Mi stappa un sorriso il piccolo ventilatorino posto sulla testa del pilota, che pare uscito da una bancarella del mercatino delle pulci in pieno stile anni ottanta. Uno di quei aggeggi che si attaccavano all'accendisigari della macchina, quando ancora l'aria condizionata era un sogno un po' per tutti.
Cerco di non pensare.
Eppure come tutti mi professo tranquillo. Non ho paura di volare. Ma in fondo in fondo, ogniuno di noi, tutte le volte che i piedi non poggiano saldamente al suolo, avverte nel profondo un piccolo fastidioso brivido.
Non è paura. Continuo a ripertere a me stesso.
Poi guardo alla mia destra attraverso l'oblò, mentre le il suono sordo del bimotore sul quale viaggiamo da venti minuti, inizia a stordire i miei sensi.
Le insicurezze svaniscono, il rumore si ferma, ed il caldo non riesce più a farsi sentire. La mente è altrove. Porto l'oculare della fotocamera compongo e scatto.
La mia mente è ancora li, in quel piccolo angolo di paradiso chiamato Seychelles.
Commenti, critiche, vessazioni, lapidazioni in pubblica piazza... (quasi) sempre bene accette
