Intorno al 530 A.C. i Greci di Samo fondarono Dicearchia, “città del giusto governo”, per ricordare le circostanze del loro stanziamento, motivato dall'affermarsi dell'ingiusto governo tirannico in patria.
La zona ebbe importanza strategica militare e commerciale anche per i Romani ma non vi sono testimonianze sufficienti per dimostrare una continuità insediativa tra la Dicearchia greca e la Puteoli romana.
Risalente al periodo Romano dunque, intorno al 70 D.C. abbiamo l’anfiteatro flavio di Pozzuoli, terzo per dimensioni in Italia dopo il Colosseo e quello di Capua.
Poteva ospitare 40.000 persone e disponeva delle tecnologie necessarie per allestire scenografie simili a quelle del Colosseo, con tanto di copertura manovrata da abili marinai che ne gestivano le vele e "ascensori" che stupivano il pubblico facendo apparire belve feroci dai sotterranei.
Come testimoniano tutte le iscrizioni ritrovate all’ingresso dei varchi di accesso all’arena la popolazione si fece carico dell’edificazione “pecunia suae”.
Ancora una volta l'attività vulcanica della zona ha preservato l'impianto e la struttura, come a Pompei, ricoprendo il sito con le ceneri dell'eruzione verificatasi nel 1500 (giudilì) che vide sollevarsi dal suolo nel giro di uno/due giorni il "Monte Nuovo".
I Borboni, "inventori" dell'archeologia, fecero eseguire gli scavi portando alla luce ciò che oggi appare agli occhi del visitatore a testimoniare l'importanza che ebbe la regione per i Romani sempre attenti a creare le condizioni migliori affinché l'occupazione fosse tollerata ed eventuali animosità mitigate grazie allo spettacolo grandioso che i gladiatori amati dalle folle e le venationes sapevano offrire.
L'anfiteatro non gode del colpo d'occhio scenografico favorito dalla riurbanizzazione propagandistica messa in atto nel ventennio a Roma, quindi dall'esterno è possibile solo cogliere qualche scorcio essendo il sito costeggiato da una strada cittadina da un lato e da civili abitazioni dall'altro.
Comunque...
All'interno appare così, con la grata che percorre l'asse maggiore (un'ottantina di metri) e le botole opprtunamente protette da altrettante grate che consentivano l'accesso all'arena dai sotterranei; sullo sfondo le gradinate moderne, infatti l’anfiteatro accoglie allestimenti teatrali che allietano le serate estive degli odierni Puteolani.
I sotterranei accolgono resti di capitelli e colonne che formavano il coronamento più alto dell’anfiteatro alternate da statue di dei, semidei ed eroi locali, i gladiatori più amati dal popolo che avevano la fortuna di scampare all’orrenda fine che spesso l’arena serbava ai più sfortunati.
Poco distante troviamo la prova dell’attività vulcanica, oggi in quiescenza, con i segni tipici del vulcanesimo, presso la solfatara.
Il cratere consente l’accesso ai visitatori grazie ad un breve sentiero che attraversa un rigoglioso boschetto di macchia mediterranea:
Poi la vegetazione dirada improvvisamente per lasciar posto all’area di attività vulcanica vera e propria.
Lungo il costone iterno si levano i vapori:
Il fenomeno della ionizzazione continua ad affascinare grandi e piccini:
Infine una piccola costruzione un tempo utilizzata per scopi terapeutici.
Una sorta di sauna con due possibilità di temperatura ed intensità di vapre, la porta dell’inferno a sinistra (più calda) e quella del purgatorio (più tiepida) a destra.
Ringrazio per l’attenzione e scusandomi per eventuali strafalcioni ortografici e sintattici (oltre che fotografici), resto in attesa di sempre più graditi commenti e critiche.