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gimart
Il Cimitero delle Fontanelle di Napoli, ancora oggi, rimane un luogo misterioso e mistico. Si trova nel quartiere Sanità, uno dei rioni del centro storico più ricchi di storia e tradizioni. Il nome "Fontanelle" derivò dalla presenza nel luogo di abbondanti sorgenti d’acqua, nelle stagioni in cui l’acqua a Napoli era rara. L'attuale sistemazione dell'ossario, che si trova in un'antica cava tufacea di circa 4.000 mq e oltre 30.000 mc, risale alla fine dell’800 e si deve al canonico Gaetano Barbati che con una schiera di volontari diede una dignità a quei resti dimenticati.

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Già nel ‘600 la cava era utilizzata come ossario per le persone povere che non potevano permettersi una sepoltura più degna. Ma essa divenne un affollato cimitero dopo l’epidemia di peste scoppiata in città nel 1656 che decimò la popolazione, così come quella del colera del 1837. Successivamente, con l’arrivo dei francesi, un’ordinanza bandì la sepoltura in parrocchie e chiese cittadine e quindi ulteriori spoglie mortali furono deposte nelle grotte tufacee della Sanità. In seguito all'inondazione di una galleria, molti resti vennero trascinati all’aperto; allora le ossa furono ricomposte nelle grotte ed il luogo restò destinato ad ossario della città.

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La credenza popolare vuole che un monaco "facette o cunto ca ce stevano otto meliune ‘e muorte", tutti anonimi, ad eccezione di Filippo Carafa conte di Cerreto dei duchi di Maddaloni (morto il 17 luglio 1797) e di sua moglie, che la credenza popolare vuole morta strangolata da uno gnocco, dal momento che è rimasta con la bocca aperta. Nelle vicinanze, illuminata da un impossibile raggio di luce, si innalza l'inquietante figura del "Monacone", l'impressionante statua di San Vincenzo Ferrer decapitata, sulla quale una mano ignota aveva posto un teschio in luogo della testa. Il teschio fu tolto quando il culto fu interdetto.

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Oggi si possono contare 40.000 resti, ma si dice che, sotto l'attuale piano di calpestio, vi siano compresse ossa per almeno 4 metri di profondità (qualcuno sostiene 15 metri), ordinatamente disposte, all'epoca, dai becchini specializzati.

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Si dice che tra quei resti potrebbero esserci quelli di Masaniello, giustiziato dopo aver guidato la sfortunata rivolta di popolo contro le tasse e lo strapotere dei governanti. Oppure quelli di Giacomo Leopardi che morì a Napoli durante il colera del 1837. Sebbene a Napoli la frequentazione con i morti è stata sempre del tutto naturale e vi è stata sempre una particolare attenzione per le anime abbandonate o "pezzentelle" (da pezzente, povero), solo tra la I e la II guerra mondiale essa riemerge nel cimitero delle Fontanelle. Centinaia di donne vestite di nero e con un lungo velo, ogni lunedì, entravano nell’ossario con un lumino in mano da porre davanti al teschio che avevano "adottato", in attesa di ricevere, durante il sonno, qualche notizia del proprio caro che non era più tornato.
Ma il punto di partenza era comunque la preghiera per tali anime. Le ossa anonime, accatastate nelle caverne lontano dal suolo consacrato, diventarono ben presto, per la gente della città, le anime abbandonate, le "anime pezzentelle", un ponte tra l'aldilà e la terra, un mezzo di comunicazione tra i mondi dei morti e dei vivi, segno di speranza nella possibilità di un aiuto reciproco tra poveri, che scavalca la soglia della morte: poveri sono infatti i morti, per il semplice fatto di essere morti e dimenticati, e poveri i vivi che vanno a chiedergli soccorso e fortuna.
Si dice poi che, nell'antro detto il "Tribunale" caratterizzato da tre croci con una base di teschi, si riunissero i vertici della camorra antica per i famosi giuramenti di sangue, per riti di affiliazione e per emettere le condanne a morte.

