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Napoli
Maggio dei Monumenti
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Francesco T
Messaggio: #1
Approfittando della manifestazione Maggio dei Monumenti, giunta alla XI edizione, ho pensato ad un breve percorso tra due dei monumenti più famosi di Napoli: il Maschio Angioino e Palazzo Reale.

Vi anticipo subito il finale, non essendo quasto un giallo: confermando la nostra secolare tradizione di un complicato ed intricato rapporto con l'arte, ancora una volta Napoli sa offrire scorci eccezionali ed inammissibili manchevolezze.

Comunque, cominciamo la passeggiata. Lasciata l' auto al parcheggio, che altro non è, il fossato del castello, si sale un pò per Piazza Municipio, tra i lavori di scavo della metropolitana (che hanno portato alla luce il vecchio porto romano con ben due barche), fino a quando non appare lui, il Maschio...
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La costruzione del Maschio Angioino iniziò nel 1279, sotto il regno di Carlo I d'Angiò, su progetto dell'architetto francese Pierre de Chaule.
Il nuovo castello rivestì non solo le caratteristiche di una residenza reale, ma anche quelle di una fortezza proprio per la sua posizione strategica.
Fin dall'inizio esso venne chiamato "Castrum Novum" per distinguerlo da quelli più antichi dell'Ovo e Capuano.

Francesco T
Messaggio: #2
La struttura della costruzione aragonese risulta senz'altro più massiccia rispetto a quella angioina e rispecchia abbastanza fedelmente quella attuale, scaturita dai lavori di risanamento dei primi anni di questo secolo.

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Francesco T
Messaggio: #3
Durante il regno di Roberto d'Angiò il Castello divenne un centro di cultura dove soggiornarono artisti, medici e letterati fra cui Giotto, Petrarca e Boccaccio.
Agli Angioini successero gli Aragonesi con Alfonso I, che seguendo la scelta dei predecessori, fissò la sua dimora reale in Castel Nuovo iniziandone i lavori di ricostruzione e facendo innalzare all'esterno, fra la Torre di Mezzo e quella di Guardia, il grandioso Arco di Trionfo per celebrare il suo vittorioso ingresso nella città di Napoli.
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Con gli Aragonesi si assiste al passaggio dal medioevale castello-palazzo alla fortezza di età moderna, adeguata alle nuove esigenze belliche e la zona intorno al Castello perde il carattere residenziale che aveva con gli Angioini.
Francesco T
Messaggio: #4
Il monumento presenta una pianta trapezoidale formata da una cortina di tufo in cui si inseriscono cinque torri cilindriche (di cui quattro di piperno ed una di tufo) poggianti su un basamento in cui si aprono dei cammini di ronda. L'area del cortile, che ricalca quella angioina, è formata da elementi catalani come il porticato ad arcate ribassate e la scala esterna in piperno, opera dell'architetto maiorchino G. Sagrera, che conduce alla Sala dei Baroni e conferisce a questo angolo della corte il caratteristico aspetto dei patii spagnoli.
Alla fine del XV secolo i Francesi subentrarono agli Aragonesi nella gestione del potere in città; tale presenza non durò per molto tempo, in quanto i Francesi furono sostituiti a loro volta dai viceré spagnoli ed austriaci.

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Francesco T
Messaggio: #5
Durante il periodo vicereale (1503-1734), le strutture difensive del castello, adibito ad un uso prettamente militare, vennero ulteriormente modificate.
Con l'avvento di Carlo III di Borbone che sconfisse l'imperatore Carlo VI nel 1734, il castello venne circondato in varie riprese da fabbriche di ogni genere, depositi ed abitazioni.
Nel primo ventennio del XX secolo iniziarono a cura del Comune i lavori di isolamento del castello dalle costruzioni contigue; la validità di questo intervento scaturiva dal riconoscimento del valore storico e monumentale della fortezza e dalla necessità del recupero complessivo della piazza antistante.
Attualmente il complesso monumentale viene destinato ad un uso culturale ed è, tra l'altro, la sede del Museo Civico. L'itinerario museale si articola tra la Cappella Palatina o di S. Barbara, il primo ed il secondo piano della cortina meridionale a cui si aggiungono la Sala Carlo V (Hl) e la Sala della Loggia destinate ad ospitare mostre ed iniziative culturali

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Francesco T
Messaggio: #6
A questo punto, miei cari lettori, Vi aspettereste delle foto dell' interno, ma...

... ma il castello è chiuso. Ed allora cosa si fà? Se si è venuti fin qui per vederlo?

