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Paolo
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Fedro
Messaggio: #1
Finito il derby cortina alleghe... fuori dal palazzo del ghiaccio ormai passata la mezzanotte, noto che la luce ambiente data dai lampioni è simpatica e scatto all'amico Paolo...

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
zico53
Messaggio: #2
Bella luce e ritratto intenso, da par tuo.


p.s. ma non dovresti essere a Capri? biggrin.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #3
Bella foto Fedro, ritratto particolarissimo, mi piace sia la conversione che la ricerca del gioco delle ombre, mi ricorda tanto la ritrattistica anni 40-50..
Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif

Saluti

Giacomo
alcarbo
Messaggio: #4
Veramente buona (per me)
Fedro
Messaggio: #5
Grazie a tutti per gli apprezzamenti... smile.gif è un ritratto un pò particolare....ma che mi piace...fin dal momento in cui ho pensato di farlo...

(Pino....ero a Ischia...ma ormai ne è passato di tempo...sono tornato a tempo pieno al lavoro wink.gif ...sai com'è io passo con facilità da ischia a cortina ... biggrin.gif )

Messaggio modificato da Fedro il Oct 6 2008, 07:51 PM
Emanuel82
Iscritto
Messaggio: #6
Bella! Mi piace molto la luce, complimenti!
cratty
Messaggio: #7
Mi piace per la sua semplicità.
A mio avviso la semplicità è un gran pregio!
Pollice.gif
Saluti
rossanop
Messaggio: #8
QUOTE(Fedro @ Oct 4 2008, 11:00 AM) *
Finito il derby cortina alleghe... fuori dal palazzo del ghiaccio ormai passata la mezzanotte, noto che la luce ambiente data dai lampioni è simpatica e scatto all'amico Paolo...

http://gallery.photo.net/photo/7946256-lg.jpg

mi piace tutto in questo scatto, luce, intensità dello scatto espressività del soggetto ed un ottimo bianconero, posso solo dirti bravo Pollice.gif guru.gif

Messaggio modificato da Fedro il Oct 6 2008, 08:44 PM
sergiobutta
Messaggio: #9
Mi rendo conto sempre più che la tua assenza pesava sul questo forum. L'aspetto più evidente, l'espressione intensa, è stata già segnalata, l'ottimo bianconero pure. Che altro dire ? Grande Fedro !
morgan
Messaggio: #10
QUOTE(cratty @ Oct 6 2008, 09:13 PM) *
Mi piace per la sua semplicità.
A mio avviso la semplicità è un gran pregio!
Pollice.gif
Saluti


Quoto in toto Stefano, un ritratto semplice ma estremamente efficace, ottima anche la conversione in B&W.
Complimenti Marco Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif

Franco
Fedro
Messaggio: #11
Parole sopra una foto.


Oggi voglio spendere qualche parola su questo ritratto: da questo ritratto verso il ritratto in genere. La ritrattistica in qualsiasi forma d’arte figurativa è una sfida enorme sia tecnicamente che filosoficamente.
Non stiamo ritraendo un oggetto o un paesaggio per ricreare un concetto o un’emozione, bensì nientedimeno che un essere umano.
Mi rendo conto che oggettivamente un essere umano non dovrebbe differire da qualsiasi altro tipo di essere vivente/situazione che possiamo ritrarre nel nostro universo visibile…ciò nondimeno è altrettanto vero che osservare un volto, un corpo umano … può facilmente evocare emozioni a noi vicinissime e di conseguenza amplificate.

Ogni volta che mi appresto a scattare una foto penso (anche inconsciamente) a cosa vorrei che la stessa potesse comunicare a chi la guarderà. Per la considerazione fatta sopra, a maggior ragione accostandosi al ritratto umano i ragionamenti dovrebbero essere ben pesati.

Il ritratto che propongo non è nato in studio, non è preparato a tavolino, nasce e si sviluppa nel giro di pochi attimi…

L’ora è tarda, la location: l’esterno del palazzo del ghiaccio di Cortina, alla fine di un derby Cortina Alleghe. Abbiamo appena finito di scattare le foto dell’evento; Paolo è inoltre provato sia mentalmente che fisicamente da due giornate particolarmente dure.
Il suo è un viso interessante ed espressivo, piacevole. Con la scusa di confrontarci sulla resa ad alti iso della mia fotocamera lo uso come soggetto. Lo posiziono fra due lampioni, la luce che ne viene mi piace lo sfondo, un muro irregolare anche…. Ne potrebbe uscire uno scatto senza elementi fisici di disturbo. Ora si tratta di decidere cosa vorrei che trasmettesse la foto?