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Al teschio (detto "capuzzella"), spesso, era associato un nome, una storia, un ruolo. Ancora negli anni Settanta c'era l'abitudine di sostare di notte ai cancelli del Cimitero per aspettare le ombre mandate dal teschio di don Francesco, un cabalista spagnolo, a rivelare i numeri da giocare al lotto. Spesso i napoletani, più che altro donne, adottavano un teschio particolare indicato in sogno e a questo punto il cranio faceva parte della famiglia del devoto. Il comportamento rituale si esprimeva in un preciso cerimoniale: il cranio veniva pulito e lucidato, lo si poggiava su fazzoletti ricamati adornato con lumini e fiori. Il fazzoletto segnava l'adozione da parte di un devoto di una particolare anima. Si aggiungeva poi il rosario, messo al "collo" del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti.

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A ciò seguiva l'apparizione in sogno dell'anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi. I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva "riconoscere". In sogno la richiesta delle anime era il bisogno di "refrisco" (rinfresco, sollievo). Se le grazie venivano concesse, il teschio veniva poi onorato con un tipo di sepoltura più degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, talvolta anche una semplice scatola di biscotti, secondo le possibilità dell'adottante.

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I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perché fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Un teschio molto famoso è quello del "Capitano", posto all'interno di una teca, che ha un occhio nero ed è sempre molto lucido e umido. Una legenda raccolta da Roberto De Simone racconta che un giovane camorrista, donnaiolo e spergiuro, aveva osato profanare il Cimitero delle Fontanelle, ivi facendo l'amore con una ragazza. Ad un tratto sentì la voce del capitano che lo rimproverava ed egli, ridendosene, rispose di non aver paura di un morto. Alle nuove imprecazioni del capitano, il temerario giovane lo aveva sfidato a presentarsi di persona, giurando ironicamente di aspettarlo il giorno del suo matrimonio (e intanto giurando in cuor suo di non sposarsi mai). Però il giovane, dimentico del giuramento, dopo qualche tempo si sposò. Al banchetto di nozze si presentò tra gli invitati un personaggio vestito di nero che nessuno conosceva e che spiccava per la sua figura severa e taciturna. Alla fine del pranzo, invitato a dichiarare la sua identità, rispose di avere un dono per gli sposi, ma di volersi mostrare solo a loro.
Gli sposi lo ricevettero nella camera attigua, ma quando il giovane riconobbe il capitano fu solo questione di un attimo: il capitano tese loro le mani e dal suo contatto infuocato gli sposi caddero morti all'istante.

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FraRaffa
Bel reportage
Complimenti

Saluti
salvatore_
Un racconto bello ed affascinante nonchè coinvolgente ...
ben documentato e fotograficamente e storicamente dalla tua mano, gigi!

La mia foto preferita è questa http://www1.nital.it/uploads/ori/200905/ga...1b4_DSC5123.jpg
saluti
Antonio Canetti
Conoscevo questo Cimitero dai lontani ricordi di mio padre e da qualche sequenza del film "Viaggi in Italia" con Ingrid Bergam, grazie per l'approfondimento e delle belle foto

Complimenti

Antonio
miz
Ho letto il testo stamattina presto, ma dal cellulare senza poter godere delle foto.
Affascinante Gigi, bellissimo, dettagliato e "colto" il racconto, ottime alcune foto, altre un po' meno, ma credo che non sia stato facile.
Questi sono i reportage che piacciono a me, bravo!!!
smile.gif
Claudio Orlando
Un gran bel reportage in cui hai saputo amalgamare storia, costume, società e sostenuto da quella sottile, immancabile ironia che fa di Napoli quel che è. Mi è piaciuto moltissimo. Bravo Gigi.
donato r
le foto, tutte di ottima fattura, restituiscono con l'affascinante ed esaltante racconto l'incanto del luogo!
Gigi...che dirti?.. davvero un lavoro stupendo!!
solo complimenti!
ciao e a presto d.
PAS
Un reportage che è un vero e proprio documento storico. Ottima la fotografia.
Bravissimo Luigi
Grazie
Max Lucotti
Mi aggiungo ai complimenti.
Un ottimo servizio condito con un intrigante racconto.
bravo

