La discussione sarebbe molto ampia, per cui cerco di iniziare da un aspetto, eventualmente allargando poi.
Il punto di partenza è un'immagine in JPEG ottenuta dalla digitalizzazione di una pellicola da un laboratorio. Di norma i lab creano un'immagine a 3Mpxl, con 254dpi (una stampa in 10x15cm è quella nitida).
Le immagini in JPEG sono molto sensibili alle alterazioni che si ottengono applicando filtri/variazioni di luminosità, contrasto, ecc. ecc.
Sarebbe interessante capire, anche solo intuitivamente, cosa succede eseguendo una serie di azioni sull'immagine e cosa cambia alterando l'ordine delle operazioni.
Es. 1) Diminuizione luminosità -30% (l'immagine è diventata forse un pò scura, ma decidiamo di aumentare intanto il contrasto) -> aumento di contrasto (l'immagine rimane scura, decidiamo di dare un pò di luminosità). ->aumento luminosità +10%.
Lo scopo di tutto questo sarebbe capire come "dosare" e quali "passi" seguire nel ritocco di una foto in JPEG.
Le tecniche sono diverse che con la foto in RAW? Immagino di si, anche se con programmi gratuiti come StudioLine Photo 2, per esempio, che esegue dei ritocchi piuttosto "efficaci", non so.
Da quello che ho capito io, ma mi potrei anche sbagliare, il formato JPEG, come ogni altro formato grafico lossy (con perdita di informazioni) di per se non comporta alcun problema rilevante nella fase di post-produzione per quante operazioni in sequenza noi possiamo effettuare. Tuttavia esso introduce una perdita d'informazioni tra un salvataggio ed una riapertura dello stesso file. Ma vediamo meglio in dettaglio le cose.
Nel modo delle grafica computerizzata vi sono vari formati file con cui memorizzare le nostre immagini. I formati file si suddividono in due principali gruppi: Lossy e Lossless (con perdita e senza perdita di informazioni). Giusto per citarne qualcuno sono Lossy il JPG, il TIFF (quando salvato con compressione JPG), etc e sono Lossless il PNG, BMP, TIFF (quando salvato con nessuna compressione, LZW, etc), il GIF, etc. Vi sono poi formati file che supportano diverse profonditá e tipologie di informazione colore. Il JPG può essere ad 8 bit monocromatico oppure 24RGB, il che significa con al massimo 8 bit per ogni canale. Il formato RAW, NEF memorizzano le informazioni come dati in scala di grigio a 12/16 bits (alcune tipologie anche di più forse) il che ne fa formati più adeguati al campo fotografico.
Questo é un primo punto a sfavore rispetto al JPG. Con soli 8 bit per canale avremo una gamma dinamica (da nero a bianco) suddividibile in soli 8 steps (2^8 = 256 valori) mentre con un RAW avremo la stessa suddivisione in 2^12 o più. Altri formati file, come il TIFF permetto la memorizzazione di immagini con profonditá 16 bit o più.
Ma vediamo ora cosa succede di solito nei programmi d'elaborazione grafica come in PS CS2. Il CS2 apre l'immagine in memoria in un formato chiamato FLAT, cioé proprietario e privo di ogni limitazione imposto dal formato in ingresso. Anche se non proprio cosí ma si potrebbe dire che indipendentemente dal formato d'ingresso il CS2 traduce il file letto in qualcosa molto simile al formato Bitmap (BMP) con la possibilitá di scegliere poi se a 8/16 o 32 bit. Tutte le elaborazione del CS2 avvengono in questo contesto e durante le stesse il formato del file letto non può assolutamente influire sul risultato.
A termine operazione, quando si salva il lavoro fatto su file, sta a noi decidere se ributtare tutto su una JPG oppure in un file tipo TIFF per successive modifiche. Ovviamente se salviamo in formato JPG durante l'operazione di salvataggio i dati immagine che sono in memoria vengono compressi, con sofisticati algoritmi, perdendo parte di essi in modo irrecuperabile. L'effetto di tale perdita non é tanto evidente nel file d'uscita stesso (che potrá essere tranquillamente utilizzato) ma quando volendo effettuare una nuova modifica andremmo a riaprire lo stesso. Quindi la regola valida sempre é quella di aprire il file JPG, effettuare tutte le modifiche che desideriamo e poi salvarlo in formato TIFF se pensiamo che in futuro faremo altre modifiche allo stesso oppure direttamente in JPG se il lavoro é finito li. Ovviamente vi sono altri formati molto compressi che ci permetterebbero di salvare il file senza perdere alcuna informazione come il PNG e il JPEG2000 o J2P o J2K.