Con un unico scatto cogliere l’essenza di una persona è molto difficile, ma non impossibile. Però potevo scegliere anche di provare a fissare quello che in quel momento era il Paolo che IO percepivo.

Non conosco ancora Paolo in maniera approfondita, ma quello che avevo di fronte in quel momento era una sua sfaccettatura diversa da quella a cui sono abituato quindi ho optato per la seconda soluzione. Quello che vedete non è Paolo, ma UN Paolo così come mi è arrivato in quell’attimo.

Riparlandone proprio con Paolo, a posteriori, mentre scrivevo queste righe siamo finiti a discorrere della visone parziale che un ritratto fornisce di un soggetto consegnandolo all'osservatore come verità assoluta e completa ed anche di come questa stessa considerazione in fondo sia a sua volta una visione parziale.

Ora, spiegare una foto è come spiegare una barzelletta…ma voglio provare ad esprimere verbalmente cosa ho visto e come ho cercato di esprimerlo, così che possiate provare a confrontare quanto percepite con quanto volevo far “passare”.

Non si fotografa sempre per catturare la bellezza, la possanza, non sempre per esaltare “positivamente” un soggetto. Si può voler riportare ad esempio una sensazione di moderato disagio.

Una persona momentaneamente stanca fisicamente, con tanti pensieri che viaggiano ma non riescono a trovare l’usuale brillantezza.
Una persona che cerca di fissare nella sua mente importanti considerazioni ma non ne trova la forza. Una persona dotata di brillante intelligenza ed intuizione ma temporaneamente schiavizzata dalla spossatezza del mondo fisico.
Ho scelto di scattare con un 35 mm per aumentare il senso di spazialità (che con la compressione di un medio tele avrei compromesso); in questo modo ho “allungato” leggermente il viso marcandone l’espressione crucciata che non volevo andasse persa.
La posizione con il busto di ¾ comunque conferma la fierezza del soggetto che non è certo domo.
Le Luci: una piena da sx, l’altra di schiarita da dx, i capelli inondati di luce che caratterizzano il viso. Le prime rughe di espressione che non ho voluto celare né in fase di ripresa né in fase di riproduzione. Le ombre che cercano di sopraffare il soggetto che comunque con la “sua” luce resiste. La conversione: con un bn “crudo”, croccante…volto a non celare nulla.
Tutti ingredienti che spero portino ad una visione simile a quella che ho descritto. Quel Paolo visto da me in quel preciso momento.

Auspico ci sarà l’occasione di coglierlo in momenti diversi, oltre ad essere una persona molto piacevole trovo Paolo un ottimo soggetto fotografico!


Marco Gesiot
cratty
Messaggio: #12
QUOTE(Fedro @ Oct 7 2008, 08:26 PM) *
....omissis...
Ora, spiegare una foto è come spiegare una barzelletta…Marco Gesiot


Con questa frase a mio avviso hai chiuso il cerchio. Questa frase racchiude l'essenza di quello che dovrebbe essere la critica!

Dopo questo tuo racconto non ti mancava altro che chiudere il post onde evitare a quelli come me di inquinare indegnamente la poesia di quanto esposto sopra. guru.gif

Cratty

Giorgio Ospici
Messaggio: #13
Marco
complimenti per il ritratto e sopratutto per cio' che racconta
un caro saluto

Giorgio
giannizadra
Messaggio: #14
La foto è molto bella, come sanno esserlo i tentativi di "andare oltre" il segno, di interpretare, di capire, piegando coerentemente il mezzo espressivo all'intuizione.
Apprezzo e condivido il senso profondo delle tue riflessioni sul ritratto.

Aggiungo solo una nota: quando fotografo una persona, ogni volta che riguardo la foto mi viene da chiedermi quanto ho "fissato" di lei e quanto di me, in quel momento.
E non trovo risposta. Non una sola, almeno. E mai la stessa.

