gif
Ma siamo fuori tema. biggrin.gif
Enrico

Inviato da: apeiron il Jul 16 2006, 12:13 PM

QUOTE(enrico @ Jul 15 2006, 08:06 PM)

*


Credo di si, Enrico. Marcello ? biggrin.gif
Trovo molto bella questa frase di uno studioso, con la quale egli tenta di indicare quando l'indifferenziata realtà ( che chiama natura) subisce uno scarto radicale: "è sufficiente che lo sguardo di un solo uomo la sfiori per una sola volta perché immediatamente venga trasformata, trasposta sul versante della cultura".
Quanto adatta alla fotografia!
E' incredibile che proprio la fotografia, contro la quale Baudelaire si scaglierà con una formidabile invettiva, abbia conquistato una posizione straordinaria dentro l'orizzonte stesso della Modernità.
L'imprevisto è parte di quell'ideale di bellezza che Baudelaire ha descritto nella sua opera, celebrandola oltre ogni armonia. L'imprevisto è, come hai perfettamente colto Enrico, "la sorpresa, lo stupore, vale a dire una parte essenziale e la caratteristica della bellezza".
E la fotografia di Boubat, di Cartier-Bresson..., è proprio l'esatto opposto della fedele riproduzione del reale
Di nuovo Boubat: (...) Mi hai chiesto che farò questo pomeriggio. Andrò al laboratorio, non ho nessuna foto da fare, ma comunque attraverserò la Senna a piedi. Porterò con me la mia piccola Leica d'amatore, non è una vera macchina fotografica, ma forse scatterò una foto. Ho un appuntamento con l'imprevisto. Mi spiego?"
guru.gif
Apeiron

Inviato da: enrico il Jul 16 2006, 12:56 PM

Ciao Apeiron,
mi hai proprio messo "appetito". Mi dai qualche titolo con casa editrice su Boubat?
Grazie
ENrico

Inviato da: apeiron il Jul 16 2006, 01:25 PM

QUOTE(enrico @ Jul 16 2006, 12:56 PM)
Ciao Apeiron,
mi hai proprio messo "appetito". Mi dai qualche titolo con casa editrice su Boubat?
Grazie
ENrico
*



Hai MP, Enrico

Inviato da: maurizioricceri il Jul 16 2006, 02:45 PM

QUOTE(enrico @ Jul 16 2006, 11:06 AM)
Cominciamo con le offese... io ho tre anni più di te!  huh.gif 
Ma siamo fuori tema. biggrin.gif
Enrico
*


"vecchiaia " era intesa come mia vecchiaia,non la tua ! ma so che avevi capito perfettamente. Comunque ricorda che " non sono importanti gli anni della nostra vita ,quanto la vita del nostri anni ! " OK..torniamo a noi Marcello ohmy.gif Enrico biggrin.gif

Inviato da: infermiere1983 il Sep 21 2006, 09:31 PM

QUOTE(enrico @ Jul 6 2006, 04:56 PM) *

...Io ritengo che l'immagine sia fondamentale e cerco sempre di non aggiungervi titoli perchè, sempre a mio avviso, l'immagine deve parlare da sè. Quando c'è, il titolo deve solo costituire un aiuto alla lettura di un significato che, tuttavia, è nella e dell'immagine.
Se nella bella foto di Andrea il titolo fosse stato: "Restauratore al lavoro", vi avremmo visto la concentrazione di un artigiano artista con gli occhi fissi sull'opera da ripristinare.
Il titolo può rivelarsi quindi un elemento pericoloso, capace di stravolgere il senso di una foto.
Enrico


concordo con te Enrico.
la foto è lei e solo lei. non amo aggiungere titoli anche perchè molte foto possono essere viste in modi diversi a seconda dello stato d'animo in cui ci si pne a guardarle.
l'interpretazione di una foto è secondo me molto condizionata da come stiamo. quindi è MOLTO rischioso secondo me intitolare.

comunque ognuno può avere diverse visioni in questo argomento ma io personalemnte, anche quando guardo una mostra di fotografia evito altamente leggere il titolo e di interpretare io primariamente la foto e poi eventualmente valutare cosa il fotografo voleva trasmettermi.

buoni scatti

Inviato da: Tato_p2p il Sep 26 2006, 02:11 PM

Tema interessante che ho letto "tutto d'un fiato".

Non ho mai avuto grande simpatia dei titoli, ma alcuni danno informazioni in più che possono sfuggire.
Ad esempio la fila per i pasti nel titolo compare "pranzo", non "cena". Il che porta a pensare ad una "pausa" a metà giornata, tra un lavoro ed un altro e non tra lavoro e riposo, come per la cena.