Si possono fare delle improbabili..
1. macro
2. foto ricordo. Perchè importante tornare in patria e dire: io ci sono stato!

Messaggio modificato da Francesco T il May 20 2005, 09:57 PM
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Francesco T
Messaggio: #7
...allora non resta che proseguire il cammino.. risalendo tra il Teatro San Carlo e la galleria Umberto I.

La costruzione della galleria Umberto I fu realizzata in un contesto sociale e in una situazione edilizia resi drammatici dall'epidemia di colera del 1884; l'espansione del morbo costrinse, infatti, la classe politica ad affrontare il problema, ormai inderogabile, di un rinnovamento generale della struttura urbana.
Fanno parte di queste iniziative le proposte relative alla zona di S. Brigida, la cui fisionomia si era andata definendo fra il '500 e il '700 in seguito all'apertura di via Toledo ed alla nuova ubicazione del Palazzo Vicereale. Gli edifici che ne delineavano il perimetro presentavano un aspetto dignitoso, non lo stesso avveniva all'interno; nei vicoli che attraversavano il nucleo denso e fatiscente si elevavano squallidi ed alti edifici in pessime condizioni in cui si addensavano 6500 persone in poco più di 14000 metri quadrati.
L'ingegnere Emanuele Rocco, autore della proposta che sarà realizzata, presentò due differenti progetti, il primo dei quali appare privo di qualsiasi interesse; nel secondo, invece, sull'area risultante dalle demolizioni s'innalzano quattro ampi edifici disimpegnati da una grande galleria in ferro e vetro di 1076 metri quadrati e larga 15 metri, progettata dall'ingegner Paolo Boubée; i quattro bracci, di diversa lunghezza, intersecandosi danno luogo ad una crociera ottagonale coperta da un'ampia cupola. Si conservano gli edifici più importanti e, all'altezza del S. Carlo, un porticato ad esedra non solo maschera all'esterno l'inevitabile sbocco in diagonale della galleria, ma crea al tempo stesso uno slargo innanzi al teatro.

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Francesco T
Messaggio: #8
..però nella Galleria non ci entriamo. Di giorno turisti, ambulanti e negozi la fanno da padrone. Una volta ritrovo di artisti, aspiranti artisti e presunti tali, oggi è un vero crocevia di razze. Pensate, convivono sotto lo stesso tetto (è proprio il caso di dirlo): ambulanti napoletani di varia mercanzia, omaggiatori di foto-copie di Alinari, negozi di abbigliamento delle griffe più prestigiose, ricchissime boutique per signore dall' importante passato di modelle, extracomunitari venditori di perfette repliche di borse di marca e venditori di inesistenti ombrelli di cartier, botteghe dell' argento e finanche un negozio di attrezzature fotografiche. Ecco la vera globalizzazione!

Di notte la galleria diventa un campo di calcio per i nuovi scugnizzi.. ma di questo parleremo un' altra volta.
Non ci resta che proseguire ed affacciarci sulla Piazza...
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Francesco T
Messaggio: #9
Ma cos'è quel coso che sta nel bel mezzo della Piazza?

Nell' intento di restituire la Piazza alla sua gloria, Bassolino quand'era ancora semplicemente sindaco, la chiuse alle auto. Inizio così un binomio Piazza - arte, dove ognni anno, in prossimità del Natale, nella Piazza viene esposta una grande opera di arte contemporanea: dopo la montagna di sale di Mimmo Paladino, i piccoli teschi di Rebecca Horn, la spirale di Richard Serra, quest'anno è possibile ammirare una scultura dell’artista Luciano Fabro, uno dei maestri dell’Arte Povera: L’Italia all’asta.
L’opera è di forte impatto visivo, e di decifrazione abbastanza immediata: un grande obelisco metallico alto 35 metri, che sovrasta i monumenti della già immensa piazza, e sui due lati, sospese al pennone con una sorta di cappio, due sagome dello stivale in lamina d’alluminio, con le isole fissate nel mezzo: da un lato un’ Italia correttamente orientata da Nord a Sud, dall’altro un’ Italia capovolta.