Messaggio modificato da giannizadra il Oct 7 2008, 08:09 PM
toad
Messaggio: #15
La foto è molto bella e intensa, ma le tue considerazioni, che condivido, ancora di più. Pollice.gif

QUOTE(Fedro @ Oct 7 2008, 08:26 PM) *
Ogni volta che mi appresto a scattare una foto penso (anche inconsciamente) a cosa vorrei che la stessa potesse comunicare a chi la guarderà. Per la considerazione fatta sopra, a maggior ragione accostandosi al ritratto umano i ragionamenti dovrebbero essere ben pesati.


E quindi, come diceva qualcuno di cui non ricordo il nome, in un ritratto i soggetti sono sempre tre: la persona ritratta, il fotografo e chi osserva l'opera. wink.gif
salvatore_
Messaggio: #16
Scatto intenso, sguardo ancor di più.
Ancor più interessanti sono proprio le tue considerazioni.

nuvolarossa
Messaggio: #17
QUOTE
potevo scegliere anche di provare a fissare quello che in quel momento era il Paolo che IO percepivo.

...Quello che vedete non è Paolo, ma UN Paolo così come mi è arrivato in quell’attimo.


Queste sono considerazioni veramente importanti, che dovrebbero far riflettere sul significato della fotografia di ritratto.
I nativi americani di numerose tribù erano contrari a farsi fotografare dai reporter dell'epoca, perchè dicevano che la fotografia "ruba l'anima" e noi occidentali abbiamo ricamato sopra a questa affermazione e li abbiamo presi in giro quanto abbiamo voluto, ma il significato del loro "rubare l'anima" era proprio questo. Sostenevano che farsi fotografare non avrebbe tramandato nei secoli il loro essere in generale, ma il loro essere in quel preciso momento, quindi un'immagine distorta della realtà, perchè fissare una vita nell''espressione assunta in una frazione di secondo è impossibile.
Pensate il significato di questa cosa in popoli che potevano cambiare il nome di battesimo a seconda del mutare del loro aspetto fisico o di aspetti del loro carattere...

La fotografia di ritratto non fotografa LA persona ma soprattutto quello che il fotografo vuol far vedere DELLA persona. Poi giustamente, come ricorda Roberto (Toad), entrano in gioco vari fattori come il soggetto stesso e l'osservatore...

Grazie Marco di queste considerazioni!!!
zico53
Messaggio: #18
Interessantissima disquisizione; probabilmente doveva essere come ha scritto stefano, ma è anche giusto che ognuno dica la sua. Io personalmente cerco nel ritratto una espressione, uno stato d'animo mai la bellezza fine a se stessa; io scatto solo quando il soggetto assume l'identità che io ho pensato per lui altrimenti desisto. Non so se riesco a spiegarmi; è un po' come un attore caratterista mette in risalto la personalità del personaggio interpretato, e non come magari un imitatore che fa una copia del soggetto.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #19
QUOTE(zico53 @ Oct 9 2008, 01:58 PM) *
................ io scatto solo quando il soggetto assume l'identità che io ho pensato per lui altrimenti desisto.


