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lucafumero
Leggendo qua e la sul forum scopro che tutte le compatte digitali sono sprovviste di otturatore di fronte al sensore e che questo registra l'immagine simulando una sorta di fermo immagine.
Le Dslr invece mantengono, almeno per ora, l'otturatore.

Sapreste dirmi il perchè di questa differenza e i risvolti qualitativi dell'adottare un metodo invece che un'altro?
E poi quanti tipi di otturatori esistono? Leggo per esempio di otturatori elettromeccanici, elettrici, centrali, ad accoppiamento di carica ecc.ecc.

Grazie e buone foto a tutti.

Luca
Renzo74
non conosco con precisione i principi di funzionamento delle compatte, certamente però il fatto che il sensore venga tenuto costantemente acceso genera calore e di conseguenza rumore (noise, cioè grana) nelle foto, in misura tanto maggiore quanto più si surriscalda. I sensori delle compatte sono molto più piccoli di quelli delle reflex digitali (e probabilmente richiedono meno corrente e quindi scaldano meno), perciò nelle compatte il fenomeno è più contenuto. Tant'è che, ad esempio nella fuji S5 che ha il live view, c'è un limite di tempo oltre il quale il live view si disattiva, proprio per problemi legati al calore. Non so ancora come funziona il live view nelle neonate D300 e D3, staremo a vedere.
Sugli otturatori mi spiace ma non so rispondere smile.gif
daniele.flammini
io zitto zitto mi iscrivo alla discussione perchè mi interessa..
non sò purtroppo risponderti, atttendiamo lumi da numi. biggrin.gif
Nickel
La reflex permette di vedere la scena attraverso l’obiettivo, la luce riflessa dallo specchio raggiunge il prisma, dopo aver attraversato il vetrino di messo a fuoco che si trova alla stessa distanza dallo specchio di quella che intercorre tra il sensore e lo specchio medesimo, prisma che devia l’immagine, con tanto di serigrafia dei punti di messa a fuoco fino al mirino, e quindi al nostro occhio; in definitiva vediamo quello che vedrà il sensore (punti di messa a fuoco a parte) quando verrà raggiunto dalla luce al momento dell’attivazione del pulsante di scatto.

In una compatta la luce al nostro occhio non arriva attraverso la lente dell’obiettivo, ma attraverso un’apertura separata fino al mirino, che non è certo il mirino di una reflex, e in questo caso l’immagine che vediamo non è identica a quella che vede il sensore, ma molte compatte prevedono ormai solo il display lcd esterno, a cui l’immagine arriva attraverso il sensore, sensore che ricopre molte funzioni contemporaneamente, visione, autofocus, esposizione, bilanciamento del bianco (anche per questo le compatte sono più lente), e quindi non può essere “protetto” da un otturatore meccanico, tutto ciò contrariamente a quanto si verifica in una reflex dove abbiamo sensori sparsi ovunque per ogni distinta necessità, che alla fine velocizzano l’acquisizione immagine oltre a renderla più precisa.
lucafumero
QUOTE(Nickel @ Aug 28 2007, 12:45 AM) *
La reflex permette di vedere la scena attraverso l’obiettivo, la luce riflessa dallo specchio raggiunge il prisma, dopo aver attraversato il vetrino di messo a fuoco che si trova alla stessa distanza dallo specchio di quella che intercorre tra il sensore e lo specchio medesimo, prisma che devia l’immagine, con tanto di serigrafia dei punti di messa a fuoco fino al mirino, e quindi al nostro occhio; in definitiva vediamo quello che vedrà il sensore (punti di messa a fuoco a parte) quando verrà raggiunto dalla luce al momento dell’attivazione del pulsante di scatto.

In una compatta la luce al nostro occhio non arriva attraverso la lente dell’obiettivo, ma attraverso un’apertura separata fino al mirino, che non è certo il mirino di una reflex, e in questo caso l’immagine che vediamo non è identica a quella che vede il sensore, ma molte compatte prevedono ormai solo il display lcd esterno, a cui l’immagine arriva attraverso il sensore, sensore che ricopre molte funzioni contemporaneamente, visione, autofocus, esposizione, bilanciamento del bianco (anche per questo le compatte sono più lente), e quindi non può essere “protetto” da un otturatore meccanico, tutto ciò contrariamente a quanto si verifica in una reflex dove abbiamo sensori sparsi ovunque per ogni distinta necessità, che alla fine velocizzano l’acquisizione immagine oltre a renderla più precisa.