L’Italia “dritta” e’ disseminata di cartelli riproducenti nomi quali Alfa Romeo, Eni, Telecom, Montedison, le grandi aziende pubbliche via via privatizzate; sull’altro versante, cartelli con nomi di risonanza storica: Nizza, Savoia, Campoformio, Bronte, luoghi che ricordano sconfitte, rinunce, scambi territoriali che hanno limato nel tempo la geografia del nostro Paese.
Un’Italia delle dismissioni, dunque, un’Italia all’asta non solo letteralmente – in quanto appesa appunto ad un pennone, che ricorda un po’ gli “alberi della cuccagna” delle antiche feste di piazza – ma anche all’asta perché venduta o svenduta, contro l’interesse stesso degli Italiani; un’opera di denuncia, un’opera politica, anche se l’Autore in un’intervista ha dichiarato che l’arte ( e l’artista ) si limita a “rappresentare”, astenendosi dal giudizio, che spetta al fruitore.
Eppure non possiamo non percepire l’intenzione di Fabro di sottolineare con spirito chiaramente critico il ripetersi nel tempo di vicende che hanno determinato un impoverimento - geografico, culturale, economico .... - del nostro Paese.

L’Autore commenta così la sua realizzazione : Al centro della piazza c’è tutto quello che, donato, dato via, si perde e non torna più. Territori persi ma anche proprietà che il popolo si è pagato e ora vengono date ai privati, in attesa che il popolo le ricompri…. Attorno musica, scienza e cultura, che possono donare all’infinito e non si esauriranno mai.

L' idea originale era di ridare la Piazza all' arte, la Piazza ai napoletani e, quindi, l'arte ai napoletani. Ecco, adesso possiamo dire che il popolo si è ripreso l' arte...

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Francesco T
Messaggio: #10
Deciso a voltare le spalle alla Piazza, mi accingo ad entrare nel Palazzo Reale.

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Ai primi del 1600, i Viceré spagnoli di Napoli, decisero di costruire per sé e per i viaggi del Re di Spagna una residenza moderna, aperta in porticati e logge, ampia e ben decorata, secondo il gusto classicistico. Ben diversa quindi, dai magici castelli fortificati nei quali avevano vissuto i Re angioini ed aragonesi.
(Vedi Castel Nuovo, il Maschio)
Francesco T
Messaggio: #11
Il palazzo fu progettato, ed in parte costruito, da Domenico Fontana, per ordine del Viceré Fernando Ruiz de Castro, Conte di Lemos e della Viceregina Caterina Zúnica, secondo un modello edilizio del tardo Rinascimento. Un modello che l'architetto aveva già sperimentato a Roma, nella sua attività per il Papa Sisto V.
Soprattutto la facciata, in mattoni e piperno, riprende, con accentuazione manieristica dell'estensione in larghezza, temi costruttivi ed ornamentali della cultura romana, come colonne di granito, iscrizioni in latino, frontoni e lesene doriche, ioniche e corinzie.
L'interno è distribuito intorno al cortile d'onore, quadrato e circondato da un porticato ad archi di piperno, che, nel piano superiore, corrisponde all'ambulacro, loggia coperta su cui si affacciano le stanze.
Già nel progetto del Fontana, ma anche come risultato dei successivi ampliamenti, di Sanfelice, Vanvitelli, Fuga e Gaetano Genovese, altri due cortili di pianta rettangolare comunicano con la corte d'onore: il cortile del Belvedere e quello delle Carrozze, creando, con gli androni allineati e la ripetizione modulare degli elementi architettonici, suggestivi effetti di più direzioni all'infinito.

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Francesco T
Messaggio: #12
A nord si estende il giardino creato dal botanico Denhart nel 1841, negli anni del grande restauro ottocentesco della Reggia. Magnolie, lecci e piante rare accostano i loro verdi con gusto pittorico, con l'inserto esotico, e più recente, di palme ad alto fusto.
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Francesco T
Messaggio: #13
Per tre secoli, dal 1600 al 1946, il Palazzo Reale è stato sede del potere monarchico a Napoli ed in Italia Meridionale, abitato, prima da Viceré spagnoli e austriaci, poi dai Re Borbone, infine dai Savoia.
Dal 1919 il Palazzo Reale è adibito a Museo degli Appartamenti Storici ed a Biblioteca Nazionale, svolge, quindi,
un ruolo diverso, un ruolo culturale, nella vita della città. Molto culturale...

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Messaggio modificato da Francesco T il May 20 2005, 10:32 PM
Francesco T
Messaggio: #14
...questa? E' sempre nel Palazzo Reale. Al confine con il Maschio Angioino, alla fine del Giardino. Cos'è? Mah... Boh... non lo sa nessuno. L'hanno messa lì, non si ricorda quando, non si sa perchè.. oggi c'è... è peccato buttarla...