E' un percorso rischioso, a mio avviso, quello che percorri. A forte rischio di preconcetto e soprattutto con un risultato che sarà senz'altro parziale. Riprendendo le parole sia di Marco che del Capoindiano, le "facce" della stessa persona possono essere molte e sicuramente mutevoli.
Certamente il ritratto non sfugge ad una delle regole comunque valide per tutti i generi fotografici: la verità non è quella che si vede ma solo quella che l'autore della foto vuol farci vedere e ancora, esiste "una" verità? Il ritratto di una persona, mostra quello che la persona è? Quello che la persona vuol mostrare di essere? Quello che la persona sente in quel momento o quello che il fotografo vuol rappresentare in quel momento. Chi guarda, sarà in grado di percepire queste differenze? O si farà una sua idea (sbagliata) sulla persona ritratta?
tosk
Messaggio: #20
Ciao Fedro, è un piacere rivederti su questa sezione.
A volte mi danno 2 soldi e mezza giornata per fotografare una persona, alla fine gli porto a casa un centinaio di foto. Nessuna che dica qualcosa come questa
ciao
Peronix
Iscritto
Messaggio: #21
In effetti hai
toccato un argomento che forse riassume il senso più profondo della
fotografia sia in negativo che in positivo.
Il ritratto mette questo in forte evidenza.
La fotografia quando è nata è stata presa come
tecnica di rappresentazione oggettiva della realtà tanto da venir
utilizzata come prova giuridica. In realtà, è la
rappresentazione di un istante della realtà. Quindi partendo dal
presupposto che viviamo in una realtà fenomenica molto complessa la
fotografia diventa una forma di rappresentazione solo parziale. Ecco
che quando si utilizza una foto come rappresentativa di qualche cosa di
complesso altro non è che una verità parziale rivolta al pubblico come
verità assoluta.
Questa è in realtà la definizione di ideologia di un
famoso filosofo. Definiva ideologia come "realtà parziale ritagliata su
esigenze particolari e spacciata alla massa come verità assoluta".
Non trovi che questa definizione sia perfetta per la fotografia?
Quante volte una fotografia viene utilizzata come rappresentazione assoluta
quando in realtà non è altro che un estrapolazione da un contesto
complesso?
Faccio un esempio. L'immagine che io ho di una persona è
composta da un insieme di fattori : odori; suoni della voce; carattere;
percezione dei suoi lineamenti ecc... e tutti questi aspetti ogni
individuo li compone amalgamandoli con il proprio ed individuale
sentire dando luogo ad un immagine molto personale di quel soggetto-
oggetto. Ecco perchè quando facciamo un istantanea e questa ci viene
con una smorfia ci diciamo" no non è lui !". In realtà è proprio il
soggetto ripreso, ma corrisponde solo ad una infinitesima parte di
quello che noi conosciamo e magari non vediamo.
Ecco che la fotografia può diventare mistificante .
Lo diventa nel momento in cui noi pensiamo
di rappresentare in uno scatto la complessità di un determinato
soggetto.
Questa “ inganno” è alla base del successo della vignetta satirica.
La rappresentazione caricaturale di un personaggio specifico ha la capacità “magica” di sostituirsi, nell’immaginario collettivo, alla vera immagine del rappresentato.
Fino al XVI secolo infatti la caricatura non ha potuto svilupparsi a causa di una sorta di coscienza magico mitologica che produceva la convinzione che si potesse agire sulla realtà attraverso la manipolazione delle immagini. La caricatura era considerato quindi un vero attacco all’integrità dell’individuo.
Questo accadde anche agli inizi della fotografia.
In realtà nulla è cambiato. Anche oggi una caricatura ed una fotografia possono agire fortemente sulla percezione della realtà e “ rubarti l’anima!!” .
La prima regola che ho imparato del foto-giornalismo è che
uno scatto non deve solo essere la situazione che si sta raccontando,
ma deve anche sembrare quella situazione.
Ecco che diventa accettabile anche l'utilizzo
di qualche artificio e costruzione al fine di trasmettere
all'osservatore la notizia così come si è svolta nella realtà. Va da se
che tutto questo va combinato con l'onestà del fotografo. E’ quindi nell’onestà che si trova il giusto utilizzo di questo mezzo di comunicazione.



Quello che hai fatto tu e lo hai fatto spiegandolo in
modo eccellente è raccontare Paolo in quel momento. Mia moglie ha visto
la foto e ha detto " sei proprio tu". in realtà non sono sempre così,
ma lei che mi conosce bene sa che quella parte di me è un aspetto che
si ripresenta a scadenze rilevanti.
La tua bravura ed onestà in effetti è stata tale che sei andato oltre alla mia consapevolezza di quel momento.
Infatti qualche giorno dopo come tu ben sai mi sono trovato a dover passare una settimana a letto
Quindi, Marco la macchina fotografica la tieni in mano come una sfera di cristallo.
Direi notevole !
imeego
Messaggio: #22
Ritratto molto intenso e B/N molto ben curato!
Interessante lo spunto di discussione/riflessione che faccio anche mio.