Conclusione:
- a differenza di altri formati il JPG utilizza 8 bit per canale il che significa un'escursione massima di 256 valori per canale.
- il JPG anche al 100% di qualitá é da considerarsy lossy.
- il formato JPEG2000 é una nuova reimplementazione del JPG con la possibilitá di salvare il file in modo lossless (senza perdiata dati).
Alcuni programmi con PICASA, benché lavorino su JPEG e permettano operazioni deferenziate nel tempo sulla stessa immagine non introducono degrado alla stessa dovuta alla ripetuta operazione di salva/apri file JPG in quanto memorizzano le operazioni di post-produzione effettuate in un'apposita lista e applicano tale lista operazioni sempre ed ogni volta sull'immagine originale visualizzando poi l'immagine risultante. Questo fa si che la qualitá delle immagini non vari, almeno nell'uso qui descritto. Ovviamente il salvataggio di un'immagine modificata e la reimportazione della stessa nel catalogo comporterá l'introduzione dell'errore nelle successive operazioni.
Spero di non essere entrato troppo in dettaglio
Grazie, sei stato molto chiaro e gentile.
Da quello che ci dici, quindi, la sequenza delle operazioni di ritocco eseguite all'interno di un'unica sessione di lavoro (a patto di non salvare il file a passi intermedi della lavorazione) non è influente. Conta, di fatto, il risultato finale.
Scegliere di aumentare la luminosità del 20% di un JPEG,
applicare la trasformazione (non salvare),
ridurre la luminosità del 17,67% (significa impostare una luminosità del trasformato al primo passo di 1/1,2 %, ovvero un 83,33%, ovvero ridurre la luminosità della foto "intermedia" del 17,67%),
significa ritornare all'immagine iniziale senza alcuna perdita.
Questo significa dire che esitono diversi "modi" per evidenziare che occorre un pò di "maquillage" all'immagine, magari rendendosi conto di una imperfezione che, nell'immagine iniziale, non è ben evidente.
Ad esempio, aumentando il contrasto e lavorando a colori, ci si potrebbe rendere conto che esiste una leggera dominante di colore (es. blu) ch prima si evidenziava meno perchè l'equilibrio fra "i canali" era più equilibrato.
Immagino, però, che in base all'esperienza ed al gusto artistico personale si possa scegliere di seguire una determinata sequenza di passi di lavorazione ed "indovinare" la corretta dose d'intervento ad un passo intermedio sia qualcosa di assolutamente creativo, artistico, lasciato cioè alla sensibilità del "fotografo", che lavorando in "camera bianca", adesso sta ultimando il procedimento per arrivare alla stampa o la visualizzazione su monitor di una foto.
Proverò, allora, a leggere un pò di tecniche fotoritocco in genere, cercando di imparare a dosare e scegliere i passi giusti.
Grazie ancora.
Applicare qualsiasi modifica ad un file digitale consiste nell'alterare la sequenza numerica che lo compone.
Sapere cosa di preciso fa igni filtro non serve a nessuno che non sia un programmatore. Quelloche interessa ad un fotografo che si accinge al fotoritocco sono gli effetti che questi filtri operano sull'immagine.
OPoco importa saopere che oggni 10 punti di luminosità aggiunta l'immagine subisce un incremento numerico di una determinata percentuale, ma più importante è sapere che se si operano 10 salvataggi in jpeg l'immagine finale ne risentirà rispetto all'originale.
Per imparare a dosare i filtri non serve sapere "quanto" fanno ma cosa fanno. Un buon libro ti aiuta parecchio, ma non troverai (a meno di non comprare un libro di programmazione in linguaggio C) nessun libro da utilizzatore che ti spieghi come la trasformata di fourier operi sui livelli del segnale campionato.
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