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Francesco T
Messaggio: #15
Sono alla fine di questo giro. Sto per tornare a casa, un pò deluso.. mi giro ed osservo. Osservo questa donna che da mezz'ora è lì.. incantata.

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Già, quello che ti frega di Napoli. L' incanto. E allora, non ti senti così deluso.
Perchè?

...Basta ca ce sta 'o sole,
ca c'è rimasto 'o mare,
na nénna a core a core,
na canzone pe' cantá...
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...
chi ha dato, ha dato, ha dato...
scurdámmoce 'o ppassato,
simmo 'e Napule paisá!...


Basta che c'è il sole,
che c'è rimasto il mare,
una ragazza cuore a cuore,
una canzone da cantare…
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…
chi ha dato, ha dato, ha dato…
dimentichiamoci il passato,
siamo di Napoli compaesano!…


Arrivederci allora... se vi và.

PS Nota tecnica: tutte le foto mostrate sono state fatte con D70 e AF-S 24-120 VR.
Giorgio Baruffi
Messaggio: #16
per ora solo un GRAZIE!!!

poi con calma leggo e guardo tutto, ma so già che mi incanterà come sempre e che alla fine avrò messo nel mio piccolissimo bagaglio di cultura altre preziosissime perle...

complimenti Francesco!!!
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #17
Questa volta un giro cultural-storico-polemico... biggrin.gif

Questo mi piace in Francesco! Pollice.gif La capacità di mostrare le cose buone e mescolarne i contenuti con una velata(?) vena polemica di chi, giustamente, non è contento di come vanno certe cose e di come invece potrebbero andare.

Il lavoro certosino mi è piaciuto Francesco, ma la foto che più mi è piaciuta, spero mi perdonerai, è l'ultima...quella della ragazza "incantata" dalle bellezze naturali del Golfo. Unita ai versi della canzone rolleyes.gif chiudono con un po' di vetriolo questa passeggiata.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #18
Francesco, un lavoro alla grande !! Una passeggiata attraverso belle fotografie, tra i monumenti più conosciuti della città, accuratamente raccontati nella loro storia, ma rapportati criticamente alla Napoli attuale.

A me che amo i dettagli, ha fatto piacere, ad esempio, quella dell'arco di trionfo con il particolare dei lacunari dell'imbotte, opera pregevole dello scultore Andrea dell'Aquila, che tu accortamente ci hai mostrato.
La foto di chiusura: bellissima ed emblematica. Complimenti Francesco ! Pollice.gif

un saluto

Bruno

Messaggio modificato da Bruno L il May 21 2005, 06:17 PM
pierphoto
Messaggio: #19
Bel lavoro con le immagini, sia per il taglio che per la resa del colore.

Il testo non è da meno ed esprime uno "sdegno" civile che è un utile antidoto contro l'assuefazione a vedere grandi città sfigurate.

Certo che Francesco e Bruno Lomio meriterebbero un riconoscimento per quanto hanno fatto (e faranno) per Napoli...

Pierfrancesco
sergiobutta
Messaggio: #20
Bravissimo, Francesco ! La Napoli che era, quella che potrebbe essere, e, purtroppo, quella che è. Monumenti bellissimi, la cultura toccata con mano, la grandiosità di un'ex Capitale. Le brutture, compresa la statua nella bellissima Piazza del Plebiscito, a ricordare 150 anni di degrado passivo, con solo qualche attimo di reazione. A proposito di cultura, mi sarei aspettato di vedere anche il Bar Gambrinus, una volta punto d'incontro di Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Michelangelo Schipa di e tanti altri grandi uomini napoletani. Oggi ahimè, luogo d'appuntamento di noi nikonisti a caccia di immagini. Degrado ? blink.gif biggrin.gif
morgan
Messaggio: #21
Dice bene Pier...Francesco e Bruno, sono ormai due punti di riferimento costanti della nostra Community ed in particolare due acuti osservatori della loro città!! Con fotografie e commenti, ci illustrano le "meraviglie" di Napoli,
città splendida e dalle mille sfaccettature, a volte "rovinata "dall'inettitudine dei nostri amministratori!! _
Grazie per questa ulteriore testimonianza!! Pollice.gif Pollice.gif
Ciao

Franco
belt
Nikonista
Messaggio: #22
Bel racconto e belle fotografie.
Il tuo lavoro mi ha fatto viaggiare in modo molto naturale tra queste meraviglie della tua città... ecco forse è proprio questa naturale accoglienza che ti contraddistingue.
Grazie
Mauro Miletto
 
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