Una domanda mi è però sorta leggendo il thread.

Quando nasce il titolo rispetto alla fotografia o qual'e' il percorso corretto?

Idea -> (Titolo + Foto)
Titolo -> Idea -> Foto
Foto -> Idea -> Titolo
Foto -> Titolo -> Idea

Con "Idea" intendo il significato della fotografia (da parte del fotografo).

Spero di essermi spiegato... huh.gif

Saluti!

Inviato da: enrico il Sep 26 2006, 04:08 PM

QUOTE(Tato_p2p @ Sep 26 2006, 03:11 PM) *

Tema interessante che ho letto "tutto d'un fiato".

Non ho mai avuto grande simpatia dei titoli, ma alcuni danno informazioni in più che possono sfuggire.
Ad esempio la fila per i pasti nel titolo compare "pranzo", non "cena". Il che porta a pensare ad una "pausa" a metà giornata, tra un lavoro ed un altro e non tra lavoro e riposo, come per la cena.
Una domanda mi è però sorta leggendo il thread.

Quando nasce il titolo rispetto alla fotografia o qual'e' il percorso corretto?

Idea -> (Titolo + Foto)
Titolo -> Idea -> Foto
Foto -> Idea -> Titolo
Foto -> Titolo -> Idea

Con "Idea" intendo il significato della fotografia (da parte del fotografo).

Spero di essermi spiegato... huh.gif

Saluti!


Credo che venga sempre prima l'idea.
Ho davanti un soggetto che mi colpisce per qualche motivo e decido di scattare. Faccio delle scelte tecniche per dire attraverso l'immagine quello che "sento" del soggetto. Quindi, a posteriori (se lo ritengo opportuno) metto un titolo come chiave di lettura, se ho paura di essere frainteso o se temo di non essermi espresso compiutamente. Penso sempre che una foto con la F maiuscola riesca a parlare da sé.
Direi quindi, per seguire la tua notazione:

Idea -> Foto -> (titolo)

Il caso:
Foto -> idea -> titolo è di chi deve illustrare qualcosa e si mette a sfogliare delle fotografie per vedere quelle più adatte. In questo caso, forse il titolo è importante perché si tratta di forzare molto spesso il significato di una immagine che è e resta quello del suo autore.

Foto -> titolo -> idea?
mi sembra il più azzardato. Se scelgo un titolo per una immagine, significa che ho già un'idea in mente. Il titolo viene sempre per ultimo.

Enrico

Inviato da: Tato_p2p il Sep 26 2006, 07:33 PM

Mi scuso per la notazione un po' semplicistica, ma rischiavo di fare un poema ...

Certo che pardendo da un Idea, foto e titolo possono convergere e la trovo la migliore delle ipotesi, ma non sempre è così.
Pensiamo alle foto "tematiche" ad esempio: "In cucina" o "Il gesto dell'ombrello" sono i primi due che mi vengono in mente e che ho visto sul forum. Si parte da un "Titolo" che innesca un idea e porta ad una fotografia...
...per questo non dò per scontato che venga prima l'idea...

La fotografia come stadio iniziale non ritengo "appartenga" al fotografo, sarebbe come piazzare una macchina fotografica e scattare completamente a caso, ma la trovo più adatta al pubblico o all'illustratore...
Mi premeva però sottolineare come il titolo possa derivare dall'idea che trasmette la fotografia oppure sia il titolo associato ad una fotografia a rendere l'idea complessiva... unsure.gif


Inviato da: enrico il Sep 26 2006, 07:48 PM

QUOTE(Tato_p2p @ Sep 26 2006, 08:33 PM) *

Pensiamo alle foto "tematiche" ad esempio: "In cucina" o "Il gesto dell'ombrello" sono i primi due che mi vengono in mente e che ho visto sul forum. Si parte da un "Titolo" che innesca un idea e porta ad una fotografia...
...per questo non dò per scontato che venga prima l'idea...



Ho capito, titolo come tema da svolgere. Titolo, come dici tu, base di partenza per la nascita di una idea. Uno stesso titolo può quindi far scaturire diverse idee in fotografi diversi e nello stesso fotografo. Allora temporalmente viene prima il "titolo", anche se è poi sempre l'idea quella che spinge allo scatto.
Bello spunto di riflessione.
Quindi, la sequenza può variare, entro certi limiti, da situazione a situazione.
Grazie del contributo
Enrico

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