Ti ringrazio per la risposta Nickel, ma la domanda è leggermente diversa (diciamo più ampia)...

Luca
Galeno
QUOTE(lucafumero @ Aug 27 2007, 04:53 PM) *
Leggendo qua e la sul forum scopro che tutte le compatte digitali sono sprovviste di otturatore di fronte al sensore e che questo registra l'immagine simulando una sorta di fermo immagine.
Le Dslr invece mantengono, almeno per ora, l'otturatore.

Sapreste dirmi il perchè di questa differenza e i risvolti qualitativi dell'adottare un metodo invece che un'altro?
E poi quanti tipi di otturatori esistono? Leggo per esempio di otturatori elettromeccanici, elettrici, centrali, ad accoppiamento di carica ecc.ecc.

Grazie e buone foto a tutti.

Luca


Ampliando (leggermente) le peraltro puntuali risposte che già hai avuto, e fingendo che tu sia a completo digiuno delle tecnologie legate all' otturatore, possiamo vedere, per grandi linee, l' evoluzione e le varie tipologie di "otturazione" in questo modo:

1)-Ai primordi della fotografia (dal greco: scrivere con la luce) i tempi di esposizione delle emulsioni sensibili alla luce erano piuttosto lunghi (dell' ordine di alcuni minuti primi) e l' otturatore era costituito semplicemente da un tappo, posto davanti all' obiettivo, che si toglieva per il tempo necessario all' esposizione.
2)- Con il raffinarsi delle emulsioni fotografiche i tempi necessari ad "impressionare" le emulsioni sensibili divennero via via più brevi e ciò impose l' utilizzo di altri meccanismi, tuttora utilizzati in quasi tutte le fotocamere, analogiche e digitali reflex.
Gli otturatori possono essre distinti in due grosse categorie: otturatori centrali e otturatori sul piano focale.
Al primo tipo corrispondono dispositivi collocati, uno per ogni obiettivo, all' incirca nel centro ottico dell' obiettivo stesso, in prossimità dell' altro dispositivo di regolazione della quantità di luce che deve colpire l' elemento sensibile (emulsione o sensore), cioè il diaframma.
Così come il diaframma, l' otturatore centrale è costituito da una serie di lamelle (due o più) che, al momento dello scatto, si aprono completamente per richiudersi a zero subito dopo.
Generalmente, ad eccezione di dispositivi particolari, i tempi minimi ottenibili da un otturatore centrale arrivano fino a 1/500". Per contro, essi sono suscettibili di sincronizzare un flash elettronico con tutti i tempi disponibili, anche a 1/500", quale che sia la durata propria del lampo (che può essere anche di alcuni microsecondi. Infatti, il contatto che fa partire il lampo avviene sempre quando l' otturatore si trova alla massima apertura).
Sfortunatamente, questa tecnologia costruttiva, oltre ad essere più costosa (ogni obiettivo richiede il suo otturatore), non consente, praticamente, tempi più brevi come in genere richiesto da molteplici applicazioni fotografiche (ad es., il fotoreportage di alcuni eventi sportivi).
Attualmente, è riservato generalmente alle fotocamere di medio formato, utilizzate spesso in studio per foto pubblicitarie o still-life. Tuttavia, non mancano alcuni esempi di fotocamere di medio formato che utilizzano otturatori sul piano focale.