Complimenti per tutto!
Saluti e buone foto.
Giacomo
pri
Messaggio: #23
di questo ritratto mi piace moltissimo la luce, l'atmosfera.

complimenti, priscilla
FALCON200
Messaggio: #24
Caro Marco
avevo già apprezzato in altra occasione questo tuo ritratto nato dalla maestria di cogliere l'attimo
ora condivido anche il tuo pensiero così efficacemente espresso con semplicità che diviene pregnanza
mi auguro ci sia occasione di parlarne de visu
un abbraccio
M
adribais
Messaggio: #25
Questa discussione mette ben in luce quello che è o dovrebbe essere la differenza del rapporto tra fotografo e oggetto da fotografare e fotografo e soggetto da fotografare.. Perché noi fotografi facciamo una fotografia ? Il soggetto è solo oggetto o qualcosa di più ?
Io , da fotografo, decido di scattare una fotografia perché in quel momento ho visto ( e sentito ) qualche cosa che vorrei fissare per sempre... ma quel qualche cosa in realtà è "solo mio " , è un'emozione che ho provato e che rivivo poi ogni qual volta riguardo lo scatto. Non è importante che lo scatto sia rubato per strada o scattato in studio con una accurata scelta delle luci, per me è importante che trasmetta un messaggio che altro non è che la mia interpretazione del soggetto/oggetto. E lo stesso soggetto/oggetto può venire interpretato in infiniti modi.
Quando fotografiamo uno still life cosa facciamo? Scegliamo un oggetto e lo interpretiamo a nostro piacere, mettendolo in buona o cattiva luce senza che l’oggetto si opponga., possiamo esprimerci tranquillamente e andare fieri del nostro lavoro.

Ma se il soggetto non lo ho incontrato per caso in strada e non è un oggetto , ma un essere pensante che ha deciso di farsi fotografare ?
Non lo ho scelto io, è lui che è venuto da me per farsi ritrarre…come posso fare a provare e far provare emozione nel fare una cosa che non è partita da me ? Sarà soddisfatto del lavoro che farò ? Beh, O il committente è vanesio al punto che qualsiasi scatto è comunque buono perché si ritiene perfetto o ha in mente una immagine di sé che devo riuscire a percepire e riportare fedele alla sua immaginazione...

e qua viene il difficile...

Quante persone conoscete che dicono: "non mi fotografare , non vengo bene, non mi piaccio mai nelle fotografie..." ? Io stesso a volte non mi riconosco nelle foto che mi ritraggono...
Abituato , da amatore , a scegliermi chi ritrarre ed usarlo a mio “uso e consumo” , non mi sono mai troppo preoccupato di cosa pensava il soggetto dei miei scatti. Se piacevano a me andavano sicuramente bene anche al soggetto ritratto. Il fotografo ero io , e se qualcuno obiettava sul risultato era solo per la scarsa propensione ad accettarsi , la foto in sé per me era ok quindi io il mio lavoro lo avevo fatto bene……non era proprio così. Mossi i primi passi nella fotografia professionale mi è capitato più volte di tornare da un matrimonio con degli scatti a mio parere interessanti che poi proposti alla sposa mi venivano drasticamente censurati e esclusi dall'album. Mi chiedevo come fosse possibile... il soggetto era interessante , la foto tecnicamente buona , eppure....
" Oddio , questa è da eliminare, mette in risalto tutti i miei difetti, ho un naso orribile, guarda che smorfia, le braccia troppo grosse , ecc. ecc..." Alla fine li sostituivo con delle foto, a mio avviso banali, che facevano la felicità della sposa....

Ma in realtà l'errore era mio....pensavo troppo ad ottenere la foto perfetta senza preoccuparmi di soddisfare le esigenze del soggetto...

