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“Il senso della fiaba non finiva col tunnel e con l’ombra. Usciti fuori in una nuova chiarità solare, incredibile e quasi accecante, siamo stati investiti, proprio in mezzo ai ruderi, e alle rovine, da un assalto di fiori, splendenti sull’oro dei tufi. Garofani e gerani, ma anche ranuncoli e campanule, margherite e serenelle a ogni finestra rimasta in piedi in mezzo alle rovine. Fiori nei vasi, disposti in bell’ordine sopra balconi rustici....Quali mani avevano compiuto questo miracolo? A chi apparteneva questa cocciuta volontà di vivere?... “(B. Tecchi, Tarda estate 1980, postumo, in Giancarlo Baciarello, Civita, Annulli editore,2011).