Al secondo tipo di otturatore fanno capo quei dispositivi disposti sul piano focale (nelle immediate prossimità dell' elemento sensibile) e vengono comunemente detti "a tendina" (Focal Plane).
Infatti, questi dispositivi sono costituiti da due tendine, a scorrimento orizzontale o verticale, di stoffa, di metallo o altro idoneo materiale.
Azionando lo scatto, parte la prima tendina e, dopo il tempo prestabilito dalla regolazione dei tempi, parte la seconda tendina.
La velocità di scatto è determinata praticamente dalla "fessura" che scorre davanti all' elemento sensibile, larga al minimo qualche millimetro, che via via, impostando man mano tempi più lunghi, si allarga fino ad arrivare ad occupare tutta la larghezza (o l' altezza) del fotogramma.
Il tempo minimo di sincronizzazione di un flash elettronico si verifica in questo modo: quando la prima tendina ha raggiunto il punto opposto da dove era partita (l' elemento sensibile è completamente scoperto), parte la seconda tendina che, in tempi brevissimi, va a chiudere completamente l' otturatore. Questo è il tempo minimo di sincronizzazione di un flash elettronico il cui contatto si chiude all' arrivo della prima tendina al suo fine corsa (attualmente, alcune fotocamere consentono la sincronizzazione "sulla seconda tendina" per ottenere speciali effetti).
Naturalmente, la sincronizzazione avviene correttamente per tutti gli altri tempi più lunghi (1/60", 1/2",...etc.)
L' adozione di otturatori "Focal Plane" con tendine a scorrimento verticale (minore spazio da percorrere per le tendine), nonchè migliorate e più sofisticate tecnologie costruttive, consentono di sincronizzare i flash elettronici anche con tempi più brevi di 1/300".
I tempi di esposizione minimi ottenibili con questo tipo di otturatori può raggiungere, e qualche volta essere inferiore, a 1/2000".
Per i tempi più lunghi del tempo minimo di sincronizzazione, si può immaginare che la prima tendina continui a scorrere allargando, così, la fessura "virtuale" quanto si voglia, esponendo l' elemento sensibile anche per minuti primi (o ore).
L' otturatore a tendina risiede, ovviamente, nel corpo della fotocamera e, pur essendo in sè più costoso di quello centrale, serve per tutte le ottiche utilizzabili su quella fotocamera.
Infatti, tutte le fotocamere reflex (analogiche o digitali), e salvo poche e specialistiche eccezioni, utilizzano questo tipo di otturatore.
Il limite posto dalla sincronizzazione con tempi relativamente lunghi dei flash elettronici ha fatto utilizzare, nel passato ma, in particolari occasioni, anche attualmente, le cosiddette lampadine FP (Focal Plane) che, in appositi "illuminatori" a parabola, bruciano il filamento in tempi molto più lunghi di un lampo elettronico, illuminando con luce praticamente costante il soggetto e, così, dando tempo alla fessura, poniamo relativa ad 1/1000" (larghezza di qualche millimetro) di scorrere su tutta la superficie dell' elemento sensibile.

I primi otturatori avevano un funzionamento esclusivamente meccanico (es., la Nikon F), poi, con l' evolversi delle tecnologie, in particolare per realizzare l' automatismo di esposizione (ma non solo), sono stati utilizzati dispositivi "elettromeccanici" (movimento ancora meccanico ma con sgancio elettrico) consentendo una migliore precisione e tempestività al pulsante di scatto.
L' utilizzo di dispositivi "elettrici" ha consentito, inoltre, la ricarica automatica dopo ogni scatto dell' otturatore (riporto al punto iniziale delle tendine e contemporanea ricarica delle molle di azionamento dell' otturatore), nonchè, nelle fotocamere a pellicola, il trasporto anche della pellicola abolendo, di fatto, la leva di trasporto a mano.

In alcune fotocamere reflex digitali attuali, si adotta un "connubio" tra le tendine (elettromeccaniche) e l' interruzione "elettronica" del sensore digitale, reggiungendo tempi di esposizione minimi di 1/8000" o meno, contenendo al minimo l' effetto del riscaldamento del sensore (cui consegue l' insorgere del "rumore" digitale).

Per quanto concerne l' "accoppiamento di carica", esso si riferisce, per quanto ne sappia, al sensore di una fotocamera digitale (reflex o compatta) che utilizza un componente CCD (Carge Coupled Device) e non ad una tipologia strettamente legata all' otturatore. La parola a chi ne sa di più.

La diversità tra le fotocamere compatte e quelle reflex, con i rispettivi vantaggi e svantaggi, ti sono già state illustrate ampiamente.

Spero che queste note (in verità piuttosto lunghe, e tuttavia largamente lacunose, ma, a mio avviso, necessarie per una panoramica più vasta sulle tipologie degli otturatori) siano servite a chiarirti alcuni dubbi su questo "indispensabile" dispositivo delle nostre fotocamere, che, insieme al diaframma, ci consente, non solo di controllare la quantità di luce necessaria per una corretta esposizione, ma anche il tipo di foto che vogliamo ottenere: bloccare "l' attimo fuggente" piuttosto che ottenere un ritratto con un piacevole "sfocato" del fondo!

Galeno.
stefanocucco
ottima spiegazione..il funzionamento delle 2 tendine non lo conoscevo e immagino che ci sarebbero altri particolari da spiegare meglio..grazie
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