Fare il ritrattista per il proprio piacere e ottenere degli scatti tecnicamente buoni non è difficile...studiati alcuni schemi di luce si riesce ad ottenere uno standard elevato...ma poi ? Di tutte i ritratti che abbiamo in portfolio, quanti piacciono a noi, quanti piacciono al soggetto ritratto e quanti ad entrambi ?
E qui si vede la differenza tra chi è fotografo per hobby e chi svolge l’attività come professione. Non è una questione tecnica ma esclusivamente di mercato. Il cliente và soddisfatto, sempre.
L’amatore è libero di scegliere chi , dove e come fotografare , lo fa per il suo piacere e in piena libertà, senza dover rendere necessariamente conto del suo operato. Il professionista il ritratto lo esegue su commissione e in primis deve soddisfare il committente. Certo, una buona base tecnica è fondamentale , ma è altrettanto importante instaurare un rapporto profondo con chi si ritrae. L’essenza è riuscire a bloccare per sempre l’immagine mentale che ognuno di noi ha di sé.
Mi spiego…
... Tralasciando chi incontriamo quotidianamente, che, per abitudine, non ci soffermiamo a osservare, convinti di sapere benissimo “come è fatto”, proviamo a pensare come noi ricordiamo amici e parenti lontani. Scavando nei ricordi che ci accomunano al caro lontano, ricostruiamo una sua immagine virtuale che utilizzeremo come promemoria ogni qual volta il nostro pensiero è rivolto a lui, ma intanto, a nostra insaputa , il soggetto interessato invecchia , ingrassa, smagrisce, cambia look ecc. ecc.
Sembrerà strano ma noi, con noi stessi facciamo la stessa identica cosa. Pur guardandoci allo specchio ogni mattina , inconsciamente tralasciamo un sacco di particolari e cambiamenti che invece una fotografia coglie nella totalità e restituisce fedelmente…..il cervello ci fa vivere una realtà virtuale cosicché ci si possa accettare ogni giorno senza troppi problemi ed è questo il motivo per cui non ci riconosciamo nelle fotografie , mentre chi ci circonda ,abituato più di noi a cogliere le nostre sfumature , ci rivede nello scatto fedeli alla realtà. E’ ovvio, la macchina fotografica riproduce la realtà nuda e cruda…senza sbavature.
La differenza la fa il fotografo ritrattista con la sua interpretazione , dell’idea che il soggetto ha di sé . L’interscambio comunicativo è alla base della riuscita di questo tipo di ritratto e la voce che ne fuoriesce è necessariamente corale , autore + soggetto .
Nel caso del nostro Paolo invece, Fedro ha dato una ottima interpretazione del soggetto estrapolandone alcune caratteristiche che lo contraddistinguono (e vi assicuro che è così perché Paolo lo conosco bene) e che guarda caso non sono state subito riconosciute dal soggetto…un ottimo esempio di ritratto sociale che rischia di far fare la fame all’autore….(d’arte purtroppo si campa poco).

messicano.gif

Questa discussione mette ben in luce quello che è o dovrebbe essere la differenza del rapporto tra fotografo e oggetto da fotografare e fotografo e soggetto da fotografare.. Perché noi fotografi facciamo una fotografia ? Il soggetto è solo oggetto o qualcosa di più ?
Io , da fotografo, decido di scattare una fotografia perché in quel momento ho visto ( e sentito ) qualche cosa che vorrei fissare per sempre... ma quel qualche cosa in realtà è "solo mio " , è un'emozione che ho provato e che rivivo poi ogni qual volta riguardo lo scatto. Non è importante che lo scatto sia rubato per strada o scattato in studio con una accurata scelta delle luci, per me è importante che trasmetta un messaggio che altro non è che la mia interpretazione del soggetto/oggetto. E lo stesso soggetto/oggetto può venire interpretato in infiniti modi.
Quando fotografiamo uno still life cosa facciamo? Scegliamo un oggetto e lo interpretiamo a nostro piacere, mettendolo in buona o cattiva luce senza che l’oggetto si opponga., possiamo esprimerci tranquillamente e andare fieri del nostro lavoro.

Ma se il soggetto non lo ho incontrato per caso in strada e non è un oggetto , ma un essere pensante che ha deciso di farsi fotografare ?
Non lo ho scelto io, è lui che è venuto da me per farsi ritrarre…come posso fare a provare e far provare emozione nel fare una cosa che non è partita da me ? Sarà soddisfatto del lavoro che farò ? Beh, O il committente è vanesio al punto che qualsiasi scatto è comunque buono perché si ritiene perfetto o ha in mente una immagine di sé che devo riuscire a percepire e riportare fedele alla sua immaginazione...

e qua viene il difficile...

