L’imponente atrio o nartece, esempio unico di architettura romanica caratterizzata da arditi incroci di archi in conci di arenaria e mattoni in argilla che si intrecciano a coppie parallele, costituisce una complessa articolazione dello spazio.
Sorto sull’area dell’antico cimitero antistante la chiesa, l’atrio presentava fin dalla costruzione una sua configurazione particolare caratterizzata da accessi frontali e laterali sempre aperti al passaggio pubblico.
Due gallerie a forma di matronei, indipendenti e accessibili dall’interno dei campanili tramite scale a chiocciola, si distendono sui lati esterni dell’atrio. Collegate dalla tribuna, chiuse da soggette con archi a tutto sesto e illuminate da grandi finestre, esse conferivano al luogo un ruolo quasi esclusivamente sociale, assai importante nell’attività politica del borgo in fase di pieno sviluppo.
Di particolare interesse gli elementi decorativi nascosti dagli intonaci (ritornati alla luce dopo il complesso lavoro di recupero biennale concluso nel 2001), che dagli studi presentano alcuni parallelismi con il Portale della Gloria di Santiago di Compostela, come il fregio della cerva e il rosone della primitiva facciata.
Si sono individuate anche colonne romane nella galleria verso la piazza. In luce anche un affresco di alta epoca.
Questo inconsueto ed enigmatico ambiente riflette una identità più sociale che religiosa. Esso infatti è troppo grande per essere solo porticato di protezione e alquanto separato per appartenere interamente alla chiesa, considerato nella sua configurazione architettonica e nel suo schema distributivo caratterizzato da un piano terreno aperto da portici (che circoscrivevano una grande aula in grado di accogliere importanti adunanze pubbliche) oppure luogo di accoglienza del pellegrino (come attestano i bacini ceramici in facciata), da un piano superiore con logge adatte più per arringhe che per assolvere funzioni di matronei e, in facciata, da un campanile diverso da quello della chiesa, con campana riservata al Comune.
Destinazione a cui l’atto progettuale era improntato fin dalla nascita, situazione particolare, ma non sorprendente ed estranea alle condizioni in cui si trovava il Borgo di sant’Evasio, estremamente addensato e povero di spazi urbani.
Motivo per cui la chiesa di Sant’Evasio assurge da quel momento a simbolo politico di tutta la comunità.
Caro Renzo, grazie molte della consueta e gradita visita; mi fa piacere che che tu abbia apprezzato questa foto aDDIRITTURA CON IL MASSIMO DELLE STELLE! Un abbraccio. Enrico
Altri colleghi che si stanno sbizzarrendo per portare a casa immagini. Ognuno col proprio punto di vista. Oltre a questi tu hai immortalato tutte queste belle e interessanti arcate difficili da fotografare data la complessa e difficile luminosità. Gigante la didascalia! Molto bravo! Complessivamente uno scatto interessantissimo e bello. Cinque stelle per te. Complimenti. Un caro saluto, Renzo.