Ciao Max
Salvo40
Ho sempre sentito parlare di questo posto misterioso ed affascinante, ma non ho mai avuto l'idea di visitarlo....... oggi grazie al tuo favoloso lavoro sia "documentativo che qualitativo" e grazie alla qualità delle bellissime foto postate ho avuto la possibilità di visitarlo ...... grande Gigi complimenti guru.gif
karl mark
Un ottimo Reportage, si legge con piacere, condito di belle foto descrittive e al contempo affascinanti. Il luogo di certo merita di essere visitato.

Complimenti

Marco
vvtyise@tin.it
gran bel documento, per le foto e per il testo che le accompagna. Complimenti, Gigi.
Davide Ciardy
grazie per questo bellissimo reportage che mi ha fatto scopreire uno dei posti della mia città di cui conoscevo a stento l'esistenza
FALCON200
Ottimo report caro Gigi!
esaustive anche le spiegazioni che, secondo me, accrescono sempre il valore documentaristico del servizio.
se passo per Napoli non mancherò di visitare questo luogo
grazie
M
antonio briganti
Gigi, ottimo documentario condito in maniera egregia di testi che accompagnano le splendide foto.
Un posto mai visitato, anche se sono di napoli, ma che sempre ha attirato la mia attenzione. Poi la storia del capitano.....

grazie
antonio
gimart
Sono contento che vi sia piaciuto smile.gif . Grazie a tutti per i complimenti.
LucaMariaIbba
Interessante, esaustiva e ottimamente raccontata fotograficamente.
Complimenti.
Luca
Negativodigitale
Un bel reportage, documentato ed esaustivo.
Forse, forse, avrei fatto una scelta narrativa diversa,
selezionando di più le foto e puntando su un BN molto chiuso,
ma sarebbe stata completamente un'altra cosa, non so se migliore.
smile.gif
Complimenti!
Paolo
buzz
Molto bello e ben descritto, sia con le immagini che con le parole.
Lo avrei inserito in Life....
shadowman!!
ottimo reportage, mi hai riportato indietro di mezzo secolo e più, quando periodicamente andavo con mia madre, andavamo anche in quella chiesa, di cui non ricordo il nome, alla fine del Rettifilo in prosimità d piazza Garibaldi dove c'era qualcosa di simile, complimentoni e grazie.gif

vvtyise@tin.it
la prossima volta che vengo a Napoli organizziamo un'uscita, se siete d'accordo.
antonio briganti
QUOTE(vvtyise@tin.it @ Jun 3 2009, 04:20 PM) *
la prossima volta che vengo a Napoli organizziamo un'uscita, se siete d'accordo.



ci sono !!!
antonio

gimart
QUOTE(vvtyise@tin.it @ Jun 3 2009, 04:20 PM) *
la prossima volta che vengo a Napoli organizziamo un'uscita, se siete d'accordo.



QUOTE(Abri @ Jun 3 2009, 07:29 PM) *
ci sono !!!
antonio


Certamente texano.gif smile.gif !
marce956
Bella narrativa e foto ancora migliori!!!
Marcello
morgan
Un interessantissimo reportage di taglio documentaristico, al quale hai associato delle ottime foto.
Inoltre mi hai dato anche la possibilità di saperne di più su una parte di Napoli a me sconosciuta.
Complimenti Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif

Franco
sergiobutta
Gran bel reportage, che racconta la storia di un luogo di Napoli non troppo conosciuto e, forse un pò trascurato da chi dovrebbe prendersene cura. Belle le foto, i riferimenti storici e i sottili riferimenti ai "si dice".
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