Quante persone conoscete che dicono: "non mi fotografare , non vengo bene, non mi piaccio mai nelle fotografie..." ? Io stesso a volte non mi riconosco nelle foto che mi ritraggono...
Abituato , da amatore , a scegliermi chi ritrarre ed usarlo a mio “uso e consumo” , non mi sono mai troppo preoccupato di cosa pensava il soggetto dei miei scatti. Se piacevano a me andavano sicuramente bene anche al soggetto ritratto. Il fotografo ero io , e se qualcuno obiettava sul risultato era solo per la scarsa propensione ad accettarsi , la foto in sé per me era ok quindi io il mio lavoro lo avevo fatto bene……non era proprio così. Mossi i primi passi nella fotografia professionale mi è capitato più volte di tornare da un matrimonio con degli scatti a mio parere interessanti che poi proposti alla sposa mi venivano drasticamente censurati e esclusi dall'album. Mi chiedevo come fosse possibile... il soggetto era interessante , la foto tecnicamente buona , eppure....
" Oddio , questa è da eliminare, mette in risalto tutti i miei difetti, ho un naso orribile, guarda che smorfia, le braccia troppo grosse , ecc. ecc..." Alla fine li sostituivo con delle foto, a mio avviso banali, che facevano la felicità della sposa....

Ma in realtà l'errore era mio....pensavo troppo ad ottenere la foto perfetta senza preoccuparmi di soddisfare le esigenze del soggetto...

Fare il ritrattista per il proprio piacere e ottenere degli scatti tecnicamente buoni non è difficile...studiati alcuni schemi di luce si riesce ad ottenere uno standard elevato...ma poi ? Di tutte i ritratti che abbiamo in portfolio, quanti piacciono a noi, quanti piacciono al soggetto ritratto e quanti ad entrambi ?
E qui si vede la differenza tra chi è fotografo per hobby e chi svolge l’attività come professione. Non è una questione tecnica ma esclusivamente di mercato. Il cliente và soddisfatto, sempre.
L’amatore è libero di scegliere chi , dove e come fotografare , lo fa per il suo piacere e in piena libertà, senza dover rendere necessariamente conto del suo operato. Il professionista il ritratto lo esegue su commissione e in primis deve soddisfare il committente. Certo, una buona base tecnica è fondamentale , ma è altrettanto importante instaurare un rapporto profondo con chi si ritrae. L’essenza è riuscire a bloccare per sempre l’immagine mentale che ognuno di noi ha di sé.
Mi spiego…
... Tralasciando chi incontriamo quotidianamente, che, per abitudine, non ci soffermiamo a osservare, convinti di sapere benissimo “come è fatto”, proviamo a pensare come noi ricordiamo amici e parenti lontani. Scavando nei ricordi che ci accomunano al caro lontano, ricostruiamo una sua immagine virtuale che utilizzeremo come promemoria ogni qual volta il nostro pensiero è rivolto a lui, ma intanto, a nostra insaputa , il soggetto interessato invecchia , ingrassa, smagrisce, cambia look ecc. ecc.
Sembrerà strano ma noi, con noi stessi facciamo la stessa identica cosa. Pur guardandoci allo specchio ogni mattina , inconsciamente tralasciamo un sacco di particolari e cambiamenti che invece una fotografia coglie nella totalità e restituisce fedelmente…..il cervello ci fa vivere una realtà virtuale cosicché ci si possa accettare ogni giorno senza troppi problemi ed è questo il motivo per cui non ci riconosciamo nelle fotografie , mentre chi ci circonda ,abituato più di noi a cogliere le nostre sfumature , ci rivede nello scatto fedeli alla realtà. E’ ovvio, la macchina fotografica riproduce la realtà nuda e cruda…senza sbavature.
La differenza la fa il fotografo ritrattista con la sua interpretazione , dell’idea che il soggetto ha di sé . L’interscambio comunicativo è alla base della riuscita di questo tipo di ritratto e la voce che ne fuoriesce è necessariamente corale , autore + soggetto .
Nel caso del nostro Paolo invece, Fedro ha dato una ottima interpretazione del soggetto estrapolandone alcune caratteristiche che lo contraddistinguono (e vi assicuro che è così perché Paolo lo conosco bene) e che guarda caso non sono state subito riconosciute dal soggetto…un ottimo esempio di ritratto sociale che rischia di far fare la fame all’autore….(d’arte purtroppo si campa poco).

messicano.gif
 
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